mercoledì 11 febbraio 2009

una diana per Eluana

“Non tutti quelli che muoiono nascono anche…”

E neppure tutti quelli che nascono muoiono! Sì, in questi giorni, per parafrasare il titolo dell’opera di Nietzsche da cui ho tratto l’aforisma, molte sono state le ‘ombre’, pochi i ‘viandanti’ (naturalmente, sto parlando del caso ‘Eluana Englaro’).

Sì, molto ‘animo’, molta ‘animazione’, ma poca ‘anima’.

In ogni caso, meglio che niente, in questa ‘civilization’ dis-animata. Ma non voglio generalizzare, né fare il vittimista. Anzi, sono un inguaribile ottimista (ma non di quelli da ‘happy end’).

E poi sono tutt’altro che un ‘moralista’ o un ‘castigatore di costumi’. Dio me ne guardi!

Sì, è innegabile, ci sono stati anche molti sprazzi di ‘kultur’, bagliori di civiltà. Sia dall’una sia dall’altra parte.


Una diana per Eluana: così ho ‘titolato’ questo post. La diana, la sveglia... (ma ‘diana’ etimologicamente, è anche ‘dì’, luce, sole, ma anche luna…). Ed Eluana? Idem (el è radice ‘divina’ e mi aggrappo a una liana... lei era 'solare'). Quindi, per Eluana, notte (la luna), ma anche giorno…


Ho detto della querelle. Luci e ombre…

E la mia posizione? Sul filo del rasoio, il rasoio di Ockham. “A parità di fattori la spiegazione più semplice tende ad essere quella esatta”. Ed è qui il problema: qual è la spiegazione più semplice? Da un lato: “sarebbe stata quella di far continuare a vivere Eluana: in questo modo, nessun grave problema morale, nessuna grossa discussione (se non fosse stata per la caparbietà di papà Beppino, pochi avrebbero sollevato il problema), nessun protocollo o ‘codice deontologico’….”

D’altro canto: c’è pure una dignità dell’essere umano… è vita quella che, sia pur con un minimo di funzioni vitali, è ridotta al lumicino e sembra solo un voler prolungare ciò cui la natura (o Dio) vorrebbe porre fine?”

I primi ‘grilli’ (o ‘cicale’) sarebbero gli ‘spirituali’, i secondi (sempre grilli e cicale, qualche ‘gatto’, qualche ‘volpe’, qualche ‘sciacallo’ – ma non mancano in nessuno dei due ‘schieramenti’) sarebbero i ‘materialisti’ (naturalmente, entrambi con tutte le sfumature possibili: dai ‘radicali’ ai ‘possibilisti’).


Una krisis che ha tagliato trasversalmente (almeno in alcuni settori) schieramenti politici, ideologici e religiosi. Ecco – tanto per sfatare certe immagini di destra ‘codina’– un esempio di ‘destra’ non-conforme (la sinistra, si sa, salvo i teo-con, era più propensa alla soluzione ‘stacca-spina’).

Alessandra Colla, nel suo blog, esprime quest’opinione ‘radicale’ (ho colto solo un ‘tralcio’), ‘forte', da molti non condivisibile, ma portatrice di un suo ‘senso’:

“Chi è più materialista? Chi crede che la Vita sia consapevolezza, speranza, progetto, emozione — tutte cose che non appartengono più al povero grumo di cellule straziate che è ormai Eluana Englaro —, o chi crede che basti un mero insieme di funzioni fisico-chimiche a definire una “persona”? Chi riconosce all’individuo il valore immenso della dignità personale e del pudore di fronte alle miserie corporali; o chi denuda, fruga, invade un corpo come se fosse un lacerto di carne inidentificabile sul banco del macellaio?”

Io sono un po' più sfumato: so che i nietzscheani puri abbraccerebbero tout court la tesi del blog de droite, ma io che, colgo molto dal pensiero di Gesù, so pure che il ‘miracolo’ è possibile e che non bisogna lasciare mai nulla d’intentato.

Certo, Gesù in casi come questi – ma anche meno gravi (o addirittura – vedi Lazzaro – impossibili) – interveniva per guarire, ma su richiesta dei congiunti (anche del centurione), della madre, del padre… E poi, il ‘rinato’, era ‘rigenerato in tutti i sensi: tornava, per quanto possibile, a una vita piena.

In questo caso, sinceramente, sono perplesso…


Sì, è vero, è spesso difficile definire il limite che separa ‘assistenza’ da ‘accanimento terapeutico’ (è forse qui, prosaicamente, il vero problema – un po’ come il voler stabilire il momento in cui il ‘grumo di cellule’ – l'embrione – diventa ‘persona’), ed è certo questo il caso di Eluana (tralascio qui la questione ancor più ‘spinosa’ dell’eutanasia attiva), ma c’è anche un problema di vita degna di essere vissuta e di dignità del morire.

E citando proprio dalla Dignità del morire del famoso teologo ‘dissidente’ Hans Küng, non posso che unire il mio 'filo' al 'colorato' intreccio 'kung-nicciano':

“Non si può negare che l’essenza dell’uomo è il desiderio: l’uomo è un essere finito capace di un desiderio infinito, imperfetto, incompiuto mai sazio, che ricerca sempre, interminabilmente, all’infinito; trova e tuttavia torna a ricercare, conosce e tuttavia torna a dubitare, prova piacere e tuttavia resta insoddisfatto. «Ed ogni piacere vuole eternità, vuole profonda, profonda eternità! (Nietzsche)»

Sì, Eluana ha vissuto la sua fugace giovinezza con ‘desiderio’, un desiderio ‘infinito’ (come è tipico di quell’età) speso nelle cose ‘finite’ (ma che ne sappiamo noi della sua, eventuale, sottile brama di eternità, di ‘infinitezza’?).

L’aver lasciato che la natura (o Dio? Lui c’è sempre ‘dietro’, o in ogni luogo – anche quando si 'traveste' da Caso) facesse, non più ‘frenata’, il suo corso, forse, ha dato a Eluana – al suo ‘spirito’ (quello sì che è sempre vivo, ‘dinamico’, vivace!) – il piacere ‘sfrenato’ dell’eternità, della profonda eternità…

La diana è suonata, Eluana: ora sei sveglia!



1 commento:

Antonio ha detto...

Ciao, scusa il ritardo, ho letto il tuo commento sul mio Blog (www.teologia.il cannocchiale.it)

Fammi sapere del tuo percorso alla Facoltà Valdese: io debbo dare un esame di ebraico e discutere tesi di dottorato.

Interessanti le tue considerazioni. Ti leggerò spesso.
ciao, a presto.
Antonio