domenica 15 luglio 2012

FEMME FATALE


CHERCHEZ LA FEMME



Tra cercatori di verità 
 e cercatori di fama







FUMUS
Cerchi di fumo, fiumi di parole, assenzio a cascate, assenza di senso… 
Giorni di fame, senza fama, nessuna femme fatale...

HUMUS
Queste giornate d’afa e d’afasia, tra fasi lunari (quelli del Berluska mutante – già in mutande) e solstizio in pieno armistizio – il Monti-python tra l’ipnotico e l’apneico – promettono, se non l’alba dorata, almeno un tramonto lento. 
Slow Time: DA DOMANI VOGLIO FARE A MODO MIO…

FLAVOUR
Fare ‘a modo’ non significa non seguire le regole: tutt’altro, significa scegliere consapevolmente cosa fare.
Significa tra-sformare il proprio dis-agio in agio. E per fare questo occorre uscire dalla propria “zona d’agio”… (la comfort zone): schizzare fuori quasi fosse "zona d'aglio"...
Significa non essere più agitati, schizzati, insofferenti come tanti cani alle prese con pulci, zecche e moscerini da nulla (e io apprezzo i cani: vai al mio post precedente):
“Credo che ‘disagio’ sia la parola chiave. Nei nostri anni ogni normale sottozero invernale diventa ‘gelo polare’ e ogni normale canicola estiva diventa ‘caldo record’… Se ogni disagio diventa ‘emergenza’, ogni stato di malessere diventa ‘malattia’.”
(Michele Serra)

HUMOUR
"E poi c’è l’uomo ‘normale’: “aspirato dai suoi pensieri, dai suoi ricordi, dai suoi desideri, dalle sue sensazioni, dalla bistecca che mangia, dalla sigaretta che fuma, dall’amore che fa, dal bel tempo, dalla pioggia, dall’albero vicino, dalla vettura che passa...”
Questo è l’uomo ‘robot’ (ne parla Gurdjieff, ma un po’ tutti ne aspiriamo qualcosa…). E che dire dei tanti pseudo-manager fuma-fuma (anche solo mamme o babbi che portano il pargoletto a scuola) che impazzano per le strade sgommando come folli su SUV ingrifati, quasi dovessero correre a chissà quale appuntamento ‘capitale’. Alla fin fine tutti stressati (e non sto parlando dello stress positivo – l’eustress – quello del primo bacio o della discesa su una pista di sci, e sei uno sciatore provetto, ma del distress: quello che ti logora la vita, ti avvelena l’anima e ti può condurre sul baratro).   
Insomma, da una parte l’uomo robotico (moscio o agitato), dall’altra l’uomo comatoso. Sì, lo so, certe cose ci sono sempre state (è nella natura dell’uomo: un po’ in cielo un po’ a terra…), ma il tam tam dei mass-media – puoi avere tutto subito (dal fast food al prestito su misura, fino al fast love) e devi essere ‘così’ (tacco dodici o rasoterra, tutta-tette o filiforme, grasso è bello…) – ha creato l’era dell’ansia: un continuo mordi e fuggi alla ricerca di una soddisfazione effimera e un susseguirsi di copia-e-incolla di modelli mass-mediatici belli ma impossibili.     
Dall’eccesso d’informazione all’eccesso di attenzione: si è passati dall’epoca delle ‘grandi narrazioni’ a quella del gossip. Basta cliccare e hai tutto in un attimo: qui le ultime news dalla Kamchatka, lì un contatto face to face con il tuo compagno di banco affacciato su Facebook. Ottimo, pure indispensabile, ma con questo volere tutto, poco, maledetto e subito, abbiamo disimparato, non solo a fare i calcoli a mente, ma a sbrogliarcela con le minime difficoltà quotidiane. Un piccolo intoppo e… il mondo ci crolla addosso. Vediamo subito la montagna nella sua immensità: abbiamo perso la capacità di riflettere, fermarci un attimo e scomporre il problema nelle sue componenti più piccole, ognuna facilmente risolvibile, oppure aggirarlo con uno stratagemma. Allora, perché non seguire l’esempio dei cinesi? Se noi vediamo una lunga distanza nella sua interezza (il che ci spaventa), loro, da sempre, sanno che mille miglia cominciano con un solo passo.”
(dal mio Che cos’è la PNL – Sovera).

RUMOUR
A proposito di passi: un altro step sul cammino della fama. Ci voleva, con questo caldo… Uno scossone per il mio ego-drive: anzitutto una recensione di Raffaele Ciruolo sul mio saggio sulla PNL appena menzionato (langolodelpersonalcoaching.blogspot.com/) e poi, surprise, la segnalazione del mio post Doc Whisperer come miglior blog-post da parte di un noto sito di architettura http://www.architetto.info/bestblog.html (a proposito va’ a rileggerti i miei vecchi post su archistar & co).
E per ricaricarmi ancora, ho appena riletto Incontri con uomini straordinari di Gurdjieff…
Bene, visto che mi sono appena ricaricato – anche perché proprio ieri a una conferenza ho incontrato un uomo, se non straordinario, molto noto in ambito mass-mediatico: dopo la premiazione per la sua opera prima, ho avuto occasione di donargli il mio “Gocce di pioggia a Jericoacoara” – e visto che anch'io sono un cercatore di verità termino con alcune stille del mio romanzo magical mystery tour:

     Sì, letture pregnanti e imbarazzanti: i due termini, che come allegri frugoli si rincorrevano nella mente, gli piacevano proprio. Gli facevano balenare, all’inglese e all’ispanica, l’immagine di una donna incinta: in fine dei conti, la lettura non era un voler ingravidare una mente sterile? Non era gettar semi su un terreno arido e incolto?
     Un po’ cade lungo la strada, e gli uccelli se lo mangiano, un po’ si disperde sulla roccia, un po’ s’intrappola tra le spine, una parte cade sulla buona terra...
     La passione per la lettura e i suoi semi! Per loro Lorenzo, spesso, troppo spesso – umano, troppo (poco) umano –, aveva dimenticato, tralasciato, lasciato cadere, cose altrettanto o (come avrebbe di lì a poco scoperto – o ri-scoperto) più importanti: parlare d’amore, farsi titillare il cuore (e tutti i sensi) dalle sue lusinghe (lasciando pure che le sue spine lo pungessero), dare qualcosa di se stesso all’universo femminile. Che pure gli piaceva tanto: in primis, la sua unica Arianna (nel senso di unicum: amara, amarcord…). Anche il solo sorriderle al mattino.
     Ma spesso, troppo spesso, non era riuscito a trovare la forza, il tempo, la voglia (o chissà che altro), di parlare, di corrispondere agli amorosi sensi, d’illuminare di sole le lunghe notti d’inverno coniugale.
     Inverni freddi, bui, senza fine, in attesa di un September morn. E settembre era finalmente lì, pronto a offrirsi, ma nell’animo di Lorenzo l’inverno continuava ancora a mietere vittime – questa sensazione, di falcidie interiore, di una Stalingrado dell’anima, l’aveva accompagnato fino a sole ventiquattrore prima. E poi il (femme) fatale incontro… E la bolla nera aveva cominciato a sgonfiarsi (ma non era scoppiata). E sì che nelle ultime settimane aveva tentato, vanamente (vanitas vanitatum), di ricorrere a vari meccanismi di difesa per rendere tollerabili quei momenti così duri; ma, quanto più tentava di allontanarli, tanto più alimentava la sua nevrosi – una riprova dell’accordo tra la psicologia sufi e quella contemporanea (a Lorenzo le pile della Kultur non erano mai scariche).    
     Aveva cercato – ma sapeva bene che il suo era solo un patetico bluff (era a conoscenza di ogni cosa, o quasi) – di autoconvincersi che gl’incontri di Arianna fossero stati solo giochi innocenti, discorsi al caffè per sentirsi più grande, o per restare un po’ garçonne. Più spesso, però, aveva visualizzato i fatti nella loro nuda rude crudezza (e concretezza).
     E il futuro? Cul de sac. Per chiudere il cerchio, un soprassalto sufi (con un tocco di vipassana: Lorenzo era ‘ballerino’): mai anticipare, con l’immaginazione, un futuro negativo; piuttosto, vivere l’attimo. E soprattutto, mai posticipare il passato negativo!
     Il passato: double face. Pagine bianche, ingiallite, scritte su pergamena. Pagine e pagine. Lui, sempre perso tra le segrete dei libri. E i loro segreti (in seguito, anche Victoria’s secret). Libri ‘inchiodati’? Jamais! Books, booklets, penguin classics, livres de poche, pocket, tascabili, purché libri… (anche e-books. Ammazza… – amazon – che bibliofilo!) Li compulsava, slinguava, odorava, sniffava e poi vi ci si tuffava. Anche a occhi chiusi. Lorenzo era uno junkie, un drogato (di fogli stampati, non di cartine), un book-addicted: aveva più d’una scimmia sulla spalla (e gli facevano pure le linguacce). A proposito, pour parler: Lorenzo, il bookworm (ma anche movieworm), mai verminoso, però, fluiva in english, galleggiava in tedesco – aveva fatto uno stage nazi-runico –, dava delle belle unghiate french. E poi ogni tanto stillava, specie quando scriveva, gocce d’umor pagano dall’Olimpo e dai Sette Colli; un po’ di ‘vento divino’ dal Sinai per la par condicio e, sursum corda, sciacqui nel Gange.
     Vagabondaggi intellettuali, intra ed extra-moenia (ultimamente, sempre più spesso, sconfinamenti internettiani – anche se il computer non tanto se lo filava), alla ricerca di quella rara, ricercata, emozione chiamata bellezza. Così, senza un perché (la bellezza, ma anche, talvolta, le sue incursioni libresche: entrambi, incursioni barbariche). Forse un tentativo per ‘confondere’ la tristezza, quel ‘demone’ – la malinconia (tra la planet melancholia di Lars von Trier e la melancholia ermetica di Dürer) – che di tanto in tanto faceva capolino dalle sue segrete e batteva cassa.
     E la si leggeva sul viso. Cash. Quella tristezza che c’invade quando sperimentiamo – è George Steiner a ricordarcelo, mica uno qualsiasi – “le correlazioni fallite tra pensiero e sua realizzazione.” E lui spesso aveva toppato, anche quando era a un passo dal traguardo. Uno stop a un passo dal top. Né top gun, né top model… Ma a soccorrerlo ecco intervenire proprio lei, la ‘bellezza’, la musa da lui tanto ricercata.
     Senso estetico e fame di cultura: il duo che lo manteneva in vita. Con o senza mouse. A muso duro. Per il ‘trascendentalista’ Ralph Waldo Emerson (uno dei ‘suoi’ filosofi) l’intellettuale viene educato dalla natura, dai libri e dall’azione. Ma per lui la natura era un po’ troppo spoglia (onda lunga della ‘fumosa’ Ilva del suo ‘locus natalis’?) e l’azione sin troppo lenta. Rimanevano, quelli sì, i libri: robusti, pieni di rami, frondosi, carichi di frutti. Arts and crafts. Lorenzo era un lettore creativo. Ma, soprattutto, un Aphrodite’s child.
     Trasversale, transculturale, scultoreo (quasi: le giornate in palestra). Un esteta, un intellettuale, un pensatore… Olistico, all in one. Anche se, alla Emerson, la sua “rude forza pelasgica era tutta diretta verso il nascente senso della bellezza.” Lorenzo: bello e possibile (più spesso, possibilista. Tendeva, suo malgrado, al ma anche…). Lorenzo: a chance for a change. Innovativo, ‘esplorativo’: sempre attento ai ‘fenomeni’ della lettura, della scrittura, della religione. Lui stesso, in un certo senso, era un fenomeno. Non realizzato. Inespresso. Neppure raccomandato, né posta prioritaria e nemmeno semplice. Tanto meno fermoposta. Aveva tentato pure con la posta aerea, ma l’atterraggio era stato disastroso…”