domenica 25 ottobre 2009

I MISS YOU!

AND I MISS YOU!
(Like the deserts miss the rain)


Miss, mess, mass… C’è nostalgia di ‘senso’ (forse …di Kate Moss) in questo caos massificato (molte stalle, sempre più stille – lacrime –, sempre meno stelle…). E non parlo di liberazione dei sensi o, di converso, di ottundimento dei sensi. Forse che io vi consiglio di uccidere i vostri sensi? Vi consiglio solo l’innocenza dei sensi...” E per continuare con Nietzsche: “Guardate quegli uomini: il loro sguardo dice che sulla terra non c’è nulla di meglio che stare coricato con una donna. Melma è nel fondo delle loro anime; guai, se la loro melma possiede per caso uno spirito! Foste almeno interamente bestie! Ma alla bestia appartiene l’innocenza.” Dunque, sensual seduction o sexual eruption?

“Un giorno è gioia e un altro obbrobrio.” (Gottfried Benn). Berluska (e i suoi momenti di letizia), Marrazzo (e i suoi attimi trans): tamarri, bestie, belve, angeli caduti? Colpevoli, innocenti?

Non è qui il problema. “Ci sono regole che valgono per la maggior parte della gente e ci sono persone che sono al di fuori di tali regole…” (queste le parole del padre-padrone nel romanzo autobiografico di Kathryn Harrison ‘Il bacio’.)

Ci si meraviglia, ci si stupisce, quando altrove è da cercarsi lo stupor mundi…

l’unico che mantenga il potere di turbare, di meravigliare, di illuminare, è lo ‘zòon erotikòn’: l’animale erotico, che va estratto con procedimento quasi alchemico dall’uomo della mercatura. Come una seduzione irresistibile ci viene incontro, unica espressione di gentilità di sapore arcaico, la sola forma umana capace di comunicare un sapore.” Così la nicciana Anna K. Valerio, sacerdotessa maudite di pagana ‘profanitas’, sempre, malgré tout, in cerca della vera bellezza: non quella (solo) da miss (ben vengano!), ma la bellezza che è uno e tutto. “Voi, che cercate quanto vi è di più alto e perfetto, nella profondità della sapienza, nel tumulto dell’azione, nel buio del passato, nel labirinto del futuro, nelle tombe e al di sopra delle stelle! Conoscete il suo nome? il nome di ciò che è uno e tutto? Il suo nome è bellezza.” (sempre lui, il filosofo inattualmente attuale.)

La bellezza, ora mistica e lunare, ora uranica e floreale: “Avremo letti intrisi di sentori tenui, divani oscuri come avelli, sulle mensole nuovi e strani fiori, nati per noi sotto cieli più belli. Consumandosi a gara, i nostri cuori come due grandi torce due ruscelli verseranno di vampe e di fulgori nei nostri spiriti, specchi gemelli. Una sera di rosa e azzurro mistico un lampo solo ci vedrà commisti, lungo singhiozzo carico d’addio. Un angelo, schiudendo indi le porte, a ravvivar verrà, gaudioso e pio, gli specchi opachi e le due fiamme morte.” Da Baudelaire a Tennyson: “Fiore in un muro screpolato, ti strappo dalle fessure, ti tengo qui, radici e tutto, nella mano, piccolo fiore – ma se potessi capire che cosa sei, radici e tutto, e tutto in tutti, saprei che cosa è l’uomo.”

“Riportate, come me, la virtù volata via sulla terra – sì, riportatela al corpo e alla vita; perché dia un senso alla terra, un senso umano!” Così cantava Nietzsche. E io, con Gregorio Nazianzeno aggiungo: Scruta seriamente te stesso, il tuo essere, il tuo destino; donde vieni e dove dovrai posarti; cerca di conoscere se è vita quella che vivi o se c’è qualcosa di più.”

Devi agire da solo, ma devi farti degli amici… Hai superato l'esame, sei dei nostri, fai parte del Fight Club! Occorre approntare le contromisure per non farsi stritolare dalle spire del serpente globale. Occorre acquisire le nozioni basilari per appropriarsi della comunicazione e passare così dal ghetto all’avanguardia. Ma devi rimanere con i piedi per terra… “Non voglio andare in paradiso, voglio combattere ancora!” diceva Ezra Pound.

Rewind… Senso, sensi, nuda castità? Per l’anima il digiuno va ancora bene, apre i sensi sottili, ma quel che più occorre è la Cultura, la Sapienza, lo Spirito, il Mito, l’Idea (il mio popolo muore per mancanza di conoscenza…). Non solo in pillole o flebo, ma a flusso continuo. Dobbiamo dire, sentire – mi verrebbe da dire: gustare, odorare, vedere… – parole di sapienza (nel senso di Sofia divina). A partire dalla ‘parola interiore’ – che nella sua intima essenza è logos divino –, svelata nella parola espressa e incarnata nell’opera umana.

Suona la diana, corre la parola, e tutti noi c’immergiamo nel Silenzio. Logos endiathos e logos prophorikos. “… è un ‘andare incontro alla luce’, è via che conduce verso l’alto, che porta l’uomo alla sapienza mediante una ‘visione’ diretta, una contemplazione…” Questo – cito dal ‘Viso verde’, di Meyrink – il senso, il ‘suono’, della parola ‘interiore’. Parola che ci proietta in Alto: verbo sublime. Dobbiamo andare oltre, dobbiamo rompere, con la vibrazione giusta, con la frequenza shock, il soffitto di cristallo che ci separa dal Trascendente, dal Divino, dallo Spirito (per noi la barriera è ‘trasparente’, per la gente ‘comune’ – le persone ‘volgari’, fossero almeno brut… – è un solaio di cemento armato). Ed è per questo che dobbiamo andare alla radice, al suono della parola. Lì c’è il suo senso profondo, l’essenza della cosa significata.

l tempo del silenzio è passato, il tempo del parlare è venuto – per dirla col Riformatore. Bisogna cominciare ad ‘agire’ correndo con i piedi del vento, l’impeto e il fiato, lo scherno liberatore di un vento che rende tutto sano – per ribadirla col filosofo della grande ‘sprezzatura’.

Stop con la spazzatura, diffondiamo il Verbo, al di là del bene e del male, abbattiamo i muri ma non gettiamo le perle ai porci. Anzi, che i porci anneghino pure…

I miss you!



giovedì 15 ottobre 2009

DON'T GIVE UP, LIVE DANGEROUSLY

Don’t give up, live dangerously!


“Il segreto per raccogliere dall’esistenza la fecondità più grande si esprime così: vivere pericolosamente!”

Dangerously, sì, mai angry! Pericolo e rabbia sono sensazioni apparentemente confinanti, ma quella stessa sottile lama di rasoio che può darti emozioni da brivido se ami il rischio può tagliarti la gola se ti fai prendere dall’ira!

Lascia il dies irae a Dio: tu che sei figlio/a di Dio devi (in quanto lo de-sideri) vivere pericolosamente. Sì, ora tu appartieni alla figliolanza divina (sempre che tu l’abbia scoperto seguendo questo blog rigenerante). Sei un nato di nuovo, una rigenerata…

You’re a “born again”: auguri… happy birthday!

Si ergo vultis vivere. Tu vuoi vivere oltre (ma qui e ora...). La meta? La muta coniugio tra mythos e Logos, la mutazione degli accidenti, il reincantamento del mondo, la vita assoluta

Il vento (dello Spirito) soffia dove vuole: ora soffia su te!

Vento d’origine, collirio per occhi nuovi, giardino di delizie, delirium tremens. Tuareg in un deserto di valori…

Soffia il Vento del Sud, da dune e scogliere, dal Mare. Con voce tremante, e porta fin qui del gabbiano il gridare. Che nuove dal Sud per me, o vento che spiri fremendo? (dal Signore degli anelli)

Sì, continua a fremere… Sei un fighter.

Devi essere caldo/a oppure freddo/a: i tiepidi saranno vomitati nella Geenna… Fuoco e fiamme. Fou rire. Passione, esplosione dei sentimenti, botto dell’anima. Forza interiore e rivolta. Il risvolto? “Quel Nietzsche mi ha distrutto…” (così Heidegger), ma Cristo mi ricostruisce. Sì, se Dio è morto, almeno c’è rimasto Cristo… (così parlò De André, anche lui agnostico).

Rimanendo in tema nicciano, ma con ben altro spirito, potrei dire: “Io amo colui che non serba per sé una goccia di spirito, bensì vuol essere in tutto e per tutto lo spirito della sua virtù: in questo modo egli passa, come spirito, al di là del ponte.” Ma, per par condicio, ti cito anche Pascal: “Tra noi e l’inferno o il cielo c’è di mezzo soltanto la vita, che è la cosa più fragile del mondo.”

L'importante è che, sempre alla Nietzsche, in te ci sia il desiderio di desiderare, ossia quella spinta propulsiva verso il 'nuovo', il sempre nuovo, attraverso la via dell'insoddisfazione. Che la tua momentanea afflizione sia una rampa di lancio verso le stelle... Per aspera ad astra!

Come afferma Bernard Sichère: “accanto al tempo orizzontale che passa e che fugge, esiste un tempo che non passa, un tempo che resta”. Questo è il tuo giorno, il tuo Kairòs… Approfittane, non desistere proprio ora!

Never giving up. Mai rinunciare (a costo della vita – e Aalyah, la pop singer di “Never give up” – e non solo ne sa qualcosa: il fato talvolta lascia senza fiato). Continua ad andare avanti niccianamente gasata (Nietzsche, malgré tout, è per uomini e donne). Tu hai ragione nel proseguire il tuo percorso se l’hai desiderato con tutto il cuore, se il tuo obiettivo è smart (specifico, misurabile, attraente, realistico e temporalizzato) e se ci metti impegno, passione, intenzione e attenzione. Se fai così scalerai la piramide di Maslow (andrai oltre i bisogni primari e raggiungerai la piena autostima e la peak performance… Non solo: avrai l’esperienza delle vette, lo stato di grazia, la catarsi, l’estasi...).

Niente più stasi, ma solo dynamis. Sei una bomba: hai ormai una ragione in più…

Avere ragione è una ragione in più per non aver alcun successo. Ma io mi fido. Continuo a fiutare. È la pista giusta. Avrai successo! Se mi segui hai ormai scandagliato con cura (you care) ogni ripostiglio, ogni pista battuta (you can). Ormai il deserto in te decresce: sei nel bosco, fiera bionda (o belva bruna…), in te la pecora ha mangiato il lupo… Sei un ibrido con sana hybris: in te orgoglio e modestia vanno ormai a braccetto! Sei fuori dal deserto e dal ‘mercato’: in te si moltiplicheranno le selve oscure e i boschi prêt à porterda sradicare e portarsi appresso, come un giovane Jünger ribelle (quello che piace pure a Roberto Saviano, l’anti-camorra/gomorra).

E quel che ti dico non sono solo parole, parole, parole…

A tal proposito, Jung, il contraltare di Freud, parlando dell’opera di trasformazione delle cose operata dalle parole e dalla narrazione dei fatti, dice:

“…le parole agiscono solo perché trasmettono un senso o un significato; in ciò consiste la loro efficacia. Ma il ‘senso’ è qualcosa di spirituale. La si chiami pure ‘finzione’… Ma con una finzione noi agiamo in modo infinitamente più efficace che con preparati chimici (…) anzi agiamo perfino sul processo biochimico del corpo. Ora, sia che la finzione si produca in me sia che mi venga dall’esterno per mezzo della parola, essa può farmi sano o malato; le finzioni, le illusioni, le opinioni sono le cose più intangibili, più irreali che si possano immaginare, eppure da un punto di vista psicologico e perfino psicofisico sono le più efficaci.”

Rileggi con calma il brano precedente e rifletti sul senso complessivo. In ogni caso te lo riassumo, anche perché sintetizza buona parte dei temi ‘vincenti’ del percorso di peak performance” che stiamo facendo insieme:

le parole, se cariche di ‘spirito’, se usate ‘strategicamente’ (fosse pure con l’utilizzo di stratagemmi e finzioni verbali), sono il più potente agente di cambiamento psicofisico che si conosca…

Sto qui ripetendo alcuni dei temi del nostro “percorso di crescita”: spirito, linguaggio e, naturalmente, ‘psicologia’. A questo proposito, Janet, uno degli ‘apripista’ del campo, diceva:“La psicologia si occupa assolutamente di tutto. È universale, dal momento che continuamente ci troviamo di fronte a fatti psicologici…” Ed è ovvio, in quanto la psiche è parte essenziale del ‘sistema’ uomo.

Ma è anche ovvio che, per ridirla con Maslow, se non si soddisfano prima i bisogni ‘primari’ (fisiologici e di ‘sicurezza’: cibo, lavoro, etc.), non è possibile pensare (almeno in maniera ‘spensierata’ o ‘seria’) ai bisogni di autostima, crescita personale e autorealizzazione. Del resto, se hai la testa in altre cose (problemi di salute ed economici in primis), non leggeresti (forse…) nemmeno questo blog!

Ed è per questo, in quanto ci stiamo preparando ai ‘miracoli’ (all’impossibile – direbbe Deepak Chopra), quindi, alla possibile risoluzione di ogni problema, primario, secondario, terziario…, che, oltre al corpo e all’anima, ho introdotto nel tuo percorso di crescita’ lo ‘Spirito’ (sia con la minuscola sia con la maiuscola…).

Cambia “visione del mondo”, cambia “mappa mentale”, esci dal tuo ‘guscio’ – dalla tua “comfort zone” – credi in te stesso…

Hai tante di quelle risorse! Hai un immenso potenziale, hai uno spirito che ti dà il potere…

Wow, power… (permettimi qualche libertà, anche se terra terra… E per rialzarmi in volo: più libri, più libertà…).

Tornando al verbo, al logos, la parola ha un vero e proprio potere di ‘animazione’ (vivificazione). E come i corpi hanno bisogno di essere ‘curati’, anche le nostre anime hanno bisogno di essere ‘rianimate’.

Ed è per questo che la ‘psico-animazione’ è un ‘target’ prioritario di questo percorso (e ancor più la ‘pneumo-attivazione’, ossia l’’attivazione’ dello spirito, il “grande sconosciuto”).

Come dice Ronald Laing: “… se la psiche è l’anima, e l’anima è il mondo della nostra esperienza … essa ci fa paura. Non ne vogliamo troppa (di anima) o troppa varietà: la vogliamo ridotta a percezione e immaginazione terrene, niente sogni a colori…”

Ma tu… colora il tuo mondo!



domenica 11 ottobre 2009

NOTGONNACHANGE

NOTGONNACHANGE

“Il re Salomone si è fatto una lettiga di legni del Libano. Ne ha fatto le colonne d’argento, la spalliera d’oro, il sedile di porpora; in mezzo è un ricamo, lavoro d’amore…”

Fantasie scultoree, cromie immaginifiche, portatrici di una Weltanschauungdi una visione del mondo – che abbraccia lo Zeit-Geist, lo spirito del tempo, senza tradire il Genius Loci (e l’anima mundi).

Tradizione e Modernità, Local & Global. Un ‘glocalismo’ nuovo tra Design e Arts and Crafts. Questo e altro ancora sei tu, come prototipo dell’uomo e della donna ‘nuovi’, mito e utopia dell’Übermensch che vuole esternare… Arte applicata.

Un fil rouge che si snoda tra legno, marmo, pietra, ferro, cristallo… (questa la tua ‘carne’), materie reinventate per creare una nuova tensione e nuovi equilibri. Una proposta di uomini e donne che non siano solo il disegno di stilemi già pensati, ma forme libere alla Arp. Corpi sinuosi e spontanei, espressione dell’amore per le cose semplici ma secondo un gusto colto e raffinato. Ricerca delle radici, studio dei materiali e del loro accostamento, polifonico o dissonante, tecnologia e manualità congiunte per dare significato, forma e ‘carica’ visuale all’oggetto, alla sua rispondenza d’uso, alla sua adattabilità all’ambiente, alla sua ‘unicità’…

Un superamento dell’”estetica della funzionalità” e un’apertura alla sperimentazione morfologica e all’inventiva borderline.

Tu sei un emergente, significativo, punto di selezione, promozione, invenzione, raccolta e smistamento del good design cosmico. Uno snodo tra tecnica ed estetica, magari formally uncorrect, ma non quanto all’etica… Amante del dialogo teorico e dello sprone alla ricerca, ma mai dimentico del fatto che “il design è l’arte di creare i singoli oggetti che fanno parte della realtà quotidiana, conferendo ad essi, anche ai più umili, una dignità estetica che ne esalti le funzioni precipue.” (Sergio Pininfarina)

Un’ermeneutica del vivere – dell’abitare in Gaia, la terra ‘vivente’, di cui tu ti fai carico, nell’incrocio virtuoso tra progettazione e marketing e nell’incontro, non solo virtuale, tra esplorazione continua di nuove soluzioni e devota dedizione all’idea. Una nuova alleanza tra artigianato e design, per un prodotto d’uso in cui la carica simbolica affianchi le esigenze pratiche e l’espressività estetica. Glamour e humour per dare una Stimmung, una particolare atmosfera, agli ambienti del vivere quotidiano, del lavoro e dell’incontro sociale.

Smart Design. Eleganza, gentilezza, razionalità e avanguardia. Il segno dell’abitare.

Tu, la realtà di un sogno.


Sì, un sogno… Ho scherzato ma non tanto. Ho ripreso la mia presentazione-web di un’impresa milanese specializzata in architettura d’interni (risale a un paio d’anni fa) e l’ho adattata (pochissime e minime le variazioni) a te, lettore di questo mio writing in progress (ma tu fanne un reading).

Ho ri-preso, ri-cordato, senza cambiare se non il superfluo. Anche tu: non cambiare (pur cambiando…). Vai su Youtube e sintonizzati su Notgonnachange degli (o della) Swing Out Sisters (ultraglamour la frontwoman Corinne Drewery, mia passion anni ’80 – che anni!: Brian Ferry, Everything but the girl, Bronski Beat, Sade, Smiths…), avendo sottocchi le sue lyrics:

I’ve reached a decision: it’s time to rearrange my life. We’re speaking the same words although their meaning has changed (…) In this world, nothing lasts forever… Was it you who changed or me! (…) Believe me when I say I’m not gonna change, I’m not gonna change now if you walk away. There’s no turning back now.

Sì, tu hai ormai preso una decisione (de-cidere: tagliare col passato. Tu vivi il qui e adesso!), come anch’io ho preso una decisione (ciascuno con il suo viaggio… ma ci vuole focus, strategia, goal!). È tempo di ristrutturare la tua vita! Stiamo ora parlando la stessa lingua (il mondo è Babele noi siamo babel: la "porta del cielo"… così in accadico – la lingua dell’antica Mesopotamia: la terra tra i “due fiumi”… e noi siamo tra cielo e terra): usiamo le stesse parole di ieri ma il significato è cambiato, perché sono cambiate le nostre mappe mentali: siamo ‘lande’ diverse (delle oasi nel deserto che cresce), ma con un’unica Weltanschauung (siamo sulla stessa landrover...).

E anche se tu andrai via da me io non cambierò (I’m not gonna change). Così anche tu non cambierai (nelle “linee guida”) se io ti abbandonerò.

Quando l’allievo è pronto, arriva il maestro… ma quando poi incontrerai di nuovo il maestro …uccidilo!

Ormai sei pronto per proseguire da solo il tuo viaggio. E non girarti indietro (ricordati della moglie di Lot…). Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione (…) Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto. Basta chiudere gli occhi. È dall’altra parte della vita. (Céline)

E sii flessibile: In this world, nothing lasts forever… Ricorda: Cedi e sarai intero. Piegati e vincerai. Vuotati e sarai colmo. Il duro e l’inflessibile vengono infranti dal mutamento; il flessibile e il cedevole si piegano e prevalgono. (Ray Grigg, Il Tao delle relazioni tra uomo e donna)

Per chiudere questa bloody Sunday, mi riallaccio al mio commento all’ultimo post delle Stanze di Gaia (uno dei miei blog preferiti, pur nella sua con-cisione, al limite della circoncisione…) e lo allargo (sono ampio, contengo moltitudini…), pescando dal mio ultimo liber in itinere (più che in progress: d’altronde, più che pro-gredire preferisco trans-gredire…).


Ci incontriamo a casa di Gaia, la sua amica. Me la faccio a piedi. Me la sbatto di SUV e gipponi (ma indulgo con le cabrio: la cabrio, rigorosamente nera, avendo Galatea bandito lo stuffoso SUV, fosse pure black – il libro parla chiaro). Del resto, è noto che “… dove ci sono le Range Rover non può esserci una gran sete di conoscenza” (ancor prima di me, la Grazia Verasani ‘noir’ di ‘Quo vadis, baby?’).

“Se il fischiare del vento non potrai sentirlo tu, tu puoi cantare vittoria, puoi raccontare una storia… non scritta da noi.” Dimentico gli insegnamenti zen (e noir) e, eroe solitario, allungo il passo (sono al bivio – mi guardo a destra. Ci sarà pure qualcuno…). È la mia prima volta e non posso tardare. Tradirla? Jamais. (il gallo è lento a cantare).

Atmosfera da romanzo giallo. Tinta di noir. V’intingo la mia plume mentale (ogni occasione è buona per prendere appunti – il mio block-notes non è mai bianco). Il portico mi inghiotte pietoso, la luna si piega, s’incurva maliziosamente – alla Totò –, cerca d’infilarsi nel passaggio coperto, vi sbatte la testa (è luna piena): tenta d’illuminarmi, malgré tout.

Stanotte allenerò le mie labbra a sorridere e dovrò quindi pensare a lavarmi fino alla morte i denti.” Un pensiero (a) folle alla Piero Ciampi mi assale, un po’ gorgeous un po’ gargoyle. Gorgheggio in silenzio, ingaggio una breve lotta con le mie fumisterie cerebrali, inciampo ma tiro dritto.

Dove stai andando? Rimetto la mia mente a cuccia e proseguo. Niente facce, niente piedi, solo ombre. Notte d’ambra: una cocotte mi sussurra qualcosa, un transex traballa su tacchi follemente siliconati, ma io glisso su entrambi.

Scivolo a folle sull’impalpabile velo del pavé, spio tutt’intorno: sono di nuovo solo, tutto il resto è noia (la naia non c’è più: rimane la paranoia, ma non mi fa più paura – ho l’ombrello). Pioviggina, sono disarmato: un altro portico mi accoglie prodigo nel suo seno, ma io lo titillo solamente. Sarà per la prossima volta.

La città si colora di buio e di fari arancio (ne sento la fragranza). Nient’altro, solo l’aria della notte e l’odore del fumo e le stelle. Spremo il paraplouie (sotto i portici di Borgo Stretto non serve), tiro su il bavero – l’immancabile giubbotto para… di pelle nera alla Lou Reed (Lou? Il nome comincia a ‘bollire’), gasato SanBabila-style (tanto per colorare di nero il rosso ’68 – …un po’ fiumano lo era. E io? Un lattante), e sfilo via accanto a visi senza faccia (e dalle orecchie piccole). Ma sento anche vibrazioni affini: ci sono ancora tracce di vita su questo pianeta! E il sangue dei martiri germinerà nuovi eroi (chissà…).

Asfalto bagnato. Fischia il vento (e mi gorgoglia il ventre: sono a digiuno). La città mi scivola accanto, sopra, sotto… Ma sento qualcosa d’incombente, c’è something new in the air… una sorta di fighting stimmung. Devo aderire al mio fatum, accoglierlo (sia pure in posizione fetale – il kamasutra è per il momento in stand-by). Sarò un macho fatal, ma ogni tanto bussa la femme.

La vie en rouge (vue de droite). Lascio il club dei sogni, allungo ancora il passo scavalcando il tempo (è giunto il mio kairòs), dondolo ondeggio sbando scivolo (è una cover: mi piace assaggiare le ciliegine); poi lei, la tigre che divora, mi raggiunge e procediamo affiancati: la casa ‘deputata’ è vicina, inutile sprecare energie.

Suoni sincopati e barriti alla Miles Davis mi inseguono, sbucati da chissà dove: mi sento come un ‘miles gloriosus’ nella giungla urbana. Me ne faccio una ragione: nel patchwork di stoffe e colori, nella jam-session di suoni, parole, flatus vocis, qualche gemma pure ci sarà.

Tutto il mondo dorme. Respiro a plesso solare aperto, mi ricarico guardando la luna piena e mi disintossico inspirando la polvere delle stelle. “Mugola in lontananza un aspirapolvere.”



martedì 6 ottobre 2009

Beautiful

BEAUTIFUL

Beautiful. Sì, questa volta un termine semplice come titulus e incipit del post. Come al solito mi affido all’ispirazione del momento e all’alea (il ‘dado’) che il Destino (la ‘maschera’ di Dio) mette in gioco nel qui e ora (l’Io del Tempo – il è l’eternità).

Getto il dado e su YouTube esce Snoop Dogg ft Pharell. Beautiful... E visto che mi trovo batto il post al beat dei due niggas (che ganzi… anche Jay Z – e More & More di Joe dove lo metti?).

Sì, beautiful. Tu che mi leggi sei bello/a (kalos kai agathos direbbero quelli dall’arya fine…). Forse anche perché in te c’è lo spirito del bellum (nel senso di ‘fuoco’, ‘energia’), anche se i venti pestilenziali che vengono dalle contrade dei ‘bruti’ (a buon intenditore poche parole…) cercano di spegnerlo, di soffocarlo, di ridurre tutto in cenere.

Ma tu, se segui questo mio percorso di ‘iniziazione’ (scrittura creativa, Kultur, PNL spirituale…), saprai ben attizzare il bosco in cui sei entrato/a uscendo dai sentieri battuti dalla solita gente. D’altronde, “meglio il bosco che l’asfissia civile, meglio la battaglia che una pace da salotto.”

Quindi, non arrestarti, non voltarti indietro, non ti far sopraffare dalle circostanze e soprattutto non volgere le spalle a me, pensando che forse… No, non c’è forse. E poi io non tradisco (semmai traduco – trasporto… su altre ‘rive’).

Grazie a questo percorso (torna eventualmente indietro – ma torna subito all’oggi, puntando verso il domani!e rileggiti i post passati) supererai ogni difficoltà (per perfezionarti in seguito ti indirizzerò al mio ebook sull’argomento – è prossimo alla pubblicazione presso un importante editore). Quindi, non mi deludere facendo come la moglie di Lot… (si voltò indietro, nostalgica della sua comfort zone, e diventò una statua di sale).

By the way, ecco due commenti – da ‘fronti’ opposti ma entrambi plausibili (meritano un plauso) – riguardo al concetto di bello’ (li ho trovati su internet – sul sito Superuomo: post kalos kai agathos).

(commento de droite): Vero. E in Italia, nonostante tutto é restato ancora un po’ il gusto del bello.
Ma certamente non nelle persone di sinistra che, essendo invidiose e frustrate, vorrebbero tutti poveri, brutti e infelici.

(commento de gauche – ma l’avrebbe condiviso pure Julius Evola...): Ma sei stupido o cosa? Guarda bambo che negli Stati Uniti tutti sono GRASSI e IGNORANTI!!!!! La causa della decadenza italiana sta PROPRIO nell’esposizione alla perniciosa influenza statunitense, che ha oberato l’Italia di cibi dannosi, modelli di vita vapidi e superficiali (propagandati dalle tv di Berlusconi), cibi dannosi, droghe, stress e alienazione...
OK (pardon per lo yankismo, meglio: Vale, alla latina…). Ti do un’oleata al cervello ‘destro’ con uno (s)tralcio flos de floribus del mio romanzo in progress (quello oltre: se Gocce di pioggia a Jericoacoara è stato un acquazzone tropicale, quest’ultimo è uno tsunami…).

Leggi prima tutto d’un fiato, poi centellina ogni parola… quindi inghiotti una a una tutte le ‘perle’ (pour parler) senza masticarle. Domattina ti alzerai come una donna (per non dire sempre uomo…) nuova!

Per aspera ad astra!


Un ossimoro in itinere, more & more, tra il dolce e l’amaro, ma schietto, brut, senza ibridi (forse no, ma solo per hybris) – una continuità nella differenza. Sneakers o tacchi a spillo, mai tacco barzotto. Fantasia, gioco, passione, emozioni; l’illogico e l’inesplicabile; l’ebbrezza e il sogno. E soprattutto, fou rire…

E poi, dopo i sons, le lumières: monocromatiche, qualche dissonanza di tono, un digradare di nuance, una gimcana di stili tra il cosy e il rude e, blow-up, una Marilyn di Mimmo Rotella a parete (la mansion è tutta un tocco d’artista). Al suo fianco, disinvolta, una granslam – polittico luminoso di torce in alluminio dal gioco infinito di luci up and down.

Molto bianco e nero – tra horror vacui e horror pleni –, niente Manson (né massoni): la magione è da AD (ma più casual e radical-choc…). Uno spumeggiante brindisi di brand, griffe, graffianti logo in un dialogo ininterrotto. Un luogo loco. Una maison architecturale, non solo una ‘macchina per abitare’. Un pensatoio, un thinking tank. Adatta alla mission. Un digesto di arts and crafts tra gli anni ’50 di Giò Ponti e il terzo millennio di Jean Nouvel. Ma con una stimmung ‘originaria’: “… la conchiusione del perimetro perfetto di un tempio greco … tra la vegetazione lustra di umori, e dove ogni umore cede il passo alla santa pietra del sacro…”

Vento di buone nuove, echi del buon tempo perduto. Intermezzi di colori sfuggenti o forti (pensiero debole e Nietzsche a tutto spiano, complice la cultrea Anna, sempre lustra di umori), tra il sexy e il romantico concettuale: un elisir di dolce vita (anche un po’ vida loca) contro l’ottundimento dei sensi.

Poco bling bling, malgré tout: molto charme, brut, asciutto, minimal. Più Dharma che Karma (ma la K tira…). Minima moralia e calligrafia erotica. Calligrammi all’Apollinaire nell’aria e trame lettriste sulle pareti. Tra respiri d’Olimpo e sciacqui nel Gange (e tagli di Blade Runner). In (sciamanica) attesa della presa di coscienza (nell’anima), dell’analisi (nella mente) e di una strategia (con il corpo).

Di colpo la stasi. Solo pochi istanti di souplesse temporale, poi il ‘solve’ continuò la sua alchimia: i pensieri divorziarono dalle parole, le parole dai suoni, i suoni frantumati annichilirono nel grande vuoto pneumatico. Iniziò il ‘coagula’.

Amplitude, ciselure, anéantissement: una debordante ‘situazione’ lettrista. Oltre il surreale, già postmoderna. Azzeramento di ogni valore e sua riconversione. Bouleversement psichico ed esistenziale. Creatività pura, figurazione libera, arte spicciola. Dérive e détournement. Ipergrafia, iperfonia, décollage e body art. Soulevement de la Jeunesse.

Tornò giovane. E ne approfittò. S’introdusse nottetempo all’interno di case in costruzione, per poi infilarsi, insieme ad altri ribaldi come lui, in palazzi in demolizione. Colorò i muri. Percorse, in autostop, senza tregua e senza meta, la città invisibile. Infine, nel bel mezzo dello sciopero dei trasporti pubblici, si buttò a capofitto nel traffico dell’ora di punta, senza casco e strafatto di vodka. Ubriaco e impasticcato, errò lucidamente nei cunicoli sotterranei della Grande Mela, in cerca di coccodrilli albini (e del verme). Trovatone uno (un alligatore delle Everglades, verde mela), se lo caricò di peso in macchina. Poi, a motore spento (era al verde), per sgravarsi dei sensi di colpa cominciò a scorrazzare, a fari anch’essi spenti, nel ventre (molle) della città obesa. Un botto. I suoi occhi si riaprirono, cisposi: tra un battito di ciglia e l’altro, vide due torri crollare…

Cambiò sala nel multiplex della sua mente. Altro scenario, altri attori. Dal fantasy al reality. The show must go on. Dal film d’essai al film della sua vita. Più breve. Se lo vide tutto d’un fiato, fino ai titoli di coda. Film in bianco e nero, con pezze a colori (a voler essere pessimisti: in realtà, a voler essere ottimisti, era tutto a colori, sia pur sbiaditi). Mucca pezzata: nera e rossa (e lui così ‘nero’ da diventare quasi ‘rosso’: una corsa da toro infuriato tra i birilli bianchi, una dozzina di capriole – con le corna – poi, finalmente il salto nell’abisso).

Sul grande schermo davanti agli occhi sempre più spenti (verso la realtà esterna, ma a fari accesi sul castello dell’anima) di Lorenzo, ormai regista e produttore, finito il film, cominciarono a scorrere i nomi degli attori…

“Io sono il cuore spezzato di Tizio perché Tyler mi ha mollato. Perché mio padre mi ha mollato. Oh, potrei andare avanti per chissà quanto.” Mi infiammo (e sfiamma ogni tizzone ardente del mio passato: corre solo il presente). Mentre la musica Timbaland e terre vicine sfuma (non me n’ero quasi accorto, ma sono rimasto quasi mezzora a tubare con Diana alle soglie del salone – il parterre non era ancora completo, mancava il quinto degli ‘attori’, gli special guests della serata), sulle pareti cominciano a rincorrersi le immagini dell’Amant di Arnaud (come faceva a sapere che era un mio cult-movie? È vero, avevamo parlato a diorama, ma quel tasto non l’avevamo toccato – comunque, non era l’unico ‘mistero’…). E poi, incollato, il video troppo cool di More e More (qui c’è Joe e una ebony da sballo – ballo e rimpallo. E a me piace sia il riposo del guerriero sia la danza delle spade, specie se oltre al fioretto c’è il cultro…). Ho la conferma: c’è del Dioniso in Apollo. C’è ancora vita sulla terra…

“Meglio il bosco che l’asfissia civile, meglio la battaglia che una pace da salotto.” Troppa legna da ardere: l’appartamento comincia a bruciare (voglio scappare… ma m’inchiodo: c’è lei, e io sono qui per me, e per gli altri! Per salvarmi mi riparo sotto una Kappa di aria fina). Siamo pronti a evacuare l’anima. Ed evocare lo Spirito.

Io, vita di fuoco della sostanza divina, fiammeggio sulla bellezza dei campi, riluco nelle acque e ardo nel sole, nella luna e nelle stelle; e col vento che è fatto d’aria suscito in vita tutte le cose, vivificandole con la vita invisibile che tutto sostiene.” Roveto ardente, terreno sacro, voci di dentro: il cielo si catapultò sulla terra. Ma io voglio essere Prometeo (e salto pure i tempi: passato, imperfetto e futuro si coagulano nel presente, nel qui e ora – e non sono più il new-ager di una volta…).

Non sono un privilegiato. Anch’io ho fatto le mie ‘discese’: monte della sofferenza, selva delle fiere selvagge, palude dello sconforto. Ma sono sfuggito alle sabbie mobili (e al laccio dell’uccellatore). Mi preparo per la scalata. Primo costone (Ildegarda la mistica, vita di fuoco – è una roccia), subito incastonato. Nessuna nota stonata, tutto scorre tra amor fati e cupio dissolvi.

Suoni in décalage, dissolvenze, solve et coagula, la serata comincia a ingranare: Diana mi sgrana tutto il parterre (chi impiedi pour parler, chi fané sugli oblunghi e profondi sofà tra il dannunziano, lo sherazade e il divin marchese). Manca solo Vittorio, arriverà a momenti (sì, ci sarà pure lui, ce ne saranno di battaglie…).

Le premesse ci sono tutte: Bataille a braccetto col mondo di Sofia, filosofia siderale tra rumori di fondo del quotidiano, azione (action now) e reazione – creatività irrisolte che si sovrappongono e si ibridano in cerca di una nuova forma. Siamo qui per questo (con indosso gli anfibi, anziché completini Luisa Spagnoli e mocassini dal tacco barzotto.”).



giovedì 1 ottobre 2009

STAND BY ME


STAND BY ME
Everlasting

È il primo d’ottobre e sono ancora in epoché (per non strologare o sproloquiare con il solito stand-by). In ogni caso, stand by me. Abbiamo ripreso il filo (d’Arianna) della nostra complicità: io il coach tu il (o la) coachee. Non mi resta che appendere a questa finestra-web il fil rouge e aspettare che tu inizi a ruggire.

Sì, devo cavalcare la tigre (ogni tanto è lei a cavalcare me… e mi gusta pure!) perché è ora che diventi amico del giaguaro (troppo criptico? No: se impari anche tu a cavalcare la tigre questa non ti attaccherà, anzi sarai tu a dominarla. E non è solo Evola a dirlo… D’altronde, che tu sia rosso o nero non importa – sempre che tu abbia le palle. Ecco il perché del giaguaro: le palle che intendo sono, anche, quelle del suo mantello maculato…).

Comunque, in attesa che l’epoché viri in una qualche epopea (con il vento in poppa) e che il mio e-book faccia goal (ossia vada in rete – è prossimo alla pubblicazione: si tratta di PNL e dintorni, anzi così in alto così in basso) lancio qualche altra perla ‘coltivata’ (l’ho colta nei fondali delle mie Gocce di pioggia a Jericoacoara e di un altro libro il cui titolo è ancora top secret).

Al di là di ogni altra considerazione, e anche se fuori contesto (contestualizzali tu…), prendili per saggi di scrittura creativa e gocce di pioggia dall’Alto (il mondo degli archetipi da cui puoi però trarre nuova linfa per la tua Weltanschauung). A tal proposito valgono sempre le parole di Gurdjieff: So che tu comprendi l’unità delle leggi che governano l’universo, ma ti dirò che la tua comprensione è solo astratta e teorica. Non basta che tu concepisca con l’intelletto, ma devi sentire con tutto il tuo essere l’esattezza assoluta e l’infallibilità di tale verità; soltanto allora potrai dire in coscienza e con piena convinzione: io so.”

Sì, tu ora sai (da quando mi conosci: nel senso che ho tirato fuori dal tuo scrigno nascosto i diamanti sfaccettati della tua vera essenza. Quando l’allievo è pronto… ecco che il maestro si presenta. E dopo? Quando incontri il maestro …uccidilo). Ora hai imparato a usare la tavola (di smeraldo): non ti far sommergere più dai flutti del mare quotidiano, ma cavalca l’onda. Io l’onda, tu l’ondina… Tu, mio spirito gemello, tu flos de floribus sopravissuto nella residua oasi sottratta alla desertificazione dell’anima (l’anima dell’uomo e l’anima mundi).

Il deserto cresce, guai a colui che cela deserti dentro di sé (Nietzsche, ça va sans dire).

Ed eccoci alle perle (una bianca una nera).


Il computer è il mio specchio (ma solo da quando scrivo: cento colpi di penna…). Riflette le mie parole (quelle bianche), assorbe quelle nere. E le conserva sotto vetro. Custodisce i miei segreti, anche l’assenzio delle parole assenti e dei silenzi presenti (che decodifica, reinterpreta, glossa – qualche volta glissa. Ma attenti al veleno…). Miele e glassa, il piccì sfama il mio ingordo spirito appetitivo, gonfia il mio fiume diluviale, sollecita solletica la mia gradiente cerca di fama. Alimenta la fiamma, enfia il rio in piena, dà fiato alle amazzoni, ne scapezzola il ridondante turgore. E pensare che il computer non m’infiamma…

M’infuoca, però, la parola. La parola creatrice, non quella creata, il fiat non il flatus vocis. Sono un avec-papier (specie ora che il mio avatar mi ha preso in capite et membris). A rischio di espulsione (ed esplosione). Estradato dalla massa, immesso nella scia delle future miriadi – ma da monade (al massimo, una diade, un’ambra driade.– la triade teniamola in stand-by; quanto al monaco, un po’ monco, ultimamente, lo ero. Ma preferisco la quarta via). Non sono più solo… Qualcuno si è affacciato! Estraggo dal computer la busta, la disuggello, trovo il sigillo…

Spacchetto e sbuca la perla. Unica. La metto in bocca, la umetto, non la mastico. Rimastico nella mente: ogni libro è un fatto – drammatico, conflittuale, polemico. Ogni sua parola insensibile è un flocculo sedimentato di quotidiana rutinaria sopravvivenza. E le sue parole sensibili? Morule, embrioni di future miriadi, angeli sparsi in cerca di paradisi possibili. Nel loro mesto affanno, nella loro cronica temporalità, le parole insensibili sono una giustificazione del dato modesto, l’unico risultato della propria esistenza; lì dove le parole sensibili, le perle, nella loro acronica intemporalità, luccicano, brillano, mirano (al)l’ignoto, (al)l’inconoscibile, al segreto da svelare e al tesoro della vita eroica da conquistare o a cui tendere (fosse pure solo un miraggio).

“Chi non mira le stelle si perde nella storia.” È vicino il meriggio. Sì, il viaggio con e nel libro ha ridato fiato e speranza alla mia vita: man mano che lo scrivevo mi trasformavo, quando lo rileggevo mi rigeneravo (e la nietzscheana-daviliana a farmi da angelo vigilante – e poi è lei che mi guida fin dietro l’angolo…). Ero in viaggio con l’angelo (e il diavolo? Roso dalla gelosia. Anche un po’ rosso).

Audacia mai veduta, scempio mai veduto. Sangue giovane e sangue nobile, rosee guance e bei corpi. Vigore mai veduto, sincerità mai veduta. Disinganni mai detti in passato.” Il magical mystery tour mi rendeva sempre più audace, mi ringiovaniva, body and soul. E lo spirito? Imponderabile (alato, alla Pound). Bed and breakfast.

“Per farcela a mettere le zampe su questo e su altri libri di uguale interesse che il padre custodiva in uno scaffale del suo studio – continuò – lui doveva appunto aspettare la notte, in genere, quando in casa tutti dormivano, avendo cura, dopo, di rimettere ogni cosa a posto. (…) In ogni caso – soggiunse, alzando una mano a prevenire eventuali proteste da parte mia –, in ogni caso Afrodite del Louys i libri sopraelencati li batteva tutti quanti.” Avevo letto qualcosa pure di Bassani – sono trasversale ma punto verso l’alto (io minimalista? Sì, talvolta, ma non ridotto ai minimi termini. Mi allargo, contengo moltitudini. Quanto alle ‘legioni’, le affogo…).


«La musica, il cinema, anche le droghe: l’importante era sperimentare. Parlo degli anni ’60 (ero appena un bambino implume), ’70 e ’80. E con strascichi, o reinvenzioni, ancora oggi. Questo il viaggio che ciascuno di noi, se ha vissuto, ha fatto. E io ho vissuto, tu hai vissuto. Tuttavia, ci siamo poi ritrovati in un vicolo cieco. Ma erano esperienze che andavano, e vanno fatte. Nell’Ecclesiaste c’è scritto: “Rallegrati pure, o giovane, durante la tua adolescenza, e gioisca pure il tuo cuore durante i giorni della tua giovinezza; cammina pure nelle vie dove ti conduce il cuore e seguendo gli sguardi dei tuoi occhi…” Quindi, alla Agostino (memore di Paolo): Ama e fa’ ciò che vuoi!” E tornando indietro a Paolo, l’apostolo, sintetizzandone il pensiero: Nessuno ti può giudicare (se sei ‘figlio di Dio’); anzi, sei tu che ti puoi permettere di giudicare (in linea teorica, ma evita, possibilmente, di farlo…). Sei libero di fare, leggere, vedere, ogni cosa (ma non tutto è utile…). Rievocando Qohélet (l’Ecclesiaste, per capirci): “Bandisci dal tuo cuore la tristezza, e allontana dalla tua carne la sofferenza…”; tuttavia, il ‘Predicatore’ (sempre lui, l’’ecclesiaste’) aggiunge – sintetizzo anche qui il concetto –: ricordati del tuo Creatore e temine il giudizio. In definitiva, libertà ma non licenza, vita gioiosa, piena, al cento per cento, ma con un senso. Riassumendo, alla Borges: Dio non ci pompa, né ci giudica. Fa meglio…»

Julim comprese nell’animo che Arianna vedeva lontano e voleva scandagliare le profondità. Però faceva solo piccoli passi, perché trattenuta dal pre-giudizio, ma anche da dati di fatto, incontrovertibili. C’era in lei, malcelata, la paura di far entrare troppo gli uomini nella sua anima (e nel suo corpo?).

«Lo so, il cristianesimo è messo in cattiva luce da una visione mesta, triste, grigia, del regno celeste qui in terra. Che non è nemmeno il nirvana buddista. Invece, il cristiano deve vivere con gioia, sfrontatezza, piacere… E parlo di una ‘situazione esistenziale’ che è già operativa adesso, qui e ora. Puoi vivere in paradiso (non solo spirituale, ma anche, per così dire, carnale) già su questa terra. “Riportate, come me, la virtù volata via sulla terra – sì, riportatela al corpo e alla vita; perché dia un senso alla terra, un senso umano!” Così cantava Nietzsche, anticristiano, forse, ma fedele (quando la Supermind scendeva in lui) al verbo di Gesù, che lui pure ammirava. L’importante, comunque, è non farsi coinvolgere al punto da perdere la libertà; non farsi risucchiare dalle contingenze, non farne degli idoli.»

«Posso aiutarti io – Arianna s’infilò nello spiraglio rimasto dischiuso tra le parole di pietra di Julim – venendoti in soccorso con le parole lette sul sito di quel Miro con cui Lorenzo ultimamente flirtava (internettamente). È Gottfried Benn che parla, uno che pasteggiava a pane e nichilismo: “Riconosci la situazione e rapportati ad essa. Ma senza farti coinvolgere. Collabora pure alle convinzioni del mondo, alle sintesi in tutte le direzioni della rosa dei venti se istituti ed uffici lo richiedono. L’importante è che tu tenga libera la testa in cui deve sempre esserci spazio libero per l’immaginazione. Qui il reale si concentra, si modella e sorgono le forme...”»

«”Un giorno è gioia e un altro obbrobrio” – è sempre Benn, un po’ pensatore un po’ ‘predicatore’. Sei cascata bene, Arianna, questo è un giorno di gioia! Un giorno di salvezza (a dire il vero già da ieri). Verità della verità. Ti ho salvata,. perché ti è stata data una missione. Non posso, al momento dirti di più. Solo questo, il tuo compito: recuperare la vera essenza del messaggio di Gesù Cristo: liberare l’uomo e la donna da ogni vincolo d’oppressione – personale, familiare, sociale e da parte delle ‘potenze’ (non solo l’ingiustizia del Sistema, ma gli ‘ostacolatori’ invisibili, quelli che tramano alle nostre spalle e ordiscono le loro reti dentro e fuori di noi). Strappa le rete! Non affidarti ad ateismi, materialismi, satanismi, e a ogni altro ismo. Sono reti a strascico. La vita terrena è una penisola, attaccata, mediante un piccolo istmo, al continente celeste. Puoi andare su e giù, se realizzi, e portare i doni sulla terra. Giù dal monte. L’uomo è un cavo teso tra il verme e Dio. Certo, non è né angelo, né bestia, eppure ha tutte le possibilità (potenzialmente). La donna, altrettanto (ma forse lo comprende meglio). Non c’è, però, bisogno di ‘emigrare’ sul ‘continente’. E neppure di andare ‘oltremare’. Quello che ti offro non è una nuova religione, non è nemmeno magia, ma è l’alternativa più efficace e duratura a entrambe (e senza controindicazioni). Potrai riuscire a primeggiare nella vita, ma non nel senso comune, bensì per sfruttare al meglio tutta l’ampia gamma di potenzialità che Dio ha dato all’uomo. A ciascun uomo e donna Dio ha mandato Cristo (una volta fisicamente, per tutti – anche se è stato storicamente limitato a una striscia di terra –, ora, spiritualmente, per i molti) per distruggere le opere del Diavolo: in pratica, per liberarli da malattie, oppressione, indigenza, ingiustizie, ecc. ecc. Per liberarti. Anche dalla ‘religione’ e dai suoi ‘vincoli’. E per darti shalom – pace, felicità, benessere totale. Welfare (senza usura). E, soprattutto, per ampliare il tuo orizzonte. Per dare ‘sostanza’ al tuo essere-nel-mondo. Per profumarlo di ‘essenza’. Anzi, questa è la cosa più importante. Se non altro condivisa pure dai teologi, che, invece, arrancano a star dietro al Diavolo, anzi se lo sono lasciati sfuggire o l’hanno legato al lettino – della psicanalisi. E io sono teologo…»