lunedì 21 dicembre 2020

L’OCCHIO INDISCRETO (parte seconda)

 

L’OCCHIO INDISCRETO

(parte seconda)


Ed eccoci alla seconda parte del ‘tralcio’ di sociologia.

“I buoi sono usciti dalla stalla. La privacy ormai è volata dalla finestra di internet...” – così il prof. Paul Skokowski durante una conferenza in Colorado (su L’Espresso del 6.5.99). Ma un altro saggista amante del paradosso – David Brin – ha controribattutto: “vanno bene le telecamere nascoste [...], certamente gli abusi diminuirebbero” (ibid.). Non ci sarà da stupirsi se un nuovo premio annuale è nato negli USA a cura di Privacy International – quello del Grande Fratello... (ormai qui sta invecchiando – e neanche l’isola dei famosi si sente tanto bene…)

E allora? Cos’è Internet ?  È un ‘medium’ che ci dà la piena libertà d’azione, o al contrario, è il famigerato Panopticon del terzo millennio? Internet, ovvero the net (la rete), rete internazionale, fitta maglia di strade da percorrere in assoluta libertà, è una spirale che ci avvolge e c’intrappola? Per Piero Ostellino nella. rete planetaria c’è un problema: la libertà. Già da qualche anno ogni individuo è il terminale di un inesauribile flusso di dati e messaggi. Ne trae maggiori opportunità di scelta o se ne farà manipolare? La società dell’informazione globale accrescerà gli spazi della democrazia, ma comporta il rischio che questa forma di governo inevitabilmente porta con sé: l’omologazione politica e culturale. George Orwell, autore di libri quali “La fattoria degli animali” o “1984”, ha affrontato, in tempi ancora non (troppo) ‘sospetti’, la possibilità di una umanità che sottostà, in pieno stile panoptico, a un guardiano, che c’è, oppure si pensa che ci sia, ma che non si vede. 

Proprio in “1984”, Orwell parla di una società del futuro (per lui il 1984 era un po’ come per noi il 2044), che soggiace a un regime totalitario capace di giostrare con gli uomini come un burattinaio fa con le proprie marionette. E quel che è più clamoroso, riesce a farlo quasi per induzione, pur non manifestandosi in maniera vistosa, pur non avendo un vero corpo di polizia che porti o tuteli l’ordine e la sicurezza tra i cittadini: questi si comportano in maniera totalmente autodisciplinata, perché hanno il timore di essere scoperti, sempre, in ogni circostanza, in ogni luogo, dall’occhio del Grande Fratello, il capo del partito, che nessuno ha mai visto, ma del quale nessuno può metterne in discussione l’esistenza. Il “Grande Fratello” altri non è che il guardiano della torre del Panopticon: influenza gli appartenenti al partito (i carcerati), senza bisogno di costrizioni o di manifestarsi pubblicamente (non sempre è così: c’è chi è fin troppo presenzialista e chi fa sentire la sua voce tramite interlocutori o presunte sue disposizioni, senza per questo farsi vedere se non attraverso filmati più o meno recenti o più o meno taroccati).

Edward S. Herman e il ‘mitico’ Noam Chomsky, docenti all’Università della Pennsylvania, in un’intervista di qualche anno fa al CORRIERE DELLA SERA, hanno testualmente affermato che Internet è il nuovo Grande Fratello di orwelliana memoria, che tutto osserva e tutto controlla, definendo la rete telematica come una vera e propria trappola (il flauto magico di Hamlin?). E per rimanere tra i semiologi, Umberto Eco non definisce forse il Computer (padre putativo di Internet) la Bestia, con non troppo celati riferimenti all’Apocalisse giovannea? E la tv via cavo non può forse produrre effetti panottici? E l’ipotesi, ventilata – e forse attuata – negli USA e in Gran Bretagna, di sorvegliare le baby-sitter con l’occhio tv a circuito chiuso per evitare maltrattamenti ai bambini, seppur motivata da drammatici fatti di cronaca, non è forse un ‘germe’ panottico, da sommarsi ad altri ‘marchi’ e ‘segni’ atti schedare i nostri comportamenti. Oppure, come spesso accade con i mass-media, a condizionare i nostri comportamenti fino a irreggimentarci (foss’anche con l’illusione di una libertà personale incondizionata). Dapprima a fin di bene, poi per indurci a fare la fine dei ‘porci di Gadara’ (che, invasati, pur essendo ‘in formazione’ ma non nella giusta ‘rotta’, affogarono in branco nello stagno: concetto ripreso da Ronald D. Laing, psicanalista radicale, dai Vangeli)?

Lo spazio a noi circostante condiziona i nostri comportamenti e le nostre azioni: il Panopticon di Bentham funzionava proprio per questo – perché lo spazio era strutturato e utilizzato in maniera tale da conseguire i risultati che ormai ben conosciamo. Nella società ‘contemporanea’ si parla molto della differenza tra spazio e luogo, luogo di transito e non luogo... Questo dello spazio, e del luogo in genere, è argomento che ci tocca molto da vicino: nelle metropoli dell’era post-moderna coglie il germe delle metamorfosi che quotidianamente accompagnano l’evoluzione dei centri urbani. Ma anche della noosfera (il pensiero) in generale: superati i tradizionali modelli lineari di marca newtoniana e darwiniana, nella nuova sintesi solistica originata da questa insensibile rivoluzione in cui tutto è in relazione (la rete della vita di cui parla Fritjof Capra, intellettuale e scienziato ‘di frontiera’) potremmo realmente essere schiavi di un meccanismo panoptico, che non ha alcuna fisicità spaziale, che ‘vive’ in un non meglio definito ‘non  luogo’, al massimo tra fibre ottiche e cavi telefonici. Non più il mitico Argo dai mille occhi, ma un solo grande occhio su mille teste... Foucault aveva visto giusto (sempre in “Sorvegliare e punire”): “Bentham sogna di fare una rete di dispositivi che sarebbero ovunque e sempre all’erta, percorrendo la società senza lacuna né interruzione”. Sì, abbiamo capito proprio bene: il sogno di Bentham era, secondo Foucault, quello di costruire una rete, una trama di dispositivi, ovunque e sempre, qui e ora; sì proprio una inter-rete (internet?), che è in ogni luogo e in ogni istante (un dio minore?).

Naturalmente, questa ‘figura’, del Panopticon prima del ‘Grande Fratello’ poi (prima c’era il Leviatano, lo Stato-monstre, ma almeno era visibile...), ha suscitato intorno a sé grande interesse (e mille interessi), col suo grande fascino (charme: canto incantatore), il suo alone di mistero. Mille le domande. Come risposta, in molti si sono occupati della faccenda panoptica: aderenti a movimenti religiosi (i fondamentalisti della ‘grande cospirazione’), intellettuali dell’’ermeneutica del sospetto’, registi... C’è chi ha pensato bene di tradurre in pellicola vicende che parecchio hanno a che fare con il ‘Grande Fratello’: “Orwell 1984” e “The Truman Show” sono solo gli esempi più ‘diretti’ (ma la realtà supera, come al solito, la fantasia del grande schermo: l’aspirante attrice che, qualche anno fa, a Santiago del Cile, offriva ogni sua intimità quotidiana dalla casa trasparente appollaiata su un palo dà il senso dello zeit-geist, dello ‘spirito del tempo’ – ma ovviamente è anche questo solo la punta dell’iceberg). E poi, per rimanere a tecnologie già alla portata di tutti: i video-cellulari, la videosorveglianza dilagante, Echelon (il ‘grande orecchio’ della NSA – National Security Agency: “non è fantascienza, ci ho lavorato... La maxirete di spionaggio elettronico può intercettare telefonate, fax, e-mail...” Mike Frost alla CBS, fine febbraio 2000).

Come si è notato i riferimenti non sono dei più recenti: quel che accade oggi è sotto gli occhi di tutti. Eppure, internet serve ed è un servizio dalle occasioni uniche: gettando la rete (meglio che dire: “immergendosi nell’oceano-web” – al limite: “cavalcando le onde-web”. Le parole ‘forgiano’ la realtà…) si potranno portare a riva perle e altri tesori, anche nascosti. Se gli infidi occhi del mitico Argo si sono tramutati nei più innocui (e piacevoli) ‘occhi’ della coda del pavone, anche nella realtà di oggi il miracolo può avvenire: sono convinto che è ancora tutto nelle nostre mani e che siamo noi a decidere oggi se il nostro domani sarà un ‘domani panoptico’ e se con questo ‘occhio indiscreto’ potremo meglio scrutare l’orizzonte.

 

 

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