giovedì 17 dicembre 2020

DE PROFUNDIS. ABISSO CHIAMA ABISSO

DE PROFUNDIS

ABISSO CHIAMA ABISSO

 

Oggi, ma non è una novità, esercitazioni di scrittura crea-attiva.

Scrittura creativa, sì, anche oltre ogni limite…, accompagnata da folgorazioni di pensiero ed emozioni a pelle e sottopelle.

Chiamale, se vuoi, emozioni. Emozioni che muovono e sanguinano. I’ve got you underskin.

P.S. C’è anche un Papa sulla linea di confine…

N.B. Il tutto, come spesso accade, tratto dal mio romanzo “da derviscio danzante, tra Policleto e i Beatles” Gocce di pioggia a Jericoacoara.

 

“Ampia, più ampia è la tua visione…” Il sottofondo di Brahms – intermezzo per piano – sostituì (altrettanto misteriosamente) il sorprendente ‘adagio’ (con alcune ‘ondate’) di Yanni, e l’ancor più ‘spiazzante’ ‘andante’ di Ivan Segreto, che – inverosimile – avevano sottolineato le spigolature di Arianna, interrompendo le elucubrazioni intellettuali del trio (in consonanza: tutti e tre si erano ritrovati a parlare lo stesso linguaggio mentale). Lorenzo, che, pur preso dal duetto col Papa, non aveva mancato di notare l’imprevisto spuntare di musica borderline, ai confini del New Age (e nei confini di Battiato), rimase, di nuovo, completamente basito (brasato: fino ad allora coceva a fuoco lento). Cose da pazzi, alla Basaglia.

   Un battito d’ali: il pontefice volteggiava virtuosamente con Arianna sui tasti brahmeggianti e bramosi. Che bramivano come cervi in amore (i tasti, neri e bianchi). D’altronde, ogni vero cammino inizia con una trasgressione. E non c’è vero in-gredire senza trans-gredire. Che lo si gradisca o no.

   Il gradiente s’innalzò e Arianna obbedì (il vero audire – l’ascolto – comporta, di necessità virtù, l’ob-audire, l’obbedire). Un’insolita trama si stava dipanando e a lei (ma Lorenzo la seguiva) parve di camminare sulle acque: il Papa un virtuoso della danza! Prima Yanni e Allevi (pure lui, il folletto doce doce), sdoganati, poi Brad Meldhau, sophisticated, infine Brahms, il doge. Ci mancava George Michael… (ci sarebbe andato a puntino, comunque. Anche George Benson e Marvin Gaye. Che dire di Trinah e il suo erotic lounge? E Billy Idol? Troppo…).

   Arianna dallo stupore (virtù dei filosofi – Sophia divina inclusa) ripiegò sull’incredulità (uno scherzo, un’allucinazione, delusion?) e affondò. Per risalire subito a galla. Lei aveva sette vite, non per niente era una gatta. Donna ‘selvaggia’, ma gaia, conosceva la ‘quintessenza’ della vita. Non si era mai persa nella ‘selva oscura’. Lei correva coi lupi. E il Papa era, in fin dei conti, un figlio della lupa… Steppenwolf.

   Brahms, spuntato dal silenzio sacrale, dopo aver pontificato per non più di tre-quattro minuti (il primo giro di pista) passò il testimone a un ancor più giocoso valzer, prima solo accennato poi sempre più viennese, da ring. L’october fest (ma si era in maggio, sia pure inoltrato) ringhiò per alcuni minuti, il tempo necessario affinché la vivacità e la sorpresa reciproca (il Papa era inconsapevolmente cosciente del suo ‘azzardo’) ribaltassero la santa trasgressione in una febbrile celebrazione della gioia di vivere (e poi perché la musica? Penetra direttamente nell’anima… È intramuscolare. Le parole sono solo delle pillole: hanno bisogno di più tempo per fare effetto).

   Nozze di Cana. Santità trasformata in divina ascesa (oltre l’ascesi, e ogni ascesso), acqua trasformata in vino (la birra si mise, spontaneamente, per un attimo da parte). Eccesso di vita, accesso ad altri eoni, ebbrezza pura, ionizzata, festa del Dio incarnato e dell’uomo trasfigurato. E la donna a far da giudice (di pace). Il Papa aveva preso l’ascensore…

   Mai Arianna aveva ballato un valzer con questa vivacità. Anzi, quasi mai aveva ballato ‘classico’. Lorenzo in questo non era un cavaliere perfetto (a dire il vero anche in altro). Ma nemmeno in altri balli (se solo lo avesse visto zompare latino-americano a Pugnochiuso! Lì era risorto, anche nelle danze. Come in trance. Bacco e Venere. Tabacco, no grazie! Meglio il tabasco).

 

   Del Papa (e dei papi in generale) Arianna aveva, logicamente, un’idea ben diversa. Un uomo da scala (santa o reale), non certo da ascensore (al massimo, un asceta). Ma la logica fa spesso a pugni col cuore (e la ragion di stato – fosse pure il Vaticano). Del resto, lui, il Papa, era un uomo d’oggi (a onor del vero, nel Rinascimento erano anche più ballerini. Senza essere nani). Non c’è più religione… O forse ne stava nascendo una nuova. Dio era morto, Marx era morto, la Chiesa non si sentiva tanto bene, ma il Papa era pimpante e, ciliegina sulla torta (dopo che Pilato si era lavato le mani: l’igiene non è sempre ‘pulita’…), Cristo era vivo e vegeto. Cominciava a ‘rinascere’: c’era un vero e proprio boom di nascite, anche gravidanze indesiderate…

   Gesù: “luce trasformata in persona divina”. Luce e ombra. Prima du, il radicale linguistico, poi Dio, madre di dies, la luce del giorno. E la nostra fede è figlia di Dio e della luce. Della luce che scaturisce dalla speranza, dalla fede, non dalla paura. È sostanza, materia, non aria fritta. È il coltello affilato che separa l’anima dallo spirito. E il loro, quello di Lorenzo, di Arianna, del Papa, era pensiero tagliente, trans-moderno (anche trans-lucido): ben oltre il post-moderno, che, comunque, al di là del suo lato ‘debole’ ed ‘effimero’, nel suo voler annullare ogni cosa demolisce – questo il suo punto ‘forte’ – anche i falsi idoli. E butta giù dal treno, dal trono e dall’altare, le ideologie tronfie, gonfie e mollicce. Inclusa quell’ameba (la ‘seconda religiosità’, anche quella istituzionalizzata da otto-per-mille) camuffata da drago dalle mille scaglie e dalle mille corone, ammantato di oro e porpora, eppur flaccido, senza corpo né anima. E non stiamo certo parlando dello Spirito…

   Il vecchio Papa si stava spogliando della vecchia pelle (né di Pietro né di Paolo) e si stava ammantando della nuova. Babilonia, adieu! La spada dello Spirito aveva tagliato la vecchia coda (il codazzo di superstizioni che sta dietro, e dentro, alla religione) e ne stava spuntando una nuova. Tail, nail, blade: energetico il cocktail… Il Papa blade runner (aveva superato Ockham), dopo aver tirato fuori le unghie, stava per estrarre il ‘coltello affilato’ di Nietzsche, suo terribile conterraneo. Sì, il filosofo ‘oltre il confine’ (ma che tornava sempre sulla terra), al quale “ci si arriva per folgorazione o si rimane gran tempo a guardarlo in cagnesco, ben sapendo che la corda della trappola è tesa, che l’esca succulenta già gronda di veleno. Nietzsche è una lettura rischiosa, qualunque sia il testo da cui la si comincia, ma necessitata.” (Anna K. Valerio, que sera sera – what ever will be, will be – colpisce sempre. D’altronde, per lei – Lorenzo ne era ‘letterariamente’ invaghitol’estremismo era ritenuto “semplicemente la rettitudine di ragionare fino alle estreme conseguenze”).

   Un nuovo nichilismo post-nicciano si stava affacciando sul Nulla divino (il ‘divino’ dei ‘padri’ della Chiesa e dei grandi mistici, quello che piace anche ad Anna K.: il Dio borderline, ‘indeciso’ se continuare a celarsi alla vista dell’uomo o esporsi…). Un Cristo urgrund – artefice sin dall’origine – che non ha paura di combattere. Parola di risurrezione, ma anche d’insurrezione. Di rinascita, ma anche di rivolta contro il mondo (moderno o antico, non importa). Azione e reazione. Croce e pugnale, ma anche ‘la Croce e il nulla’. ‘Ministero di equità’, di giustizia e vera solidarietà, contro il Mysterium iniquitatis delle attuali oligarchie, democraticamente biancovestite (anche di nero, quasi sempre di grigio). È lì il peccato, ma è anche dentro di noi. L’interiore si alimenta dell’esteriore e viceversa. E non solo chi ci circonda o c’influenza anche da lontano. Reversione temporale per un rilancio in un futuro abissale. Bouleversement versus impeachment. Abisso chiama abisso. Cielo chiama cielo. Casa, città, mondo, universo… Il villaggio globale è ormai locale, ma i localismi hanno alzato anche loro la cresta, i loro campanili e, ora, i loro minareti...

 

 

 


 

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