LA CABALA SVELATA
Kitsch & Chic, Ketchup & Check-up
(remix)
Oggi voglio ricordare il mio quartogenito (c’è un quintogenito, un
sestogenito ecc.), ormai un ‘bambino’ cresciutello (sei anni e mezzo): ario
(indoeuropeo) nel sembiante, semitico nel cuore (o viceversa). Parlo del mio
PNL e Kabbalah, ebook molto ‘particolare’,
edito da Giacomo Bruno editore, un must per PNL e dintorni (qui, sotto il
vestito, c’è un bel po’ di roba).
Dicevo, ario (occidentale, anche se la provenienza è dall’India degli Ari, poi Iran di
Zarathustra, ora ridotto a ketchup e patatine – no, non tutto: c’è ancora molto
caviale e champagne, anche qualche ostrica con perla) – come west-coast è la PNL; e semitico, come la Kabbalah.
Un mix che può essere chic (e choc), come pure kitsch. Comunque, dal
check-up, propendo per la prima ipotesi (chic/choc): un ottimo cocktail
sceccherato, così dicono (io mi taccio). Si tratta, in ogni caso, che io sappia
(smentitemi se potete, ne sarei comunque grato) del primo vero connubio
tra PNL e Kabbalah dagli effetti pratici (e teorici – ‘profondi’) a oggi in
circolazione, Will Parfitt permettendo (ma nel suo Cabbalah c’è
più psicosintesi ed esoterismo – di cui, comunque, nel mio ci sono tracce anche
vistose; non solo da CSI: c’è pure un bel po’ di ‘energia’ e spiritualità
cristiana).
Comunque (e qualunquemente), ai posteri – anzi ai vostri ‘post’ –
l’ardua sentenza. Di una cosa ho la certezza: specie in tempi come questi, la
lettura dell'ebook vi aprirà nuovi orizzonti. Se non altro, il terzo occhio e il sesto senso. Salirete, nel migliore dei casi, al settimo cielo (nel peggiore, le
occasioni propizie si presenteranno a pioggia...). In tutti i casi imparerete a
salire e a scendere dall'Albero
della Vita e a cogliere le sue sefire: scopo penultimo, ‘accendere’ tutti i
vostri centri vitali e ‘accedere’ allo stato che si desidera.
Scopo ultimo: liberare
l’essenza.
A proposito di pioggia, prima di qualche ‘goccia’di da PNL e Kabbalah, per rinfrescarvi le mente e riscaldarvi il cuore, un po’ Gocce di Pioggia a Jericoacoara (il mio romanzo ‘premiato’).
Sintonizzati sulle stesse frequenze, Gaia e Lorenzo ebbero,
contemporaneamente, la sensazione panica (nel senso bucolico) di essere un tutt’uno
con l’erba, i fiori, i cespugli; con il vociare dei ragazzi e delle ragazze che
percorrevano, proprio in quel magico istante, il sentiero sottostante. Col
flautare della brezza settembrina, tutt’uno col battito del cuore della formica
che dalla mano di lui era passata a quella di lei...
Il tempo, fino a quel momento acerbo, giunse a maturazione e stillò gocce
di Kairòs: il tempo propizio pensò bene di fermare le
lancette del Chronos, del tempo qualunque (e qualunquista).
Come può esserci Eros senza Imeros? Amore senza Desiderio? I due, ciascuno prima
perso nel suo viaggio al termine della notte, si avvicinarono sempre più
(la formica...), fino a sfiorarsi in più punti strategici. Un lieve,
improvviso, fruscio d’aria increspò i capelli di lei, facendoli vibrare sul
viso di lui. Furono uno: lo stesso
misterioso montante desiderio, la stessa cruda sensualità che si offriva
spontanea e naturale. Un’aspra dolcezza (l’ossimoro…) che fluiva sottopelle,
come in rivoli sotterranei mai esplorati. Lo stupore e l’innocenza dei sensi.
Complicità e confidenza tra i corpi e le menti (e il luogo). L’eros che si fa ethos.
Lorenzo e Gaia: il corpo di lei abbandonato accanto al suo, le vibrazioni
del suo respiro che si accordavano armoniosamente con quelle delle sue membra.
Una sinfonia di bassi, di acuti, di silenzi, che sembravano fatti della stessa
organza dell’ambiente circostante. Magico, soprannaturale, ma vibrante di
passione, di vita, carne e sangue...
Come può esserci Eros se non c’è Afrodite? Più che Laing poté Plutarco!
Forse che vi consiglio di uccidere i vostri sensi? Io vi consiglio
l’innocenza dei sensi... Il tempo sempre sospeso, le sensazioni fisiche,
epidermiche, tattili, cutanee, s’intrecciavano sempre più con le vibrazioni
scaturenti dal profondo; non solo dell’anima, del midollo, dello spirito, ma
sgorganti dalle profondità pelagiche del tempo, dei loro tempi... Nietzsche che
flirtava con Plutarco.
Se c’è Eros senza Afrodite, è come un’ubriacatura senza vino, procurata da
una bevanda fatta con fico o orzo, è uno sconvolgimento senza frutto e
incompleto, che presto nausea e disgusta. In quel momento ‘celeste’ e in quella
situazione ‘terra-terra’, impastato da sapienti mani, l’intreccio tra
vita (vite), cultura (pane) e natura (pan) si fece realtà viva
davanti ai suoi occhi stupefatti. Fluendo al di sotto della crosta
epidermico-sensoriale ispessita dal tempo. Rotta dal ciceone offerto da Gaia
(Circe? Demetra?) a Lorenzo (Ulisse? Proserpina, certo no...), ormai un iniziato
ai misteri di Pugnochiuso, il luogo scelto per la visione
suprema.
Sophia divina: una volta agitato, l’inciucio stava per raggrumarsi; il vino e l’orzo (con
un po’ di miele e spezie) erano lì pronti a sortire il loro effetto su Lorenzo.
Che, per la prima volta in vita sua, sentì l’akedia – l’accidia, il mal
di vivere che spesso lo assaliva come il demone di mezzogiorno – lasciar
definitivamente il posto a una ‘santa’ arroganza: nell’intreccio con
Gaia, Lorenzo scoprì l’elogio della riuscita.
“La fiducia in se
stessi è l’essenza dell’eroismo.” Superata, in quell’attimo di vita,
l’antitesi tra spirito e sensi, trasfigurato e sublimato da
questa speciale ebbrezza, libero dal passato e dal futuro, Lorenzo sentì
di essere destinato al successo. Una nuova
fiducia in sé, scaturita dalle sorgenti dell’essere, una forza pelasgica, un’‘emersoniana’
self-reliance in divenire (e per
l’Avvenire), il tramonto di ogni passato, l’emergere di un nuovo Sé, un far sì che i morti seppelliscano i loro morti.
Il terribile era accaduto…
D’altronde: È dolce la stagione della raccolta, quando il guardiano è lontano. (Plutarco)
Ed eccoci a PNL e Kabbalah.
Non ci posso credere:
la Programmazione Neuro-Linguistica, la rockstar del momento, che presenta,
come guest star del suo concerto, la Kabbalah, una diva d’altri tempi…
Strano, no? Per niente! Come ben sai, la PNL è in continua evoluzione, è un
sistema aperto: fa parte del suo stesso DNA l’attitudine a introdurre nella
propria “cassetta degli attrezzi” ogni strumento che possa essere utile per il
cambiamento. E poi, come afferma Bandler, la PNL è soprattutto un’attitude,
un atteggiamento, oserei dire una visione del mondo. E tale è, sia pure più in
grande, la Kabbalah: l’antica sapienza è pronta a dare, qui e ora,
sapore e forza alla giovane e scattante PNL!
La Programmazione
Neuro-Linguistica è una disciplina eminentemente pratica: efficiente, efficace
ed ecologica. In grado di “resettare” un individuo in breve tempo, se praticata
con costanza, impegno e determinazione. La Kabbalah comporta, dal canto suo, un
percorso più profondo e articolato. Qui, senza volerla per questo banalizzare o
distorcere, estrarrò dal suo immenso bagaglio di conoscenza solo ciò che ti
serve come applicazione pratica alla realtà quotidiana.
La Kabbalah, come
ricorda lo psicoterapeuta Will Parfitt, è una guida all’esercizio della
volontà, ma è anche un «cammino del cuore»: studiandola e applicandola, creerai
sintonia tra l’emisfero sinistro e quello destro del cervello, darai spazio
all’intuizione e all’immaginazione, alla correlazione tra i vari aspetti della
tua personalità e alle corrispondenze tra te e gli altri. È, infatti, un
cammino di trascendenza, come pure d’immanenza: illumina le zone d’ombra dei
tuoi rapporti interpersonali e intrapersonali, dandoti gli strumenti per
ottimizzarli.
Ma qui, ripeto,
esaminerò solo gli aspetti pratici, quelli più immediati, in modo da aiutarti a
passare dallo stato attuale allo stato desiderato, per centrare
facilmente i tuoi obiettivi e ottenere peak performance.
Il tutto senza toccare
i tuoi fondamenti: come la PNL, anche la Kabbalah rispetta i tuoi valori e le
tue credenze. Si limita ad “aggiornare il tuo software” e cancellare “virus” e
“file” inutili.
Se poi vuoi cambiare
il tuo “hardware”, no problem: sia la PNL sia la Kabbalah in questo sono maestri. Ma
questa è un’altra storia…