CAN’T FIT IN
Fuori dal coro
e dentro la chorus
line dei creativi culturali
Dal caos la stella danzante… Dirty dancing, save the last dance: fermate il mondo voglio scendere!
In questo periodo di apparente caos (caos apparente, forse
appariscente, di fatto senza sostanza)
quel che manca è l’anima:
«In ogni caos c’è un cosmo,
in ogni disordine un ordine segreto (…) È nel vortice del caos che dimorano gli eterni miracoli. Il tuo mondo inizia a
diventare magico. L’essere umano non appartiene solo a un mondo ordinato, ma
anche al mondo magico della sua anima (...) Ed è proprio l’inaspettato, il caos
inquietante, a rivelare un significato profondo; e quanto più questo
significato si fa manifesto, l’Anima perde il suo carattere impetuoso e
coattivo.» (Carl Gustav Jung).
Iniziamo qui un percorso di coaching evolutivo, qualcosa che sta
maturando in sinergia con altri ‘cercatori’ e che prenderà forma in altri
scritti (rinvio sempre ai miei – v. in rete, oltre che su questo blog).
È giunto il momento di creare una rete (di Indra) di “creativi culturali” (gli interessati possono riferirsi ancora al mio blog o a: nickperck@hotmail.com).
È giunto il momento di creare una rete (di Indra) di “creativi culturali” (gli interessati possono riferirsi ancora al mio blog o a: nickperck@hotmail.com).
Di seguito l’incipit del prossimo parto (a sei mani: queste sono
le mie).
Dal Che al coaching: shock in my
town…
Scioccati? Penso
proprio di no. Più sciolti? Forse…
Lo scioglilingua,
apparentemente senza senso, è un modo per sciogliere il ghiaccio spiazzando (per Gurdjieff si tratterebbe
di un primo “shock addizionale”; Bandler parlerebbe di “interruzione di
schema”, anche se stiamo solo all’inizio).
E proseguendo con i
giochi di prestigio verbali: il mio passaggio dalla passione sessantottina per
Che Guevara a quella, da Terzo Millennio, per il coaching è stata un’evoluzione
o uno scivolone? Frutto del caso, disimpegno politico, un voler épater le
bourgeois –
scioccare a buon mercato – o tanto per fare il guru (de’ noantri)?
Frutto della passione:
da Che Guevara a Gocce di Pioggia a
Jericoacoara (il mio romanzo ‘coach’) – chic
e choc.
Stop. Per non
infilarmi in vicoli senza uscita o labirintici meandri, taglio la testa al toro
e chioso (con Mishima, l’alter ego, a destra, di Che Guevara): «chi è sicuro del valore della propria causa non sente il bisogno della
sua vittoria: il valore della causa ne segna già il trionfo.»
Bene, partiamo dai valori e dalla causa, ma senza trionfalismi: non so se
l’avete notato, ma in questo “shock in my town” alla Battiato sono disseminati
gli elementi essenziali di questo mio
contributo al SET Coaching (Spiritual-Existential-Transpersonal)
– tra poco sarò più esplicito.
Tuttavia, non possiamo
passare ad argomento più ‘tosti’ senza prima chiederci: coaching why? Perché a qualcuno dovrebbe saltare in mente di
praticare un’americanata come il coaching? Che importanza può rivestire in un
contesto come il nostro, nel quale i problemi superano di gran lunga le
soluzioni e non si può più perder tempo dietro a chimere e specchietti per le
allodole?
E qui sta il punto! È proprio questo il tempo. Non vorrei
ripetermi, ma ritengo essenziale quanto
scritto nell’incipit del mio “PRENDI LA
PNL CON SPIRITO! Tecniche e strategie della Programmazione Neuro Linguistica” (Armando
ed.):
«Vere e proprie
malattie sono diventate ormai modi di vita: l’esaurimento, la depressione,
l’agitazione, i complessi d’inferiorità, l’impazienza, l’aggressività … la
paura, l’angoscia (…) È penoso constatare quanti uomini siano ridotti a niente,
rispetto a quello che potrebbero essere (…) La Folla e la Massa sostituiscono
l’individuo cosciente.»
Così Pierre Daco. Ancor prima Ronald
D. Laing, con il suo sempre attuale: «Nessuno oggi, uomo o donna, può mettersi a pensare, sentire
od agire se non partendo dalla propria alienazione (….) L’umanità è estraniata
dalle sue possibilità autentiche.»
Non solo: «… se la psiche è l’anima, e l’anima
è il mondo dell’esperienza, come sostiene Aristotele, essa ci fa paura. Non ne
vogliamo troppa o troppe varietà. La vogliamo ridotta a percezione e a
immaginazione terrene, niente sogni a colori…»
Fatto è che, per condirla alla
Cioran: «… la turba … è incapace di comprendere il rapporto
esistente fra idea di vuoto e sensazione di libertà (…) sempre confonderà
apparenza e sostanza.»
Ed è quel che capita spesso a
ciascuno di noi: ci sentiamo vuoti, inconcludenti, confondiamo le priorità… E
senza andare così nel ‘profondo’, basta masticare anche il semplice “pane
quotidiano”: «Non riesco ad incominciare … Non riesco a concentrarmi come
dovrei … Divento confuso e nervoso, mi sento oppresso … So che dovrei fare le
cose diversamente, ma mi sembra di non essere capace di cambiare…» (J. Minninger – E. Dugan).
Per non parlare poi di mancanza di
obiettivi, di carente messa a fuoco degli stessi, di desiderio e, insieme,
incapacità di passare dallo stato attuale (KO) allo stato desiderato (OK).
Insomma, la necessità di cambiare, il più velocemente possibile…
Quindi, il coaching,
non solo è possibile, ma è, addirittura, augurabile. Ancor più auspicabile se
questo programma strategico di crescita, cambiamento e autorealizzazione,
specificatamente dedicato alla persona come “essere speciale” (di cui il coach avrà cura),
assume anche tonalità transpersonali e
spirituali: in questo caso, il ruolo da protagonista l’avrà, non l’Io del
coachee (il cliente), ma il suo Sé, la sua essenza,
il nucleo vitale a cui la persona ha abdicato da troppo tempo.
Occorre tornare bambini, fare sogni a colori, coltivare
lo stato di curiosità, il senso di libertà e la voglia di crescita: se non vi convertite e non diventate come piccoli fanciulli,
non entrerete nel regno dei cieli!