giovedì 1 ottobre 2009

STAND BY ME


STAND BY ME
Everlasting

È il primo d’ottobre e sono ancora in epoché (per non strologare o sproloquiare con il solito stand-by). In ogni caso, stand by me. Abbiamo ripreso il filo (d’Arianna) della nostra complicità: io il coach tu il (o la) coachee. Non mi resta che appendere a questa finestra-web il fil rouge e aspettare che tu inizi a ruggire.

Sì, devo cavalcare la tigre (ogni tanto è lei a cavalcare me… e mi gusta pure!) perché è ora che diventi amico del giaguaro (troppo criptico? No: se impari anche tu a cavalcare la tigre questa non ti attaccherà, anzi sarai tu a dominarla. E non è solo Evola a dirlo… D’altronde, che tu sia rosso o nero non importa – sempre che tu abbia le palle. Ecco il perché del giaguaro: le palle che intendo sono, anche, quelle del suo mantello maculato…).

Comunque, in attesa che l’epoché viri in una qualche epopea (con il vento in poppa) e che il mio e-book faccia goal (ossia vada in rete – è prossimo alla pubblicazione: si tratta di PNL e dintorni, anzi così in alto così in basso) lancio qualche altra perla ‘coltivata’ (l’ho colta nei fondali delle mie Gocce di pioggia a Jericoacoara e di un altro libro il cui titolo è ancora top secret).

Al di là di ogni altra considerazione, e anche se fuori contesto (contestualizzali tu…), prendili per saggi di scrittura creativa e gocce di pioggia dall’Alto (il mondo degli archetipi da cui puoi però trarre nuova linfa per la tua Weltanschauung). A tal proposito valgono sempre le parole di Gurdjieff: So che tu comprendi l’unità delle leggi che governano l’universo, ma ti dirò che la tua comprensione è solo astratta e teorica. Non basta che tu concepisca con l’intelletto, ma devi sentire con tutto il tuo essere l’esattezza assoluta e l’infallibilità di tale verità; soltanto allora potrai dire in coscienza e con piena convinzione: io so.”

Sì, tu ora sai (da quando mi conosci: nel senso che ho tirato fuori dal tuo scrigno nascosto i diamanti sfaccettati della tua vera essenza. Quando l’allievo è pronto… ecco che il maestro si presenta. E dopo? Quando incontri il maestro …uccidilo). Ora hai imparato a usare la tavola (di smeraldo): non ti far sommergere più dai flutti del mare quotidiano, ma cavalca l’onda. Io l’onda, tu l’ondina… Tu, mio spirito gemello, tu flos de floribus sopravissuto nella residua oasi sottratta alla desertificazione dell’anima (l’anima dell’uomo e l’anima mundi).

Il deserto cresce, guai a colui che cela deserti dentro di sé (Nietzsche, ça va sans dire).

Ed eccoci alle perle (una bianca una nera).


Il computer è il mio specchio (ma solo da quando scrivo: cento colpi di penna…). Riflette le mie parole (quelle bianche), assorbe quelle nere. E le conserva sotto vetro. Custodisce i miei segreti, anche l’assenzio delle parole assenti e dei silenzi presenti (che decodifica, reinterpreta, glossa – qualche volta glissa. Ma attenti al veleno…). Miele e glassa, il piccì sfama il mio ingordo spirito appetitivo, gonfia il mio fiume diluviale, sollecita solletica la mia gradiente cerca di fama. Alimenta la fiamma, enfia il rio in piena, dà fiato alle amazzoni, ne scapezzola il ridondante turgore. E pensare che il computer non m’infiamma…

M’infuoca, però, la parola. La parola creatrice, non quella creata, il fiat non il flatus vocis. Sono un avec-papier (specie ora che il mio avatar mi ha preso in capite et membris). A rischio di espulsione (ed esplosione). Estradato dalla massa, immesso nella scia delle future miriadi – ma da monade (al massimo, una diade, un’ambra driade.– la triade teniamola in stand-by; quanto al monaco, un po’ monco, ultimamente, lo ero. Ma preferisco la quarta via). Non sono più solo… Qualcuno si è affacciato! Estraggo dal computer la busta, la disuggello, trovo il sigillo…

Spacchetto e sbuca la perla. Unica. La metto in bocca, la umetto, non la mastico. Rimastico nella mente: ogni libro è un fatto – drammatico, conflittuale, polemico. Ogni sua parola insensibile è un flocculo sedimentato di quotidiana rutinaria sopravvivenza. E le sue parole sensibili? Morule, embrioni di future miriadi, angeli sparsi in cerca di paradisi possibili. Nel loro mesto affanno, nella loro cronica temporalità, le parole insensibili sono una giustificazione del dato modesto, l’unico risultato della propria esistenza; lì dove le parole sensibili, le perle, nella loro acronica intemporalità, luccicano, brillano, mirano (al)l’ignoto, (al)l’inconoscibile, al segreto da svelare e al tesoro della vita eroica da conquistare o a cui tendere (fosse pure solo un miraggio).

“Chi non mira le stelle si perde nella storia.” È vicino il meriggio. Sì, il viaggio con e nel libro ha ridato fiato e speranza alla mia vita: man mano che lo scrivevo mi trasformavo, quando lo rileggevo mi rigeneravo (e la nietzscheana-daviliana a farmi da angelo vigilante – e poi è lei che mi guida fin dietro l’angolo…). Ero in viaggio con l’angelo (e il diavolo? Roso dalla gelosia. Anche un po’ rosso).

Audacia mai veduta, scempio mai veduto. Sangue giovane e sangue nobile, rosee guance e bei corpi. Vigore mai veduto, sincerità mai veduta. Disinganni mai detti in passato.” Il magical mystery tour mi rendeva sempre più audace, mi ringiovaniva, body and soul. E lo spirito? Imponderabile (alato, alla Pound). Bed and breakfast.

“Per farcela a mettere le zampe su questo e su altri libri di uguale interesse che il padre custodiva in uno scaffale del suo studio – continuò – lui doveva appunto aspettare la notte, in genere, quando in casa tutti dormivano, avendo cura, dopo, di rimettere ogni cosa a posto. (…) In ogni caso – soggiunse, alzando una mano a prevenire eventuali proteste da parte mia –, in ogni caso Afrodite del Louys i libri sopraelencati li batteva tutti quanti.” Avevo letto qualcosa pure di Bassani – sono trasversale ma punto verso l’alto (io minimalista? Sì, talvolta, ma non ridotto ai minimi termini. Mi allargo, contengo moltitudini. Quanto alle ‘legioni’, le affogo…).


«La musica, il cinema, anche le droghe: l’importante era sperimentare. Parlo degli anni ’60 (ero appena un bambino implume), ’70 e ’80. E con strascichi, o reinvenzioni, ancora oggi. Questo il viaggio che ciascuno di noi, se ha vissuto, ha fatto. E io ho vissuto, tu hai vissuto. Tuttavia, ci siamo poi ritrovati in un vicolo cieco. Ma erano esperienze che andavano, e vanno fatte. Nell’Ecclesiaste c’è scritto: “Rallegrati pure, o giovane, durante la tua adolescenza, e gioisca pure il tuo cuore durante i giorni della tua giovinezza; cammina pure nelle vie dove ti conduce il cuore e seguendo gli sguardi dei tuoi occhi…” Quindi, alla Agostino (memore di Paolo): Ama e fa’ ciò che vuoi!” E tornando indietro a Paolo, l’apostolo, sintetizzandone il pensiero: Nessuno ti può giudicare (se sei ‘figlio di Dio’); anzi, sei tu che ti puoi permettere di giudicare (in linea teorica, ma evita, possibilmente, di farlo…). Sei libero di fare, leggere, vedere, ogni cosa (ma non tutto è utile…). Rievocando Qohélet (l’Ecclesiaste, per capirci): “Bandisci dal tuo cuore la tristezza, e allontana dalla tua carne la sofferenza…”; tuttavia, il ‘Predicatore’ (sempre lui, l’’ecclesiaste’) aggiunge – sintetizzo anche qui il concetto –: ricordati del tuo Creatore e temine il giudizio. In definitiva, libertà ma non licenza, vita gioiosa, piena, al cento per cento, ma con un senso. Riassumendo, alla Borges: Dio non ci pompa, né ci giudica. Fa meglio…»

Julim comprese nell’animo che Arianna vedeva lontano e voleva scandagliare le profondità. Però faceva solo piccoli passi, perché trattenuta dal pre-giudizio, ma anche da dati di fatto, incontrovertibili. C’era in lei, malcelata, la paura di far entrare troppo gli uomini nella sua anima (e nel suo corpo?).

«Lo so, il cristianesimo è messo in cattiva luce da una visione mesta, triste, grigia, del regno celeste qui in terra. Che non è nemmeno il nirvana buddista. Invece, il cristiano deve vivere con gioia, sfrontatezza, piacere… E parlo di una ‘situazione esistenziale’ che è già operativa adesso, qui e ora. Puoi vivere in paradiso (non solo spirituale, ma anche, per così dire, carnale) già su questa terra. “Riportate, come me, la virtù volata via sulla terra – sì, riportatela al corpo e alla vita; perché dia un senso alla terra, un senso umano!” Così cantava Nietzsche, anticristiano, forse, ma fedele (quando la Supermind scendeva in lui) al verbo di Gesù, che lui pure ammirava. L’importante, comunque, è non farsi coinvolgere al punto da perdere la libertà; non farsi risucchiare dalle contingenze, non farne degli idoli.»

«Posso aiutarti io – Arianna s’infilò nello spiraglio rimasto dischiuso tra le parole di pietra di Julim – venendoti in soccorso con le parole lette sul sito di quel Miro con cui Lorenzo ultimamente flirtava (internettamente). È Gottfried Benn che parla, uno che pasteggiava a pane e nichilismo: “Riconosci la situazione e rapportati ad essa. Ma senza farti coinvolgere. Collabora pure alle convinzioni del mondo, alle sintesi in tutte le direzioni della rosa dei venti se istituti ed uffici lo richiedono. L’importante è che tu tenga libera la testa in cui deve sempre esserci spazio libero per l’immaginazione. Qui il reale si concentra, si modella e sorgono le forme...”»

«”Un giorno è gioia e un altro obbrobrio” – è sempre Benn, un po’ pensatore un po’ ‘predicatore’. Sei cascata bene, Arianna, questo è un giorno di gioia! Un giorno di salvezza (a dire il vero già da ieri). Verità della verità. Ti ho salvata,. perché ti è stata data una missione. Non posso, al momento dirti di più. Solo questo, il tuo compito: recuperare la vera essenza del messaggio di Gesù Cristo: liberare l’uomo e la donna da ogni vincolo d’oppressione – personale, familiare, sociale e da parte delle ‘potenze’ (non solo l’ingiustizia del Sistema, ma gli ‘ostacolatori’ invisibili, quelli che tramano alle nostre spalle e ordiscono le loro reti dentro e fuori di noi). Strappa le rete! Non affidarti ad ateismi, materialismi, satanismi, e a ogni altro ismo. Sono reti a strascico. La vita terrena è una penisola, attaccata, mediante un piccolo istmo, al continente celeste. Puoi andare su e giù, se realizzi, e portare i doni sulla terra. Giù dal monte. L’uomo è un cavo teso tra il verme e Dio. Certo, non è né angelo, né bestia, eppure ha tutte le possibilità (potenzialmente). La donna, altrettanto (ma forse lo comprende meglio). Non c’è, però, bisogno di ‘emigrare’ sul ‘continente’. E neppure di andare ‘oltremare’. Quello che ti offro non è una nuova religione, non è nemmeno magia, ma è l’alternativa più efficace e duratura a entrambe (e senza controindicazioni). Potrai riuscire a primeggiare nella vita, ma non nel senso comune, bensì per sfruttare al meglio tutta l’ampia gamma di potenzialità che Dio ha dato all’uomo. A ciascun uomo e donna Dio ha mandato Cristo (una volta fisicamente, per tutti – anche se è stato storicamente limitato a una striscia di terra –, ora, spiritualmente, per i molti) per distruggere le opere del Diavolo: in pratica, per liberarli da malattie, oppressione, indigenza, ingiustizie, ecc. ecc. Per liberarti. Anche dalla ‘religione’ e dai suoi ‘vincoli’. E per darti shalom – pace, felicità, benessere totale. Welfare (senza usura). E, soprattutto, per ampliare il tuo orizzonte. Per dare ‘sostanza’ al tuo essere-nel-mondo. Per profumarlo di ‘essenza’. Anzi, questa è la cosa più importante. Se non altro condivisa pure dai teologi, che, invece, arrancano a star dietro al Diavolo, anzi se lo sono lasciati sfuggire o l’hanno legato al lettino – della psicanalisi. E io sono teologo…»




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