lunedì 21 giugno 2010

EASTWEST: DAl NIHIL AL QAHAL... QABBALAH!


DAL NIHIL AL QAHAL


LA LETTERA UCCIDE, LO SPIRITO VIVIFICA!


Kruder & Dorfmeister, per non parlare dei Tosca: tutte recenti ri-scoperte da YouTube (mi avevano accompagnato durante una soirée matrimoniale di circa dieci anni fa, ma non sapevo chi fossero: in ogni caso, avevo badato più al sottofondo musicale che al pur ottimo menù lounge). Ebbene, ecco qui srotolarsi il tappeto sonoro di K & F (Eastwest la traccia) e, flash in the flesh (una spina nella carne avrebbe detto san Paolo: ma è una spina di rosa…), sono punto da uno spin vorticoso di spiritualità. Lascio andare alla deriva la barca del nichilismo (la vela si è strappata) e mi lascio cullare dalla corrente dello Spirito (c’è un tempo per il nihil e c’è un tempo per il qahal: lo Spirito soffia dove, come e quando vuole). Sì, qahal, ekklesìa: ma, ricorda, il Regno è dentro di te… E fuori? Law & order (quanto ai dettami delle chiese – quelli ‘religiosi’, ossia legami, legacci, leguleiume…: la ‘lettera’ – la ‘legge’ – uccide, lo spirito vivifica, energizza…). Ed ecco, visto che lo Spirito ricomincia a soffiare, lanciarmi (ma è lo Spirito che spinge...) sul velvet carpet lounge di Eastwest in una scorribanda da est allo zenit nelle lande del mio Prendi la PNL con Spirito!


Abbiamo visto come gli esercizi di attenzione sono strategie di indebolimento dei processi automatici del pensiero. L’attenzione, sia essa ‘concentrativa’ o ‘contemplativa’, alimenta infatti i processi di pensiero e di atteggiamento connessi con l’essenza, cioè il tuo vero Io, e indebolisce, dissolve, disinstalla, ogni automatismo alimentato dagli stati di distrazione della mente, ridando fiato alla consapevolezza e liberandoti dal tuo falso-Io.

La preghiera è collegata con l’attenzione, la contemplazione e la meditazione. Non parlo della preghiera sdolcinata, automatizzata, ripetitiva, ritualistica o pappagallesca (quella dell’uomo n. 1, direbbe Gurdjieff), cui spesso hai ‘attinto’ (se sei un ‘credente’, sia pure ‘flebile’…), ma della preghiera ‘vera’, quella connessa con la tua ‘precarietà’ (‘pregare’ e ‘precario’ hanno la stessa origine), ossia della “preghiera di desiderio”, quella che ‘ricorda’ (riporta al cuore: cor in latino) la tua essenza, mette in moto la tua intenzione e indirizza l’attenzione verso lo “stato desiderato”. Come qualcuno ha detto: quando preghi capitano ‘avvenimenti’…

La preghiera, infatti, può incidere (mi limito a dire può) sul presente, sul futuro e, strano a dirsi, sul passato… Questo in quanto la preghiera è indipendente dallo spazio e dal tempo. Ed è anche indipendente dalla ‘sonorità’ della parola (la cui efficacia, se “parola divina” – o con risonanza divina, tipo il Sia la luce! di Genesi o le “parole guaritrici” di Gesù –, è riconosciuta da ogni cultura). Questo perché la preghiera può essere efficace sia se ‘detta’ (anche ‘urlata’) sia se ‘muta’ (come, d’altronde, il mito: storia archetipica ‘muta’, ossia non raccontata da cronache storiche – ma spesso il mito è ben più efficace e ‘vero’ di tante storie attestate e certificate).

Nondimeno, più che di preghiera in sé – che, in ogni caso va ben oltre il chiedere a Dio, in quanto è piuttosto uno ‘scendere’ nelle profondità della nostra anima per aprire la porta dello spirito – preferisco parlare di stato di preghiera, ossia di un’atmosfera spirituale che avvolge l’uomo come un’aura che attira e diffonde energia positiva (e di successo).

In ogni caso, sia essa un’atmosfera (una stimmung) sia essa una ‘petizione’ (rivolta prima alla tua vera essenza, cioè al tuo spirito, poi allo Spirito), la preghiera è un’attenzione contemplativa, una “preghiera di centratura”, un focalizzare l’attenzione e acquietare la mente, un assorbimento estatico dello spirito nel mare magnum del mondo invisibile. Fatto è che la vera realtà – quella che tu vedi con gli occhi dell’essenza – fuoriesce da dietro al tuo “schermo mentale” solo quando abbandoni la (falsa) consapevolezza abituale dello stato di veglia e ‘sali’ allo stato di coscienza superiore, ossia di ‘supercoscienza’ o di “coscienza transpersonale” (a tal proposito Aurobindo, filosofo ‘mistico’ indiano, ha introdotto il termine Supermind – sopramente o metamente, ossia coscienza ‘altra’).

Ti sto infatti dicendo che ci sono diversi livelli di coscienza. Lo stadio di coscienza ‘preparatoria’ è quella posto a livello fisico-emozionale (sensazione corporee, percezioni sensoriali, emozioni, fino alle cognizioni elementari sotto forma di immagini, archetipi e simboli, sia pur senza averne consapevolezza chiara). Questo stadio corrisponde alla coscienza del tuo Io. Se trascendi questo stato, ti poni a livello della coscienza transpersonale, che include, non solo una chiara visione della realtà, in tutte le sue sfaccettature e sfumature, ma soprattutto ‘illuminazioni’, intuizioni, visioni, profezie e… miracoli.

C’è poi l’esperienza mistica: esperienza del vuoto, della ‘Divinità’ in sé (nuda e semplice, senza ‘predicati’). Qui fai esperienza del “puro essere”, dello Spirito, dell’Origine. È lo stadio del “fiat lux”, in cui tutto si può creare…

(tratto da Prendi la PNL con Spirito! - Armando Editore)



mercoledì 16 giugno 2010

LOOP & DOWNLOAD

LA SOLUZIONE

Loop & Download


Di nuovo (ex ante ex post) un post di Dalila-Orlane (realtà e avatar), una dal-caos-la-stella-danzante groupie, a dimostrazione (come se ce fosse bisogno) che il caos genera stelle danzanti (qui la diade solipsistica Dalila-Orlane balla da sola). Come sottofondo vi consiglio Gone di Kruder & Dorfmeister (nein problem: go on YouTube).

“E se fosse per sempre… mi stupirei”: Biagio Antonacci; o, se preferite, una citazione più arcaica: “Non può piovere per sempre”, da “ The Crow”. Il punto è (un’altra citazione?!): “non può essere mai come ieri, mai più la stessa storia…” by Mario Venuti and Carmen Consoli. Vale a dire che un giorno non è come un altro, o per dirla alla Rossella O Hara (questa è l’ultima, giuro!) “domani è un altro giorno”; ma allora perché spesso abbiamo la sensazione di essere entrati in un loop asfissiante e di non poterne più uscire?!

Pensiamoci: ci sembra di star male nella stessa modalità e nella stessa quantità di ieri, ma, a ben vedere, non è così. Le situazioni che si creano possono essere individuate come le medesime del giorno prima o, in molti casi, uguali a quelle di dieci anni fa, ma non è così. Questo semplicemente perché NOI siamo diversi; siamo esseri polimorfi e mutabili in ogni istante, e ciò avviene indipendentemente dalla nostra volontà. Rinasciamo ogni giorno, siamo diversi da noi stessi in ogni istante. Ciononostante, questo pare non essere una valida garanzia per ridurre gli stati di incertezza, di irrequietezza e di ansia che, soventemente, si impossessano di noi. Ci sembra di essere vittime di un circolo vizioso: qualsiasi azione compiamo o qualsiasi parola pronunciamo, ci riporta alle stesse re-azioni e conseguenze del giorno prima o dell’anno precedente o dei fatidici dieci anni fa.

Mi interrogo da un po’ di tempo sui meccanismi mentali e sulla labile linea che separa una sensazione dalla realtà e, per quanto non sia ancora giunta ad una conclusione, né ad una soluzione, non posso esimermi dal rivelare, se pur con una certa perplessità, dei dati, utili o meno che siano. Ebbene: il nostro cervello è infido e viscido, è un lombrico strisciante che si insinua all’interno della nostra “anima” e si fonde con essa, confondendo la nostra essenza con la congettura che esso stesso ha creato, nella quale ESSO STESSO SI E’ TRASFORMATO. A questa platonica e assolutamente opinabile posizione, opponiamo ora la mano dell’Aristotele verso la terra e forniamo delucidazioni concernenti la funzione cerebrale di quel malefico lombrico: i ricordi. Ah, i ricordi, quanto li odiamo! Si, perché anche quando sei lì, in un’altra città, con un’altra vita, un altro lavoro, un altro scopo per vivere, eccoli che vengono a galla e ci spiazzano, e la cosa più crudele è che non si fanno nemmeno vivi sotto forma di ricordi. Essi si travestono e, molto spesso, somigliano a mendicanti emaciati, madidi di sudore, dagli abiti sdruciti e sozzi… I lugubri abiti delle associazioni mentali. Una vera e propria piaga, mandata da Lucifero in persona. Eppure, siamo stati costruiti così perfettamente! C’è qualcosa che non va nelle stramaledettissime associazioni mentali, ma veniamo al dunque:

AZIONE----> SITUAZIONE ANALOGA---> RICORDO-->REAZIONE- > ANSIA. Ah, ecco, mi stavo stupendo che ancora non fosse saltata fuori la parolina magica di cinque lettere…Accidenti! Dunque: come fare per interrompere il flusso meccanico del lombrico strisciante che attiva la ruota che ci manda in loop?!

Io questo non lo so, ma sto cercando di capirlo ed ho giurato a me stessa che non posso morire senza aver combattuto, senza aver trovato una tronchese talmente possente da riuscire a spezzare questa catena infame. Però una cosa l’ho compresa: si possono eliminare le cause, almeno in un primo momento. Ma non si può operare per sempre così, poiché le cause ce le inventiamo noi o, per meglio dire, sempre quel verme del nostro cervello – che a dirla tutta assomiglia più ad un innocuo cavalluccio marino (ippocampo del cazzo!); quindi essendo quasi impossibile eliminare le innumerevoli cause auto-generanti (il processo di meiosi in tal senso rappresenterà un serio problema per l’umanità), ne deriva che l’unica cosa che possiamo fare, o cercare di fare, è quella di eliminare la conseguenze, gli effetti.

Con questa scoperta a dir poco eclatante e certamente risolutiva (mi sto antipatica da sola!) mi congedo, trastullandomi tra una aritmia cardiaca, un’emicrania tensiva e un simpaticissimo senso di soffocamento e, perché no, canticchiando che: “Forse è meglio dondolarsi tra l’estasi e la noia, cercando le risposte più plausibili…”

Per aspera ad astra! ( ci sta tutta).

OK, questa la lainghiana (nel senso di Ronnie Laing, l’antipsichiatra radicale) Dalila/Orlane, sempre più borderline. E io (con Kruder & Dorfmeister sempre on), non posso far altro che sperare (se io credo? Io so…) che questo scritto tiri il collo all’ansia…

Sursum corda!