EUREKA!
Eyeliner
Ci incontriamo agli angoli
delle strade. Poi saliamo nelle stanze e chiudiamo le finestre. Spegniamo le
luci e accendiamo le nostre passioni. Col forcipe dello spirito recidiamo le
sbarre dell’anima e liberiamo i nostri corpi. Stiamo in silenzio. Nessuno sforzo.
Notti di marzo…
Ci incontriamo negli autogrill. Poi ripartiamo e
torniamo nelle nostre alcove. Scendiamo solo per accendere l’aurora. Circonfusi
dei suoi raggi, ci incontriamo al buio di case ignote alla città – centrali,
periferiche, ma sempre lontane dal cicaleccio urbano. Gridiamo. Con strazio.
Albe di marzo…
I luoghi che attraversiamo, che ingoiamo, sono sempre più reali,
nella loro cupa irrealtà quotidiana. Luoghi dell’anima in città senz’anima.
Spazi muti tra suoni vuoti, angoli dello spirito in cucine del ventre. Lì
pasteggiamo a pane e champagne. Bisbigliamo. Nessuno sfarzo.
Mezzogiorni di marzo…
Apriamo le finestre alla luna, le chiudiamo al sole, ma
cerchiamo la luce. A volte piangiamo, a volte ridiamo, a volte danziamo, ma la
sapienza è sempre la nostra compagna. E da camerata spavalda ci dà gran pacche
sulle spalle e buffetti sulle guance. Combattiamo. Senza ambasce. Sciamiamo.
Senza angoscia. Filiamo la tela. Facciamo follie. Andiamo a folle.
Giorno
e Notte.
Ma siamo a luglio, dirai…
Certo, ma la mia esercitazione letteraria, oltre a essere un
esercizio di scrittura, descrive l’andirivieni quotidiano in una città
qualsiasi, in una stagione qualsiasi.
In ogni caso, andiamo a
folle…
Sempre più raramente facciamo follie (non ne abbiamo più la
voglia: il Sessantotto è morto e sepolto …almeno per il momento).
Siamo una folla, una massa indistinta di individui: ognuno
cerca di svettare, allungando il proprio
tacco a spillo (anche gli uomini).
In ogni caso nel brano precedente ritrovi:
la solitudine e l’autismo esistenziale dei condomini (ma anche delle villette: …saliamo nelle stanze e chiudiamo le finestre).
La felicità
dell’essere soli o in due: spegniamo
le luci e accendiamo le nostre passioni.
L’anonimia delle città odierne, ma anche la libertà di
essere quel che si vuole:
Luoghi dell’anima in città senz’anima.
Spazi muti tra suoni vuoti, angoli dello spirito in cucine del ventre…
Apriamo le finestre
alla luna, le chiudiamo al sole, ma cerchiamo la luce. A volte piangiamo, a
volte ridiamo, a volte danziamo, ma la sapienza è sempre la nostra compagna.
Eppure, in ciascuno di noi c’è il pollo che sa di essere
aquila.
A tal proposito, niente di meglio di questo bellissimo brano
tratto da Le stanze
di Gaia, un
blog da cui, specie qualche anno fa, ho tratto delle perle.
“Via le scarpe basse, via le orride ballerine, via gli stivali
rasoterra. Da oggi solo altezze aeree. Da oggi si sale su, ci si slancia e si
ondeggia e si affonda di più sul cemento. Ché anche la musica la segui meglio e
i capelli scivolano ondosi e la gonna trova quel perfetto punto della gamba in
cui fermarsi e i tendini sparano in su e senti che potresti, davvero, arrivare
dovunque, e tutti lo noterebbero, che arrivi. Le ginocchia così
meravigliosamente elastiche. E la caviglia, sì, bellissima riflessa nello
specchio del negozio sotto casa, fra il nero e la luce del sole e dell’ombra.”
E ancora:
“Voglio saper tenere un bicchiere in mano in un certo modo.
Avere linee del corpo allungate e nervose. Essere capace di deformarmi in un
sorriso sghembo. Indossare solo sottovesti nere. Oppure fumare, inarcandomi
lievemente di lato. Frequentare locali dove tipi in cravatte strane si
appendono a sigari o tastiere di pianoforte. Voglio occhi bistrati di nero,
unghie lunghissime e spalline che scivolano giù. Vite di meravigliosa
autodistruzione o superficiale sciocca solitudine. Notti garrule e mattini
disperanti, in qualche motel sperduto d’America. Oppure ovunque.”
Qual è il senso di queste
parole in libertà (ma con un senso da decifrare e confrontare con la propria
vita): la parola, letta, recitata o solo pensata, è un’ancora o un’oasi in
queste vite di meravigliosa
autodistruzione o superficiale sciocca solitudine.
La parola è un eyleliner per gli occhi della vita: dà
luce allo sguardo…
D’altronde, sa sedurre la carne la parola, prepara il gesto, produce
destini. E poi, nessun vascello c’è
che come un libro possa portarci in contrade lontane.
Specie in tempi come questi
in cui Gli dèi hanno abbandonato l’uomo ed il mondo ha perduto
il suo incanto.
Io credo, e questo blog lo
proclama che chi non mira le stelle si
perde nella storia.
Perdersi, smarrirsi.
Ci sono momenti del mio lavoro in cui questo è necessario, vitale. Perdere le
certezze, abbandonare le abitudini, rischiare.
In questi tempi in cui molti,
al di là delle inutili corse da un posto all’altro per cercare di ritrovare un
senso e un centro di gravità esistenziale, ecco che all’improvviso c’è un
lampo, un Eureka.
Sono solo; la maggior parte delle persone son rientrate a casa,
e leggono il giornale della sera ascoltando la radio. La
domenica che finisce ha lasciato loro un sapore di cenere e già il loro
pensiero si volge verso il lunedì. Ma per me non c’è lunedì né domenica, ma
soltanto giorni che si sospingono in disordine, e poi, d’un tratto, dei lampi,
come questo.
Occorre, quindi, pur
rimanendo a terra, pensare in grande. E
poi, sempre più, non solo agire in piccolo, ma re-agire (in attesa del ruggire).
Devi creare delle
belle sensazioni e renderle intense e creare delle sensazioni motivanti e
renderle intense. Devi farti immagini grandi, grandissime, non delle stupide
immaginette minuscole e indistinte. Quelle non sono buone basi di una vita
motivata, e con delle buone basi puoi vivere una vita davvero forte.
In definitiva, vi sono improvvisi imprevedibili lampi di eternità o dell’infinito che
giungono a noi quando meno ce li aspettiamo.
Di questo parlerò la prossima
volta (non vi preoccupate, sono tornato
in me, non vi farò stare sulla corda:
i post saranno sempre più frequenti). Per il momento, per mantenervi in
allenamento, e fare magari degli incontri con uomini (e donne) straordinari, vi
invito a individuare gli autori delle citazioni (quelle in corsivo arancione).
Oppure… no: è sufficiente il suono e il senso della
parola.