lunedì 13 aprile 2015

COACHING & Co – Le cinque menti



 COACHING & Co

Le cinque menti

Pasqua is over (d’altronde, in inglese, richiamando il termine originario ebraico pesach, è chiamata passover: passare oltre, tralasciare, sorvolare, allo scopo di liberare).

Il concetto di liberazione – compreso quello di libera-azione – è ancor oggi attuale, ma non ce ne rendiamo granché conto: la liberazione che cerchiamo di ottenere altro non è che il sollievo dopo una grattatina sulla spalla, un mordi e fuggi, una fugace leccatina, un lecca lecca… un po’ di lacca su un vaso di creta crepato.  Al massimo, un po’ di Crêpes Suzette.

Suzy Q, I love you.

E vai con il “fattore Q”, l’indice di qualità della nostra vita: è, soprattutto (ma non solo), una questione di mente – ma di una mente che mente più del solito.

Che la mente menta spesso è pacifico, ma ora alle finzioni e al suo ‘dis-funzionamento’ si aggiunge la – mi si passi il termine – ‘sfinterizzazione’: per dirla con garbo, aria fritta.

“Il proposito che lo guidava non era impossibile, anche se certamente sovrannaturale. Voleva sognare un uomo: voleva sognarlo, con minuziosa completezza e imporlo nella realtà (…) Con sollievo, con umiliazione, con terrore, comprese che anche lui era un’apparenza, che un altro lo stava sognando.”

(da Le rovine circolari in Finzioni, di J. L. Borges)

Per cercare di recuperare il perduto, e soprattutto per collaborare al risveglio di tante menti che scalpitano e anelano a ben più alte cose (per aspera ad astra), inizio un piccolo corso di risveglio attingendo alla mia opera prima (Prendi la PNL con Spirito!).

Bene, partiamo (o forse, ripartiamo: tanti di quei segni e segnali li trovi disseminati nei vari post).

Il discorso sui diversi Io e sulle diverse subpersonalità (studiate da Assagioli e la ‘sua’ Psicosintesi), ci ricorda la teoria delle nostre numerosi ‘menti’. E non sto parlando delle “cinque menti per il futuro”, di Howard Gardner, secondo cui per ‘sopravvivere’ occorre essere rigorosi e creativi allo stesso tempo.

Infatti, bisognerebbe avere una mente disciplinata (che riceve i vari input, indirizzandoli poi in un campo ben specifico, che sarà quello in cui eccelle), sintetica (raccoglie ogni genere di informazioni, selezionandole e sintetizzandole in maniera originale), creativa (coltiva nuove idee, si pone domande inusuali, giungendo a esiti nuovi, anche del tutto inaspettati), rispettosa (accetta le differenze: è tollerante e collaborativa) ed etica (s’interessa dei bisogni e dei desiderata della società: è ‘ecologica’ e va oltre i propri interessi).

Torniamo alle “cinque menti”. In effetti, noi – come sostengono Minninger e Dugan – non possediamo un unico sistema mentale, ma cinque menti principali, che lavorano in équipe, in sintonia, ma più spesso litigano tra loro fino a boicottarsi…

La mente esecutiva (direttiva) sorveglia, coordina, giudica, dà ordini, insomma decide. È di supporto, educativa, talvolta arrogante…

La mente esplorativa esplora, scopre, impara, crea, deduce, intuisce, gioca… È la mente creativa, curiosa, spiritosa, irriverente…

La mente organizzativa analizza, selezione, organizza ed elabora le informazioni. È la mente razionale, un po’ troppo ‘standardizzata’ sulle regole.

La mente reattiva è sensibile alle emozioni: prova imbarazzo, collera, paura, amore, dolore, piacere… È la mente emotiva, solare e lunare insieme, anche molto terrestre…

La mente cognitiva percepisce suoni, odori, gusti, è ‘tattile’ e cinestesica: raccoglie i dati e li trasmette alle altre menti per la successiva elaborazione. È la mente mediatica.

C’è poi una sesta ‘mente’, che è sostanzialmente la parte funzionale, benché ‘silenziosa’ del sistema mentale: è per l’appunto la mente silenziosa. Essa controlla tutte funzioni corporali ed è sensibile alle sensazioni fisiche (dolore, piacere, tensioni…).

Infine c’è la memoria che è una ‘funzione’ delle cinque ‘menti’. È una sorta d’immenso archivio in cui sono registrate tutte le informazioni selezionate dalle cinque menti: un archivio cui si può accedere, ma che, se conserva in buono stato gli ‘originali’ di informazioni e ricordi, ce ne restituisce invece delle copie non sempre conformi all’originale, anzi spesso più o meno falsate o ‘monche’.

Da cosa ti accorgi che le tue cinque menti non sono allineate, in sintonia, sinergizzate? Dall’indecisione e da altri blocchi comportamentali, emotivi e cognitivi.

Per eliminare il ‘blocco’ devi portare a livello conscio le ‘conversazioni’ tra le varie menti: devi farle ‘dialogare’… Poi devi far sì che la parte esecutiva del sistema mentale dia un ordine appropriato per ristrutturare il ‘blocco’, cioè dargli un nuovo significato positivo. In pratica devi immedesimarti nel modo di pensare di ciascuna delle cinque menti (devi metterti “nei panni” – in the shoes – della parte ‘analitica’, di quella ‘esplorativa’, ‘emotiva’…) in modo da impostare un ‘dialogo’ (anche un ‘dibattito’) tra le stesse, delegando poi alla mente ‘esecutiva’ (quella ‘direttiva’) il compito di tirare le somme e indicare – anche in modo impositivo – le direttive che portino alla decisione finale.

By the way, ho parlato di ‘dialogo’ tra le ‘menti’. È interessante notare la corrispondenza di queste ultime con le cinque ‘categorie’ della “comunicazione verbale” di Carl Rogers (il fondatore della “terapia non-direttiva”, ossia la terapia centrata sul cliente):

del ‘giudizio’; questo è giusto, questo è sbagliato (mente esecutiva)

dell’’interpretazione’: stai parlando così perché intendi dire… (mente organizzativa)

del ‘sostegno’: mi sento in una situazione di… (mente reattiva)

della ‘prova’: dove è successo? Quando? (mente esplorativa)

della ‘comprensione’: capisco che… (mente cognitiva).


Esercizio (sblocco e reset mentale)

Hai un “blocco mentale” derivante da un conflitto tra le cinque menti? Quando parli in pubblico sei terrorizzato… sudi, balbetti, ti senti mancare…

Visualizza questa situazione disfunzionale, con tutte le submodalità ‘accese’:

senti le gocce di sudore che imperlano la fronte, i battiti del cuore accelerati, lo sguardo sfocato, i tremiti, la confusione mentale… Tutti che ti guardano insofferenti, infastiditi, in cagnesco…

Visualizza a una a una le tue menti: la cognitiva, l’esplorativa, l’organizzativa, l’esecutiva, la reattiva… anche la ‘silenziosa’ (la “sesta mente”, quella “fuori sacco”). Mettiti nei panni di ciascuna di esse, ragiona e parla come loro, esponi le ragioni di ogni ‘mente’, dibatti, prendi la parola, tira delle prime conclusioni…

Immagina il tuo “occhio mentale” che continua a girare sulle menti come su di una roulette… poi punta sulla… “mente silenziosa” (non è la ‘fortuna’ che ti ha indirizzato, ma la tua ‘esperienza’, la tua intuizione, il tuo “sesto senso”: tutte qualità che stai sviluppando in questo ‘cammino’ di “sette giorni”…).

Sì, dopo aver osservato dall’alto della “mente esecutiva” il dibattito, individui nella “mente silenziosa” la ‘colpevole’ del tuo ‘blocco’. Perché? Davanti a una situazione ‘imbarazzante’ – quale in questo il parlare in pubblico – segnalatele dalla “mente reattiva” (il ‘mandante’ del ‘sintomo’), la “mente silenziosa” (ossia quella, apparentemente ‘invisibile’, che controlla le funzioni corporali ed è sensibile alle sensazioni fisiche di dolore, piacere, tensione, stress…) ha stimolato una scarica di adrenalina come reazione alla situazione: la mente reattiva (sensibile alle emozioni – psicofisiche, mentali – derivanti dalle sensazioni – solo fisiche) ha ‘scelto’ di manifestare questa sensazione sotto forma di paura. Quindi, il ‘blocco’ deriva dalla ‘paura’ e questa fa capo in primis alla mente silenziosa (sensibile alle sensazioni fisiche) e, poi, alla mente reattiva (emozioni psicofisiche).

Riepilogando, davanti a una situazione di ‘disagio’ (più o meno grave), la mente silenziosa manda il segnale e la mente reattiva reagisce sotto forma di paura (ho scelto una ‘scansione’ tipica di causa-effetto, ma ci possono essere delle varianti). La situazione è, ovviamente, disfunzionale: devi ristrutturare il processo.

Fa’ rigirare di nuovo il tuo occhio mentale e la ‘pallina’ si ferma su… mente esecutiva (il ‘dirigente’, il boss, dell’azienda mentale).

La mente esecutiva ordina alla mente reattiva (suo subordinato) di far sentire l’emozione (che in sé ingloba la ‘sensazione’ trasmessa dalla mente silenziosa), non più come ‘paura’, ma come entusiasmo ed energia… La mente reattiva obbedisce: la scarica di adrenalina stimolata dalla mente silenziosa verrà ‘letta’ come entusiasmo ed energia. Ora sei pronto a parlare in pubblico: sei il re del public speaking!

Prova a far questo per qualsiasi ‘blocco’: sei indeciso sul da farsi, non sai come scegliere, hai paura di sbagliare?

Mettiti nella condizione precedente, rifai tutto il percorso sostituendo alla paura di parlare in pubblico qualsiasi altra paura (anche la paura di parlare a te stesso…), individuando quale parte della mente (o quale delle cinque, e più, ‘menti’) sia la prima o maggior responsabile del problema e ‘decidendo’ su quale occorra agire per cambiare la ‘tonalità’ o il ‘colore’ dell’emozione e, quindi, convertire (ristrutturare, resettare, ri-decidere) la sensazione o l’emozione da ‘negativa’ in ‘positiva’.

Tutto ciò grazie alle direttive della mente direttiva/esecutiva che stai sempre più potenziando in questi ‘giorni’ (naturalmente, stai anche facendo sempre più “uscire allo scoperto” le altre menti, specie quella esplorativa e quella cognitiva).

Una volta acquisito il metodo – valido  per ogni circostanza disfunzionale da resettare – si tratterà di individuare volta per volta la mente ‘colpevole’ e quella che dovrà risolvere il problema (in genere la mente esecutiva, eventualmente supportata da un’altra mente, per esempio quella cognitiva). In ogni caso rinvio a Fate lavorare la mente di Minninger e Dugan, da cui ho tratto (da me ‘colorato’) l’esercizio.



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