CHERCHEZ LA FEMME
Tra cercatori di verità
e cercatori di fama
e cercatori di fama
FUMUS
Cerchi di fumo, fiumi di parole, assenzio a cascate, assenza di senso…
Giorni di fame, senza fama, nessuna femme fatale...
HUMUS
Queste giornate d’afa e d’afasia, tra fasi lunari (quelli del Berluska mutante – già in mutande) e solstizio in pieno armistizio – il Monti-python tra l’ipnotico e l’apneico – promettono, se non l’alba dorata, almeno un tramonto lento.
Slow Time: DA DOMANI VOGLIO FARE
A MODO MIO…
FLAVOUR
Fare ‘a modo’ non
significa non seguire le regole: tutt’altro, significa scegliere consapevolmente cosa fare.
Significa tra-sformare il proprio dis-agio in agio. E per
fare questo occorre uscire dalla propria “zona d’agio”… (la comfort zone): schizzare fuori quasi fosse "zona d'aglio"...
Significa non essere più agitati, schizzati, insofferenti
come tanti cani alle prese con pulci, zecche e moscerini da nulla (e io
apprezzo i cani: vai al mio post precedente):
“Credo che ‘disagio’
sia la parola chiave. Nei nostri anni ogni normale sottozero invernale diventa
‘gelo polare’ e ogni normale canicola estiva diventa ‘caldo record’… Se ogni
disagio diventa ‘emergenza’, ogni stato di malessere diventa ‘malattia’.”
(Michele Serra)
HUMOUR
"E poi c’è l’uomo ‘normale’: “aspirato dai suoi pensieri, dai suoi ricordi, dai suoi desideri, dalle sue sensazioni, dalla bistecca che mangia, dalla sigaretta che fuma, dall’amore che fa, dal bel tempo, dalla pioggia, dall’albero vicino, dalla vettura che passa...”
"E poi c’è l’uomo ‘normale’: “aspirato dai suoi pensieri, dai suoi ricordi, dai suoi desideri, dalle sue sensazioni, dalla bistecca che mangia, dalla sigaretta che fuma, dall’amore che fa, dal bel tempo, dalla pioggia, dall’albero vicino, dalla vettura che passa...”
Questo è l’uomo ‘robot’ (ne
parla Gurdjieff, ma un po’ tutti ne aspiriamo qualcosa…). E che dire dei tanti
pseudo-manager fuma-fuma (anche solo mamme o babbi che portano il
pargoletto a scuola) che impazzano per le strade sgommando come folli su SUV
ingrifati, quasi dovessero correre a chissà quale appuntamento ‘capitale’. Alla
fin fine tutti stressati (e non sto parlando dello stress positivo – l’eustress
– quello del primo bacio o della discesa su una pista di sci, e sei uno
sciatore provetto, ma del distress: quello che ti logora la vita, ti
avvelena l’anima e ti può condurre sul baratro).
Insomma, da una parte l’uomo robotico (moscio o agitato),
dall’altra l’uomo comatoso. Sì, lo so, certe cose ci sono sempre state (è nella
natura dell’uomo: un po’ in cielo un po’ a terra…), ma il tam tam dei
mass-media – puoi avere tutto subito (dal
fast food al prestito su misura, fino
al fast love) e devi essere ‘così’
(tacco dodici o rasoterra, tutta-tette o filiforme, grasso è bello…) – ha
creato l’era dell’ansia: un continuo
mordi e fuggi alla ricerca di una soddisfazione effimera e un susseguirsi di
copia-e-incolla di modelli mass-mediatici belli ma impossibili.
Dall’eccesso d’informazione all’eccesso di attenzione: si è
passati dall’epoca delle ‘grandi narrazioni’ a quella del gossip. Basta
cliccare e hai tutto in un attimo: qui le ultime news dalla Kamchatka, lì un contatto face to face
con il tuo compagno di banco affacciato su Facebook. Ottimo, pure indispensabile, ma con questo volere tutto,
poco, maledetto e subito, abbiamo disimparato, non solo a fare i calcoli a
mente, ma a sbrogliarcela con le minime difficoltà quotidiane. Un piccolo
intoppo e… il mondo ci crolla
addosso. Vediamo subito la montagna nella sua immensità: abbiamo perso la
capacità di riflettere, fermarci un attimo e scomporre il problema nelle sue
componenti più piccole, ognuna facilmente risolvibile, oppure aggirarlo con uno
stratagemma. Allora, perché non
seguire l’esempio dei cinesi? Se noi vediamo una lunga distanza nella sua
interezza (il che ci spaventa), loro, da sempre, sanno che mille miglia
cominciano con un solo passo.”
(dal mio Che cos’è
la PNL – Sovera).
RUMOUR
A proposito di passi: un altro step sul cammino della fama. Ci voleva, con questo caldo… Uno scossone per il mio ego-drive: anzitutto una recensione di Raffaele Ciruolo sul mio saggio sulla PNL appena menzionato (langolodelpersonalcoaching.blogspot.com/) e poi, surprise, la segnalazione del mio post Doc Whisperer come miglior blog-post da parte di un noto sito di architettura http://www.architetto.info/bestblog.html (a proposito va’ a rileggerti i miei vecchi post su archistar & co).
A proposito di passi: un altro step sul cammino della fama. Ci voleva, con questo caldo… Uno scossone per il mio ego-drive: anzitutto una recensione di Raffaele Ciruolo sul mio saggio sulla PNL appena menzionato (langolodelpersonalcoaching.blogspot.com/) e poi, surprise, la segnalazione del mio post Doc Whisperer come miglior blog-post da parte di un noto sito di architettura http://www.architetto.info/bestblog.html (a proposito va’ a rileggerti i miei vecchi post su archistar & co).
E per ricaricarmi ancora, ho appena riletto Incontri con uomini straordinari di
Gurdjieff…
Bene, visto che mi sono appena ricaricato – anche perché proprio
ieri a una conferenza ho incontrato un uomo, se non straordinario, molto noto in ambito mass-mediatico:
dopo la premiazione per la sua opera prima, ho avuto occasione di
donargli il mio “Gocce di pioggia a
Jericoacoara” – e visto che anch'io sono un cercatore di verità – termino con alcune stille del mio romanzo magical mystery tour:
Sì, letture pregnanti
e imbarazzanti: i due termini, che come allegri frugoli si rincorrevano nella
mente, gli piacevano proprio. Gli facevano balenare, all’inglese e all’ispanica,
l’immagine di una donna incinta: in fine dei conti, la lettura non era un voler
ingravidare una mente sterile? Non era gettar semi su un terreno arido e
incolto?
Un po’ cade
lungo la strada, e gli uccelli se lo mangiano, un po’ si disperde sulla roccia,
un po’ s’intrappola tra le spine, una parte cade sulla buona terra...
La passione per
la lettura e i suoi semi! Per loro Lorenzo, spesso, troppo spesso – umano,
troppo (poco) umano –, aveva dimenticato, tralasciato, lasciato cadere, cose
altrettanto o (come avrebbe di lì a poco scoperto – o ri-scoperto) più
importanti: parlare d’amore, farsi titillare il cuore (e tutti i sensi) dalle
sue lusinghe (lasciando pure che le sue spine lo pungessero), dare qualcosa di
se stesso all’universo femminile. Che pure gli piaceva tanto: in primis, la sua
unica Arianna (nel senso di unicum: amara, amarcord…). Anche il solo sorriderle
al mattino.
Ma spesso, troppo
spesso, non era riuscito a trovare la forza, il tempo, la voglia (o chissà che
altro), di parlare, di corrispondere agli amorosi sensi, d’illuminare di sole
le lunghe notti d’inverno coniugale.
Inverni freddi,
bui, senza fine, in attesa di un September morn. E settembre era finalmente lì,
pronto a offrirsi, ma nell’animo di Lorenzo l’inverno continuava ancora a
mietere vittime – questa sensazione, di falcidie interiore, di una Stalingrado
dell’anima, l’aveva accompagnato fino a sole ventiquattrore prima. E poi il (femme)
fatale incontro… E la bolla nera aveva cominciato a sgonfiarsi (ma non era
scoppiata). E sì che nelle ultime settimane aveva tentato, vanamente (vanitas
vanitatum), di ricorrere a vari meccanismi di difesa per rendere tollerabili
quei momenti così duri; ma, quanto più tentava di allontanarli, tanto più
alimentava la sua nevrosi – una riprova dell’accordo tra la psicologia sufi e
quella contemporanea (a Lorenzo le pile della Kultur non erano mai
scariche).
Aveva cercato –
ma sapeva bene che il suo era solo un patetico bluff (era a conoscenza di ogni
cosa, o quasi) – di autoconvincersi che gl’incontri di Arianna fossero stati
solo giochi innocenti, discorsi al caffè per sentirsi più grande, o per restare
un po’ garçonne. Più spesso, però, aveva visualizzato i fatti nella loro nuda
rude crudezza (e concretezza).
E il futuro? Cul
de sac. Per chiudere il cerchio, un soprassalto sufi (con un tocco di vipassana:
Lorenzo era ‘ballerino’): mai anticipare, con l’immaginazione, un futuro
negativo; piuttosto, vivere l’attimo. E soprattutto, mai posticipare il passato
negativo!
Il passato: double
face. Pagine bianche, ingiallite, scritte su pergamena. Pagine e pagine. Lui,
sempre perso tra le segrete dei libri. E i loro segreti (in seguito, anche Victoria’s
secret). Libri ‘inchiodati’? Jamais! Books, booklets, penguin classics, livres
de poche, pocket, tascabili, purché libri… (anche e-books. Ammazza… – amazon – che
bibliofilo!) Li compulsava, slinguava, odorava, sniffava e poi vi ci si
tuffava. Anche a occhi chiusi. Lorenzo era uno junkie, un drogato (di fogli
stampati, non di cartine), un book-addicted: aveva più d’una scimmia sulla
spalla (e gli facevano pure le linguacce). A proposito, pour parler: Lorenzo,
il bookworm (ma anche movieworm), mai verminoso, però, fluiva in english, galleggiava
in tedesco – aveva fatto uno stage nazi-runico –, dava delle belle unghiate
french. E poi ogni tanto stillava, specie quando scriveva, gocce d’umor pagano
dall’Olimpo e dai Sette Colli; un po’ di ‘vento divino’ dal Sinai per la par
condicio e, sursum corda, sciacqui nel Gange.
Vagabondaggi
intellettuali, intra ed extra-moenia (ultimamente, sempre più spesso,
sconfinamenti internettiani – anche se il computer non tanto se lo filava),
alla ricerca di quella rara, ricercata, emozione chiamata bellezza. Così, senza
un perché (la bellezza, ma anche, talvolta, le sue incursioni libresche:
entrambi, incursioni barbariche). Forse un tentativo per ‘confondere’ la
tristezza, quel ‘demone’ – la malinconia (tra la planet melancholia di Lars von
Trier e la melancholia ermetica di Dürer) – che di tanto in tanto faceva
capolino dalle sue segrete e batteva cassa.
E la si leggeva
sul viso. Cash. Quella tristezza che c’invade quando sperimentiamo – è George
Steiner a ricordarcelo, mica uno qualsiasi – “le correlazioni fallite tra
pensiero e sua realizzazione.” E lui spesso aveva toppato, anche quando era a
un passo dal traguardo. Uno stop a un passo dal top. Né top gun, né top model…
Ma a soccorrerlo ecco intervenire proprio lei, la ‘bellezza’, la musa da lui
tanto ricercata.
Senso estetico e
fame di cultura: il duo che lo manteneva in vita. Con o senza mouse. A muso
duro. Per il ‘trascendentalista’ Ralph Waldo Emerson (uno dei ‘suoi’ filosofi)
l’intellettuale viene educato dalla natura, dai libri e dall’azione. Ma per lui
la natura era un po’ troppo spoglia (onda lunga della ‘fumosa’ Ilva del suo ‘locus
natalis’?) e l’azione sin troppo lenta. Rimanevano, quelli sì, i libri:
robusti, pieni di rami, frondosi, carichi di frutti. Arts and crafts. Lorenzo
era un lettore creativo. Ma, soprattutto, un Aphrodite’s child.
Trasversale,
transculturale, scultoreo (quasi: le giornate in palestra). Un esteta, un
intellettuale, un pensatore… Olistico, all in one. Anche se, alla Emerson, la
sua “rude forza pelasgica era tutta diretta verso il nascente senso della
bellezza.” Lorenzo: bello e possibile (più spesso, possibilista. Tendeva, suo
malgrado, al ma anche…). Lorenzo: a chance for a change. Innovativo,
‘esplorativo’: sempre attento ai ‘fenomeni’ della lettura, della scrittura,
della religione. Lui stesso, in un certo senso, era un fenomeno. Non
realizzato. Inespresso. Neppure raccomandato, né posta prioritaria e nemmeno
semplice. Tanto meno fermoposta. Aveva tentato pure con la posta aerea, ma
l’atterraggio era stato disastroso…”