martedì 27 settembre 2011

TERRY vs MAYRA

TERRY vs MAYRA

Ubi est Ruby?


Uccidimi dolcemente, ma uccidimi… Entra nel rovescio del mio mondo e affonda il tuo cultro lì dove gli altri hanno fallito. Trascrivo febbrilmente i loghia onirici, battendo sul tempo i famelici gargoyle del subconscio, spasmeggianti nevrilmente dalla brama d’ingoiarli nei lenti gorghi amnesici. L’oceano notturno si è ormai contratto in un’anoressica pozzanghera: solo i vortici di alcuni citri d’acqua dolce – i sogni che hanno bucato le porte di corno (quelli che verità li incorona se un mortale li vede) – sono sopravvissuti. V’intingo la mia plume mentale, strappata all’uccello nottaiolo attardatosi a oziare sullo spoglio ramo dell’ultimo ramingo albero della fuggente selva dell’oblio e… fandango.
Because the night belongs to lovers, because the night belongs to lust, because the night belongs to us… È l’alba, la notte è scappata coi suoi amanti, i dardi aurorali scippati alla febica faretra hanno colpito a morte le mie effervescenti passioni ctonie (ma rivivranno allo scoccare della mezzanotte) e i gendarmi del mattino hanno ammanettato le mie voglie corsare (adieu fuitina stellare con Jessica Alba… ogni notte un trip diverso). It’s too late to apologize. Non ho più scuse. Dalla radiosveglia la voce velvet del sempre cool Timbaland mi riporta sulla battigia. It’s too late… Lascio Garden of nights (il Village da dreamer radical-chic – niente di particolarmente osé: solo Muse e qualche strip) e mi butto giù dal letto.
Della notte mi è rimasto solo il sorriso: lentamente passo per l’ultima volta il dito sulle sue labbra di sogno, prima che si assottiglino e sublimino, impalpabili come labili fili evanescenti, al balenare delle prime pallide luminescenze diurne. L’eco narcisa degli ultimi sparsi frammenti onirici cerca invano di raggiungermi, ma ammutolisce spaurita davanti all’alba sorgiva, sfiatando pudica nel lete delle memorie fuggitive. No pain no drama: ho già trascritto le stille essenziali, lascio senza magone le vaghe stelle dell’orsa.
Il telefono squilla (l’ultima, definitiva, rupture al notturno soffitto di cristallo – di lì, rapito, posso mirare l’epifania degli dèi). Squallida cocotte, vattene per la tua strada… io sono fedele al mio computer (e pensare che fino a qualche annetto fa manco me lo filavo…). Lascio a letto i miei clandestini philosophes prêt-à-porter (nouveaux o anciens, tutti mi fanno il filo, ma io mi fermo ai preliminari), snobbo la cornetta – di giorno sono fedele – e vado a tirare. Slash-flash: qualche strisciata di piccì, per tenermi su. Inizia la mia giornata.
                
Sì, inizia la mia giornata e, dopo aver riletto un brano di un mio inedito (sì, non c’è solo Gocce di pioggia a Jericoacoara), mi ributto su qualcosa o qualcuno su cui – squallida cocotte –, dopo un instant look, non mi ero troppo soffermato. Faccio un rewind ed ecco, earth wind and fire, atterro su qualcosa di terra-terra, ma con qualche frizzico di fuoco. Fuoco, focherello, fire…
«Quest’idea moralista che tutti devono guadagnare duemila euro, tutti devono avere i diritti. (…) La bellezza, come dice Sgarbi, è un valore. È come la bravura di un medico. Se sei bella e ti vuoi vendere devi poterlo fare… se sei racchia e fai schifo devi stare a casa. (…) Se vuoi ventimila euro al mese ti devi vendere anche tua madre. (…) Se sei onesto non fai un gran business, se vuoi andare in alto devi passare sopra i cadaveri ed è giusto che sia così. È così da che mondo è mondo… [E poi] tutte queste storie sul ruolo delle donne: che palle! Quelle che non lo vogliono fare stiano a casa e non rompano i coglioni! (…) Davanti all´Imperatore non ti puoi presentare con una pezza da cento euro, devi avere minimo un abito di Prada… perché lui è un esteta, apprezza la bellezza».

Ridere spesso e di gusto.
Ottenere il rispetto di persone intelligenti e l’affetto dei bambini. Prestare orecchio alle lodi di critici sinceri e sopportare i tradimenti di falsi amici.
Apprezzare la bellezza.
Lasciare il mondo un pochino migliore si tratti di un bambino guarito, di un’aiuola o del riscatto di una condizione sociale.
Sapere che anche una sola esistenza è stata più lieta per il fatto che tu sia esistito.
Ecco questo è avere successo.
                      
Prima Terry la berluskina (davanti all’’imperatore’), poi Ralph Waldo Emerson. Dall’usa e getta dell’’emergente’ (dalla ‘platitude’ piccolo-borghese della Bari ‘bene’) al filosofo USA l’effetto jet-lag è traumatico. Ma non troppo. Ognuno ha il suo karma, ognuno ha il suo dharma. Ma li puoi cambiare: la legge del berluska ha a che fare con le parti ‘basse’ (il karma), ma il dharma (il destino cosmico) vola alto, in the sky with diamonds (i diamanti delle olgettine e varie ed avariate dopo un po’ torneranno sabbia). Karmacoma.
Deflowering my baby, aiyee my baby… my baby… Deflowering my baby, aiyee my baby. I must be crazy, you must be lazy…Sì, crazy and lazy. Dopo la deflorazione. In fondo, flos de floribus, si tratta della stessa cosa: il microcosmo (l’uomo) e il macrocosmo (l’universo) rispondono alle stesse leggi.
«Come in alto, così in basso» e «La strada all’insù e all’ingiù è una sola e la medesima.» Di queste massime (anche: "così dentro, così fuori...") la terrybile Teresa ne ha dato una sua personale (ma appartiene a una certa ‘vulgata’ del post-ribolo-moderno) interpretazione, che pure ha un suo ‘aplomb’ e una sua logica e su cui non bisogna fare troppi moralismi (se ne sto facendo è per evitare che dal berlus-caos escano ballerine danzanti e non, niccianamente, dal caos stelle danzanti). Sì, terribilis locus est iste (ma del 'tremendum' e 'terribile' "ganz andere" totalmente 'altro' solo tracce, anzi: pula al vento...)
Non è questione di virtù pelosa (lu pilu prima di tutto...), o di 'polli' e 'pollastrelle', ma, alla greca, di areté, ossia di virtù come valore. Per citare da non ricordo dove (a proposito, ubi est Ruby?), areté, per i Greci significava eccellenza umana, capacità di autocrearsi e di essere qualcosa di superiore rispetto alla pura animalità. Significava, in altre parole, saper creare una figura umana eccellente. 
È questo il concetto che ritroviamo nella radice stessa della parola (aretao), che vuol dire, appunto, crescere. svilupparsi (non nel senso, basso, dei 'berluscones'). Per creare un tale uomo si deve dunque diventare virtuosi, così come sono virtuosi ginnasti e musicisti, che, dopo un lungo esercizio, riescono a rendere facile il difficile, sanno trasformare le difficoltà in stimolo. Insomma, Terry, non c’è solo quello stimolo, pur necessario e intrigante…
Non c’è solo Vernel detersivo (che pure Terry certo non usa), c’è pure Verlaine (che Terry vorrebbe usare: ma lì ci vogliono ben altre scope…).

E basta con quei pugni serrati e la collera 
per i malvagi e gli sciocchi che s'incontrano; 
basta con l'abominevole rancore! basta 
con l'oblìo ricercato in esecrate bevande! 
Perché io voglio, ora che un Essere di luce 
nella mia notte fonda ha portato il chiarore 
di un amore immortale che è anche il primo 
per la grazia, il sorriso e la bontà. 
Io voglio, da voi guidato, begli occhi dalle dolci fiamme, 
da voi condotto, o mano nella quale tremerà la mia, 
camminare diritto, sia per sentieri di muschio 
sia che ciottoli e pietre ingombrino il cammino; 
sì, voglio incedere dritto e calmo nella Vita 
verso la meta a cui mi spingerà il destino, 
senza violenza, né rimorsi, né invidia: 
sarà questo il felice dovere in gaie lotte. 

A proposito di aretè, di arieti e arte varia: insomma, di nani, ballerine e poche stelle danzanti, lasciamo Lele e Fede e torniamo a Nietzsche, di cui la Terry-loquela è un audace, forse anche spontaneo, ma loffio, tentativo di cupio imitandi: ben altro charme (sia in karma sia in dharma) – charme el sheik (non quello sceicco… – l’’imperatore’ toro bisturi-scatenato, a pilloline e punturine a prua e a poppa) – ben altro charme (anche nel senso di charis: grazia gratia nisi gratis gratia non est) dicevo è quello dimostrato dall’altra barese ‘in voga’, la ben più nicciana Mayra che, sfiorato l’alloro di Miss dello stivale (lei più della vincitrice ne aveva l’allure), non solo non ha stilettato la rivale ma, da 'ultima donna' (quella che fa da battistrada al Superuomo – che non sia una Oltredonna?), ha citato quello che a Terry manca (miss, nel senso di missing): Bisogna avere il caos dentro sé, per partorire una stella danzante”.  
Mayra, I miss you. D’altronde, non so mirare se non chi mira (o mayra) (al)le stelle…

P.S. Non mi sono dimenticato del mio corso di Spiritual life coachingdi Kabbalah-Quantum-PNL intendo – di Risveglio dell’eroe, insomma, ma, in attesa del costruendo sito connesso a questo blog, mi limiterò, come già ho fatto, a darvi un po’ di chicche, oltre che a consigliarvi i miei due libri sulla PNL (va’ sul Web). In ogni caso, per aspera ad astra, vi do come sciccheria un racconto sufi (saltato, per motivi di impaginazione, fuori dal mio Che Cos'é la PNL) che ben simboleggia il passaggio dalla schiavitù della ‘fissazione’ (quella dei berluskassi è una vera propria 'fissa') al ‘risveglio’ liberatorio'.

A Mullah Nasruddin era giunta voce che la moglie lo tradisse. E gli avevano pure indicato il luogo (sotto la grande palma appena fuori città) e l’ora degli incontri clandestini (a mezzanotte in punto). Non sapeva però chi fosse il rivale.
Il pensiero del tradimento e la gelosia lo divoravano giorno dopo giorno. Ormai la sua era diventata una fissazione, una mania… E dal giorno della triste rivelazione aveva cominciato a soffrire anche di fobie e attacchi di panico; per non parlare degli stati d’ansia, della vergogna (erano ormai molti mesi che non frequentava più nessuno per paura dei commenti) e della depressione che lo buttava sempre più giù. Era ridotto a uno straccio…
Un giorno prese il coraggio a due mani e disse fra sé e sé: devo far fuori il mio rivale! Si preparò psicologicamente a puntino, si rimise in sesto, disse in anticipo le preghiere riparatorie, si armò di tutto punto e andò di soppiatto sul luogo deputato, Era quasi mezzanotte, luna piena, nessuno intorno, solo una leggera brezza e il sommesso vocio degli animali notturni…
Salì sulla palma e iniziò ad aspettare. Mezzanotte: niente, mezzanotte e mezza: niente… Ma lui imperterrito, sempre più carico di rabbia e indomito coraggio.
L’una, le due, le tre, l’alba… All’improvviso, il flash: ma io non ho moglie!