domenica 4 dicembre 2016

JEUNE ET JOLIE


JEUNE ET JOLIE

Oggi è giorno di silenzio e di scelte. È giorno di epoché (sospensione del giudizio).
Dies terribilis, ma anche giorno di quiete, armonia, atarassia: giorno iki, wu wei, stand-by. Oggi non voglio parlarvi né di sì né di no. A stanotte l’ardua sentenza. Ma voglio parlarvi di bellezza, di coraggio di esistere e di amoralità: non l’immoralità spiattellata, ma quella sottile, diafana, penetrante e avvolgente come un aroma, scandita da un sottile suono di silenzio.
Le mie pretese sono sempre state alte, mi è sempre piaciuto che questo blog facesse tendenza: non il solito trendy d’oggi o quello stantio d’antan, ma something new, sia velvet (underground) sia scabro (pound); sia underskin (sottocutaneo) sia Skin (la cantante). Insomma, voglio fare scrittura e insieme comunicare. Anche giocando sulle parole e barcamenandomi tra ossimori e ossi di seppia; ed ecco perché anche oggi salto di pala in frasca  (dal brutto Fidel alla bella Isabelle).

Introduco la mia esternazione odierna con un aforisma zen: Magnifico! Magnifico! Nessuno conosce la parola finale. Il letto dell’oceano è in fiamme, dal nulla balzano fuori agnelli di legno…
Bene, ecco due agnelli di legno: carne, sangue e natura primordiale. Il primo: Fidel (di cui ho già fatto cenno), la seconda Isabelle, un’assoluta nouvelle vague. Entrambi vaghe stelle dell’orsa: il primo, brutto (non poi tanto), vecchio e cattivo; la seconda: giovane e bella. 
Fidel e Isabelle: due letti in fiamme.
Cominciamo dal primo: Fidel Castro e una certa, selvaggia, Cuba (Né mi diceva il cor che l’età verde sarei dannato a consumare in questo natio borgo selvaggio).
Per raccontarlo mi affido alle parole di Franco Cardini, spesso ostico, ma qui con una perla nera (solo un frammento: l’articolo completo, raccomandabile, su Barbadillo http://www.barbadillo.it/61405-la-storia-di-f-cardini-quando-noi-fascisti-eretici-incontrammo-castro-nel-1956/).
Ci sono momenti di profonda riflessione: fatene tesoro, specie in questo periodo di politica e ideologia omelette.

Carissimo,
poche righe, perché di più sarebbero troppe.
Ho stentato a credere che anche Tu fossi mortale. Ormai ci eravamo abituati alla tua presenza lontana e smagrita, alla tua lunga vita che giorno dopo giorno sembrava non finire mai. Accompagnavi la mia vita da tanto tempo, dalla fine degli Anni Cinquanta. T’incontrai, anzi T’incontrammo, più di mezzo secolo fa: allora eravamo uno sparuto gruppo di eversivi in cerca di una via. Alcuni cattolici, altri atei ostentatamente e poco convintamente tali o neopagani immaginari: il comunismo sovietico non ci piaceva, l’Occidente liberaldemocratico non ci soddisfaceva. Ma c’era la “guerra fredda”, che confondeva i contorni di qualunque verità e che impediva di valutar correttamente quanto stava accadendo nel mondo.
Oscuramente, comprendevamo che l’ostilità delle due superpotenze nascondeva un inganno: ch’era la maschera di una sorda e cupa complicità, il trucco per mantenere l’egemonia del mondo attraverso una brutale partnership. Era stato l’autunno del fatidico 1956, esattamente cinquant’anni fa, a strapparci la benda dagli occhi: per quanto non ci fossimo ancora abituati alla luce. (…) Cercavamo una nuova strada: credemmo d’intravederla nell’ipotesi che nascessero terze vie, terze forze.
(…) Comprendevamo che il genere umano aveva fame di libertà, ma anche che essa non coincideva necessariamente con quella offerta e ostentata dal cosiddetto “Mondo Libero” (…) ma i media tacevano… (…) Libertà dalla fame, libertà dal bisogno, libertà dalla paura (…) La dignitad del hombre es – más alta que el pan – más alta que la gloria – más más alta que la propria supervivencia.
(…) I Tuoi avversari che adesso si preparano a tornare da Miami nella Tua isola (…) non troveranno più ad aspettarli la massa di miserabili derelitti che hanno lasciato sull’isola quando sono fuggiti nel continente portandosi dietro quel che potevano del frutto delle loro ruberie. Troveranno un popolo di gente povera ma dignitosa, gente che è andata a scuola e che sa benissimo chi sono loro e come vanno trattati. Intendiamoci: non parlo qui dei tanti Tuoi oppositori leali e coraggiosi, quelli che Tu hai fatto imprigionare, torturare e ammazzare come da che mondo e mondo hanno sempre fatto i Tuoi colleghi (taluni oggi onorati con targhe e monumenti nel Mondo Libero). Parlo dei mestatori, dei profittatori, dei corruttori/corrotti che fuggirono dall’isola proclamando di cercare la Libertà laddove stavano cercando, invece, solo l’impunità dai loro innumerevoli volgari crimini.
(…) Del resto, non sei morto da vincitore. Non avevi concluso la Tua opera, che probabilmente non Ti sopravviverà. Poi, la storia dei vincitori ti coprirà forse di contumelie e ti piazzerà a forza nella galleria dei mostri da sbattere in prima pagina, quelli che servono a nascondere sempre dietro la loro ombra gigantesca le brutture del mondo squallidamente privo di giustizia e di misericordia che non Tu, bensì i Tuoi nemici hanno contribuito a edificare fondandovi i loro grassi, immondi profitti. Non so se la Storia, quella vera, Ti renderà mai davvero giustizia. Non so a dire il vero nemmeno se esista, quella Storia.
Ma io Ti ringrazio. Per quello che mi ha insegnato e per le cose che mi hai fatto sperare. (…)
Hasta siempre, Comandante.

Passo ora, con un salto pindarico, dopo uno brutto, sporco e cattivo, a una bad girl, ma sweet sweet sweet, che più dolce non si può. Non la difendo, né approvo i suoi mordi e fuggi, ma anche lei, a modo suo, può insegnare qualcosa: la amoralità che sconfina nell’amore (nel senso di a-more: senza morte, immortale). Anche lei selvaggia, anche lei un letto in fiamme.
Naturalmente siamo su piani totalmente diversi, ma l'immaginario è comune: cuba libre (che cazzecca, direte voi: fatto è che avrei voluto fare in contemporanea due post, uno su Fidel, l'altro su Isabelle: poi li ho uniti e il terribile è accaduto...)
Parlo, non più di Fidel, ma della Isabelle/Lea (la pretty Marine Vacht) del film “Giovane e bella” (Jeune et Jolie) di François Ozon. E del suo mordere la mela e lasciare il torsolo (senza scontrino).
È Il racconto della formazione di una diciassettenne francese, dalle prime prurigini all’esplorazione, più artica che tropicale, dell’amore, alla ricerca di un’identità propria: il tutto attraverso quattro stagioni e quattro canzoni. Anche qui, come per la “bella di giorno” di Buñuel, c’è il tentativo, riuscito, di indagare il desiderio femminile, nel suo versante ambivalente (Lea vs Isabelle, due in uno), enigmatico, inconfessabile, ma quasi puro. Omnia munda mundis.
Alla fine, quando la Comédie humaine si fa dramma e passa l’anestesia del quotidiano (vale per tutti), per Lea/Isabelle c’è il risveglio. Dopo l’alienazione, la depersonalizzazione e la de-realizzazione, Lea si sveglia e torna Isabelle, ma rinata. La ricongiunzione tra interiore ed esteriore, dopo tanta scissione, la metanoia dopo tanta noia esistenziale (anche quando può sembrare frenetica o plutocraticamente appagante).
Nell’invitarvi a vedere il film (ma altri due meritano altrettanto: Still Life, di Uberto Pasolini, e Le mele di Adamo di Anders Thomas Jensen: anche qui riflessioni à gogo, tra il nazi redento, luomo di chiesa fuori dal coro e veramente redentore, il travet del cimitero con molti più amici da morto che da vivo... lamore che nasce dopo la morte – fisica o dellEgo), vorrei chiosare il tutto con le parole di Melissa (la ninfetta quindicenne di “Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire”), che ben si adattano alla sizigia Lea/Isabelle:
Lo spirito d’Amore è ancora ostacolato dal nodo posto sul fianco sinistro. Ecco allora che colui che ha slacciato la parte della Sensualità vedrà in me solamente la donna, la bambina, o genericamente, la femmina, in grado solo di ricevere sesso, niente di più (…) Quando poi qualcuno slaccerà solo la parte dell’Amore anche in quel caso darò unicamente una parte di me, una parte minima sebbene profonda. Poi, nella vita, un giorno qualsiasi magari arriva quel carceriere che ti offre entrambe le chiavi per liberare te e i tuoi spiriti: sensualità e amore sono liberi e volano.
Brutto, sporco e cattivo, Fidel (ma anche a good boy). Belle et jolie, Isabelle (ma anche a bad girl). In entrambi i casi, Fidel e Isabelle: due libertà in volo.

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