domenica 7 luglio 2019

PENTECOSTAGE


PENTECOSTAGE

Il sole batte. Per rinfrescarsi, un po’ di lettura. Impegnativa, forse, ma utile, soprattutto allo spirito. E se il sole batte lì dove duole, lo spirito soffia dove e come vuole…
P.S. Se la volta scorsa avevo postato il primo capitolo, ora posto la seconda metà del capitolo 42 del mio “Gocce di pioggia Jericoacoara” (il romanzo ha 67 capitoli…).

«“La vera arte della scoperta consiste non nel trovare nuove terre ma nel vedere con occhi nuovi” – sono parole di Marcel Proust (e Lorenzo le ripeteva spesso. Qui servirono a dare un po’ di respiro alla sua tirata). Gli errori sono buoni, utili, ci aiutano a imparare e crescere: più profonda è la valle, più alta la cima. Cerca l’esperienza delle vette! Ogni persona è, potenzialmente, unica e valida; e non è retorica, o populismo buonista. Il mondo ha bisogno di te. E qui divento predestinazionalista: tu stessa hai detto di essere stato prescelta (ma Lorenzo non aveva ancora compreso – o faceva solo finta? – di che pasta fosse Galatea). Ogni accadimento della tua vita ti ha portato una lezione: c’è una benedizione in ogni maledizione, una maledizione in ogni benedizione. Ogni cristiano, ogni nuovo nato nello Spirito, ha ricevuto la promessa senza prezzo di una vita gioiosa e abbondante, ma quasi mai scopre come viverla (la lezione di Gaia continuava a sortire effetti). Specialmente chi è ‘nato di nuovo’… Il mio – almeno quello cui con cui mi sto misurando, tra un progetto e una lettura – è christian life coaching: è una partnership, un partenariato tra me, te e Lui/Lei, lo Spirito Santo. Sì, lo Spirito, la Ruah, è parte integrante della partnership. Lei trasforma la tua vita da dramma e caos in pace interiore e calma. No more drama, canta la rinata Mary J. Blidge. Connessi allo Spirito possiamo esprimere e sperimentare le nostre personali terapie, spiritualità e liturgie, singole o collettive, attraverso le quali alimentare e simboleggiare una nuova coscienza biofisica. E stratosferica. Bios, non abios. Dobbiamo riconoscere che il cambiamento di coscienza comincia da noi stessi. Lo dice pure Krishnamurti (Lorenzo solleticò una vecchia passione di Galatea – c’era pure Yogananda). Abbiamo bisogno di terapie e spiritualità risanatrici, di crescita interiore. Dobbiamo recuperare il nostro corpo-psiche-spirito, dobbiamo imparare di nuovo a respirare, a sentire la nostra energia vitale. A staccare dalla nostra anima naturale – nephesh – lo spirito divinamente infuso in noi, la neshamà, la ‘scintilla divina’ nell’uomo. Salute fisica e salute psico-spirituale debbono andare a braccetto: purificazione dell’anima e benessere del corpo – shalom in ogni area della propria vita (compresi denaro e sesso) – sono necessari affinché lo spirito che è in noi possa compiere con energia, dynamis, la propria missione di vita. Come vedi, non c’è bisogno di essere buddisti per enunciare concetti noti anche a Gesù, ma da lui ‘riformati’, ristrutturati, potenziati.» 
  Lorenzo – sarà stata la posizione del loto – era un fiume in piena (non più uno wadi nel deserto).
   «Dobbiamo rubare tempo alla fretta per contemplare la natura, tornare in contatto con la terra vivente, dipingere, scrivere poesie e romanzi, immergerci nel sacro. Non solo il cielo, ma la terra, il suolo, il sottosuolo se è necessario. Le comunità del ‘nuovo essere’ e della ‘nuova coscienza’ devono imparare a produrre da se stesse le proprie liturgie, il proprio life-style, e portarli per strada… Ciò di cui abbiamo bisogno non è solo ottimismo – al bando il pessimismo –, ma, soprattutto, e non sembri banale, scontato o mieloso, l’amore per gli altri, per la vita e per la nostra madre comune, Gaia (il richiamo a quel nome era troppo forte per Lorenzo). E te lo dico, non da new-ager, ma da cristiano della Pentecost-Age. Ti piace il termine? È mio, made in Lorenzo… (ma anche Julim l’aveva usato… sincronismo pneumatico?
   Cercò d’imprimere, subliminalmente, questo marchio di fabbrica – Pentecostage – nell’anima di Galatea, ma scivolò sul bagnato. Capì, ancor più di prima, che c’era qualcosa di scivoloso, di torbido, di sdrucciolevole, in lei.
   «Dobbiamo ‘aiutare la persona ad aiutarsi’: una persona ha già in sé le risorse necessarie, ma bisogna tirarle fuori. Chissà perché, rimangono sempre in letargo! Occorre, poi, focalizzarsi sulla persona più che sul problema. Bisogna svezzarla, educarla. Educazione come e-ducere, condurre fuori. Quindi: educazione all’ascolto interno, all’incontro-scontro coi diversi aspetti della personalità, attenzione alle voci più sottili, quelle tralucenti dai livelli più alti dell’Io (ma anche quelli più bassi: tutto fa brodo). La Grazia – l’aspetto luminoso di Dio – dà luce alle tante ombre della nostra vita quotidiana. Alla luce della fede – che chiede – e della grazia – che risponde – possiamo accettare con gioia la vita e accogliere con cuore allegro, con ‘sobria ebbrezza’, gli altri. E così sconfiggeremo anche la depressione, il problema più comune che sta affliggendo l’umanità, specie nei paesi più civilizzati. Lo sai che nella Bibbia se ne parla? Per esempio nei Salmi, ma anche San Paolo ne tratta nelle sue Lettere. Ma egli parla anche della fiducia che ha per mezzo di Gesù Cristo, e non per merito suo, ma perché infusa da Dio. E dello Spirito che lo rivivifica. Vale anche per noi.»

     Ripresasi dopo un lungo nostalgico sospiro interiore (condiviso, anche se su altre cavità dell’anima, da Lorenzo), Galatea aprì bocca (sempre ben calibrata, e bombata) e chiosò.
     «Io sono ciò che ho. L’avere può coincidere con l’essere, ma solo se interpretato alla Sartre. Esistenza viva, goduta, oltre la nausea e la noia. Vita bacchica, alcolica… Bacco rappresenta la gioia, l’ebbrezza della vita. Solo se Cristo si fa Bacco, possiamo andare d’accordo. Perbacco, Lorenzo, vedo che non sei un bacchettone. Già lo sapevo, ma ne ho avuto la conferma. Da come bevevi… Mi hai assaporato e pasteggiato come neanche il miglior sommelier…»
     Lorenzo rise con nonchalance e andò a scalare:
     «Cristo è al di là dei nostri luoghi comuni, o di quello che la Chiesa, le varie chiese, confessioni e conventicole ci propinano. Spesso ce ne danno anche un buon ritratto, anche se mi fido più dei teologi, malgrado quello che si possa pensare di loro. Sì, Gesù era anche un buon maestro, ma soprattutto un ‘salvatore’. Alla giudaica, nel senso di portatore di shalom’, di vita ‘piena’. Hai ragione, in Cristo c’è pure la manifestazione di Dioniso, come archetipo o tipo, intendo. E Gesù Cristo è davvero un bel tipo! Tornando all’Ellade, Dioniso è anche il movimento del sole, della luce, mentre Apollo ne simboleggia la fissità, la staticità. In Cristo i due ‘tipi’ – Apollo e Dioniso – si fronteggiano, ma è quest’ultimo a vincere. Infatti, se Dioniso rappresenta l’eterno ritorno, Apollo è la freccia del tempo. Tuttavia, Cristo è sì il tempo orientato verso la Pienezza, ma è anche un ritorno allo stato primordiale. Il boomerang torna sempre indietro, ma se colpisce il bersaglio cade a terra, ferma il tempo…»
     Lorenzo si arrestò un attimo e rilanciò il boomerang.
     «Le difficoltà ci saranno sempre, ma sempre meno. La differenza è su come risponderai. Il christian coach riallinea il fuoco perduto (e spento) sul proposito di Dio. E lo riaccende. Ne L’Anticristo c’è un passo significativo, in cui Nietzsche, l’anticristiano, nel ri-valutare la figura di Gesù (il Cristo gli piace meno, anzi punto), disarcionando quella (secondo lui, e non solo) costruita da Paolo, sostiene che, non nella ‘fede’, ma nel ‘fare’ sussiste e consiste il vero messaggio del messia... Ma fede è azione… La vera fede è sostanza. Sub-stantia: ‘sta sotto’, ma quando esce allo scoperto va sopra, va dentro, è azione, energia, dynamis. Parafrasando un detto ‘eroico’, il nostro Onore si chiama Fede! Tornando alla teoria e alla prassi, terapia e counseling sono generalmente focalizzati sulla soluzione di uno specifico problema: bisogna scavare nel passato per andare a fondo e trovare lo strato che, cedendo, ti ha fatto affondare o, nel migliore dei casi, perdere l’equilibrio. Tuttavia, quando il problema è risolto, la terapia e il counseling finiscono di dare frutto e non ti fanno andare avanti. Il life coaching, al contrario, parlo in particolare del christian coaching, si concentra nell’aiutarti a inverare i desideri che Dio ha posto nel tuo cuore. Più che scavare, taglia, separa: scinde il ‘giorno’ dalla ‘notte’, il ‘sopra’ dal ‘sotto’, il ‘mare’ dalla ‘terra’, ma poi li completa e li adorna… E poi si riposa (ma sotto sotto è sempre attivo). Ma se è  necessario, li rimescola, anche temporaneamente, per dare nuove soluzioni. Per dare alla luce un nuovo giorno. Solve e coagula: non tutto il male viene per nuocere… Coach e coachee, sintonizzati tra loro e con l’obiettivo volto a Cristo, insieme creano una visione del futuro sotto la regia di Dio e l’assistenza dello Spirito Santo. Se il tuo ‘book’ è scelto da Colui che fa il ‘casting’, i giochi sono fatti. Rien va plus.»  

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