martedì 6 ottobre 2009

Beautiful

BEAUTIFUL

Beautiful. Sì, questa volta un termine semplice come titulus e incipit del post. Come al solito mi affido all’ispirazione del momento e all’alea (il ‘dado’) che il Destino (la ‘maschera’ di Dio) mette in gioco nel qui e ora (l’Io del Tempo – il è l’eternità).

Getto il dado e su YouTube esce Snoop Dogg ft Pharell. Beautiful... E visto che mi trovo batto il post al beat dei due niggas (che ganzi… anche Jay Z – e More & More di Joe dove lo metti?).

Sì, beautiful. Tu che mi leggi sei bello/a (kalos kai agathos direbbero quelli dall’arya fine…). Forse anche perché in te c’è lo spirito del bellum (nel senso di ‘fuoco’, ‘energia’), anche se i venti pestilenziali che vengono dalle contrade dei ‘bruti’ (a buon intenditore poche parole…) cercano di spegnerlo, di soffocarlo, di ridurre tutto in cenere.

Ma tu, se segui questo mio percorso di ‘iniziazione’ (scrittura creativa, Kultur, PNL spirituale…), saprai ben attizzare il bosco in cui sei entrato/a uscendo dai sentieri battuti dalla solita gente. D’altronde, “meglio il bosco che l’asfissia civile, meglio la battaglia che una pace da salotto.”

Quindi, non arrestarti, non voltarti indietro, non ti far sopraffare dalle circostanze e soprattutto non volgere le spalle a me, pensando che forse… No, non c’è forse. E poi io non tradisco (semmai traduco – trasporto… su altre ‘rive’).

Grazie a questo percorso (torna eventualmente indietro – ma torna subito all’oggi, puntando verso il domani!e rileggiti i post passati) supererai ogni difficoltà (per perfezionarti in seguito ti indirizzerò al mio ebook sull’argomento – è prossimo alla pubblicazione presso un importante editore). Quindi, non mi deludere facendo come la moglie di Lot… (si voltò indietro, nostalgica della sua comfort zone, e diventò una statua di sale).

By the way, ecco due commenti – da ‘fronti’ opposti ma entrambi plausibili (meritano un plauso) – riguardo al concetto di bello’ (li ho trovati su internet – sul sito Superuomo: post kalos kai agathos).

(commento de droite): Vero. E in Italia, nonostante tutto é restato ancora un po’ il gusto del bello.
Ma certamente non nelle persone di sinistra che, essendo invidiose e frustrate, vorrebbero tutti poveri, brutti e infelici.

(commento de gauche – ma l’avrebbe condiviso pure Julius Evola...): Ma sei stupido o cosa? Guarda bambo che negli Stati Uniti tutti sono GRASSI e IGNORANTI!!!!! La causa della decadenza italiana sta PROPRIO nell’esposizione alla perniciosa influenza statunitense, che ha oberato l’Italia di cibi dannosi, modelli di vita vapidi e superficiali (propagandati dalle tv di Berlusconi), cibi dannosi, droghe, stress e alienazione...
OK (pardon per lo yankismo, meglio: Vale, alla latina…). Ti do un’oleata al cervello ‘destro’ con uno (s)tralcio flos de floribus del mio romanzo in progress (quello oltre: se Gocce di pioggia a Jericoacoara è stato un acquazzone tropicale, quest’ultimo è uno tsunami…).

Leggi prima tutto d’un fiato, poi centellina ogni parola… quindi inghiotti una a una tutte le ‘perle’ (pour parler) senza masticarle. Domattina ti alzerai come una donna (per non dire sempre uomo…) nuova!

Per aspera ad astra!


Un ossimoro in itinere, more & more, tra il dolce e l’amaro, ma schietto, brut, senza ibridi (forse no, ma solo per hybris) – una continuità nella differenza. Sneakers o tacchi a spillo, mai tacco barzotto. Fantasia, gioco, passione, emozioni; l’illogico e l’inesplicabile; l’ebbrezza e il sogno. E soprattutto, fou rire…

E poi, dopo i sons, le lumières: monocromatiche, qualche dissonanza di tono, un digradare di nuance, una gimcana di stili tra il cosy e il rude e, blow-up, una Marilyn di Mimmo Rotella a parete (la mansion è tutta un tocco d’artista). Al suo fianco, disinvolta, una granslam – polittico luminoso di torce in alluminio dal gioco infinito di luci up and down.

Molto bianco e nero – tra horror vacui e horror pleni –, niente Manson (né massoni): la magione è da AD (ma più casual e radical-choc…). Uno spumeggiante brindisi di brand, griffe, graffianti logo in un dialogo ininterrotto. Un luogo loco. Una maison architecturale, non solo una ‘macchina per abitare’. Un pensatoio, un thinking tank. Adatta alla mission. Un digesto di arts and crafts tra gli anni ’50 di Giò Ponti e il terzo millennio di Jean Nouvel. Ma con una stimmung ‘originaria’: “… la conchiusione del perimetro perfetto di un tempio greco … tra la vegetazione lustra di umori, e dove ogni umore cede il passo alla santa pietra del sacro…”

Vento di buone nuove, echi del buon tempo perduto. Intermezzi di colori sfuggenti o forti (pensiero debole e Nietzsche a tutto spiano, complice la cultrea Anna, sempre lustra di umori), tra il sexy e il romantico concettuale: un elisir di dolce vita (anche un po’ vida loca) contro l’ottundimento dei sensi.

Poco bling bling, malgré tout: molto charme, brut, asciutto, minimal. Più Dharma che Karma (ma la K tira…). Minima moralia e calligrafia erotica. Calligrammi all’Apollinaire nell’aria e trame lettriste sulle pareti. Tra respiri d’Olimpo e sciacqui nel Gange (e tagli di Blade Runner). In (sciamanica) attesa della presa di coscienza (nell’anima), dell’analisi (nella mente) e di una strategia (con il corpo).

Di colpo la stasi. Solo pochi istanti di souplesse temporale, poi il ‘solve’ continuò la sua alchimia: i pensieri divorziarono dalle parole, le parole dai suoni, i suoni frantumati annichilirono nel grande vuoto pneumatico. Iniziò il ‘coagula’.

Amplitude, ciselure, anéantissement: una debordante ‘situazione’ lettrista. Oltre il surreale, già postmoderna. Azzeramento di ogni valore e sua riconversione. Bouleversement psichico ed esistenziale. Creatività pura, figurazione libera, arte spicciola. Dérive e détournement. Ipergrafia, iperfonia, décollage e body art. Soulevement de la Jeunesse.

Tornò giovane. E ne approfittò. S’introdusse nottetempo all’interno di case in costruzione, per poi infilarsi, insieme ad altri ribaldi come lui, in palazzi in demolizione. Colorò i muri. Percorse, in autostop, senza tregua e senza meta, la città invisibile. Infine, nel bel mezzo dello sciopero dei trasporti pubblici, si buttò a capofitto nel traffico dell’ora di punta, senza casco e strafatto di vodka. Ubriaco e impasticcato, errò lucidamente nei cunicoli sotterranei della Grande Mela, in cerca di coccodrilli albini (e del verme). Trovatone uno (un alligatore delle Everglades, verde mela), se lo caricò di peso in macchina. Poi, a motore spento (era al verde), per sgravarsi dei sensi di colpa cominciò a scorrazzare, a fari anch’essi spenti, nel ventre (molle) della città obesa. Un botto. I suoi occhi si riaprirono, cisposi: tra un battito di ciglia e l’altro, vide due torri crollare…

Cambiò sala nel multiplex della sua mente. Altro scenario, altri attori. Dal fantasy al reality. The show must go on. Dal film d’essai al film della sua vita. Più breve. Se lo vide tutto d’un fiato, fino ai titoli di coda. Film in bianco e nero, con pezze a colori (a voler essere pessimisti: in realtà, a voler essere ottimisti, era tutto a colori, sia pur sbiaditi). Mucca pezzata: nera e rossa (e lui così ‘nero’ da diventare quasi ‘rosso’: una corsa da toro infuriato tra i birilli bianchi, una dozzina di capriole – con le corna – poi, finalmente il salto nell’abisso).

Sul grande schermo davanti agli occhi sempre più spenti (verso la realtà esterna, ma a fari accesi sul castello dell’anima) di Lorenzo, ormai regista e produttore, finito il film, cominciarono a scorrere i nomi degli attori…

“Io sono il cuore spezzato di Tizio perché Tyler mi ha mollato. Perché mio padre mi ha mollato. Oh, potrei andare avanti per chissà quanto.” Mi infiammo (e sfiamma ogni tizzone ardente del mio passato: corre solo il presente). Mentre la musica Timbaland e terre vicine sfuma (non me n’ero quasi accorto, ma sono rimasto quasi mezzora a tubare con Diana alle soglie del salone – il parterre non era ancora completo, mancava il quinto degli ‘attori’, gli special guests della serata), sulle pareti cominciano a rincorrersi le immagini dell’Amant di Arnaud (come faceva a sapere che era un mio cult-movie? È vero, avevamo parlato a diorama, ma quel tasto non l’avevamo toccato – comunque, non era l’unico ‘mistero’…). E poi, incollato, il video troppo cool di More e More (qui c’è Joe e una ebony da sballo – ballo e rimpallo. E a me piace sia il riposo del guerriero sia la danza delle spade, specie se oltre al fioretto c’è il cultro…). Ho la conferma: c’è del Dioniso in Apollo. C’è ancora vita sulla terra…

“Meglio il bosco che l’asfissia civile, meglio la battaglia che una pace da salotto.” Troppa legna da ardere: l’appartamento comincia a bruciare (voglio scappare… ma m’inchiodo: c’è lei, e io sono qui per me, e per gli altri! Per salvarmi mi riparo sotto una Kappa di aria fina). Siamo pronti a evacuare l’anima. Ed evocare lo Spirito.

Io, vita di fuoco della sostanza divina, fiammeggio sulla bellezza dei campi, riluco nelle acque e ardo nel sole, nella luna e nelle stelle; e col vento che è fatto d’aria suscito in vita tutte le cose, vivificandole con la vita invisibile che tutto sostiene.” Roveto ardente, terreno sacro, voci di dentro: il cielo si catapultò sulla terra. Ma io voglio essere Prometeo (e salto pure i tempi: passato, imperfetto e futuro si coagulano nel presente, nel qui e ora – e non sono più il new-ager di una volta…).

Non sono un privilegiato. Anch’io ho fatto le mie ‘discese’: monte della sofferenza, selva delle fiere selvagge, palude dello sconforto. Ma sono sfuggito alle sabbie mobili (e al laccio dell’uccellatore). Mi preparo per la scalata. Primo costone (Ildegarda la mistica, vita di fuoco – è una roccia), subito incastonato. Nessuna nota stonata, tutto scorre tra amor fati e cupio dissolvi.

Suoni in décalage, dissolvenze, solve et coagula, la serata comincia a ingranare: Diana mi sgrana tutto il parterre (chi impiedi pour parler, chi fané sugli oblunghi e profondi sofà tra il dannunziano, lo sherazade e il divin marchese). Manca solo Vittorio, arriverà a momenti (sì, ci sarà pure lui, ce ne saranno di battaglie…).

Le premesse ci sono tutte: Bataille a braccetto col mondo di Sofia, filosofia siderale tra rumori di fondo del quotidiano, azione (action now) e reazione – creatività irrisolte che si sovrappongono e si ibridano in cerca di una nuova forma. Siamo qui per questo (con indosso gli anfibi, anziché completini Luisa Spagnoli e mocassini dal tacco barzotto.”).



Nessun commento: