mercoledì 29 giugno 2011

GOCCE DI PIOGGIA A JERICOACORA

GOCCE DI PIOGGIA A JERICOACORA
Un viaggio per crescere


Oggi parlerò di me. Ma si parla sempre di sé, soprattutto quando si tace… direste voi. Sì, è vero e, quindi, io (mi) taccio e faccio parlare il mio (quasi) vero Sé, il mio avatar letterario che, qualunque sia il personaggio (in pratica è un cocktail di ‘tipi’ – maschili, femminili, angelici – diabolici noooo…), è in sintesi l’anima (mundi) dello stesso romanzo.
Sì, parlo della mia “opera prima”, quella che, sia pur venuta alla luce come terzo ‘figlio’, è stata ‘concepita’ per prima, ma poi ‘congelata’, in attesa del momento ‘propizio’ (il Kairòs). E ve ne parlo, non tanto per autoincensarmi (ce ne sarebbe bisogno…), quanto per dare un senso, oggi, al bisogno di scrivere, di leggere, di scendere nelle profondità dell’anima e di volare alto.
Allora, vieni via con me!

Nasce per istinto romanziere, anche se diverse circostanze lo portano lontano da questo genere e verso la saggistica. Nicola Perchiazzi svela la sua prima passione pubblicando con Sovera Gocce di pioggia a Jericoacoara, un romanzo completo e ricco sotto ogni angolazione lo possiamo analizzare. Ci stupisce nella cifra stilistica multistrato con stili elivelli in continua evoluzione, nel movimento e nello spostamento, sì geografico ma soprattutto interiore, diviso tra la crescita e la voglia di restare fanciulli legati al proprio presente; alle sintesi sensazionali che uniscono il panta, pur evidenziano le singolarità, a cominciare dai protagonisti.
Un romanzo che ispira voglia di sperimentare, di tentare e di evolversi in tutto e per tutto, sempre.

Questo è il suo primo romanzo. Cosa l'ha spinta a cambiare genere?
Non direi cambiamento, ma riaffermazione del genere ‘romanzo’. In effetti sono nato come romanziere, ma, pur credendoci molto, ho lasciato Gocce di pioggia a Jericoacoara nel cassetto per alcuni anni, cinque. Nondimeno, una scrittrice e pensatrice ‘borderline’, con cui ebbi un incontro/scontro sul web, avendo letto ampi stralci del romanzo ne fu così colpita che mi spinse a tenere sempre il ‘cassetto’ aperto…

Il Brasile è il protagonista della storia. Cosa la lega a questo paese?
Un legame antico, risalente agli anni ’70, ma legato più all’architettura che alle tradizioni o al folklore. Infatti, all’epoca, nell’ambito dei miei studi di ingegneria edile, m’innamorai della ‘scuola’ brasiliana, con il suo ‘stile’, per così dire ‘flessuoso’, armonico, sensuale, complice dei luoghi, della saudade e, insieme, alegria dei suoi abitanti. E poi la musica, sia nella versione ‘soave’ sia in quella jazz. E le sue spiagge, le sue baie, i suoni di quella lingua così intrigante.
Sì, come contraltare alla mia passione giovanile per l’India e, più ‘cinematografica’, per Bora Bora e spiagge cantando, quella per il ‘panciuto’ Brasile è da sempre una mia passione non tanto nascosta.

Quanto è importante per lei viaggiare?
Per dirla con Céline, riprendendo l’incipit del ‘settimo giorno’ del percorso di miglioramento peak performance del mio Prendi la PNL con Spirito!, potrei dire: “Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione (…) Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto. Basta chiudere gli occhi. È dall’altra parte della vita.” Sì, i miei sono, innanzitutto, viaggi interiori, anche se, alla Salgari, più realistici del re… Non viaggi per scavare nell’inconscio – non li ritengo (Freud mi perdoni) utili – ma esplorazioni nei ‘mari interni’ e nel ‘deserto’ (qui e là delle oasi, anche qualche foresta). In ogni caso, il viaggio è per me, sì il tragitto, ma soprattutto l’arrivo. E la sosta, ma sempre in movimento…
Tante esperienze e viaggi sono serviti a dare sostanza a quello che sono, in definitiva, i miei veri viaggi – ripeto, viaggi interiori che, un po’ per ‘vocazione’, un po’ per intralci vari, hanno, spesso di necessità virtù, frenato i miei viaggi ‘esteriori’. Ma ora mi sento obbligato – obligado – a toccare con mano Rio, Jericoacoara e New York. Noblesse oblige.

Le storie che si intrecciano vedono protagonisti un gruppo di ragazzi. C'è qualcosa di autobiografico, o è pura fantasia?
Hai detto ragazzi. Giusto, i due protagonisti, per quanto a cavallo dei cinquanta, sono ancora dei middlescents, dei bambulti, dei ‘bambini adulti’: pieni di sogni, di ideali, di idee… Dei forever young. Sì, questo mi ‘appartiene’. Come pure, anche se con un po’ di ‘glosse’ e ‘cancellazioni’, il periodo sessantottino e post.
Le vicende sentimentali, rouge & noir (ma anche il ‘colore’ ideologico), sono in parte vere, in parte romanzate. C’è il solito intreccio tra realtà e reality (sai, la ‘civiltà dello spettacolo’). Comunque, nel sostrato e nell’afflato ideologico, spirituale e filosofico, mi rispecchio in gran parte.

Qual è il messaggio che vuole che arrivi al suo pubblico attraverso il romanzo?
Il messaggio, come ben si intuisce, è ‘multilivello’.  Per dirla con quella ‘web friend’ (una che di scrittura ne capisce, anche se ideologicamente ‘scorrettissima’), il mio romanzo è: romanzo-rapsodia, fervido di vita e voci, di ritmi e canti e risa, dal profumo di ingenue aurore … vorticoso nel suo ritmo da derviscio tournant, vibrante di tensione e trepidazione, ossimorico nei suoi dolci contrasti, dalla scrittura vivace, geniale, estetizzante, ma tutt'altro che décadent, capace di affratellare Policleto e i Beatles. Un ‘panta rei’ entusiastico ed entusiasmante, un fluire di sapienze ed eresie, dall'oscillare inarrestabile, ebbro … una scrittura da giocoliere della parola e da funambolo della nuance.”
Quindi, tema di fondo, invogliare, specie i giovani, alla scrittura ‘creativa’, ossimorica, dai cambi continui di ‘registro, giochi linguistici e assonanze (sviluppano il ‘cervello destro’). E poi un ritorno ai grandi temi, al Pensiero Forte (anche quello Debole ha avuto le sue ragioni, di cuore): la ‘grande’ politica, la spiritualità, il mistero… Un nuovo Sessantotto in chiave rinascimentale e un po’ medievale, insomma. Ma aperto al Nuovo (che avanza – non gli avanzi di quello pseudo-nuovo che sembra ancora troneggiare sulle nostre tavole, mediatiche e familiari).
In definitiva, un tentativo di ‘nuove sintesi’. E una ‘visione’. E per questo l’ossimoro e l’eclettismo – ma in senso creativo e critico – la fanno da padroni nel romanzo. Che le ‘gocce di pioggia’ diventino un acquazzone…

Ha già in vista nuovi progetti editoriali?
È chiaro che l’appetito vien mangiando. Se prima pensavo di insistere nel filone ‘saggi’, ora è chiaro che la mia passione fou preme underskin perché scriva un altro romanzo. Ma questo senz’altro più slim del primo, molto in ciccia (ma balla bene…). E poi, un po’ di carne già coceva. Si tratta di aggiungere un po’ di contorni, frutta e molte, molte spezie. Ci sarà molto vissuto e molta fantasy, ideologia e humour, ma vorrei farlo ancor più magical mystery tour, sia pure più ‘porta a porta’. Mi sa che sarà, non dico un thriller, ma sempre un po’ noir. Penso a un ‘giallo’ filosofico-politico, un po’ alla Fight Club, diciamo. Un romanzo sneakers e tacchi a spillo...

(tratto dall’intervista di Silvia Barbato – su Terza pagina – trimestrale di editoria e cultura – maggio 2011)

domenica 12 giugno 2011

TOP MODEL

TOP MODEL
Symbolon vs Diabolos

In principio era il Caos, poi fu il Cosmos: ma durò solo il tempo di un battito d'ala... Poi di nuovo il Caos – prima tonante poi Caos Calmo... Il mondo entrò in un cul de sac e ne uscì "andando oltre su una cometa di polvere bianca". Ci saranno pure le Mille luci di New York, le acque di Roma saranno pure rosso Trevi, ma "... in una città di due milioni e mezzo di scheletri, la presenza di qualche migliaio di viventi passa inosservata."
Kaos, Kosmos, Krisis...  
KKK... SSS... Shhh! Silenzio... Sì, diamo voce al silenzio. Il silenzio degli innocenti, dei 'puri di cuore' (quelli che "erediteranno la terra"). Krisis... Ma cos'è questa crisi? Niente di particolare, se arriviamo alla 'radice' del termine (Krisis: scelta discernimento), e se 'fermiamo' l'attimo fuggente (ma quello 'propizio', di qualità: il Kairòs). Diamo dunque fuoco alle polveri (quelle di Jay McInerney sono troppo 'bianche'), sperando (ma noi abbiamo fede) che gli scheletri si rimpolpino e si ri-animino.
Bene, ho preso spunto dal mio primo post (era il 18 novembre 2008. È nata una stella. E le stelle sono miriadi e miriadi: vi conviene rileggere tutti i post, uno al giorno: ne uscirete ‘trasformati’) per parlare delle tre k: kaos. krisis, kosmos.
Sì, proprio il ‘viaggio di scoperta’ che porta dal nostro stato attuale (spesso ‘loffio’) a quello ‘desiderato’ (dallo stato KO allo stato OK – dallo stato di dis-grazia allo stato di grazia). In ciascuno di noi, all’inizio del ‘lavoro su di sé’, c’è quello che in Genesi è chiamato tohu wu bohu, cioè un qualcosa di confuso, oscuro, indistinto, caotico, una mappazza… Anche se a noi sembra che tutto scorra nel verso giusto (quando mai…). Sì, certo, ogni tanto qualche onda, qualche vortice. Difficoltà che, con il ‘lavoro’, si imparerà sempre più a superare, ma che hanno pure una loro valenza: sono il crogiolo che serve per la nostra raffinazione. Sono il diabolos (il divisore, l'ostacolatore, l'opponente – così nella Kabbalah) che, se accompagnato (alla porta – anche con diplomatica gentilezza; cacciato solo se si ha il carisma del lottatore spirituale), ti consentirà di scoprire il suo opposto: il simbolo (ciò che ‘unisce’: la ri-unione dell’umano col ‘divino’, dell’Io col Sé). Nulla ha valore se non ottenuto con 'sforzo' (ma un 'gentile' sforzo... la 'croce' è leggera per chi è nella 'via'). D'altronde, abbassati (anche solo per un attimo) e sarai 'rialzato'. Sii flessibile, cedevole: resisterai a ogni tempesta e ti eleverai a ogni altezza...
L’importante (perché lo sforzo sia 'leggero' e 'produttivo') è, innanzitutto, saper gestire le emozioni (col metodo dell’’ancoraggio’ – il famoso ‘click’ di cui parlo nei miei saggi sulla PNL), formulare un obiettivo ‘smart’, ossia specifico (mai la genericità, la fumosità o la negatività), misurabile (dev’essere comunque, anche se con impegno, nelle proprie possibilità ‘fisiologiche’ – e deve essere visualizzato in modo multisensoriale, ossia vividamente e con tutti i sensi ‘accesi’), attraente (lo si deve ‘bramare’ – e ''sbranare': se l'obiettivo è troppo ambizioso e complesso, suddividilo in sotto-obiettivi; e poi vediti già nella situazione ottimale, nello scenario oltre il problema), registrabile (annota tutti i miglioramenti, gli step – anche qualche stop: a meno che non sia per una riflessione o per raddrizzare il tiro, l’importante è rialzarsi e ripartire subito; ricorda: ancoraggi, visualizzazione, ricarica energetica mediante il click energy (leggi in particolare il mio Prendi la PNL con Spirito! - Armando editore) l’autoipnosi (ottimi Mattia Lualdi e Charlie Fantechi), oppure brevi meditazioni (niente di meglio di Roy Martina) – se credi, chiedi aiuto al tuo Dio, al tuo personal Jesus – e ricorda, gli angeli sono al tuo servizio… In ogni caso, se non credi, agisci come se… Pascal, e, buon ultimo, Bandler docunt).
E poi, soprattutto, le tre 'leggi' del Silva Mind Control: desiderio ardente del 'conseguimento', fede assoluta nel risultato e aspettativa certa del successoBussate e vi sarà aperto!
“Sapienza che più cresce / Più grave si fa il tormento / Conoscenza che più si addensa/ Più acre si fa il dolore.” Segui, mentore Nietzsche, la via dell’aquila nel cielo, la via del serpente sulla roccia, la via della nave in alto mare.
Aretè, kléos: Nike… non sarai più un clone (ma un leone – alla fin fine, un fanciullo: di loro è il regno dei cieli…).
“Tanto più Dio è in tutte le cose, tanto più Egli è fuori di loro. Tanto più Egli all’interno, tanto più è all’esterno.” Dio sfugge ma ci cerca, e noi vogliamo essere il nuovo Zarathustra… Troppo impegnativo,  ossimorico? Che ci azzecca Nietzsche con il Trascendente, fossero pure gli Dei? Credo quia absurdum… È che sono in cerca delle fonti della Filosofia Perenne, di una realtà sovra-ordinata (mi è corso in aiuto anche Aldous Huxley – me lo sono ‘fatto’ un bel po’). Non tanto per fare un ‘viaggio’, imboccare un ‘cammino di trascendenza’, salire alle ‘alte sfere’, ma per sbocciare (e fare bisboccia). Voglio toccare il cielo con un dito (l’indice), ma per agganciare l’energia (la dynamis) del Divino e riportarla qui sulla Terra… D’altronde, Deus est oppositio ad nihil mediatione entis.
Il Nulla (oltre il Nihil): fons et origo totius divinitatis. Qui getto l’ancora, qui getteremo l’esca: le orme delle nostre mani, dei nostri piedi, delle nostre menti… rimarranno indelebilmente sulla Terra. Sursum corda!
“Ci sono molti ottimi amici che si ritrovano per la prima volta al fight club. Ora vado a riunioni o convegni e vedo facce ai tavoli, dirigenti e giovani direttori o avvocati con i nasi rotti che vanno gonfiandosi come melanzane sporgendo da sotto le bende o un paio di punti sotto un occhio o una mandibola ingessata. Sono quelli che se ne stanno tranquilli ad ascoltare fino al momento di prendere una decisione. Ci scambiamo cenni di saluto con la testa. Più tardi il mio capo mi chiederà com’è che conosco tanti di questi individui.” Vedo lontano nel tempo (avanti e indietro). Il mio terzo occhio sta facendo capolino, prima timido ora sfrontato. Vedo lontano ma sono sempre più presente a me stesso. Miro l’Origine e l’Alto.
Un faro al termine della notte: da tempo premonizioni, intuizioni e segni vari (bagliori) ti avevano fatto intravedere squarci di un mondo ‘autre’, di un’altra dimensione della realtà. E una chiamata a una vita diversa...
“Viaggiare è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione ... Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario ... Basta chiudere gli occhi. È dall’altra parte della vita.” Il viaggio alla Céline vi porterà dal fondo della notte verso un’alba dorata (by the way, per raggiungere l'ultima Thule nulla di meglio del mio derviscio tournant, magical mystery tour, anche un po' sentimental, Gocce di pioggia a Jericoacoara).
Comunque, se dobbiamo partire, la prima cosa da fare è trasformare o, se non altro, ri-formare noi stessi. Occorre un modello, o già esistente (tra le persone che conosci o un tuo ‘idolo’ – crescete alla statura di Cristo è scritto nelle Lettere di Paolo. Voi in ogni caso fate come se), come propone la PNL, oppure, secondo le modalità della Psicosintesi, createvi un modello ideale, da incorporare giornalmente con la visualizzazione per pochi minuti al giorno (la mattina, a mezzogiorno, la sera), con una certa costanza per almeno tre settimane (tre e sette sono numeri ‘magici’ – divini. E poi ventuno giorni è il tempo medio per assimilare un nuovo modello di comportamento – per creare un nuovo percorso sinaptico che bypasserà il vecchio ‘tracciato’ e si installerà, produttivamente, nell’inconscio, il ‘regista’ della nostra vita).
Per brevità, traggo il ‘modello’ dal mio “Che cos’è la PNL. Come vincere, ansia, fobie e dipendenze” (Sovera).

2.4 Il modellamento
È importante che, nel tuo processo di autoformazione, realizzazione e trasformazione, tu ti crei il tuo modello ideale: ti servirà per aiutare a formarti una nuova immagine di te. Se nella PNL il ‘modellamento’ (modeling) consiste nell’’estrarre’ le qualità desiderate da modelli reali (personaggi carismatici che si sono realizzati nel loro campo di attività), nella Psicosintesi si lavora su un modello astratto di riferimento, nel quale, grazie alla visualizzazione, puoi incorporare le qualità desiderate che poi farai tue.
Esercizio di modellamento (il ‘modello ideale’)
      Cerca di individuare e poi delineare le caratteristiche fisiche, emotive, psicologiche, culturali, comportamentali (fino all’abbigliamento) del tuo ‘modello ideale’: come si muove, parla, atteggia… come prende le decisioni, come affronta le situazioni.
Cerca di individuare tre qualità del modello che più ti attraggono e poi fa’ una verifica ‘ecologica’ (etico-comportamentale) e di fattibilità:
    il modello è forse troppo elevato per te? È irraggiungibile o è alla tua portata? È troppo in contrasto con i tuoi valori, le tue credenze e il tuo habitus mentale? Dev’essere leggermente ridimensionato? Esistono, in definitiva, le concrete condizioni per la realizzazione del tuo modello?
    Dopo questa verifica e ‘calibrazione’, visualizza il modello ideale (quello ‘sopravvissuto’ ai tagli… ma che sia, comunque, un modello ‘elevato’) e procedi a immedesimarti in ‘lui’:
entra dentro al modello, immagina di vedere, udire, sentire attraverso i suoi organi di senso e muoverti come lui. Poi estrai tutte queste ‘submodalità’ e applicale a te: ‘impregnati’ di lui, fa’ un copia (dal modello) e incolla (su di te). Fa’ circolare, giorno dopo giorno, queste sensazioni e quest’energia dentro di te, fatti permeare…
Dopo ventuno giorni (il tempo medio perché un nuovo comportamento diventi ‘abitudine’), se ti sei applicato almeno una decina di minuti più volte al giorno, dovresti esserti ‘incorporato’ il ‘modello’ (non è un fatto negativo: è la tua scelta di avere una tua ‘personalità’ più funzionale).