venerdì 12 dicembre 2014

IL MONDO DI MEZZO




IL MONDO DI MEZZO

MIDWELT e WELTANSCHAUUNG

“Il vigore di un regime politico è, in un certo senso, proporzionale alla sua ‘pazienza’: indipendentemente dai connotati che la sua dinamica assume nella storia, da sempre lo Stato come forma politica di vita si regge, più che sulla forza materiale e sulla repressione, sulla persuasione e sull’azione anagogica, elevativa, che sa esercitare sul popolo. I provvedimenti repressivi non dovrebbero riguardare gli oppositori di pensiero – lasciati liberi entro il loro spazio ideologico marginale ma se mai i cattivi esecutori di regole e prescrizioni, gli autori di comportamenti devianti – delinquenziali e non ideologici.

Come qualsiasi complesso organico totale, lo stato incorpora in sé un ordine di differenze – verticali e orizzontali – che dovrebbe riconoscere senza traumi e senza fastidi, accanto alla funzione egemonica, la presenza efficace di elementi ideologici antagonistici e l’influenza di ‘essenze’ culturali diverse da quella che espone: possedendo in ogni caso, lo Stato, quegli ‘anticorpi’ necessari alla perpetuazione della sua forma. Se non si verifica in una fase di transizione rivoluzionaria, l’intervento chirurgico, liberticida, è sintomo di debolezza, di insicurezza nella figura-Stato.”

Le parole con le quali Franco Freda introduce il suo “L’albero e le radici” possono fare da ‘introduzione’ allo scandalo della Roma “rouge et noire”. 
Sì, ho preso proprio il ‘maudit’ Giorgio (così preferisce farsi chiamare) a fare da sfondo al milieu del “Mondo di mezzo”, il Midwelt.  
Questo perché, con la sua Weltanschauung (visione del mondo), Freda, al di là del giudizio su suoi eventuali coinvolgimenti, ideologici o ‘pratici’, in comportamenti ‘devianti’ o ‘delinquenziali – di cui pure parla con sprezzo – è stato certamente un riferimento, insieme con Evola e Nietzsche, lo stesso Tolkien (e in musica e parole Lucio Battisti, anche se sotto sotto c’era chi preferiva De Gregori), per Carminati e camerati – almeno all’inizio della loro ‘conversione’.

Ma cos’era, in sintesi, il “Mondo di Mezzo” di cui parla l’ex terrorista nero poi ‘deviato’ nella “delinquenza non ideologica”?  
Una sorta di spazio “marginale” all’interno di un “ordine di differenze” verticali e orizzontali…

Bene, riflettiamo su come queste premesse – e promesse – ideologiche ‘idealistiche’ siano poi annegate in una realtà ‘deviata’ e ‘delinquenziale’. E di come si sia giunti a quella 'intersezione' tra mondi di Destra e Sinistra propugnata da gruppi come Terza Posizione e Lotta di Popolo (oltre che dallo stesso Freda).
Lo spiega Carminati quando, alla Baumann (de noantri), parla di “fine delle ideologie” e inizio – questo lo dico io – non solo del terrorismo, ma anche dei lunch e brunch a base di “champagne e caviale” da parte di destra e sinistra (con la minuscola) – sottacendo dei sottaceti e dell’aceto (e degli ‘acidi’) di tanta generazione successiva al Sessantotto (e al ’78).
Che dire... questo è lo Zeit-Geist (un po' Ghost).


Faccio di tutta l’erba un fascio? 
Un po’ sì un po’ no: i germi di una ripresa, di un repechage ‘fresco’ di valori e “buone prassi”, si cominciano a notare – l’importante è che lo Stato passi, finalmente, sia all’azione ‘anagogica’, elevativa, sia a un’azione programmatoria seria, intelligente, moderna ed ‘essenziale’, che punti, una volta per tutte, su quello che questo Stato ‘detiene’: storia, geografia, cultura (Kultur più che Zivilisation) e ‘varietà’ di intelligenze.
 

Questo, detto non per fare la solita retorica mielosa: ma un pool (think tank? – insomma, un ‘serbatoio’), di intelligenze, specie di giovani, molti all’estero, l’Italia non ce l’ha? 
Perché ancora quest’ammasso di bipedi starnazzanti (non tutti, per carità) nei posti chiave dello stato (sulla maiuscola c’è da riflettere), di regioni, comuni ecc. ecc.


Bene, mi sono sfogato (fa in ogni caso bene, purché il sole non tramonti sul mio cruccio…). 
Dopo lo sfogo – dopo essere uscito da fog, la nebbia – si profila un sole ardente: d’altronde, dietro ogni sunset boulevard si cela un bouleversement psichico ed esistenziale.


Non mi resta che chiudere con il sunrise psichico ed esistenziale di Marianne Williamson, ripreso da Nelson Mandela (anche qui da leggersi senza pre-giudizio, post-giudizio e retorica).

La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati.

La nostra paura più profonda è che noi siamo potenti al di là di ogni misura.

È la nostra luce, non il nostro buio, ciò che più ci spaventa.

Ci domandiamo: chi sono io per essere brillante, splendido, pieno di talento, favoloso?

In realtà chi sei tu per non esserlo?

Tu sei un figlio dell’universo.

Farti piccolo non serve al Mondo.

Non vi è nulla di illuminante nel restringersi in modo che gli altri intorno a te non si sentano insicuri.

Noi siamo fatti per rendere manifesta la gloria dell’Universo che è in noi.

Non solo in alcuni di noi, è in ognuno di noi.

Facendo brillare la nostra Luce, inconsciamente diamo agli altri il permesso di fare lo stesso.

Mentre noi ci liberiamo della nostra paura, la nostra presenza automaticamente libera gli altri.”

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