PASQUA: WALK ON THE WILD SIDE
La morte di Gesù è il ritorno del Figlio al Padre suo. La sua ultima parola: “Tutto è compiuto” significa che egli ha condotto a buon fine la sua missione.
E noi, la nostra missione la stiamo compiendo? E poi, qual è la nostra missione? Ne abbiamo una? È diversa da quella degli altri, o siamo tutti indirizzati verso un’unica meta?
Meta, metànoia, metafora. Fire: start, stop, goal. L’importante è partire, fare il primo passo, poi il secondo, il terzo… Purché non ci si fermi a metà del cammino. La meta è vicina, lo Spirito soffia, la carne urla: l’importante è rimanere sottovento.
Wind, earth & fire. Rewind: siamo in tempo di Pasqua – che, tra l’altro, significa ‘passaggio’, meglio ancora: passare oltre – ed è bene, ogni tanto, fermarsi e riflettere (ascoltare il proprio Dio). Siamo tutti in viaggio – anche chi è fermo – e tra un mal di mare, una mail e un jet-lag (a proposito, sono stato a Londra – anche a Bristol – e sono tornato ‘gasato’, frizzante, sparkling: effetto swinging London, malgré tout) abbiamo tutto il tempo per fare il punto della situazione. Sì, dobbiamo essere fuori dal coro, ma dobbiamo rimanere in-situazione.
E tu sei l’uno e l’altro, in & out. Se segui questo blog on the road, ti sei imbarcato in un mystery magical tour molto ‘personale’ (a ciascuno il suo viaggio): un insight coaching – un viaggio ‘illuminante’ – che ti porta dall’esteriore all’interiore e viceversa. Un viaggio significativo, pieno di senso (e di sensazioni – multisensoriale) ma a tratti scomodo. Un surfing o un sandboarding che, onda su onda, di duna in duna, di post in post (qui, nella mia città due-mari nel frattempo ci sono le ‘poste’ delle processioni dei ‘misteri’ pasquali), ti sta conducendo verso la ‘chiarezza’, anche quando ti faccio approdare, per un breve ‘calata’, nel ‘porto delle nebbie’.
Sì, come afferma la Kabbalah (e in fondo lo stesso Cristianesimo, a lei, nell’essenza, molto affine), per esistere, quindi essere, dobbiamo divenire: il cambiamento costante ci porta a livelli sempre superiori. La nostra vita è una ‘pasqua’, un passare oltre: c’è il lunedì, il martedì… il giovedì santo, il venerdì santo, la ‘passione’, la ‘morte’, la ‘risurrezione’. Non solo, ma il nostro ‘quadro’ individuale dev’essere inserito in un grande ‘polittico’: nostro scopo è rimuovere caos e sofferenza, non solo dalla nostra vita, ma da quella di chi ci è vicino (e lontano). Se la nostra vita è perfetta, ma la nostra famiglia, i nostri vicini, i colleghi di lavoro, sperimentano caos e sofferenza, la loro ‘entropia’ rischia di contaminarci, di risucchiarci, vampirizzarci, licantropizzarci Nondimeno, dal caos la stella danzante… Elevando le singole ‘consapevolezze’, anche la world consciousness si eleverà a livello di consapevolezza cosmica. Il caos partorirà la stella danzante.
Per progredire nelle nostre esistenze quotidiane è però necessario dapprima fermarsi: dobbiamo individuare (identificare) dove siamo (lo stato ‘attuale’) e stabilire la meta, ossia dove vogliamo andare, quali risultati desideriamo ottenere, quale vita condurre, che uomo e donna vogliamo essere (lo stato ‘desiderato’). Se consideriamo che ‘desiderio’ ha a che fare con le stelle (sidera), possiamo ben dire: dalle stalle alle stelle. By the way, parlando di Pasqua (cristiana), Gesù non è forse nato in una stalla? E io non riesco ad avere considerazione se non di chi mira (al)le stelle…
A proposito di mira (goal) e di miraggi (ma guai se il deserto cresce dentro…), mi viene in mente Miro (Renzaglia) e il suo blog, costantemente hackerato (il motivo? Perché non tutto è platitude e pantano; e nel deserto ci sono ancora le oasi e gli uomini blu – e Miro, il fascio comunista, è un ‘principe azzurro’). Auguri a lui e a chi come lui, man in black, crede nella ‘pasqua’ (il passare oltre), nella ‘passione’ (la ‘tempra’, ma anche la passione ‘erotica’, l’élan vital, l’entusiasmo, il dio dentro, l’apollinismo dionisiaco… D’altronde, Gesù Cristo era sì ‘Apollo’, ma anche ‘Dioniso’).
Apollo, Dioniso. Mon Dieu. Gesù era oltre. Era trans-umano e trans-divino. Il Gesù ‘storico’ era sempre in viaggio, in divenire. Era un Gesù in progress. E così dovremmo essere noi. La sua anima era innamorata totalmente di Dio, e anche noi, se a lui simili (alla statura di Cristo), possiamo passare oltre, andare oltre il bene e il male (nel senso di Agostino: ama e fa’ ciò che vuoi. E di Paolo: omnia munda mundi). O per dirla con Margherita Porete, la mistica: “L’anima perduta nell’amore si congeda dalle virtù e non è più al loro servizio; non deve più esercitare le virtù, ma le virtù stesse sono al suo servizio.” Tale è l’identificazione col divino (e con la terrestrità portata alle stelle) che “Un’anima siffatta non si preoccupa più delle consolazioni di Dio né dei suoi doni; essa non ha più e non può più preoccuparsene perché tutta la sua attenzione è rivolta verso Dio stesso”.
A proposito di Pasqua e di Liberazione, ecco otto ‘tesi’ di Margherita, che riprendono altrettanti tesi fatte proprie dal Movimento del Libero Spirito, e che io condivido e voglio condividere con te:
L’uomo in questa vita può diventare impeccabile e quindi non può più progredire (può raggiungere il top).
A questo grado di perfezione, non ha più bisogno di fare penitenza e di pregare, permettendosi invece di fare tutto (come d’altronde sostiene san Paolo: tutto ti è lecito, anche se non tutto è utile…).
Non è tenuto ad obbedire ad alcuno, neppure alla Chiesa, perché là dove c’è il Signore, c’è la libertà (nel puro stile, ed essenza, dei Vangeli)
Egli gode in questa vita la stessa beatitudine di quella futura.
Ogni natura razionale è beata di per se stessa e non ha bisogno del lumen gloriae (ossia di una grazia divina speciale) per elevarsi alla contemplazione di Dio (nel senso che, se sei un essere speciale, sei già in possesso, per innata grazia divina, delle qualità per raggiungere la felicità già su questa terra, per intuito, e non necessariamente per intelletto).
L’anima perfetta non è tenuta alla pratica delle virtù.
Far l’amore senza affetto è peccato, ma con affetto non è peccato.
All’elevazione dell’ostia a Messa, i perfetti non devono inchinarsi, perché sarebbe come scendere dalle altezze della contemplazione per pensare al mistero eucaristico (tradotto alle nostre ‘altezze’: nel pasto eucaristico – o nella ‘comunione’ tra gente di pari sentimento – non bisogna ‘inchinarsi’ l’un l’altro, bensì ‘levarsi’ alle altezze del ‘sublime’)
L’idea di fondo di queste ‘tesi’ è che al perfetto tutto è concesso, perché non può peccare.
E visto che ci siamo un flos de floribus da Gocce di Pioggia a Jericoacoara
Dall’amore alla spiritualità: slittamenti progressivi del piacere. Un nouveau roman: Lorenzo e Arianna lavoravano su due piste. Sulla terza (quella per veicoli lenti?) il Papa. Ognuno, separatamente, buttava giù le sue riflessioni (lento il Papa? Ma se era rockabilly…). Prodotti dell’intimo, sguardi sul mondo. E su internet (non solo Miro il transfascista o la paganeggiante Anna Kei – ormai ‘patrimonio’ condiviso da Arianna –, ma anche un sito ‘in quiete’, e altri inquietanti). Tanti i frutti, anche esotici (ma la maggioranza di produzione ‘nostrana’): i rami erano carichi, stracarichi, non ce la facevano più a reggere. Tutti frutti.
Una pletora (senza retorica) i temi da sviluppare e infilare nel ‘documento programmatico’: prima perla, la riconciliazione del cristianesimo con la realtà (e non solo a parole), senza tralasciare – come rumore di fondo – l’ammirazione greca (ma anche ebraica) per il kalós kai agathós. La Bellezza (natura, arte, cultura, uomo, donna…) andava coltivata, lanciata, rilanciata, sostenuta. E poi, spulciando a caso tra le varie proposte congiunte (il Papa, Arianna e Lorenzo erano ormai tre in uno): la reintegrazione del nichilismo e dell’esistenzialismo con le ragioni del corpo, della terra, della vita (del kosmos: ‘sfruttando’ a tal fine la stessa ‘inquietudine’ del cristiano). Pensiero Forte e Pensiero Debole in osmosi continua. E continuando nella caccia al tesoro, dopo le perle (nere) dei teologi della ‘Morte di Dio’ e del ‘cristianesimo non-religioso’, la pesca a strascico nell’oceano di Nietzsche (sempre lui). Piatto in tavola: il concetto di transvalutazione dei valori, da ‘condire’ con il sale del Logos e le spezie di Sophia (Gesù e Cristo, oltre le contrapposizioni nicciane). Il tutto, affinché l’ultimo uomo possa tramontare…
“Il santo rise di Zarathustra…” Alba e meriggio. Non più io ma il Cristo in me. Dal Logos tou Christou al Gesù terreno, ma pure al Cristo-in-sé. Dio è, non era… L’aprirsi a ogni aspetto della vita, complice il ‘non resistere al male’. Attraversare il Male per squalificarlo (o riqualificarlo). Entrare nei territori dell’amore incondizionato del Gesù che tutto accoglie. Un dire sì alla vita. Un diverso agire.
Fuori dal mercato e dalla moralina. Basta, via… non solo i vizi, ma le ‘virtù’ che impacciano! Vita sfacciata, sfrecciante, libera… Via ogni ‘influenza’! Sfottenti davanti ai ‘giudici’, strafottenti, sfrenati. Vita non più sfocata (‘sfigata’, avrebbe detto in incognito Lorenzo). A ventiquattro carati. Kyrie eleison. Somma ironia, irenismo all’ossimoro, imitatio Christi. Superiorità di fronte a chi si crede superiore. Umiltà al cospetto degli umili. Misericordia e concordia. Abbassiamoci (Lorenzo levò il suo grido di battaglia) per sentire la voce del Dio dentro! Scendiamo nelle altezze. Saliamo alle sue profondità…
Sequela Christi, sequela Viri… Da Cristo all’uomo, alla donna, all’interiorità più profonda, lì dove nessuno può interferire (e ferire). Non lì, non là, ma dentro di te. Spiriti liberi. Il Regno di Dio è dentro! Se tu lo sai, sei già nel regno di Dio, fossi pure il ladro colpevole in punto di morte ignobile. Riscattati, diventa nobile!
L’oggi è il futuro del domani. Oggi sarai con me in Paradiso.
Far nascere dentro di sé l’Uomo-Dio – il Figlio – per farlo poi ‘maturare’ fuori: ecco la mission… Procreazione assistita: prima dentro, poi fuori. Infine, per sempre, In&Out.
Da Oriente a Occidente. Dall’uomo che tramonta, che dona le ultime faville di luce, alla stasi della grande notte (dei lunghi coltelli) e all’aurora-estasi degli uomini-Gesù. Non più robot, né cloni (sia pure alla George Clooney), ma individui… E-ducati, condotti fuori (dal gregge). E-men, e-women? Più che altro, wonder…
Uomo in-nocente, donna fanciulla. Fanzine senza fanatismi. Dall’uomo profano all’uomo performance. E la donna? Sempre in forma… Eppure, mancava l’ultimo tocco (della spiritual farm).
Torniamo alle nostre altezze (scartando le bassezze che sempre ci attirano a sé). In definitiva, se facciamo il “salto nella Pasqua”, passiamo allo stato di “uomo risorto”. Quindi, stop all’“homo pius” (corpore carens) di (in)certo Cristianesimo (non quello ‘pentecostantrico’ che proclamo, un po’ eckhartiano un po nicciano…), all’“homo rationalis” dell’Illuminismo, all’“homo oeconomicus” del Liberalismo, all’“homo aequatus” del Marxismo-Leninismo, all’“homo superior” (in senso zoologico) del Nazional-Socialismo, all’“homo res” della Democraticismo moderno e all’“homo mercator” o “tabernarius” del Mondialismo o della Globalizzazione (faccio mie le ‘categorie’ di Alberto M. Mariantoni sul primo blog, quello stra-cult, di Miro Renzaglia: vi faceva delle puntatine pure l’ostica – ostrica con perla, nera – Anna K. Valerio).
Torniamo al punto pre-pasquale: la mia vita è come dovrebbe essere? È tutto qui o c’è qualcosa di più e oltre? Bene, penso che queste poche riflessioni siano un buon punto d’inizio (naturalmente questo vale per i parvenu: chi è di casa nel blog è già un post-pasquale. In ogni caso, gli uni e gli altri comincino pure a ‘sperimentare’, riavvolgendo il ‘nastro’ dei post del blog).
L’importante è cominciare a fare esperienza. Ricordando che: “experience is the name the men give to their mistakes” (Oscar Wilde)