venerdì 22 giugno 2018

IL RECUPERO DELL’ESSENZA



IL RECUPERO DELL’ESSENZA

Tratto da un mio scritto “in progress” (inedito)

Voglia di libertà, di cambiamento… voglia di lasciare un’impronta sul mondo, di colorarlo. Ma l’erba voglio non cresce neppure nel giardino del re! Non è detto, non gettiamo via il bambino con l’acqua sporca! Fatto è che, come ci ricorda Ronald Laing (memore di Mallarmé e del suo «L’enfant abdique son extase»), «viviamo in un mondo terra terra: per adattarsi ad esso il fanciullo abdica alla sua estasi.»
Lo stato di estasi – qualunque sia il modo per “uscire da se stessi” – sembra essere il mezzo più efficace, oltre che appagante dal punto di vista dei sensi e delle emozioni,  per ottenere tutto ciò che si desidera attraverso mezzi non-convenzionali (preghiera, visualizzazione). Naturalmente, bisogna prima entrare in quest’ordine mentale – non necessariamente credendoci, ma dandogli una chance, sia pur remota.
Con l’estasi – non quella artificiale, da droghe, che è solo il passaggio a uno stato alterato di coscienza – entriamo e dimoriamo nel regno dell’essenza, ossia viviamo in uno stato di super-coscienza, il che amplifica tutte le nostre possibilità. Questo può accadere, non solo uscendo da se stessi, ma rientrando in sé: «Allora, rientrato in sé, disse … egli dunque si alzò e tornò … questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato.» (dalla parabola de Il figliol prodigo – nel Vangelo di Luca).
Il recupero dell’essenza, sia in condizione di estasi sia ritrovando il proprio ‘centro’ (Gurdjieff, e con lui Battiato, lo chiama “centro di gravità permanente”), sono fenomeni rari, saltuari e, il più delle volte, accidentali: il più delle volte manteniamo il nostro ‘copione’ abituale, ancorché disfunzionale, perché ci consente di restare nella nostra “zona di comfort” o, per meglio dire, di ‘familiarità’.
In seguito vedremo come uscirne, decentrarci e poi ri-centrarci utilizzando concetti e tecniche derivanti principalmente dalla Quarta Via, dall’Approccio del Diamante e dal Generative Imprint Model (un modello avanzato di Programmazione Neuro-Linguistica).
In ogni caso, molto più comune dell’estasi è la stasi: la personalità facilmente s’incarta… (la Stasi era anche una polizia segreta: parliamo sempre di uno stato di restrizione e blocco).

Continuando con i giochi di parole (utilissimi per ‘scongelare’ il cervello – come, d’altronde, metafore e citazioni, di cui spesso vado in overdose…): sei scocciato, allora vai con il coaching! E non è solo un gioco, ma un fuoco (un ‘focus’ e un ‘locus’ di attenzione e intenzione): «A volte dovrete arrivare al punto di provare disgusto per la vostra situazione attuale, prima di muovervi. Altre volte vi capiterà semplicemente di avere una gran voglia di fare determinate cose.» (Richard Bandler).  
C’è uno “stato problema” e c’è uno “stato soluzione”, una modalità (metaprogramma) “via da” e un metaprogramma “verso”: tra le due condizioni esistenziali di base – quella ‘inibitoria’ e quella ‘generativa’, spesso coincidenti con lo stato attuale e lo stato desiderato – c’è un percorso, che vogliamo sia il più breve possibile, e sono i metaprogrammi a dettare l’andatura: si tratta, in definitiva, di individuare, guidare ed, eventualmente, modificare il comportamento.
«Io sono venuto perché abbiate vita e l’abbiate in abbondanza» queste le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni. Quello che ti accingi a fare è un percorso verso: in direzione dell’obiettivo e, soprattutto, del tuo spazio interiore, affinché anche tu possa avere vita esuberante.
Ma con quali strumenti? Lasciando stare i casi borderline e oltre – campo della psichiatria e della psicoterapia – e le dissertazioni su psichiatria e antipsichiatria, malattia e salute, mal-essere e ben-essere, è ormai chiaro che, in situazioni di blocco e stasi, counseling e coaching risultano gli approcci più rapidi ed efficaci (naturalmente, i coach e counselor possono anche essere psicologi e psicoterapeuti): il counseling è più indicato per i casi “via da”, il coaching per quelli ‘verso’ – i confini sono, comunque, sfumati.
Altro punto a favore, la loro versatilità e duttilità, che ce li fa preferire agli approcci più ‘duri’ e rigidi: «Cedi e sarai intero. Piegati e vincerai. Vuotati e sarai colmo. Il duro e l'inflessibile vengono infranti dal mutamento; il flessibile e il cedevole si piegano e prevalgono.» (Ray Grigg, il Tao delle relazioni tra uomo e donna).


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