MILLION DOLLAR BABY
(REMIX)
Siamo ormai agli sgoccioli. Tra poco entreremo, a
pugni, nel 2021…
Continuer le combat.
Questo è l’ultimo post
di questo anno fatale e, per modellarlo, mi rifaccio a uno dei miei primi post
in assoluto (siamo al 16 dicembre 2008 e tutto andava bene…).
La filosofia mi
tira, la teologia mi attira, la psicologia mi attrae, la spiritualità
mi atterra… (mi atterrisce, ma di terrore sacro.) Ma la fede
mi porta in alto: Il Terribile è accaduto!
Pistis Sophia – Fede e Sapienza:
la Tradizione che non tradisce…
Ho rivisto Million
Dollar Baby e ho compreso, una volta ancora, che la vita bisogna
afferrarla, per poi lasciarla andare sulle onde dello Spirito. Anche
se tutto questo può portare, in taluni casi (il film ne è un modello), a una
momentanea fine, per indomita volontà di rassegnazione: un tranciare il filo
dell’esistenza, dopo aver cavalcato la tigre, così da passare dall’existenz
minimum alla massima vita.
E se ciò – il forzare
il passaggio oltre il velo, squarciandolo – può non essere moralmente
plausibile, so pure che la Sua benignità dura in eterno…
La ragazza da un
milione di dollari (Hilary Swank/Maggie) mostrava una sua fede, sia
pure apparentemente aliena dallo Spirito; così pure, per velati cenni e per la Stimmung
generale della trama del film, i due suoi coach (Clint Eastwood/Frankie e
Morgan Freeman/Scrap). Una ‘trinità’ che ben rappresenta ogni tri-unità
‘corpo-anima-spirito’, nei loro complessi intrecci e intersezioni.
E poi, il quarto (Jung
era per la ‘quaternità’): lo spettatore, che ben comprende che la profondità
della Realtà è ben oltre può anche essere contro la nostra morale, per
quanto buona e 'morale' possa apparire... Se noi addentiamo il frutto
proibito (la ‘mela’, il ‘pomo della discordia’) male ci coglie… ma è una felix
culpa: non ci sarebbe redenzione, libertà, felicità – non ci sarebbe stato
Gesù Cristo… – se non riuscissimo a liberarci dalle catene per correre verso
le vette. Ma Dio è Colui che ha creato anche la mela e Lui può usarla a
suo piacimento! Anche se la mela
non era poi una mela…
Qui mi fermo, lascio
che io mi riposi e altri vadano oltre. In mia vece, lascio che alcune gocce di pioggia a Jericoacoara (il
mio ‘book’ non tanto ‘instant’) vi bagnino. Purché non vi raffreddiate...
Un lampo, un
flash-back nello spin del tempo: fu proprio alla svolta dell’ultima pagina del
fatidico 1991 che – complice un ‘supporto’ umano (e un altro paio a far da
‘volano’) – Lorenzo si ‘risvegliò’, rientrando in sé come il figliol
prodigo (pur non avendo vissuto, salvo qualche intemperanza – so’ ragazzi… –,
alla maniera dissoluta di questi). Ma, passato il momento di lucidità, non
sempre era riuscito a sfuggire al cappio dell’immancabile (sia pur sempre meno
frequente) ricaduta, ripetutamente risucchiato dall’esistenza ordinaria.
Come un sonnambulo o,
peggio, un robot, aspirato dai suoi pensieri, dai suoi ricordi, dai suoi
desideri, dalle sue sensazioni, dalla bistecca che mangiava, dalla sigaretta
che fumava, dall’amore che faceva, dal bel tempo, dalla pioggia, dall’albero
vicino, dalla vettura che passava... Pur non rientrando appieno nella
tipologia (comune, diciamo pure maggioritaria) dell’uomo sonnambulico, o
eterodiretto, non sarebbe di certo sfuggito all’occhio levantino di monsieur
Gurdjieff (anche se Lorenzo non fumava).
Fasi up e fasi down.
Up nella sua volontà, down nelle viscere del suo subconscio. Qualche
volta il ribaltone. Guai se il down esteriore fosse stato, abitualmente,
in fase col down interiore… Che risonanza! Anzi, che dissonanza.
Stonata: depressione, vuoto, oppressione, letargo. Ma ora i due up si
erano riallineati e Lorenzo, sospinto fuori dalla caverna delle ombre vaganti,
si era ri-risvegliato (se così si poteva dire) quel che bastava per continuare
quel cammino sul ponte, così pieno d’intralci e intoppi (e scivoloni),
che pure – così almeno gli era stato profetizzato anni prima – lo avrebbe
portato verso una meta luminosa.
Un faro al termine
della notte: da tempo premonizioni, intuizioni e segni vari
(bagliori) gli avevano fatto intravedere squarci di un mondo ‘autre’, di
un’altra dimensione della realtà. E una chiamata a una vita diversa...
“Viaggiare è proprio
utile, fa lavorare l’immaginazione ... Il viaggio che ci è dato è interamente
immaginario ... Basta chiudere gli occhi. È dall’altra parte della
vita.” Il viaggio alla Céline (anche se Lorenzo oscillava più tra Céline
Dion e Dion Fortune, tra la cantante e l’esoterista) lo stava portando dal fondo
della notte verso un’alba dorata. Lui che, come Salgari, suo
compagno di fanciullezza, viaggiava soprattutto a cavallo della fantasia. Anche
in questo cavalcava la tigre.
L’immaginazione al
potere. E Lorenzo, immaginifico com’era, sarebbe certamente diventato re… Circostanze
e coincidenze gli avevano dato delle indicazioni ben precise e lo stavano
accompagnando, mano nella mano, talvolta con strattoni, verso la corona – Keter
–, la ‘sfera’ più in alto sull’’albero della vita’. Oppure, anche senza
scettro, nella giusta direzione. Giusta ma non ancora a portata di mano, o di
vista (se non del terzo occhio: l’oculus fidei).
Se fino ad allora
tutto era andato a rilento, ora ebbe, dentro di sé, la sensazione certa che
tutto avrebbe cospirato a farlo andare, e quanto prima, verso la meta.
Non solo quella eterna: già un primo traguardo – e che traguardo! (ma lui non
lo sapeva ancora) – in questa vita. Saltando, zompando, cabalisticamente, dal
tempo circolare – l’eterno ritorno – dei primordi al tempo cubico –
lineare – del futuro: scagliato come un dardo verso il traguardo.
Morte, dov’è il tuo
pungiglione? Dalla vita ‘muta’ alla vida loca. Dal Mito alla Storia… Ma sarebbe
stato pur sempre un futuro ‘mitico’. Luminoso, gioioso, focoso. Vitale,
vitalistico, pieno di slancio. Olistico. Senza più affanno e viso
abbattuto. Non più come Caino. Al contrario, sarebbe corso verso la meta
ridendo, danzando, con una mano verso il cielo e l’altra puntata verso la
terra.
Dionisiaco e
apollineo. Filosofo e poeta, avrebbe inghiottito il tempo in una folle risata. Non
più l’Adamo scacciato dal giardino (si era forse scocciato?), Lorenzo, ma lo
Zarathustra disceso dal monte (e come rimase scioccato!). Per lui, che nicciano
era fino al midollo, diciamo pure fino all’ossimoro (e non nicchiava
più), era giunto il momento (divino, malgré Nietzsche) di trangugiare
tutto d’un fiato il ben poco sciropposo Gilles Deleuze e la sua salata
citazione internettiana, scippata a un sito di ‘cultura non conforme’: “Coloro
che leggono Nietzsche senza ridere, e senza ridere molto, senza ridere spesso,
colti talvolta da un fou rire, è come se non leggessero Nietzsche.”
E Lorenzo aveva deciso
di ridere.