mercoledì 8 marzo 2017

WOMAN – WHO MAN?


WOMAN 
WHO MAN?
(Cover)


Questa è una cover. Ma ne vale la pena... E poi, ogni giorno porta la sua pena, le sue spine ma anche il fiore. E la donna è fiore di cactus... 
Scherzo! E ora divento serio: donna deriva dal latino domina: signora, regina, imperatrice... Regina di cuori. E luomo? Asso di picche... (scherzo, forse non poi tanto).
Ma ecco il post “cover”.

Tempo di regali e di falsi sorrisi… Per dirla con Melissa P., questo per molti si (ri)vela l’8 marzo. Eppure, non se ne può velare l’esistenza (della data e delle donne, velate anche quando sono senza veli): donne violate, sviolinate, ma sempre più in volo.
A che scopo negare l'Esistenza di Dio se c'è una cosa che La prova in modo assoluto: la donna.
Per rimanere ad Arno Mandelbaum (gli ho soffiato l’aforisma sostituendo “donna” a “musica di Bach” – ma sono la stessa cosa, anzi la donna ha più sfumature e sonorità…), ecco un altro ‘fiore’:
Il problema del Mondo non è la falsità, facilmente smascherabile, ma una Verità a cui sia stata impressa anche una minima torsione. Così il Male agisce per ottenere risultati assoluti.           

Sì, il problema del mondo non è la falsità – se sei sgamato (nel senso che ti sai muovere bene nelle situazioni, che ti accorgi delle pastette, che non sei impastato, e impestato, che sei fuori dal ‘game’, dai giochi…) – ma il vero problema sono le verità ‘torte’, tortuose e distorte, di cui da sempre c’intortano…
Sto forse tartagliando? No, la donna (e non solo per l’8 marzo) es un sentimiento nuevo che mi tiene alta la vita, la passione nella gola, l’eros che si fa parola…

A proposito di eros (e agathos):


Lenzuola disfatte, guanciali stropicciati. Notte fonda a Pugnochiuso: una trapunta di stelle sull’ampio letto della spiaggia. E la baia a fare da guardian angel. Troppi amanti avevano sgualcito la pungente alcova: un materasso matrimoniale su un tappeto di uova. Della frittata era rimasta solo aria fritta. Un po’ troppo oleosa. E niente frutto (nemmeno quello marcio, come avrebbe voluto Galatea).
(dal mio "Gocce di pioggia a Jericoacoara")

E continuando con l’eros (quello della donna è ‘gentile’, ma a macchie di leopardo… By the way l'immagine di copertina è tratta da una 'icon' di un pezzo degli Slackwax):

Il getto d’acqua tiepida cominciò a distribuirsi generosamente ed equamente su dossi e curve. Scivolò, quindi, fin nelle cunette, non disdegnando le superfici piane (poche) e le valli fiorite. Toccò poi il fondo rugoso, deviando all’improvviso verso l’omphalos, per scomparire infine negli abissi. Acqua a fiotti, frettolosa, per masse fluttuanti. Acqua nei fiordi. Per Fiordaliso.
Le pareti translucide, sia pur riottose, non poterono evitare il contatto bagnato che ne imperlava la superficie interna. E lo scontato scontro con le masse oscillanti. Anzi, queste parevano godere della situazione. E per ricambiare la cortesia, furono ben liete di fornire un esile ma volenteroso sostegno ai volumi dinamizzati. Diritti, flessi, combacianti, intricati. Il segreto e l’ignoto. Spazzolati. Cento colpi. Uno più, uno meno. Corpi scolpiti. Ben torniti. Vincolati, slegati, vincenti. Persi, costretti nel piccolo ambito, ma incuranti del contorno. Vibranti oltre i limiti di sicurezza (e della decenza). Bastevoli a se stessi, ma in procinto di tracimare.
Silenzio prima di uscire, silenzio prima di entrare. In mezzo, una cascata di suoni. Il contatto delle masse e delle superfici, il fluire e il rifluire dell’acqua corrente, il perlage, l’aria vintage, il parlottio sincopato, quasi dopato. Forse metalinguistico. Tutto parlava. Tutto taceva nell’infittirsi dei suoni. E dei movimenti. Iniziali, al climax, finali. E al calare del sipario, ecco subentrare l’uscita trionfante dalla cabina della doccia e l’ingresso sottotono negli accappatoi impazienti…
(da "Gocce di pioggia a Jericoacoara")

Donna alias Bellezza:

“Una bella donna non è colei di cui si lodano le gambe o le braccia, ma quella il cui aspetto complessivo è di tale bellezza da togliere la possibilità di ammirare le singole parti.” (Seneca)


“Voi, che cercate quanto vi è di più alto e perfetto, nella profondità della sapienza, nel tumulto dell’azione, nel buio del passato, nel labirinto del futuro, nelle tombe e al di sopra delle stelle! Conoscete il suo nome? Il nome di ciò che è uno e tutto? Il suo nome è bellezza.” (Nietzsche)



«”Lo spirito d’Amore è ancora ostacolato dal nodo posto sul fianco sinistro. Ecco allora che colui che ha slacciato la parte della Sensualità vedrà in me solamente la donna, la bambina, o genericamente, la femmina, in grado solo di ricevere sesso, niente di più (…) Quando poi qualcuno slaccerà solo la parte dell’Amore anche in quel caso darò unicamente una parte di me, una parte minima sebbene profonda. Poi, nella vita, un giorno qualsiasi magari arriva quel carceriere che ti offre entrambe le chiavi per liberare te e i tuoi spiriti: sensualità e amore sono liberi e volano.” Lorenzo, queste sono le parole di Melissa (come faceva a ricordarle pedissequamente? – pensò Lorenzo) …ma io ti dico: lo stesso è per la Carne e lo Spirito; noi aspettiamo il liberatore che li faccia volare insieme, perché possano suggere non a un solo tipo di fiore… Comunque – sono in vena, mi sento a briglia sciolta, era parecchio che non mi capitava… – bisogna saper attendere!»

Gaia si fece sempre più donna.

«Cristo, sapienza di Dio: il primo nome, esplicito, di Cristo – Sapienza/Sophia – è al femminile. E chi, se non delle donne, sono state i primi testimoni del risorto? Pensa, Lorenzo, questo avveniva in un tempo in cui la testimonianza femminile non valeva nulla. Tra parentesi, questa è una delle ‘prove’ della veridicità dei Vangeli: il fatto di aver riportato la ‘voce delle donne’… Di’ alla Sapienza: tu sei mia sorella – così è scritto nei Proverbi: Gesù, tuo fratello, tua sorella… Per rimanere nell’ambito del parentado, la Dea Madre – risorta dalle ceneri tra l’undicesimo e il tredicesimo secolo – dà corpo, invece, sotto le sembianze di Maria (o Maddalena, per essere più chic, e choc), all’energia che promana dallo Spirito, quasi un’ipostasi al femminile di Dio: lo Spirito Santo altra non è che la Ruah, la dynamis divina; sullo stesso piano di Dio, e di Cristo, della stessa essenza, ousia ed exousia. Dolce come una colomba, ma più esplosiva – dynamis – della tanto declamata Kundalini. Sono circa cinquecento le cattedrali, i duomi, le chiese, di quel periodo, dedicate, involontariamente, allo Spirito Santo (il diavolo faceva le pentole, Dio i coperchi…). E nelle prime chiese, chi trovavi? Donne. Profetesse nell’Antico Testamento: Myriam, Deborah, Hulda – la prima, capo-popolo; la seconda, giudice e condottiera; l’ultima, profetessa e riformatrice religiosa. Ministre, diacone, apostole, predicatrici, abbondano, nonostante quello che si pensi, nel Nuovo Testamento. A cominciare da Tabita e la sua diaconia, poi le quattro figlie di Filippo, profetesse. E non dimentichiamoci di Evodia e Sintiche, collaboratrici di Paolo nel divulgare l’evangelo, di Priscilla e Febe, responsabili di chiese. Tutto questo, come vedi, anche ai tempi di Paolo, e testimoniato proprio da lui, presunto misogino (e qualche volta lo era). E che dire dell’episcopa – vescova – Theodora, immortalata in antichi affreschi: hanno tentato di cambiarle sesso, trasformandola in Theodorus… Come, del resto, hanno fatto per secoli con Giunia, l’apostola compagna di prigione dello stesso San Paolo: solo ora il ‘maschio’ Giunio (così nelle vecchie versioni della lettera ai Romani – e ne troverai di donne di potere, ‘dinamiche’, finanche ‘donne-pastore’, in quest’epilogo epistolare ‘femminista’!), solamente ora, dico, Giunia, costretta secula seculorum in abiti maschili, si è ripreso – ha strappato… – il suo vero sesso.»    

Gaia mimò platealmente l’ogiva femminista e chiosò.

«In ogni caso, le donne vanno ben oltre lo stereotipo Maria versus Maddalena, oppure: vergine, madre, fata, strega, principessa in cerca del pisello…»
(da "Gocce di pioggia a Jericoacoara") 

 Passo all'anti-Melissa, una che ha ben poca melassa, anzi ha il cultro come penna:
“…l’unico che mantenga il potere di turbare, di meravigliare, di illuminare, è lo ‘zòon erotikòn’: l’animale erotico, che va estratto con procedimento quasi alchemico dall’uomo della mercatura. Come una seduzione irresistibile ci viene incontro, unica espressione di gentilità di sapore arcaico, la sola forma umana capace di comunicare un sapore.” (Anna K. Valerio)

Donna come pantera e come gazzella: chioso con una poesia di Garcia Lorca (sarò loco, forse il carme non è indirizzato a una mujer, ma che importa, c’è lo spirito della donna, quello che nessun uomo può soffocare…).

Gazzella dell'amore imprevisto
Nessuno capiva il profumo dell'oscura magnolia del tuo ventre.
Nessuno sapeva che martirizzavi un colibrì d'amore fra i tuoi denti.
Mille cavallini persiani dormivano sulla piazza con la luna della tua fronte, mentre per quattro notti io stringevo la tua vita, nemica della neve.
Fra i gessi e i gelsomini, il tuo sguardo era un pallido ramo di sementi. Cercai, per darti, nel mio cuore le lettere d'avorio che dicono sempre, sempre, sempre:
giardino della mia agonia,
il tuo corpo fuggitivo per sempre,
il sangue delle tue vene nella mia bocca.
La tua bocca senza luce per la mia morte.

Donna: sempre, sempre, sempre

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