lunedì 11 maggio 2009

Il Daimon e l'Essenza: gli spiriti gemelli

L’incontro con l’altro è sempre un uscire da sé per entrare in un altro sé: un ‘alieno’, differente dal proprio e indifferente alle ragioni di questo.

Sì, dobbiamo ammetterlo: ancor oggi siamo, quasi sempre, alieni a noi stessi.

Non conosciamo l’altro, ma nemmeno noi ci conosciamo ... Per dirla con Ronald Laing, psicologo ‘radicale’: nessuno oggi, uomo o donna, può mettersi a pensare, sentire od agire se non partendo dalla propria alienazione. E per questo, l’umanità è estraniata dalle sue possibilità autentiche…

Eppure, ogni tanto avvengono degli incontri ‘trasformanti’. Tra questi, l'incontro tra “anime gemelle” (meglio, spiriti gemelli): al di là di caratterizzazioni sessuali o risvolti sentimentali (non per questo da escludersi), quest'incontro 'magico' crea una sintonia, un’empatia (che è ben più di una simpatia), un ‘rapport’ emozionale, per dirla alla PNL, tale da rimuovere le singole alienazioni e promuovere, invece, una singolare ‘comunione’ caratterizzata da uno “spirito di comunità” sintetizzato in due sole persone.

In questo ‘rapport’, più che i corpi o le anime (le menti), sono gli ‘spiriti’ a riconoscersi sin dal primo momento. Un po’ come accadde ai due discepoli sulla strada di Emmaus: essi, pur non riconoscendo il loro Maestro, sentirono però ‘riscaldarsi’, vibrare, fremere, il proprio spirito.

In questo tipo di incontri, quindi, prima s’incontrano gli spiriti, solo successivamente i corpi – ossia le persone con il proprio bagaglio di esperienze (ciascuna con il suo ‘viaggio’: solo che da allora in poi viaggeranno insieme).

L’uno potrà essere il mentore dell’altro, il facilitatore, il coach, l’altra persona sarà la coachee, ma da quel momento in ciascuno dei due ‘gemelli’ si avvieranno ulteriori trasformazioni esistenziali, guidate – più che dagli istinti, dalle passioni o dal proprio Ego – dalla propria ‘essenza’, ossia dalla vera natura essenziale (da ciò che realmente si è: quella che in filosofia si chiamerebbe ousia), che attiverà una presenza costante del divino in e su di loro (parousia).

Che dire... Quando due “spiriti gemelli” s’incontrano gettano la maschera (persona = maschera, in latino) e corrono nudi (essenziali) verso la Verità

E la verità li farà liberi!


Stelle di nervi, arterie di champagne… Sono ebbro di parole! Non posso lasciarvi senza distillarvi qualcun’altra delle mie Gocce di pioggia a Jericoacoara.


La terra bruciava. Il vomere ricominciava a tracciare solchi, il terreno franava sotto i loro piedi. Sorgeva il sole invitto e la luna, sconfitta, impallidiva. Di nuovo albeggiava, dopo il tramonto, l’effimero, l’ossimoro con la esse blesa e la ‘o’ blasé (ma Lorenzo aveva l’erre moscia).

Nessun freno, nessuna remora, nessuna esitazione: il treno del desiderio si lanciò a fari spenti nella prima galleria.

L’universo fisico si fermò. Ma non il flusso erotico, anche eretico, in piena risorgiva, né lo slancio – élan vital – del furor fanico (fanatico e sexy: anche qui l’ossimoro sacro-profano non fa una piega). Il monte (di Venere) franò, preso dal panico (l’irruenza di Pan e del suo flauto ninfo-drive). Prima brividi a briciole, poi tremiti a valanga: la passione prese a correre nuda sopra (e sotto) i corpi, scavalcando ogni ostacolo, scivolandoci sotto (e sopra). Come sopra così sotto. Anche dietro (l’angolo). Ma sempre in avanscoperta.

L’albero m’è penetrato nelle mani, la sua linfa m’è ascesa nelle braccia. L’albero m’è cresciuto nel seno profondo, i rami spuntano da me come braccia.” Sorrisi, gocce, origami. I rivi si fecero torrenti, poi fiumi, infine laghi, ma sempre tempestosi. Alla Ezra Pound. Cime tempestose, valli fiorite. Eros gentile. Fior da fiore, le sinapsi del circuito dell’Eros (esisteranno pure?) si moltiplicavano indefinitamente, creando nuovi circuiti primari e secondari, by-pass e collegamenti volanti. Senza rispettare regole e norme: a rischio di black-out.

Pensiero stupendo. Nasce un poco strisciando. Si potrebbe trattare di bisogno d’amore. Meglio non dire… La stanza s’illuminò di botto: tante lucciole (vere o virtuali) avevano invaso l’ambiente, sia pur chiuso, moltiplicando i lux. In un fiat (anche una paziente di Morelli, altro psico-sub, vide profanata – o consacrata – la macchina-alcova da queste ‘vestali d’amore’ – fatal sincronia o colli fatali?). Solo una voce sottile, quasi di silenzio... lambiva le pareti. Come paracadutata dal cielo. Le carezzava, vellicava, titillava, permeandole e spremendo bolle e bollicine, togliendo i punti neri e disincagliando pori occlusi da troppo tempo, per poi affacciarsi timidamente nella camera e fondersi, ossimoricamente, coi fiati di Lorenzo e Arianna.



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