WOMEN
DALL’APPENDINO
ALLA RAGGI
L’esito delle
ultime elezioni (una sorta di Renzexit)
ha portato alla fioritura (e potatura) di commenti e florilegi d’ogni sorta. Io
ho preferito tacere o il fare sommesso.
Poi, guarda
caso, mi si è affacciato alla tivvù The
Women, film di Diane
English con Meg Ryan, Annette Bening, Eva Mendes e, soprattutto, con la presenza di sole donne (anche
nelle scene di strada).
Anche
in queste elezioni tutto sembra concentrarsi su due donne e, nella
rivalità (come nel film), al massimo su
tre donne: una trinità al femminile (ovviamente, la terza è la Boschi, nel
ruolo di campana stonata, o, meglio/peggio, intonata al coro – di regime. Eppure mi piaceva...).
E
a proposito di campane, quella suonata da Massimo Fini mi sembra adatta a
essere riascoltata.
Da “Il Fatto Quotidiano”, 24 giugno 2016.
Per chi
suona la campana dell'Appendino e della Raggi
Il trionfo dei
‘grillini’ mi commuove e, insieme, provoca in me un senso di smarrimento. Mi
commuove perché per la prima volta sento tirare un’aria nuova, una brezza
fresca e leggera senza essere inconsistente.
Non è semplicemente
una questione anagrafica anche se certamente l’età ha il suo peso (Raggi ha 37
anni, Appendino 32 mentre l’età media dei sindaci a 5Stelle, che in 19
ballottaggi su 20 hanno spianato il Pd, è di 39). Anche Renzi è giovane. Ma è
un giovane nato vecchio che ha fatto tutta la sua carriera in un partito,
l’unico in pratica rimasto su piazza, che nonostante tutti i suoi cambi di nome
(Pci, Pds, Ds, Pd) ne conserva intatte le logiche. Andare in bicicletta non
significa anche essere mentalmente, psicologicamente e politicamente giovani. E
lo stesso vale per l’altro Matteo, Salvini.
La giovinezza
dei ‘grillini’ non sta solo, e forse non tanto, di essere oltre la
forma-partito ma di essere oltre la destra e la sinistra (cosa che li rende
indecifrabili secondo i canoni tradizionali) due categorie ormai vecchie più di
due secoli incapaci di intercettare le esigenze più profonde dell’uomo
contemporaneo occidentale che, al di là delle apparenze, non sono economiche ma
esistenziali. Dal punto di vista politico quella dei 5Stelle è una mutazione
antropologica: cade il mito del lavoro che per Marx era ‘l’essenza del valore’
e per i liberisti è esattamente quel fattore che combinandosi col capitale dà
il famoso ‘plusvalore’. Per i 5Stelle il lavoro è un valore meno importante del
tempo, il tempo a disposizione per noi stessi e in questa direzione va anche il
contestatissimo ‘reddito di cittadinanza’.
Nel dopoguerra l’Italia ha avuto due ‘rivoluzioni’
giovanili. La prima è quella rock-beat-hippy che, partita dall’America a
cavallo del 1960, passando per la Londra di Mary Quant, la minigonna, i
Beatles, i ‘capelloni’, arrivò fino a noi. Non si trattava di un movimento
politico ma esistenziale, di liberazione dei costumi, soprattutto sessuali, che
è stato facilmente riassorbito dal sistema che ne ha fatto, come sempre,
oggetto e materia di consumo (oggi non c’è musica più commerciale del rock).
Quella del Sessantotto (se si esclude il primo
terrorismo che però riguardò solo un’élite) fu la parodia di una rivoluzione o
piuttosto il suo contrario: un movimento reazionario. Cavalcava un’ideologia
morente, il marxismo-leninismo, che difatti sarebbe defunta ufficialmente di lì
a pochi anni. Non c’era nulla di nuovo in quei giovani che quando arriveranno a
occupare posizioni di potere nel mondo della borghesia, che era la loro vera
aspirazione, si comporteranno peggio dei peggiori ‘padroni delle ferriere’. E
sul piano del costume fece anzi alcuni passi indietro. Dopo anni di arrembante
femminismo fu un movimento prettamente maschilista e non è un caso che non
abbia espresso nessun leader donna (le ragazze erano adibite a fotocopiare i
volantini).
Per la verità, allargando il discorso, la mancanza di
leadership al femminile riguarda tutto il mondo occidentale. Anche quando in
politica sono emerse delle donne, dalla Thatcher alla Albright a Condoleezza
Rice alla Clinton alla stessa Merkel (“l’unico uomo di Stato europeo” come io
la definisco anche se in senso positivo in contrapposizione a uomini di governo
senza le palle, tipo Hollande o Cameron) si sono appiattite sul collaudato
modello maschile. La sovrastruttura donna ha sempre sopraffatto la struttura
femmina. Mi sembra invece che nella Raggi e nell’Appendino la componente
femminile sia molto presente, non solo perché sono carine ma nel modo di
porgersi al mondo esterno. E contiamo (anche se per ora ovviamente è solo un wishful
thinking) che portino la loro sensibilità femminile anche nel merito delle
decisioni amministrative.
Poiché sono convinto che i 5Stelle vinceranno a redini
basse le prossime elezioni politiche molto cambierà nel mondo
dell’informazione, soprattutto televisiva, col quale il movimento di Grillo è
sempre stato durissimo. La vittoria dei 5Stelle suona come una campana a morto
per i vari Vespa, per i Fabietti Fazio, i Gad Lerner, le Bignardi e gli altri
tenutari del regime.
Il mio smarrimento invece è simile a quello che deve
aver provato Indro Montanelli quando cadde la Prima Repubblica e perse tutti i
suoi riferimenti polemici. Lo aveva combattuto per mezzo secolo quel regime, da
straordinario ‘bastian contrario’ qual era, ma la sua scomparsa ne fece uno
spaesato. Lo stesso vale per me. Credo di poter dire senza iattanza di aver
contribuito a preparare, nel mio piccolo, il terreno all’avvento dei 5Stelle
con la mia più che trentennale, e quasi solitaria, battaglia contro la
partitocrazia. Ma adesso che, con questo straordinario e autentico cambiamento
generazionale e antropologico, quella battaglia sta per esser vinta e a
condurla ci sono un movimento ben più strutturato e menti e corpi più freschi e
più agili, mi rendo conto che la campana è suonata anche per me.