2015 – GOOD VIBRATIONS
Un messaggio per l’anno in corso, e in corsa
“Via le scarpe basse, via le orride
ballerine, via gli stivali rasoterra. Da oggi solo altezze aeree. Da oggi si
sale su, ci si slancia e si ondeggia e si affonda di più sul cemento. Ché anche
la musica la segui meglio e i capelli scivolano ondosi e la gonna trova quel
perfetto punto della gamba in cui fermarsi e i tendini sparano in su e senti
che potresti, davvero, arrivare dovunque, e tutti lo noterebbero, che arrivi.
Le ginocchia così meravigliosamente elastiche. E la caviglia, sì, bellissima
riflessa nello specchio del negozio sotto casa, fra il nero e la luce del sole
e dell’ombra.”
Anche se non porterò mai la gonna (mai dire mai…), ne ho avuto conferma dal blog di tal Gaia: quest’anno devo volare alto, a costo di scivolare.
E questo
vale anche per te.
“La punta pivottante si sradicò dalla curva superiore, ruotando di novanta gradi fino a toccare la superficie d’appoggio, per poi rotolarvisi sopra e scomparire nel buio. Senza rumore.
Priva dello stiletto, la sovrastruttura
eccentrica venne meno, atterrando non priva di grazia sulla pista ancora
pulsante di vita superiore. Con rumore.
Marzia si rialzò e riprese il breve
viaggio, recuperando lo svantaggio sulle altre ragazze. La musica degli Oasis,
eccessiva ma energizzante, continuava a martellare. Compulsiva, più un tapis
roulant che un tappeto sonoro. Ma era quella giusta – concordia discors – per
l’ora e la controra. Chiodo scaccia chiodo.”
(da
Gocce di pioggia a Jericoacoara).
Splash. Lo scorso anno ho rischiato il naufragio, ma quest’anno devo (devi)
restare a galla, rimettermi sulla rotta e
navigare nelle acque del Logos e dello Spirito.
Con il simbolo (la tua capacità di immaginare e
visualizzare il futuro e renderlo presente) come ciambella di salvataggio.
Helzapoppin’. Onda su onda, tra zapping e spleen,
schiuma di saudade e folate di stimmung: insomma, esci dal tuo “cerchio magico” (che magico non è) e da’ corpo ai
tuoi sogni. Per dirla con il mio conterraneo Raffaele Carrieri, poeta d’altri
tempi (sempre attuale) e di altri luoghi: “se non hai considerazione per i
sogni, non partire…”
Poni l’attenzione al qui e ora e l’intenzione – e la
tensione (distesa, wu wei) – al
futuro adveniente.
New moon o eclipse? Cerca il sole sorgivo e continua a
fantasticare nella twilight zone… dove
attorno a te non c’è nessuno. Nessun ricordo.
Sogna un
destino diverso!
“Quello che veramente ami è la tua vera
eredità, strappa da te la vanità … cerca nel verde mondo quale posto possa
essere il tuo … strappa da te la vanità … sei un cane bastonato sotto la
grandine, un’ortica rigonfia in uno spasmo di sole, metà nero metà bianco …
strappa da te la vanità, ti dico strappala…” (Ezra
Pound).
Hai vagato sin troppo tempo nel buio come un caino segnato (e trasognato), nei coni
d’ombra terracquei e nelle atre profondità
plutoniche. Ma adesso è il kairòs,
il momento fatidico, l’attimo figgente: cerca
di spiccare il volo, anche
a costo di inciampare sui sassi
del passato e di scivolare, impaludarti, scontrarti con il treno del
presente.
Forse finora, per dirla alla Céline (quello dei puntini di sospensione), il lato teatrale del disastro ti entusiasmava. Ma ora è il momento di spingersi verso nuove thule (prima c’erano state, al massimo, solo tulle, pizzi, fiori
artificiali).
Apri quella porta!
Porte di corno, d’avorio, d’oro. Non è solo questione di sogni. Occorre un cambiamento di segno. Signum aeternitatis.
Volevo uccidere la
noia, tirare il collo alle mie paure… Tiravo calci alle porte per entrare nella vera conoscenza e succhiarne il midollo. Poi ho aperto la porta alla mia essenza e allo Spirito è
sono riuscito ad allineare – se non altro, tra cadute e rialzate, sono sulla
strada – ambiente, comportamenti,
capacità, valori, identità e vision/mission (parlo dei “livelli neurologici”
di Robert Dilts – rinvio ai miei libri, in particolare a PNL Transpersonale).
”Meglio essere un delinquente che un borghese” aveva dichiarato lapidariamente il
giovane Ernst Jünger. Prima pietra.
La seconda: “…e mentre io guardo la tua pace,
dorme quello spirto guerrier ch’entro
mi rugge.” Conclusione
(foscoliana. Ai limiti del fosco, e del
bosco): svegliati
guerriero, ma punta alla pace!
E poi solo i
delinquenti sanno far bene all’amore… (direbbe, eretica, l’eterea arya, librettista dell’eros
sublime). Non delinquo, nemmeno sdilinquisco – e non giaccio nemmeno in
deliquio: sto sulla diaccia (o ignea?) linea di confine tra mondo e iper-mondo
(per il momento ‘inter-loquisco’).
Sarò stato metrosexual
(nella recherche nottaiola, meno
in quella vitaiola), ma non sognavo
Beckham. La rete non mi ha mai preso (me lo ripeto spesso, per non farmi
irretire). Specie ora che sono per la penna: un indiano metropolitano indeciso tra gli sneakers e i tacchi a
spillo.
Pensa differentemente, vedi le cose in altri modi!
E attenzione ai fatti: “I fatti sono semplici, i fatti sono fatti / I fatti sono pigri, i
fatti sono matti / I fatti dipendono dal punto di vista / Se non fai attenzione
ti portano fuori pista.”
Sì, lo so, ci sono
ancora delle resistenze, la fusione è
ancora in fieri. Cellofan esterno: la corazza ‘genitoriale’ (la ‘crosta
sociale’).
Cellofan interno: la ‘calamita’ gravitazionale del ‘bambino
represso’ (che di tanto in tanto prende il posto del fanciullino, anche se hai
quarantanni), neghittosamente accidioso, col dito perennemente in bocca, sempre
cullato dal dèmone di mezzogiorno.
Nietzsche… Da Antigone all’antagonismo urbano: volevo buttarmi
nell’agone (per imbucarmi poi nei portici e scivolare nei salotti al caviale –
glisso sugli stadi: la curva non me gusta).
“Se sapessi veramente scrivere, potrei
realizzare qualcosa che uccidesse tutti quelli che la leggano.”
Burroughs, Heavy Metal,
Soft Machine. Tutti in macchina. Volevo liberare il mondo dalla storia.
Non voglio essere un
notaio dell’esistenza, ma il profumiere dell’essenza.
Ne sento la fragranza, lo
Spirito mi ha colto in flagrante, il Cristo interiore sta crescendo,
io sto crescendo alla sua statura…
Il suo stiletto ha inciso l’anima, lo spirito fa capolino dalla ferita aperta.
Soffro (solo per poco), però vado avanti. Non posso
ritirarmi, non è nel mio stile. Il Mito echeggia (e occhieggia – mi fa occhei), il pasto è nudo e io ho
fame.
Il bosco mi attende, lì sul meridiano zero. Devo attraversarlo… sono un viandante del Mito, non
un passante della Storia. Basta con ground zero, voglio essere un anarca, un ribelle (al limite, un gangsta). Non ho nulla spartire con gli imbelli.
Sono uno spartano (spero, non un
imbecille). E (me lo impongo)
soprattutto, un delinquente (bello,
pulito, né captivus né incattivito). Ma non voglio gettare l’angelo con
l’acqua sporca… (naturalmente, sto scherzando: è un gioco letterario – ma qualcosa di
vero c’è).
“Bisogna fiutare il diavolo da lontano...
in tutti gli angoli... attraverso il mondo... tra i sottili paragrafi di
qualsiasi fatto quotidiano apparentemente innocente... il segno del pollice,
furtivo... appoggiato... segnaletico... la parola favorevole... lusingatrice...
la messa in valore, francamente pubblicitaria... il denigramento sedicente
imparziale... Nulla è indifferente.”
Devi fare la
differenza. Io ho tirato le somme: la filosofia, la teologia, la spiritualità, la stessa
PNL, mi aiutano a riflettere sulla realtà, ma con la scrittura esploro
mondi diversamente possibili (anche
l’impossibile).
Risultato: tra un colpo di Thor, una sventagliata del
flabello di Margherita la mistica, un bel po’ di strisciate del flagello di
Céline – e, soprattutto, grazie a un multiplo provvidenziale flash tra le
sinapsi, moltiplicatesi a dismisura – ecco che stai tirando fuori l’essenza, quella che ti fa comunicare
con Dio (sia il Divino sia il Cristo dentro di te), e potrai volare alto, tra
le Muse: da Gaia a Urano andata e ritorno
– tra Cielo e Terra (ti consiglio Gocce
di pioggia a Jericoacoara – a proposito, Jericoacora e la stessa Gaia, una
delle protagoniste del mio romanzo, sono tornate drammaticamente a galla negli
ultimi giorni…).
Per rinascere devi uscire dalla torma. “Non vedi che il
cielo, grave di presentimenti, s’oscura e tace?” Se prima eri ‘in fieri’, ora comici a sentirti
proprio in forma: ma sì, vuoi proprio infierire…
A colpi di clava. Un po’ Stirner un po’ Fight club.
“Chi è sicuro del valore della propria
causa non sente il bisogno della sua vittoria: il valore della causa ne segna
già il trionfo.” Infierire.
Non solo sfiorare, ferire, interferire.
Turbare, non solo tubare.
Devi uscire dalla tua comfort zone. Sì, ora vuoi avere la tua fighting chance! Diventare leggenda (e tuttavia invecchiare…).
E danzare sul mondo (a
suon di tromba) e… ridere, ridere,
ridere (il romanzo come
terapia?).
Riso dionisiaco-nicciano e witz surrealista-freudiano: un
po’ di seltz nell’acqua bassa del mondo (se non altro, del mio mondo).
La mia ‘missione’? È anche la tua: “Non essere limitato da ciò che è più
grande, essere contenuto in ciò che è minimo, questo è divino.” Spara e poi punta… (in un mondo che cambia – come dice Robert Dilts – prima devi sparare, poi eventualmente correggi il tiro: l’importante
è prepararsi ad agire e poi…).
2015: Tu sei leggenda!