domenica 22 novembre 2009

LONG WAY 2 GO

Long Way 2 Go

"Tu non sei esattamente il tipo di persona che ci si aspetterebbe di vedere in un posto come questo a quest’ora del mattino.”

Le parole danzanti sul filo delle sue labbra jolie annullano le distanze, mi risucchiano nella sua bocca – labbra angeline nature – così come i suoi serici occhi di thule già al primo sguardo mi hanno ingoiato nella stretta gola del tempo.

Feel no pain (c’è Sade sul maxi-ellecidì a vellicare con la sua voce velvet i miei sensi rattrappiti e ad avvolgere nelle sue aspidi spire satin la ‘crime scene’ – il wine bar dove, stilla dopo stilla, ci stiamo bevendo l’un l’altro). Sguardi fruttati, sparkling champagne: esco bagnato dalle sue vorticose pupille, sfioro con spettinata nonchalance le svelte ciglia svirgolanti e approdo sfinito – sono alla frutta – sulle sue guance. Quelle velvet (underground – ma anche a pelle), dal retrogusto morbido e speziato – e un lieve tocco demi-sec –, della bella inconnue cuvée 1980…

Ho tratto il flos de floribus dal mio ultimo romanzo in progress (tra il rivoluzionario – progressive e il ‘reazionario’ – ma nel senso di Nicolás Gómez Dávila, depurato da tutto ciò che sa di stantio e di muffa: la ‘reazione ha valore solo per quello che ha di provocatorio e di spinta ‘alternativa’ all’azione). Naturalmente, per superare i “luoghi comuni” e l’”assenza di luogo” (atopia), e sperare nell’eutopia (il “bel luogo”: un giardino d’eden che non sia monotono…), è necessario fare il ‘salto’: cambiare “visione del mondo” (la tua Weltanschauung), uscendo fuori dalla propria turris eburnea (la tua comfort zone ), vivere in modo originale lo “spirito del tempo” (lo Zeit-geist) e ricreare la propria ‘atmosfera’ o ‘aura’ (la tua stimmung).

Fermi (la via secca) o in cammino (la via umida), ma ciascuno con il suo viaggio… Purché creativo (che il viaggio sia breve – short time – o long way to go).

“Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione (…) Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto. Basta chiudere gli occhi. È dall’altra parte della vita.” (Céline).

Ma come partire per una recherche o un voyage che sia creativo? Traggo un tralcio dal mio libro (in viaggio verso l’edizione) sulla PNL spirituale.

L’emisfero cerebrale destro è il ‘motore’ della nostra creatività: ci permette di pensare per metafore e simboli, di fantasticare, di ‘sognare’ (e dalle fantasie e dai sogni possiamo attingere molto: anche delle grandi scoperte scientifiche sono avvenute in questo modo…). Ti consente, soprattutto, di creare delle nuove ‘sintesi’ (anche per organizzare meglio il tuo lavoro e per far funzionare meglio un team operativo) ed – eureka – di “buttare lì” (un po’ a casaccio, o a pioggia, come nel brainstorming) delle nuove idee vincenti!

Il secondo ‘serbatoio’, l’inconscio – collegato con il primo – è la sede delle nostre pulsioni e degli istinti: esso, a nostra insaputa, influenza i nostri sentimenti, comportamenti e azioni. E soprattutto, ha una sua specifica ‘abilità’: riesce a ‘resettarci’ dal punto di vista emozionale e psico-fisico (anche contro la nostra volontà).

Fermiamoci un attimo e torniamo ai due principi base, senza i quali non possiamo mettere a fuoco e poi realizzare (traguardo, goal) tutto il resto:

· attenzione

· intenzione

Una premessa: come certo sai – e chi non conosce Einstein? – massa ed energia sono collegati tra di loro; e sai anche che la massa, quindi anche il tuo corpo, non è altro che energia ‘rallentata’, a bassa vibrazione. Tu sei un’’onda’ nell’oceano dell’universo, un ‘vortice’ nel campo quantistico dell’intero cosmo… Dunque, c’è l’energia e c’è l’informazione: quest’ultima è, diciamo, il contenuto ‘numerico’ dell’energia (anche Pitagora lo pensava), ossia ciò che differenzia e individualizza (identifica) ciascuna entità dell’universo. E come forse non sai, sono possibili cambiamenti di energia e d’informazione: come diceva Eraclito, tutto scorre, tutto cambia… E specialmente se si è connessi con il mondo spirituale, si può favorire il cambiamento. E tu vuoi cambiare!

Ora, ascolta con attenzione: in tutto l’universo c’è sovrabbondanza di energia, che non aspetta altro che di essere attinta… (al di là di ciò che naturalmente avviene grazie all’irradiazione solare e a ogni altra fonte energetica.). Tutto ciò ha ovviamente un riscontro su di noi: la nostra “energia vitale” dipende essenzialmente dal nostro quantum energetico. Tutto è energia… anche tu sei fatto di energia. Ma anche il tuo pensiero è fatto di energia… E l’energia pervade ogni cosa: quindi, quello che tu pensi, come tu pensi, può influenzare le cose, può incidere sugli avvenimenti. L’attenzione è una sorta di dinamo, di “attivatore di energia”. Ora, solo chi ha un buon ‘quantum’ di energia può godere di ottima salute, non solo fisica ma anche spirituale! Per dirla con Nietzsche: …può avere in sé la virtù che dona (ossia stare in cima alla “piramide di Maslow”). Bene, tutto quello che stai leggendo è una sorta di ‘dispenser’ di energia, se lo metti in atto attraverso l’interesse, la riflessione sui contenuti, la ricerca sul significato delle parole chiave e l’ulteriore sviluppo da parte tua delle tematiche affrontate (anche con l’ausilio di internet). E specialmente, con l’applicazione: ossia, mediante la messa in atto degli esercizi proposti e di altri che da essi potrai ricavare e rielaborare, grazie alla tua inventiva e alla ‘fantasia’ ora sempre più al galoppo.

C’è però un freno… Ciò che ti trattiene dall’essere presente, quindi dall’essere ‘vivo’, altro non è che l’aspettativa del domani, la speranza nel futuro (ottima se speranza fiduciosa, pessima se vaga speranza), ossia l’attesa di un qualcosa che deve accadere e che forse non accadrà mai… (e parlo non solo di attese positive, ma di paure, ansie, angosce…). Se almeno quest’aspettativa fosse “fede ardente” (praticamente, certezza ‘virtuale’), ‘visione’ del traguardo, dello “stato desiderato”… allora tutto andrebbe bene. E invece, si tratta spesso solo di vaghe e cieche ‘scorribande’ in un futuro ipotetico, in una “selva oscura”, e senza nessuna ‘torcia‘ che illumini il sentiero…

Ho parlato di “selva oscura”: la ‘torcia’ che fa luce sul tuo cammino è l’attenzione cosciente, ossia il tuo essere completamente presente in ogni singolo momento. Devi essere attentamente cosciente, devi essere totalmente assorto – ‘impregnato’ – nel momento presente, nel qui e ora. Solo così potrai avvicinare il tuo futuro, anticipare lo “stato desiderato”. Per vivere il “qui e ora” (l’hic et nunc), devi farti ‘investire’ (ma senza farti ‘coinvolgere’) da ciò che accade al momento, qualunque cosa essa sia – e dovunque ti trovi: seduto, a passeggio, in macchina. Devi farti ‘investire’, ho detto, ma senza farti ‘schiacciare’, ossia senza badare alle sensazioni che provi (piacere, fastidio, noia): devi, in definitiva, conservare una consapevolezza senza giudizio. Devi solo prendere atto di quel che accade in te e attorno a te.

Quindi, ripeto, due sono, in particolare, gli agenti favorevoli per ‘energizzarti’: l’attenzione e l’intenzione. Con l’attenzione infondi ulteriore energia a quella già esistente in te e attorno a te. Con l’intenzione ‘indirizzi’ (‘orienti’) l’energia e favorisci il cambiamento – in te, intorno a te e, soprattutto, in tutto ciò che ti viene incontro, o addirittura ti piomba addosso. ‘Coltivando’ e attivando l’attenzione e l’intenzione, ogni cosa intorno a te, ma anche ‘lontano’ da te, cambierà direzione e ‘contenuto energetico’: le realtà ‘positive’ si avvicineranno… le realtà ‘negative’ si allontaneranno! Nel Libro di Giobbe (citato spesso da Jung) c’è scritto: “Non appena temo un male, esso mi colpisce e quello che mi spaventa mi piomba addosso.” È la naturale, cosmica, legge d’attrazione (quella divulgata da The Secret, ma nota a tutti gli ‘spiritualisti’ d’ogni tempo): con i tuoi pensieri e la tua buona o cattiva intenzione attirerai positività e negatività. Come dice Deepak Chopra nel suo “Le sette leggi spirituali del successo”: “Tutto quello su cui concentrate l’attenzione prospererà; al contrario, tutto quello da cui la distogliete perde vigore, si disintegra e scompare. L’intenzione, d’altro canto, innesca la trasformazione dell’energia e dell’informazione…”.

Trasformazione, informazione, conoscenza… Il sapere è una farfalla notturna. E se cammini di notte, occorrono attenzione e intuizione… Per fare questo, ossia ‘intuire’ la ‘gerarchia’ spirito-anima-corpo (dal ‘superiore’ – ma solo per ‘potenza’ – all’inferiore), occorre attivare l'attenzione e metterci l’intenzione. Ciò permette di captare l’energia e carpire l’informazione e di ‘situarsi’ di volta in volta in uno di quei ‘nodi’ (o ‘snodi’) della trama energetica del cosmo in cui è possibile vivere al meglio il ‘momento’ (anche momentum, nel senso di ‘quantum’ energetico), approfittando così delle ‘contingenze’ che il kairòs l’attimo propizio – offre al ‘fortunato’ (ma la fortuna aiuta gli audaci…).

Al di là dell’apparente cripticità, quanto detto sottende (che è più di ‘sottintende’) alcuni concetti essenziali, propedeutici a ogni cammino di psico-attivazione atto al miglioramento delle prestazioni in ogni campo esistenziale (sarebbe meglio chiamarla ilio-psico-pneumo-attivazione – lì dove il primo aggettivo si riferisce al corpo, il terzo allo spirito – ma forse pretendo troppo…).

Semplifichiamo, sciogliamo i nodi. Entriamo in questa cosiddetta “trama energetica” (spero che per te non sia un trauma…). Energia e informazione sono essenziali per la ‘vita’ dell’universo (e quindi, dell’uomo): come ormai è arcinoto, tutto è alla fin fine energia (la materia è energia ‘frenata’). E in tutto l’universo c’è sovrabbondanza di energia, che non aspetta altro che di essere attinta… Se si è attenti, se si ha l’intenzione, si attirereranno ‘cascate’ di energia… Coltivare l’attenzione significa ‘allontanare’ la vaga, stancante e fuorviante aspettativa del domani, ossia l’attesa di un qualcosa che deve accadere e che forse non accadrà mai (e parlo non solo di attese positive, ma di paure, ansie, angosce…).

Quello che accade nella tua mente accade nella tua vita. Quello che hai nella tua mente tu lo attrai verso di te. Quello che tu desideri… tu avrai!



domenica 8 novembre 2009

I CARE 4 YOU

I CARE 4 YOU


In momenti di travaglio (Marco compreso), quando le masse si agitano in cerca di rimedi plateali, allora gli individui ‘assoluti’ (nel senso di ‘sciolti’ dalle contingenze) ai vaccini sostituiscono altri tipi di ‘cura’ (qui intendo la Cura heideggeriana o, su vibrazioni analoghe, quella di Battiato).

Anch’io potrei proporre la mia, ma forse non è ancora il mio kairòs. In attesa di lanciare nell’etere stralci più sostanziosi del mio saggio sulla PNL spirituale (dalla versione ebook, abortita all’ultimo momento, sto passando alla più classica e ‘colta’ versione cartacea), vi delizio (sfizio, vezzeggio, titillo…) con un flos de floribus dal mio Gocce di pioggia a Jericoacoara. Lasciatevi bagnare ancora una volta: il deserto avanza, guai a chi cela dentro di sé deserti…


“Quello che veramente ami rimane, il resto è scorie. Quello che veramente ami, non ti verrà strappato. Quello che veramente ami è la tua vera eredità.” Un flash su Ezra Pound e uno su … Lorenzo!

Lo baciò con labbra riarse e ansiose. Astonished, stordita, stonata, si lasciò sommergere dall’emozione sottocutanea, riuscendo, tuttavia, a rimanere in apnea. Ape regina, come sempre. Vaccinata, mitridatizzata dagli eventi dell’ultimo mese, si lasciò andare senza chiedersi perché.

Why? L’impatto con Lorenzo, scaturito dalle profondità del tempo e del cuore, fu ancor più fibrillante, ‘crono-cardiaco’, ma venne facilmente riassorbito da Arianna, quasi che lei fosse fatta di materiale pathos-assorbente (o ‘fatta’ di oppio, ma quello ‘puro’ – senza ‘tagli’ – di Emmanuelle a Bangkok).

“Aprirai gli occhi all’improvviso e ti guarderai intorno e, nel caos dell’universo, guarderai qualcuno e ti renderai conto del fatto che voi due vi vedete e che tutto il resto è caos.Ben oltre la PNL di Richard Bandler, i neuroni e le lingue, non più programmati, si rincorsero e si sciolsero. Poi si riannodarono. Una folata improvvisa. Lusso emozionale, flusso irrazionale; colate laviche, dilavanti, dilaganti (la ragione in stand-by, i sensi al galoppo, la passione a bolina). Blow-up.

Shut up and drive... Lorenzo scivolò in un abbraccio nodoso. Fluviale. Lei si fece lago. Loro stretti, tutti gli altri al largo. Nel silenzio iniziarono a correre. E la passione montante cominciò a sgomitare tra la folla impazzita (sorpresa, gioia, alcol, droga, ebbrezza spirituale? Di tutto un po’. Manhattan sceccherato). I loro cervelli (soprattutto quelli della coppia vincente): nidi di rondine, volute allungate dall’assenzio alla Modì (pasteggiato durante il party), fate verdi, e ignoranti, vaganti in pieno deserto di serotonina. Amrita? Ciceone? Cicuta? Comunque, nettare degli dèi… Lei, armata dei suoi sogni, disarmante nella sua schietta passionalità. Lui, ormai uomo (super) capace di tirar fuori – dalla donna – la donna (super). Altro che softie. Un ‘duro’. In ogni caso: zitta e pedala!

Parafrasando Whitman, tra i rumori della folla se ne stavano loro due, felici di essere insieme, parlando poco, forse nemmeno una parola.... Silenzi, sospiri, solo il battito dei cuori (non solo i loro – c’è ancora vita sulla terra). Sursum corda, il nodo gordiano era stato tagliato. Ed era giunto il momento di godere. Di ogni cosa. I nodi erano venuti al pettine. E ora cominciavano i colpi di spazzola. L’ossitocina prese il volo (come la colomba di Noè) e con lei il testosterone, prima passero solitario poi aquila delle vette. Tornarono tutti (i pennuti) con orchidee selvagge: le acque del diluvio si erano ritirate ed era comparso l’asciutto (con loro spennati: effetto del party, un po’ lubrico un po’ kubrik). Another brick in the wall. La terraferma era all’orizzonte. In direzione oriente.

“Nessuna sventura può colpirmi quando ella mi concede un bacio.” Le sue labbra stillavano latte e miele. Le colline era di nuovo in fiore. Le vette puntute raffrescate da folate di Spirito e bagnate da scrosci di Passione. L’Amore dell’Amore… I dirupi, dilavati da cascate di dionisiache voglie e apollinei chiarori. Venerei chiari di luna sui corpi marziali, eroticamente belligeranti. Il ditirambo di sguardi aveva sostituito il mambo del diggei, virando sul più caliente tango, ma l’aria rimaneva pur sempre sciccosa. Anzi, sempre più. Colorata di Blue in green (le pennellate di Miles Davis, la tela, invece, offerta dalla ditta, la prodiga Archirama Do-It). Suggellata dalle note guitar da ultima Thule (o primo Eden) di Kyle Eastwood e del suo rugiadoso Iwo Jima. L’atmosfera c’era tutta, la realtà pure.

E correndo m’incontrò lungo le scale: quasi nulla mi sembrò cambiato in lei. La tristezza poi ci avvolse come miele, per il tempo scivolato su noi due.” Mentre le parole di Colin Muset, poeta trovatore della Renaissance, continuavano a palpeggiare le furbe rotondità di Arianna – e Guccini si dava parimenti da fare per incastonare le sue perle da piano-osteria – Tomás e Galatea, sbucati dal nulla, si buttarono anche loro nell’agone. La coppia divenne ben presto un quartetto, un ottetto, una legione… E tutti, agognanti e agonizzanti, incantati e incartati, fecero bisboccia fino alle quattro del mattino. Poi di corsa alla chiesa Wonders ‘n Miracles.



mercoledì 4 novembre 2009

ELOGIO DELLA PARESSE

ELOGIO DELLA PARESSE


Coach, coachee, counselor, trainer, terapeuta, mentore, cliente, paziente… Nomen est numen.

Esistono tanti tipi di coach, di coachee e tanti tipi di coaching. Tante le strategie possibili… ma l’alveo (la PNL e ‘associati’), sia pur grande è unico. A ognuno il suo personal Jesus…

Nondimeno, un programma ‘terapeutico’ o comunque ‘strategico’, per quanto personalizzato, ha dei punti ‘fissi’, che sto disseminando nel blog e che possono essere articolati in tanti ‘passi’ (come p. es. nel programma terapeutico dei diciotto passi di Cloé Madanes).

Solo per indicare una traccia, accenno a un possibile percorso (do solo alcuni ‘passi’):

· il primo passo consiste nell’ascolto empatico del problema

· il secondo passo, nella riformulazione del problema in vista del cambiamento possibile

· il terzo passo, nel riconoscimento dei propri errori

· successivamente: miglioramento del proprio equilibrio, delle relazioni interpersonali, individuazione delle attese, formulazione degli obiettivi, “sentiero dell’eroe”… (ricerca di nuove mete, ricerca di senso).

Potrei andare avanti, ma un attacco di paresse mi adagia su uno stato alfa. Sempre più su: theta, delta… Rimango in uno stato di attesa, di sospensione spazio-temporale, di epoché... Torno alle mie Gocce di pioggia a Jericoacoara e mi faccio bagnare dalla pioggia dannunziana (a voi solo qualche ‘goccia’, ma l’effetto sarà dilavante...)


Lorenzo aprì la bocca, ma uno sbadiglio virato male soffocò la prevista debordante risposta (positiva) e lo sciabordio delle onde settembrine fecero il resto (nel frattempo si ributtò come un falco sull’’ariana’ – non Arianna – Anna K. Valerio, con cui avrebbe volentieri fatto ‘pasto comune’, anche se aveva affermato, la ri-balda neopagana, che i cristiani non fanno sul serio, la loro è proprio la religione dell’elusione e della menzogna.” Per poi riscattarsi, sempre sullo stesso ‘mirabile’ blog, con: “Il Cantico, come certe sublimi effusioni delle mistiche cristiane … è un inno al Divino, più che al Dio cui Paolo di Tarso assegnò lineamenti ‘nosocomiali’. E resta con ciò, del giudeo-cristianesimo, una ‘eresia’ taciuta.”).

«A cuccia, coachee!»

Galatea si alzò un attimo e puntò il dito contro Lorenzo (con l’altra mano continuava a giocherellare con la rosa-croce – un più intersecato, barrato, da una x – appesa sfrontatamente al collo piacevolmente modì).

«Che?» (non quello del ‘diario della motocicletta’: Guevara, questo sì che era un must per Lorenzo – calmo sì, ma sempre rivoluzionario. “Une passion pour El Che ”, di Jean Cau, lo aveva fatto entrare nei suoi ranghi.)

«Sì, coachee, cliente del coach. Io sono una coach, una life coach. Meglio, una peak performance coach. Un po’ caucciù un po’ babà. Dolce e duttile, ma anche dura se necessario. Sì, mio caro Alì Babà… Dolce, ma mai da gabbare. Un gabbiano…»

Galatea spiccò il volo (col pesciolino in bocca – quello appeso al collo di Lorenzo: anche questo, ma svogliatamente, modì).

«Coach, termine di moda, fico, modaiolo, trendy, ma operativo, efficace, ficcante. Eccome... Dai, Lorenzo, so che con te si può parlare alto e profondo. Tu sì che puoi mangiare la mela e non metterti poi la foglia di fico. Seguimi, che t’insegno qualcosa. Da cliente ti farò mio partner…»

Passò al dunque. Cominciò a snocciolare ‘arachidi’ e ‘ciliegine’. Vari assaggini per saggiare il ‘grande saggio’ (così lo chiamava, per sfotterlo).

«Mettiti bello comodo. Meglio riesci a rilassarti, meglio sei capace di operare. Dopo di che registra tutto quello che ti dirò. Apri i cassetti della memoria e poi, a giochi fatti, non chiuderli a chiave.»

Lorenzo obbedì e Galatea, la romanina (romanaccia d’origine – trasteverina doc –, poi toscanaccia d’adozione, ora ‘ubiqua’), dopo averlo addolcito con un bacio alla nocciola, aprì la sua cassaforte e tirò fuori le prime ‘perle’ (coltivate).

«Se vuoi star bene e partire ogni giorno col piede giusto, per prima cosa copia e incolla i tuoi pensieri positivi, duplicali e ripetili più volte che puoi: in questo modo potrai maneggiare la mente, cioè la base operativa di ogni tua azione. Questo come premessa. Poi fa’ qualcosa di bizzarro: rompe la routine e t’induce a pensare che la realtà è quella che tu decidi, non quella che ti viene imposta dall’esterno. E sii sciolto, libero, sfacciato… Se ti trovi a disagio, in imbarazzo, emozionato, mentre sei ‘coinvolto’ con chi ti è di fronte, respira dentro di te la sua presenza; inspirala con piacere, con voluttà, e rilassati poi nell’espirarla; e ripeti, insisti, finché non ti senti a tuo agio con lui (meglio, con una ‘lei’: con questo sistema andrai forte all’attacco della ‘preda’…). È un modo pratico per incominciare a imparare a gestire i tuoi stati d'animo E non ho finito. Vedo che con me sei a tuo agio, per cui ti clicco un’altra chicca (parlava un po’ come Gaia!). Questa è davvero chic: Trasforma il ‘voglio’ in ‘dare’, ossia fa’ finta di dar via la cosa che vuoi, fingi di non farci caso, che non t’interessa. Dalla indietro, non accettarla, restituiscila. Ma solo virtualmente. Accadrà invece che, non solo sarà tua, ma l’avrai oltre ogni misura. Comprendi il senso, viziosetto caro? Il ‘voglio’ indica una mancanza, il dare significa abbondanza (al che Lorenzo si ricordò del detto evangelico: “Cerca prima il Regno e avrai ogni altra cosa…“).»

«È vero, se ne sente la mancanza. C’è proprio bisogno di coach in questo mare in tempesta.»

Lorenzo, risvegliato dal ‘flash’ biblico, ancorché accucciato sgusciò in una performance a sorpresa (prima, forse per il vocio tutt’intorno, non aveva afferrato il termine, o aveva fatto finta; ma lo conosceva bene, sia pure da poco tempo. E conosceva bene pure lei…).

«Sì, il coaching è quello che più si adatta ai tempi d’oggi. Specie poi per chi ha fretta (e chi non ne ha?), per quanto oggi si stia tornando ai ritmi lenti. Lenti ma rock. Finalmente… (Lorenzo non aveva mai amato la fretta dei robot gasati o dei bipedi schizzati di cui erano piene le strade e i marciapiedi). Sto leggendo ‘Economia dell’ozio’, del sociologo Domenico De Masi (ma quanti libri leggeva contemporaneamente Lorenzo?!). Un attimo, ti cito un passo interessante...»

Lorenzo prese a prima botta il libro dalla borsa da mare (una matrioska quanto a letteratura) e si tuffò, anche qui a colpo sicuro, nella pagina deputata (fortunatamente in superficie).

«“Al pittore David, che gli chiedeva come preferisse essere ritratto, si dice che Napoleone abbia risposto: “Sereno su un cavallo imbizzarrito” (…) Imbizzarriti su cavalli sereni ci appaiono, invece, molti intellettuali di professione, molti studenti assillati dalla fretta di apprendere, molti moderni capitani d’industria con le coorti di manager che – punk in doppiopetto – praticano oggi le virtù marziali e contagiose della competizione globale.” E aggiungo io, tanta gente che riempie la giornata con tante corse inutili dietro al nulla. Non il Nulla, quello con la maiuscola, il Nulla mistico in cui il ‘Dio nascosto’, l’En Soph, frantuma il diaframma che lo cela alla vista degli uomini; non la ‘corona eccelsa’, il cratere magmatico in cui tuffarsi per riemergere bagnati di vera vita, ma il nulla minuscolo, quello che sarebbe mille volte meglio riempire con un ozio produttivo (c’era ancora il sapore salato delle gocce delle ‘nuotate’ teologiche di Gaia sulla sua pelle…). Tempi di pausa o attese sgradite, sfibranti (alla posta, all’aeroporto, tra un impegno e l’altro), da riempire, piuttosto, con qualcosa di ‘significativo’, di vibrante, dissonante (e qualche giorno prima Lorenzo aveva fermato il tempo con alcune sfrenate riflessioni di Marcello Veneziani, altro suo conterraneo della rive droite). Innanzitutto, letture: non diceva forse Isidoro di Siviglia che la crescita dello spirito deriva dalla lettura? E il cardinale Martini: “in una mano la Bibbia, nell’altra un giornale.” Per non parlare di Bonhoeffer: “la Bibbia sul pulpito, al lavoro, sull’inginocchiatoio…” Ma torniamo alla lentezza (la lentezza della poesia ci salverà dalla frenesia del mondo…), al pathos della distanza, contro il bieco e cieco pathos dell’attivismo. Le pause non sono inutili, sono i momenti più produttivi della giornata e della vita! La pausa è azione. Recuperiamo, diluito ogni giorno, lo shabbat, il riposo, l’otium, il sabato divino. Che non è ancora terminato. Ed è anche lui buono. Shalom! Approfittiamone per meditare, fare abbozzi di programmi per cambiare la nostra esistenza (ed essenza). Diamoci anima e corpo alla cultura, agli altri, allo sport, alla danza. Galatea, divertiti, gioisci, godi…»

Galatea non se lo fece ripetere due volte e balzò su Lorenzo, per sedurlo seduta stante (in pratica, violentarlo alla fachiro sulla ghiaia chiodosa della morbida baia di Pugnochiuso). La presenza della gente intorno valse a dissuaderla (di necessità virtù): d’altronde, la vacanza era solo al bocciolo.

Lorenzo, scampato il pericolo, sputato il nocciolo, prese a sua volta la palla al balzo. Non era impreparato sull’argomento: aveva in pugno, non solo l’elogio della pigrizia (bonjour paresse!), ma, per sopraggiunta necessità, la modernità della malinconia (proprio lui che incoraggiava il Pensiero Positivo e il fou rire – ma la malinconia, quella dell’otium, è bella. Bella di giorno. Belle toujors).

Si schiarì in volto e, raggiante, illuminò contorno e ripieno del telo da mare di Galatea, dissolvendo l’incombente ombra dell’ombrellone reboante. Poi diede fiato alle trombe: una jam-session sul coaching (negli ultimi mesi aveva letteralmente saccheggiato i siti internet alla ricerca di ‘reperti’ e tonalità nuove), a mani levate e passo sicuro (sia pure su virtuali tacchi a spillo. Quelli di Galatea erano reali: solo il pietrisco della spiaggia era riuscito a convertirli in più opportune infradito rasoterra, sia pure stilose).

«Il coaching è ‘allenamento’ dell’anima per migliorare le prestazioni del corpo. Corpo olisticamente inteso: la triade paolina corpo, anima, spirito. Un tutt’uno (alla giudea), ma, platonicamente (e cristianamente) separabili. Ognuno col suo viaggio. Lo so anch’io, il coaching è un processo interattivo short term, un programma dinamico focalizzato, più che sulle cause, sulla soluzione. Ti aiuta a crescere, a elaborare le emozioni, a creare equilibrio e produrre i risultati desiderati. Ti aiuta a focalizzarti sul malanno e sui punti di forza interiori per superarlo…»

Un sorriso marpione accompagnò l’ultima stoccata, dopo di che il tacchino ritornò pulcino.