“È un inganno ottico associare la mobilità all’efficienza. Il cameriere che, trafelato, volteggia tra i tavoli con i piatti in equilibrio, è più lento del cameriere impassibile che posa i piatti con cautela, tra gli sguardi carichi di diffidenza dei commensali. I pochi secondi che l’altro guadagna nella corsa vengono infatti persi nelle acrobazie per non cadere, nelle diversioni di rotta, nelle pause per riprendere fiato …” E tra diversioni di rotta (i vari lodi, ludi e ludibri, tra Montecarlo e carlonate varie) e acrobazie (sono o non sono nani e ballerine?), di inganni ottici, e non solo, siamo carichi. Sfatti e strafatti. Eppure, come i commensali del ‘trancio’ della Grande sera, i nostri sguardi, drogati dalla ‘polvere’ attaccaticcia dell’attivismo dei ‘rampanti’ berluscones, un po’ sneakers un po’ tacchi a spillo, hanno ‘indulto’ (diciamo, indugiato, frettolosamente… ma sai ora l’indulto, sia lodo o Lodo – Francesca – tira…), insomma, si sono rapidamente soffermati con diffidenza sulla scarsa efficienza degli ‘impassibili’ (che sono poi quelli con vere passioni: i ‘trafelati’ sono più che altro ‘impazienti’. E pure ignoranti – e per dirla sempre con Giuseppe Pontiggia, quello della ‘Grande sera’: “Tu non sai quante angosce risparmia l’ignoranza...”).
E poi, dopo il ‘trafelato’ (dalla carità ‘pelosa’: e che pure ‘tira’), c’è l’uomo ‘normale’: “aspirato dai suoi pensieri, dai suoi ricordi, dai suoi desideri, dalle sue sensazioni, dalla bistecca che mangia, dalla sigaretta che fuma, dall’amore che fa, dal bel tempo, dalla pioggia, dall’albero vicino, dalla vettura che passa...” Questo è l’uomo ‘robot’ (ne parla Gurdjieff, ma un po’ tutti ne aspiriamo qualcosa…). E che dire dei tanti pseudo-manager fuma-fuma (anche solo mamme o babbi che portano il pargoletto a scuola) che impazzano per le strade sgommando come folli su SUV ingrifati, quasi dovessero correre a chissà quale appuntamento ‘capitale’. Alla fin fine tutti stressati (e non sto parlando dello stress positivo – l’eustress – quello del primo bacio o della discesa su una pista di sci, e sei uno sciatore provetto, ma del distress: quello che ti logora la vita, ti avvelena l’anima e ti può condurre sul baratro).
Insomma, da una parte l’uomo robotico (moscio o agitato), dall’altra l’uomo comatoso. Sì, lo so, certe cose ci sono sempre state (è nella natura dell’uomo: un po’ in cielo un po’ a terra…), ma il tam tam dei mass-media – puoi avere tutto subito (dal fast food al prestito su misura, fino al fast love) e devi essere ‘così’ (tacco dodici o rasoterra, tutta-tette o filiforme, grasso è bello…) – ha creato l’era dell’ansia: un continuo mordi e fuggi alla ricerca di una soddisfazione effimera e un susseguirsi di copia-e-incolla di modelli mass-mediatici belli ma impossibili.
Dall’eccesso d’informazione all’eccesso di attenzione: si è passati dall’epoca delle ‘grandi narrazioni’ a quella del gossip. Brani, brandelli, brandy à gogo, gogo guys & girls. A brand new bag. Il salon (di Arcore: c’era pure la Arcuri?) ha inaugurato un nuovo brand (è un circolo trendy): il superuomo prêt-à-porter… E la catwoman mordi e fuggi. E non è l’unico salon… ”Abbiamo il Progetto Caos a Los Angeles e Detroit, un grosso Progetto Caos a Washington e a New York. Abbiamo un Progetto Caos a Chicago di quelli che non ci crederesti mai.” E c’è pure quello di Avetrana (un Fight club per carovane di voyeur alla ricerca del buon De Sade dei tempi andati – quelli moderni sono più Von Masoch). Che musica (e parole)! Sade, Sartre, Satie… Boogie nights (fosse così! Ora solo bunga-bunga e bongo-bongo…).
“She would never says where she came from…” Sì, Ruby (Ruby Tuesday? Era di martedì? No one knows… she comes and goes). Sì, una toccata e via, un tiro e vai… “Ti versi una bella riga sul dorso della mano. Ti porti la mano al naso e la boccetta ti sfugge e va a cadere con nauseabonda precisione nella tazza. Rimbalza una volta contro la porcellana, poi affonda con un tonfo insolente che sembra il rumore prodotto da una grossissima trota per sputare una minuscola esca finta accuratamente preparata.”
“I fatti sono semplici, i fatti sono fatti… I fatti sono pigri, i fatti sono matti… I fatti dipendono dal punto di vista… Se non fai attenzione ti portano fuori pista.” Tutti in pista, vai con le danze! Goodbye Ruby, Tuesday, who could hang a name on you? Sì, Karima è il nome, Ruby il nome de plume (e le piume? Volate via prima dell’estate). Ombre a Letojanni, Mille luci a New York, in brodo di giuggiole ad Arcore. Arno d’argento, pendente d’oro bianco (il lettuccio di ‘biancaneve’ al collo della Diana o della Galatea di turno; fosse solo una Ruby rampante o una Sabrina rampicante). Occhi di brace (le pupille, infuocate). Voglia di vivere, ansia da morire. Ma doce doce. Sì, la ‘magrebizza’ (la magrebina con le bizze, pure ‘nipote’ di Mubarak – Osama e Obama permettendo… mi consenta) è quella che meglio esce dal copione ahrimanico-luciferino (o solo da sciacquettopoli) delle notti da berluga (quello spalmato sulle ‘tartine’ della Milano da bere, anzi dell’Italia bevuta).
Ma se drink ci dev’essere, sia almeno on the rocks. ”Meriterà il nome di uomo, e potrà contare su tutto ciò che è stato preparato per lui, solo colui che avrà saputo acquisire i dati necessari per conservare indenni sia il lupo sia l’agnello che gli sono stati affidati.” E noi che sinora siamo stati un po’ pecoroni (fatte salve le pecore del racconto evangelico: lì la pecora non bela…), tiriamo fuori le unghie e… agitiamo i remi, agitiamo il tirso. Agiamo… Coscientemente, ma con passione. Leoni biondi, lupi azzurri (senza nostalgia ‘canaglia’), orsi bruni… (per par condicio). Farfalle notturne (le pari opportunità. E non è per retorica: il sapere è una farfalla notturna – il pensiero è volatile, ma presto ci verrà a trovare anche di giorno). Nuovi barbari liquidi contro la solidificazione borghese… Donne amazzoni. Occidentali, ma che guardano a ‘oriente’. Misura quando ci vuole, eccesso se il kairòs (non il Berluska) lo impone...
Sì, c’è il tempo per ogni cosa: per il mistico caos danzante, per la vitalità dionisiaca, così come per l’organizzazione ‘diaccia’ del caos delle passioni, per l’autocontrollo, per la sobrietà (mai per la verminosa moralità dello schiavo – della tivvù an-alcolica e dei sobri diktat). Sobria ebbrezza, ebbra sobrietà. Ma se il caos lo impone, ebbrezza satira..
Ruby, still I miss you!