sabato 23 aprile 2011

PASQUA: WALK ON THE WILD SIDE

PASQUA: WALK ON THE WILD SIDE

La morte di Gesù è il ritorno del Figlio al Padre suo. La sua ultima parola: “Tutto è compiuto” significa che egli ha condotto a buon fine la sua missione.
E noi, la nostra missione la stiamo compiendo? E poi, qual è la nostra missione? Ne abbiamo una? È diversa da quella degli altri, o siamo tutti indirizzati verso un’unica meta?
Meta, metànoia, metafora. Fire: start, stop, goal. L’importante è partire, fare il primo passo, poi il secondo, il terzo…  Purché non ci si fermi a metà del cammino. La meta è vicina, lo Spirito soffia, la carne urla: l’importante è rimanere sottovento.
Wind, earth & fire. Rewind: siamo in tempo di Pasqua – che, tra l’altro, significa ‘passaggio’, meglio ancora: passare oltre – ed è bene, ogni tanto, fermarsi e riflettere (ascoltare il proprio Dio). Siamo tutti in viaggio – anche chi è fermo – e tra un mal di mare, una  mail e un jet-lag (a proposito, sono stato a Londra – anche a Bristol – e sono tornato ‘gasato’, frizzante, sparkling: effetto swinging London, malgré tout) abbiamo tutto il tempo per fare il punto della situazione. Sì, dobbiamo essere fuori dal coro, ma dobbiamo rimanere in-situazione.
E tu sei l’uno e l’altro, in & out. Se segui questo blog on the road, ti sei imbarcato in un mystery magical tour molto ‘personale’ (a ciascuno il suo viaggio): un insight coaching – un viaggio ‘illuminante’ – che ti porta dall’esteriore all’interiore e viceversa. Un viaggio significativo, pieno di senso (e di sensazioni – multisensoriale) ma a tratti scomodo. Un surfing o un sandboarding che, onda su onda, di duna in duna, di post in post (qui, nella mia città due-mari nel frattempo ci sono le ‘poste’ delle processioni dei ‘misteri’ pasquali), ti sta conducendo verso la ‘chiarezza’, anche quando ti faccio approdare, per un breve ‘calata’, nel ‘porto delle nebbie’.
Sì, come afferma la Kabbalah (e in fondo lo stesso Cristianesimo, a lei, nell’essenza, molto affine), per esistere, quindi essere, dobbiamo divenire: il cambiamento costante ci porta a livelli sempre superiori. La nostra vita è una ‘pasqua’, un passare oltre: c’è il lunedì, il martedì… il giovedì santo, il venerdì santo, la ‘passione’, la ‘morte’, la ‘risurrezione’. Non solo, ma il nostro ‘quadro’ individuale dev’essere inserito in un grande ‘polittico’: nostro scopo è rimuovere caos e sofferenza, non solo dalla nostra vita, ma da quella di chi ci è vicino (e lontano). Se la nostra vita è perfetta, ma la nostra famiglia, i nostri vicini, i colleghi di lavoro, sperimentano caos e sofferenza, la loro ‘entropia’ rischia di contaminarci, di risucchiarci, vampirizzarci, licantropizzarci Nondimeno, dal caos la stella danzante… Elevando le singole ‘consapevolezze’, anche la world consciousness si eleverà a livello di consapevolezza cosmica. Il caos partorirà la stella danzante.
Per progredire nelle nostre esistenze quotidiane è però necessario dapprima fermarsi: dobbiamo individuare (identificare) dove siamo (lo stato ‘attuale’) e stabilire la meta, ossia dove vogliamo andare, quali risultati desideriamo ottenere, quale vita condurre, che uomo e donna vogliamo essere (lo stato ‘desiderato’). Se consideriamo che ‘desiderio’ ha a che fare con le stelle (sidera), possiamo ben dire: dalle stalle alle stelle. By the way, parlando di Pasqua (cristiana), Gesù non è forse nato in una stalla? E io non riesco ad avere considerazione se non di chi mira (al)le stelle…
A proposito di mira (goal) e di miraggi (ma guai se il deserto cresce dentro…), mi viene in mente Miro (Renzaglia) e il suo blog, costantemente hackerato (il motivo? Perché non tutto è platitude e pantano; e nel deserto ci sono ancora le oasi e gli uomini blu – e Miro, il fascio comunista, è un ‘principe azzurro’). Auguri a lui e a chi come lui, man in black, crede nella ‘pasqua’ (il passare oltre), nella ‘passione’ (la ‘tempra’, ma anche la passione ‘erotica’, l’élan vital, l’entusiasmo, il dio dentro, l’apollinismo dionisiaco… D’altronde, Gesù Cristo era sì ‘Apollo’, ma anche ‘Dioniso’).
Apollo, Dioniso. Mon Dieu. Gesù era oltre. Era trans-umano e trans-divino. Il Gesù ‘storico’ era sempre in viaggio, in divenire. Era un Gesù in progress. E così dovremmo essere noi. La sua anima era innamorata totalmente di Dio, e anche noi, se a lui simili (alla statura di Cristo), possiamo passare oltre, andare oltre il bene e il male (nel senso di Agostino: ama e fa’ ciò che vuoi. E di Paolo: omnia munda mundi). O per dirla con Margherita Porete, la mistica: “L’anima perduta nell’amore si congeda dalle virtù e non è più al loro servizio; non deve più esercitare le virtù, ma le virtù stesse sono al suo servizio.” Tale è l’identificazione col divino (e con la terrestrità portata alle stelle) che “Un’anima siffatta non si preoccupa più delle consolazioni di Dio né dei suoi doni; essa non ha più e non può più preoccuparsene perché tutta la sua attenzione è rivolta verso Dio stesso”.

A proposito di Pasqua e di Liberazione, ecco otto ‘tesi’ di Margherita, che riprendono altrettanti  tesi fatte proprie dal Movimento del Libero Spirito, e che io condivido e voglio condividere con te:
L’uomo in questa vita può diventare impeccabile e quindi non può più progredire (può raggiungere il top).
A questo grado di perfezione, non ha più bisogno di fare penitenza e di pregare, permettendosi invece di fare tutto (come d’altronde sostiene san Paolo: tutto ti è lecito, anche se non tutto è utile…).
Non è tenuto ad obbedire ad alcuno, neppure alla Chiesa, perché là dove c’è il Signore, c’è la libertà (nel puro stile, ed essenza, dei Vangeli)
Egli gode in questa vita la stessa beatitudine di quella futura.
Ogni natura razionale è beata di per se stessa e non ha bisogno del lumen gloriae (ossia di una grazia divina speciale) per elevarsi alla contemplazione di Dio (nel senso che, se sei un essere speciale, sei già in possesso, per innata grazia divina, delle qualità per raggiungere la felicità già su questa terra, per intuito, e non necessariamente per intelletto).
L’anima perfetta non è tenuta alla pratica delle virtù.
Far l’amore senza affetto è peccato, ma con affetto non è peccato.
All’elevazione dell’ostia a Messa, i perfetti non devono inchinarsi, perché sarebbe come scendere dalle altezze della contemplazione per pensare al mistero eucaristico (tradotto alle nostre ‘altezze’: nel pasto eucaristico – o nella ‘comunione’ tra gente di pari sentimento – non bisogna ‘inchinarsi’ l’un l’altro, bensì ‘levarsi’ alle altezze del ‘sublime’)
L’idea di fondo di queste ‘tesi’ è che al perfetto tutto è concesso, perché non può peccare.
E visto che ci siamo un flos de floribus da Gocce di Pioggia a Jericoacoara
                                                                                                                                                                    
Dall’amore alla spiritualità: slittamenti progressivi del piacere. Un nouveau roman: Lorenzo e Arianna lavoravano su due piste. Sulla terza (quella per veicoli lenti?) il Papa. Ognuno, separatamente, buttava giù le sue riflessioni (lento il Papa? Ma se era rockabilly…). Prodotti dell’intimo, sguardi sul mondo. E su internet (non solo Miro il transfascista o la paganeggiante Anna Kei – ormai ‘patrimonio’ condiviso da Arianna –, ma anche un sito ‘in quiete’, e altri inquietanti). Tanti i frutti, anche esotici (ma la maggioranza di produzione ‘nostrana’): i rami erano carichi, stracarichi, non ce la facevano più a reggere. Tutti frutti.
Una pletora (senza retorica) i temi da sviluppare e infilare nel ‘documento programmatico’: prima perla, la riconciliazione del cristianesimo con la realtà (e non solo a parole), senza tralasciare – come rumore di fondo – l’ammirazione greca (ma anche ebraica) per il kalós kai agathós. La Bellezza (natura, arte, cultura, uomo, donna…) andava coltivata, lanciata, rilanciata, sostenuta. E poi, spulciando a caso tra le varie proposte congiunte (il Papa, Arianna e Lorenzo erano ormai tre in uno): la reintegrazione del nichilismo e dell’esistenzialismo con le ragioni del corpo, della terra, della vita (del kosmos: ‘sfruttando’ a tal fine la stessa ‘inquietudine’ del cristiano). Pensiero Forte e Pensiero Debole in osmosi continua. E continuando nella caccia al tesoro, dopo le perle (nere) dei teologi della ‘Morte di Dio’ e del ‘cristianesimo non-religioso’, la pesca a strascico nell’oceano di Nietzsche (sempre lui). Piatto in tavola: il concetto di transvalutazione dei valori, da ‘condire’ con il sale del Logos e le spezie di Sophia (Gesù e Cristo, oltre le contrapposizioni nicciane). Il tutto, affinché l’ultimo uomo possa tramontare…
“Il santo rise di Zarathustra…” Alba e meriggio. Non più io ma il Cristo in me. Dal Logos tou Christou al Gesù terreno, ma pure al Cristo-in-sé. Dio è, non era… L’aprirsi a ogni aspetto della vita, complice il ‘non resistere al male’. Attraversare il Male per squalificarlo (o riqualificarlo). Entrare nei territori dell’amore incondizionato del Gesù che tutto accoglie. Un dire sì alla vita. Un diverso agire.
Fuori dal mercato e dalla moralina. Basta, via… non solo i vizi, ma le ‘virtù’ che impacciano! Vita sfacciata, sfrecciante, libera… Via ogni ‘influenza’! Sfottenti davanti ai ‘giudici’, strafottenti, sfrenati. Vita non più sfocata (‘sfigata’, avrebbe detto in incognito Lorenzo). A ventiquattro carati. Kyrie eleison. Somma ironia, irenismo all’ossimoro, imitatio Christi. Superiorità di fronte a chi si crede superiore. Umiltà al cospetto degli umili. Misericordia e concordia. Abbassiamoci (Lorenzo levò il suo grido di battaglia) per sentire la voce del Dio dentro! Scendiamo nelle altezze. Saliamo alle sue profondità…
Sequela Christi, sequela Viri… Da Cristo all’uomo, alla donna, all’interiorità più profonda, lì dove nessuno può interferire (e ferire). Non lì, non là, ma dentro di te. Spiriti liberi. Il Regno di Dio è dentro! Se tu lo sai, sei già nel regno di Dio, fossi pure il ladro colpevole in punto di morte ignobile. Riscattati, diventa nobile!
L’oggi è il futuro del domani. Oggi sarai con me in Paradiso.
Far nascere dentro di sé l’Uomo-Dio – il Figlio – per farlo poi ‘maturare’ fuori: ecco la mission… Procreazione assistita: prima dentro, poi fuori. Infine, per sempre, In&Out.
Da Oriente a Occidente. Dall’uomo che tramonta, che dona le ultime faville di luce, alla stasi della grande notte (dei lunghi coltelli) e all’aurora-estasi degli uomini-Gesù. Non più robot, né cloni (sia pure alla George Clooney), ma individui… E-ducati, condotti fuori (dal gregge). E-men, e-women? Più che altro, wonder…
Uomo in-nocente, donna fanciulla. Fanzine senza fanatismi. Dall’uomo profano all’uomo performance. E la donna? Sempre in forma… Eppure, mancava l’ultimo tocco (della spiritual farm).

Torniamo alle nostre altezze (scartando le bassezze che sempre ci attirano a sé). In definitiva, se facciamo il “salto nella Pasqua”, passiamo allo stato di “uomo risorto”. Quindi, stop all’“homo pius” (corpore carens) di (in)certo Cristianesimo (non quello ‘pentecostantrico’ che proclamo, un po’ eckhartiano un po nicciano…), all’“homo rationalis” dell’Illuminismo, all’“homo oeconomicus” del Liberalismo, all’“homo aequatus” del Marxismo-Leninismo, all’“homo superior” (in senso zoologico) del Nazional-Socialismo, all’“homo res” della Democraticismo moderno e all’“homo mercator” o “tabernarius” del Mondialismo o della Globalizzazione (faccio mie le ‘categorie’ di Alberto M. Mariantoni sul primo blog, quello stra-cult, di Miro Renzaglia: vi faceva  delle puntatine pure l’ostica – ostrica con perla, neraAnna K. Valerio).
Torniamo al punto pre-pasquale: la mia vita è come dovrebbe essere? È tutto qui o c’è qualcosa di più e oltre? Bene, penso che queste poche riflessioni siano un buon punto d’inizio (naturalmente questo vale per i parvenu: chi è di casa nel blog è già un post-pasquale. In ogni caso, gli uni e gli altri comincino pure a ‘sperimentare’, riavvolgendo il ‘nastro’ dei post del blog).
L’importante è cominciare a fare esperienza. Ricordando che: experience is the name the men give to their mistakes” (Oscar Wilde)


giovedì 7 aprile 2011

PAPA, PAPI & POP-EYE


PAPA, PAPI & POP-EYE
BLADE RUNNER
ft
FIGHT CLUB

Sveglia! È tempo di morire.” Blade runner, morire per chi? Qui c’è già un’ecatombe… No, sono realista, c’è ancora vita sullo Stivale. L’importante è non scivolare.
La punta pivottante si sradicò dalla curva superiore, ruotando di novanta gradi fino a toccare la superficie d’appoggio, per poi rotolarvisi sopra e scomparire nel buio. Senza rumore. Priva dello stiletto, la sovrastruttura eccentrica venne meno, atterrando non priva di grazia sulla pista ancora pulsante di vita superiore. Con rumore.
Marzia si rialzò e riprese il breve viaggio, recuperando lo svantaggio sulle altre ragazze. La musica degli Oasis, eccessiva ma energizzante, continuava a martellare. Compulsiva, più un tapis roulant che un tappeto sonoro. Ma era quella giusta – concordia discors – per l’ora e la controra. Chiodo scaccia chiodo.
Lei (Marzia e il sound-track) e la notte: due amiche in rotta. Schiodate. Parafrasando Battiato, si sarebbe potuto dire che “era sola come un ombrello su una macchina da cucire, dalle pendici dei monti Iblei a settentrione, per universi e mondi...”
“Sushi. È così che mia moglie mi chiamava. Pesce freddo.” Qui ci sono triglie, sgombri, merluzzi, cefali. E cose che voi umani…
«La prima regola del fight club è che non si parla del fight club» dice il meccanico. «E l’ultima regola del Progetto Caos è che non si fanno domande.» Dunque cosa può dire a me?«Quello che devi capire è che tuo padre è stato il tuo modello di Dio» dice lui.
Anche noi abbiamo un ‘papi’ da prendere a modello (ognuno fa il suo modeling: Bandler e Grinder, nel tracciare il sulcus primigenius della PNL, presero a modello Milton Erickson, Fritz Perls, Virgina Satir, noi il satiro…).
A proposito di Papa e Dio (non è detto che ci sia necessariamente corrispondenza biunivoca), ecco – dal mio Gocce di pioggia a Jericoacoara (sì, quello della ‘punta pivottante’) – un ritratto del Papa da brividi (sottopelle, lounge). Tanto per fare da contraltare all’ara papis.

    “Ampia, più ampia è la tua visione…” Il sottofondo di Brahms – intermezzo per piano – sostituì (altrettanto misteriosamente) il sorprendente ‘adagio’ (con alcune ‘ondate’) di Yanni, e l’ancor più ‘spiazzante’ ‘andante’ di Ivan Segreto, che – inverosimile – avevano sottolineato le spigolature di Arianna, interrompendo le elucubrazioni intellettuali del trio (in consonanza: tutti e tre si erano ritrovati a parlare lo stesso linguaggio mentale). Lorenzo, che, pur preso dal duetto col Papa, non aveva mancato di notare l’imprevisto spuntare di musica borderline, ai confini del New Age (e nei confini di Battiato), rimase, di nuovo, completamente basito (brasato: fino ad allora coceva a fuoco lento). Cose da pazzi, alla Basaglia.
     Un battito d’ali: il pontefice volteggiava virtuosamente con Arianna sui tasti brahmeggianti e bramosi. Che bramivano come cervi in amore (i tasti, neri e bianchi). D’altronde, ogni vero cammino inizia con una trasgressione. E non c’è vero in-gredire senza trans-gredire. Che lo si gradisca o no.
     Il gradiente s’innalzò e Arianna obbedì (il vero audire – l’ascolto – comporta, di necessità virtù, l’ob-audire, l’obbedire). Un’insolita trama si stava dipanando e a lei (ma Lorenzo la seguiva) parve di camminare sulle acque: il Papa un virtuoso della danza! Prima Yanni e Allevi (pure lui, il folletto doce doce), sdoganati, poi Brad Meldhau, sophisticated, infine Brahms, il doge. Ci mancava George Michael… (ci sarebbe andato a puntino, comunque. Anche George Benson e Marvin Gaye. Che dire di Trinah e il suo erotic lounge? E Billy Idol? Troppo…).
     Arianna dallo stupore (virtù dei filosofi – Sophia divina inclusa) ripiegò sull’incredulità (uno scherzo, un’allucinazione, delusion?) e affondò. Per risalire subito a galla. Lei aveva sette vite, non per niente era una gatta. Donna ‘selvaggia’, ma gaia, conosceva la ‘quintessenza’ della vita. Non si era mai persa nella ‘selva oscura’. Lei correva coi lupi. E il Papa era, in fin dei conti, un figlio della lupa… Steppenwolf.
     Brahms, spuntato dal silenzio sacrale, dopo aver pontificato per non più di tre-quattro minuti (il primo giro di pista) passò il testimone a un ancor più giocoso valzer, prima solo accennato poi sempre più viennese, da ring. L’october fest (ma si era in maggio, sia pure inoltrato) ringhiò per alcuni minuti, il tempo necessario affinché la vivacità e la sorpresa reciproca (il Papa era inconsapevolmente cosciente del suo ‘azzardo’) ribaltassero la santa trasgressione in una febbrile celebrazione della gioia di vivere (e poi perché la musica? Penetra direttamente nell’anima… È intramuscolare. Le parole sono solo delle pillole: hanno bisogno di più tempo per fare effetto).
     Nozze di Cana. Santità trasformata in divina ascesa (oltre l’ascesi, e ogni ascesso), acqua trasformata in vino (la birra si mise, spontaneamente, per un attimo da parte). Eccesso di vita, accesso ad altri eoni, ebbrezza pura, ionizzata, festa del Dio incarnato e dell’uomo trasfigurato. E la donna a far da giudice (di pace). Il Papa aveva preso l’ascensore…
     Mai Arianna aveva ballato un valzer con questa vivacità. Anzi, quasi mai aveva ballato ‘classico’. Lorenzo in questo non era un cavaliere perfetto (a dire il vero anche in altro). Ma nemmeno in altri balli (se solo lo avesse visto zompare latino-americano a Pugnochiuso! Lì era risorto, anche nelle danze. Come in trance. Bacco e Venere. Tabacco, no grazie! Meglio il tabasco).
     Del Papa (e dei papi in generale) Arianna aveva, logicamente, un’idea ben diversa. Un uomo da scala (santa o reale), non certo da ascensore (al massimo, un asceta). Ma la logica fa spesso a pugni col cuore (e la ragion di stato – fosse pure il Vaticano). Del resto, lui, il Papa, era un uomo d’oggi (a onor del vero, nel Rinascimento erano anche più ballerini. Senza essere nani). Non c’è più religione… O forse ne stava nascendo una nuova. Dio era morto, Marx era morto, la Chiesa non si sentiva tanto bene, ma il Papa era pimpante e, ciliegina sulla torta (dopo che Pilato si era lavato le mani: l’igiene non è sempre ‘pulita’…), Cristo era vivo e vegeto. Cominciava a ‘rinascere’: c’era un vero e proprio boom di nascite, anche gravidanze indesiderate…
     Gesù: “luce trasformata in persona divina”. Luce e ombra. Prima du, il radicale linguistico, poi Dio, madre di dies, la luce del giorno. E la nostra fede è figlia di Dio e della luce. Della luce che scaturisce dalla speranza, dalla fede, non dalla paura. È sostanza, materia, non aria fritta. È il coltello affilato che separa l’anima dallo spirito. E il loro, quello di Lorenzo, di Arianna, del Papa, era pensiero tagliente, trans-moderno (anche trans-lucido): ben oltre il post-moderno, che, comunque, al di là del suo lato ‘debole’ ed ‘effimero’, nel suo voler annullare ogni cosa demolisce – questo il suo punto ‘forte’ – anche i falsi idoli. E butta giù dal treno, dal trono e dall’altare, le ideologie tronfie, gonfie e mollicce. Inclusa quell’ameba (la ‘seconda religiosità’, anche quella istituzionalizzata da otto-per-mille) camuffata da drago dalle mille scaglie e dalle mille corone, ammantato di oro e porpora, eppur flaccido, senza corpo né anima. E non stiamo certo parlando dello Spirito…
     Il vecchio Papa si stava spogliando della vecchia pelle (né di Pietro né di Paolo) e si stava ammantando della nuova. Babilonia, adieu! La spada dello Spirito aveva tagliato la vecchia coda (il codazzo di superstizioni che sta dietro, e dentro, alla religione) e ne stava spuntando una nuova. Tail, nail, blade: energetico il cocktail… Il Papa blade runner (aveva superato Ockham), dopo aver tirato fuori le unghie, stava per estrarre il ‘coltello affilato’ di Nietzsche, suo terribile conterraneo. Sì, il filosofo ‘oltre il confine’ (ma che tornava sempre sulla terra), al quale “ci si arriva per folgorazione o si rimane gran tempo a guardarlo in cagnesco, ben sapendo che la corda della trappola è tesa, che l’esca succulenta già gronda di veleno. Nietzsche è una lettura rischiosa, qualunque sia il testo da cui la si comincia, ma necessitata” (Anna K. Valerio, que sera sera – what ever will be, will be – colpisce sempre. D’altronde, per lei – Lorenzo ne era ‘letterariamente’ invaghitol’estremismo era ritenuto “semplicemente la rettitudine di ragionare fino alle estreme conseguenze”).
     Un nuovo nichilismo post-nicciano si stava affacciando sul Nulla divino (il ‘divino’ dei ‘padri’ della Chiesa e dei grandi mistici, quello che piace anche ad Anna K.: il Dio borderline, ‘indeciso’ se continuare a celarsi alla vista dell’uomo o esporsi…). Un Cristo urgrund – artefice sin dall’origine – che non ha paura di combattere. Parola di risurrezione, ma anche d’insurrezione. Di rinascita, ma anche di rivolta contro il mondo (moderno o antico, non importa). Azione e reazione. Croce e pugnale, ma anche ‘la Croce e il nulla’. ‘Ministero di equità’, di giustizia e vera solidarietà, contro il Mysterium iniquitatis delle attuali oligarchie, democraticamente biancovestite (anche di nero, quasi sempre di grigio). È lì il peccato, ma è anche dentro di noi. L’interiore si alimenta dell’esteriore e viceversa. E non solo chi ci circonda o c’influenza anche da lontano. Reversione temporale per un rilancio in un futuro abissale. Bouleversement versus impeachment. Abisso chiama abisso. Cielo chiama cielo. Casa, città, mondo, universo… Il villaggio globale è ormai locale, ma i localismi hanno alzato anche loro la cresta, i loro campanili e, ora, i loro minareti...
     Lorenzo, imbucatosi in questi pensieri (che correvano in parallelo con quelli del Papa: e si salutavano dal finestrino), si ricordò – Mysterium iniquitatis fu la molla – della lettera autografa di Sergio Quinzio (bellissima, nella firma, quella Q che sfuma in G. La Q: errore voluto. Ma gli errori, a volte, sono sms degli dei… – Marcello Veneziani ducit). Missiva mandatagli da Perugia, in risposta (prioritaria) ai complimenti di Lorenzo per un suo libro e per degli articoli ‘piccanti’, e piccati. Datata (ma era ancora ‘fresca’) 5 aprile 1995: “Forse, il bisogno di risvegliarsi l’abbiamo tutti; indipendentemente dalla chiesa, o confessione, o gruppo cristiano al quale apparteniamo.” Quinzio era un teologo autodidatta e, soprattutto, scomodo. E lui, Lorenzo, per alcuni versi, era della stessa pasta, dello stesso lievito. Solo che stava per render pan per focaccia.”

E se, detto papale papale, siete poco mistici, eccovi un qualcosa di più ‘dionisiaco’ (ma c’è dell’Apollo in Dioniso).

     Lorenzo cominciò a saltellare, al suono di timpani, cembali e flauti che solo lui sentiva. Ionizzato, il delfino ionico continuò a salmeggiare.
     «Riprendiamoci il corpo con la danza, lo sport, la parola, la bellezza. Ripeto: il corpo è “il cardine della salvezza”. Caro cardo salutislo diceva Tertulliano (quando stava bene…). Il corpo – la ‘grande ragione’: così si esprime Nietzsche, contrapponendola alla ‘piccola ragione’ dell’intelletto – è espressione fisica dell’anima, suo prolungamento… Il corpo è ‘pienezza’, shalom. E noi dobbiamo fare lo slalom tra spirito e corpo (gli sci sono l’anima, scivolosa, sdrucciolevole). Chi ama il mondo odia Dio? No, Dio si rivela a chi agisce nel mondo, a chi lavora, a chi gioisce, a Maria, a Marta, a Maddalena… Dio è vicino a loro, è vicino a te… Diventa ciò che sei! …diventa Dio! Sì, anche tu sei vicina a Dio, inteso sia come Divinità (il Silenzio) sia come Dio-persona (il Verbo). Lì dove la Parola si fonde, ossimoricamente, col Silenzio, il Dubbio coabita con la Fede, la stasi con l’estasi, lì c’è Dio. E in questo modo, dalle nostre piccole storie passeremo alla Grande Storia.»
     «Allora, non hai certezze!»
     Galatea balzò trionfante sul telo da mare (e quasi sembrò non voler ridiscendere più – forse a causa della ghiaia).
     «Certo che non ne ho… Il dubbio pone la ricerca, spinge al cambiamento. Il dubbio inquieta, eppur acquieta… “Non ha quiete chi è privo di qualsiasi inquietudine. Non ha quiete chi è abbastanza pigro o egoista per non crearsi alcuna inquietudine o per tenersene alla larga.” È Karl Barth, spirito deciso, mai quieto. Dio stesso è certezza che alle volte dubita. Ne troverai delle conferme nella Bibbia. Un Dio che ci ripensa, che si pente, che cambia idea. Il dubbio abita la fede, la rende una dimora abitabile, ammobiliata, calda. Dio rivelandosi si vela e la verità corre nuda verso di Lui. Dai, corri anche tu!»
     Galatea, indifferente all’invito, assunse la posizione da yogini e si acquietò. La sua lingua prese a battere territori già esplorati, alla ricerca di nuove emozioni.
     «Dinamica e calma. Entrambe sono a disposizione dell’uomo e della donna ‘realizzate’. Pensa allo yogi: è al tempo stesso sacrificante, sacrificio e destinatario delle offerte. È lo specchio del drago e dell’albero del mondo. E tu devi infrangere questo specchio, devi uccidere il drago per poter creare ogni cosa. Devi assimilare il serpente – un po’ come l’eucaristia cattolica (Lorenzo non capì se in questo ardito paragone di Galatea ci fosse indifferenza, ironia, verità o sacrilegio dichiarato) – per assumerne i poteri e diventare, conseguentemente, tu stesso creatore. Per poter diventare asceta o mistico, come tu dici, devi, quindi, prima passare per la strada scivolosa delle passioni. Poi potrai fare il salto nell’Abisso… Devi superare coscienza e ragione, che sono solo delle barche per traghettarti verso la ‘supercoscienza’. Come ti dice Guénon, la coscienza ti aiuta a diventare ‘Uomo Vero’ (il ‘sé’), mentre per trasmutarti in ‘Uomo Trascendente’ (il ‘Sé’) devi liberartene, devi andare oltre l’individualità. Così potrai diventare dio (anche con la maiuscola). E per essere tale – l’’Io sono’, il sommo ‘egoismo’ – devi quindi sacrificare il tuo ‘te’, liberarti dal concetto di peccato, riscattarti dall’avidya, dall’ignoranza. Devi, insomma, andare oltre il concetto di bene e male, superando Dio e il Diavolo… Ma come? Coniugandoli, reinterpretandoli, vivendoli…»
     «Prima ti ho parlato della calma, ora ti do la scossa (Galatea cambiò asana). L’abbandono delle case – cioè del vivere civile, dell’ordine della pòlis –, il ritorno al mondo selvaggio (il monte), lo stato di follia: sono tutti segni di una rottura che gli dèi talvolta suscitano in funzione di una rigenerazione esistenziale, di un rinnovamento. Sì, Dio vuole giocare con l’uomo, senza barare. Au pair.  “Who loseth to God as a Man to Man… shall win at the turn of the game”: chi perde con Dio da uomo a uomo, vincerà alla fine del gioco… Ma io vado oltre Ezra Pound e so che con Dio la donna vince sempre, anche da uomo a uomo. Sì, sto delirando… ma delirio ed ebbrezza vanno di pari passo con la valorizzazione del ruolo femminile, specie quello legato all’euforia e a quell’aspetto dinamico, dionisiaco – da ‘menadi’ –, che la vita pretende, esige. Fatti donna, ma resta uomo…»
     Lorenzo era ancora vivo, nonostante tutto (e nemmeno eunuco per il regno dei cieli. Il Regno sì, ma niente balle…), eppure Galatea, l’esattrice (non sempre esatta) era ancor più vivace. Quindi, senza cambiare posizione, continuò il sermone (prima Gaia, poi Galatea. Che ci fosse qualcosa di speciale nel loro punto G?)
     «Dioniso fa pendant col dio indiano Shiva e il suo alter-ego femminile, Shakti. Il dio-dea ha istituito le sacre danze, i ritmi musicali propizi all’estasi. Lo spirito dionisiaco è luce, esalta i diritti della vita contro una società che incita al buio, alla morte sociale, culturale, etnica, estetica e fisica. Porta la gioia in un mondo senza gioia. È estasi oltre la razionalità, ebbrezza partecipe di forze e presenze ignote nella vita ordinaria. Cerca, quindi, Lorenzo, di andare al di là del moralismo e dell’immoralismo. Abbandona ogni ipotesi e ipoteca reazionaria: la re-azione è figlia del ri-sentimento, sorella dell’istinto servile e del nichilismo. E del fanatismo ‘celeste’. Nondimeno, c’è una reazione rivoluzionaria… Nietzsche – il ‘martello di Thor (da buona coach non dimenticava mai di ‘leccare’ i ricordi anarco-destri sempre affioranti di Lorenzo) – accusa, giustamente, il socratismo, il platonismo e il giudeo-cristianesimo di aver costruito un ‘mondo al di là del mondo’. Mondo ‘celeste’ che vuol far arrossire, e arrostire, il mondo ‘verde’, quello terrestre, il mondo della speranza. Un mondo oltre il mondo, statico, noioso, a rischio d’imputridimento, versus dinamismo vitale, microcosmico, fresco, gioioso, anche un po’ comico…  Ridi… Grida! Gioisci! Frullati, folleggia! Basta con le restrizioni del cristianesimo sul corpo, la mente e il cuore! Diamo il via all’autorealizzazione spirituale. Bibliolatria, ipocrisia, necessità di ‘purificare’ il mondo per mezzo del fuoco: tutti frutti dell’albero protestante anglosassone (ma il cattolicesimo ci ha messo il concime). E il mito della ricchezza, anticamera al mondo della gloria per gli ‘eletti’, non è pure un lacerto del protestantesimo? Insieme al capitalismo, all’ipocrisia, alla vendicativa acidità d’animo. Bush… E poi, questo rinnegare il corpo, questo negare la vita. Ed è vero che l’uomo è qualcosa che dev’essere superato… Bushido»
     «Superato? Semmai, uguagliato! Se l’uomo è lo specchio di Dio, se l’uomo e la donna sono Sua immagine, allora l’uomo è il fine, non la fine…»     
     «E il tuo Nietzsche, dov’è andato a finire?» 
     «Superato…»      
     Sorpassata da Lorenzo, Galatea tentò la rimonta.   
     «Proprio tu, che dicevi che l’’ultimo uomo’ non conosce meta fuori di sé, mi vieni ora a parlare di Dio…»
     Poi ebbe un ultimo sussulto. «Dai, rientra in te e divertiti! Fa’ come me, che “nella vita cerco la gioia dello spirito e la lussuriosa voluttà dell’istinto. E non mi importa se queste abbiano le loro radici perverse entro la caverna del bene o entro i vorticosi abissi del male.” Sì, amore ‘eccessivo’ per la vita, philopsichia ‘non realizzata’, alla Michelstaedter, l’ossimoro vivente (che amò tanto la vita da uccidersi per essa. Per possedere se stesso…). Sì, ho fatto mie le parole, ispirate, sin troppo, di Renzo Novatore, anarchico individualista, poeta e filosofo, uomo di diatriba e d’azione, angelo e diavolo.»