mercoledì 24 aprile 2019

COACH & SCOTCH. Le cinque menti (cover).


COACH & SCOTCH
Le cinque menti
(cover)

Pasqua è passata (is over) e, visto che, oggi, ho poca voglia d’inventarmi cose nuove, vi regalo una cover (dell’anno scorso).

Pasqua is over (è passata: d’altronde, in inglese, con un richiamo al termine originario ebraico pesach, è chiamata passover: passare oltre, tralasciare, sorvolare – allo scopo di “liberare”, e di librarsi sopra le difficoltà, i problemi e il tran-tran quotidiano).
Il concetto di liberazione – compreso quello di libera-azione – è ancor oggi attuale, ma non ce ne rendiamo granché conto: la liberazione che cerchiamo di ottenere altro non è che il sollievo dopo una grattatina sulla spalla, un mordi e fuggi, una fugace leccatina, un lecca lecca… un po’ di lacca su un vaso di creta crepato.  Al massimo, un po’ di Crêpes Suzette.
Ma la liberazione è ben oltre…
Il “fattore Q”, l’indice di qualità della nostra vita, è, soprattutto, una questione di “mente”. Cero, c’è il “cuore”, ci sono le emozioni, ci sono anche altri fattori non sempre controllabili, ma qui voglio soffermarmi sulla “mente”.
                                                                                                                               
Che la mente menta è pacifico, come pure il fatto che la “mente è il campo di battaglia”. Dentro di noi, come ricorda la Bibbia (e poi Gurdjieff) c’è una “legione” fatta di tanti “mini-Io”, spesso contrapposti, ma, che, se concordi, sono pronti ad affogare tutti insieme… Infatti, come notava Ronald Laing, il fatto che i nostri pensieri confluiscano verso un obbiettivo, non significa che la destinazione sia quella giusta. Ed è quello che accade quando ci incaponiamo e andiamo a sbattere la testa contro il muro: la decisione c’è, i pensieri e gli sforzi sono ben allineati, ma il burrone è lì sotto, pronto a riceverci… (e infatti il più delle volte agiamo “incantati” dal pifferaio di turno).
Il discorso sui diversi “mini-Io” (le “subpersonalità” della Psicosintesi, le “parti” della PNL e (studiate da Assagioli e la ‘sua’ Psicosintesi), ci ricorda la teoria delle nostre numerosi “menti”.
Innanzitutto, le “cinque menti per il futuro”, di Howard Gardner, secondo cui, per sopravvivere, occorre essere rigorosi e creativi allo stesso tempo. E per questo, occorrerebbe avere una mente disciplinata (che riceve i vari input, indirizzandoli poi in un campo ben specifico, che sarà quello in cui eccelle), sintetica (raccoglie ogni genere di informazioni, selezionandole e sintetizzandole in maniera originale), creativa (coltiva nuove idee, si pone domande inusuali, giungendo a esiti nuovi, anche del tutto inaspettati), rispettosa (accetta le differenze: è tollerante e collaborativa) ed etica (s’interessa dei bisogni e dei desiderata della società: è “ecologica” e va oltre i propri interessi, per abbracciare quelli degli altri e dell’ambiente).

Ma c’è un’altra suddivisione, sempre in “cinque menti”. In effetti, noi – come sostengono Minninger e Dugan – non possediamo un unico sistema mentale, ma cinque menti principali, che lavorano in équipe, in sintonia, ma più spesso litigano tra loro fino a boicottarsi…
La mente esecutiva (direttiva) sorveglia, coordina, giudica, dà ordini, insomma decide. È di supporto, educativa, talvolta arrogante…
La mente esplorativa esplora, scopre, impara, crea, deduce, intuisce, gioca… È la mente creativa, curiosa, spiritosa, irriverente…
La mente organizzativa analizza, selezione, organizza ed elabora le informazioni. È la mente razionale, un po’ troppo ‘standardizzata’ sulle regole.
La mente reattiva è sensibile alle emozioni: prova imbarazzo, collera, paura, amore, dolore, piacere… È la mente emotiva, solare e lunare insieme, anche molto terrestre…
La mente cognitiva percepisce suoni, odori, gusti, è ‘tattile’ e cinestesica: raccoglie i dati e li trasmette alle altre menti per la successiva elaborazione. È la mente mediatica.
C’è poi una sesta ‘mente’, che è sostanzialmente la parte funzionale, benché ‘silenziosa’ del sistema mentale: è per l’appunto la mente silenziosa. Essa controlla tutte funzioni corporali ed è sensibile alle sensazioni fisiche (dolore, piacere, tensioni…).
Infine c’è la memoria che è una ‘funzione’ delle cinque ‘menti’. È una sorta d’immenso archivio in cui sono registrate tutte le informazioni selezionate dalle cinque menti: un archivio cui si può accedere, ma che, se conserva in buono stato gli ‘originali’ di informazioni e ricordi, ce ne restituisce invece delle copie non sempre conformi all’originale, anzi spesso più o meno falsate o ‘monche’.

Da cosa ti accorgi che le tue cinque menti non sono allineate, in sintonia, sinergizzate? Dall’indecisione e da altri blocchi comportamentali, emotivi e cognitivi.
Per eliminare il “blocco” occorre portare a livello conscio le “conversazioni” tra le varie menti, ossia bisogna farle “dialogare”… Dopo di che si deve far sì che la parte “esecutiva” (“direttiva”) del sistema mentale dia un ordine appropriato al fine di elininare il blocco, “riconfigurando” la situazione e dandole un nuovo significato positivo.
In pratica, occorre immedesimarsi nel modo di pensare di ciascuna delle cinque menti – ossia, mettersi “nei panni” della parte “esplorativa”, “organizzativa”, “reattiva”, “cognitiva” e “silenziosa” – in modo da impostare un “dialogo” (anche un “dibattito”) tra le stesse, delegando poi alla mente “esecutiva” (quella ‘direttiva’) il compito di tirare le somme e indicare – anche in modo impositivo – le direttive che portino alla decisione finale.
By the way, ho parlato di “dialogo tra le ‘menti”. È interessante notare la corrispondenza di queste ultime con le cinque “categorie” della “comunicazione verbale” di Carl Rogers (il fondatore della “terapia non-direttiva”, ossia la terapia centrata sul cliente):
del “giudizio”; questo è giusto, questo è sbagliato (mente esecutiva)
dell’”interpretazione”: stai parlando così perché intendi dire… (mente organizzativa)
del “sostegno”: mi sento in una situazione di… (mente reattiva)
della “prova”: dove è successo? Quando? (mente esplorativa)
della “comprensione”: capisco che… (mente cognitiva).

Esercizio (sblocco e reset mentale)
Hai un “blocco mentale” derivante da un conflitto tra le cinque menti? Quando parli in pubblico sei terrorizzato… sudi, balbetti, ti senti mancare…
Visualizza questa situazione disfunzionale, con tutte le submodalità ‘accese’:
senti le gocce di sudore che imperlano la fronte, i battiti del cuore accelerati, lo sguardo sfocato, i tremiti, la confusione mentale… Tutti che ti guardano insofferenti, infastiditi, in cagnesco…
Visualizza a una a una le tue menti: la cognitiva, l’esplorativa, l’organizzativa, l’esecutiva, la reattiva… anche la ‘silenziosa’ (la “sesta mente”, quella “fuori sacco”). Mettiti nei panni di ciascuna di esse, ragiona e parla come loro, esponi le ragioni di ogni ‘mente’, dibatti, prendi la parola, tira delle prime conclusioni…
Immagina il tuo “occhio mentale” che continua a girare sulle menti come su di una roulette… poi punta sulla… “mente silenziosa” (non è la ‘fortuna’ che ti ha indirizzato, ma la tua ‘esperienza’, la tua intuizione, il tuo “sesto senso”: tutte qualità che stai sviluppando in questo ‘cammino’ di “sette giorni”…).
Sì, dopo aver osservato dall’alto della “mente esecutiva” il dibattito, individui nella “mente silenziosa” la colpevole del tuo blocco. Perché? Davanti a una situazione ‘imbarazzante’ – quale in questo il parlare in pubblico – segnalatele dalla “mente reattiva” (il ‘mandante’ del ‘sintomo’), la “mente silenziosa” (ossia quella, apparentemente ‘invisibile’, che controlla le funzioni corporali ed è sensibile alle sensazioni fisiche di dolore, piacere, tensione, stress…) ha stimolato una scarica di adrenalina come reazione alla situazione: la mente reattiva (sensibile alle emozioni – psicofisiche, mentali – derivanti dalle sensazioni – solo fisiche) ha ‘scelto’ di manifestare questa sensazione sotto forma di paura. Quindi, il ‘blocco’ deriva dalla ‘paura’ e questa fa capo in primis alla mente silenziosa (sensibile alle sensazioni fisiche) e, poi, alla mente reattiva (emozioni psicofisiche).

Riepilogando, davanti a una situazione di “disagio” (più o meno grave), la mente silenziosa manda il segnale e la mente reattiva reagisce sotto forma di paura (ho scelto una ‘scansione’ tipica di causa-effetto, ma ci possono essere delle varianti). La situazione è, ovviamente, disfunzionale: devi ristrutturare il processo.
Fa’ rigirare di nuovo il tuo occhio mentale e la pallina si ferma su… mente esecutiva (il ”dirigente”, il boss, dell’azienda mentale).
La mente esecutiva ordina alla mente reattiva (suo subordinato) di far sentire l’emozione (la sensazione trasmessa dalla mente silenziosa), non più come “paura”, ma come entusiasmo ed energia… La mente reattiva obbedisce: la scarica di adrenalina stimolata dalla mente silenziosa verrà ‘letta’ come entusiasmo ed energia. Ora sei pronto a parlare in pubblico: sei il re del public speaking!

Prova a far questo per qualsiasi “blocco”: sei indeciso sul da farsi, non sai come scegliere, hai paura di sbagliare?
Mettiti nella condizione precedente, rifai tutto il percorso sostituendo alla paura di parlare in pubblico qualsiasi altra paura (anche la paura di parlare a te stesso…), individuando quale parte della mente (o quale delle cinque, e più, menti) sia la prima o maggior responsabile del problema e decidendo su quale occorra agire per cambiare la tonalità dell’emozione e, quindi, convertire (ristrutturare, resettare, ri-decidere) la sensazione o l’emozione da “negativa” in “positiva”. Tutto ciò grazie alle direttive della mente direttiva/esecutiva.
Una volta acquisito il metodo – valido  per ogni circostanza disfunzionale da resettare – si tratterà di individuare volta per volta la mente “colpevole” e quella che dovrà risolvere il problema (in genere la mente esecutiva, eventualmente supportata da un’altra mente, per esempio quella cognitiva). In ogni caso rinvio a Fate lavorare la mente di Minninger e Dugan, da cui ho tratto (da me “colorato”) l’esercizio, oltre, ovviamente, a tutte le mie pubblicazioni sulla PNL e la “realizzazione” personale.
A proposito, sto preparando un altro libro sul self-help e la “cura” (coaching e counseling). Sarà una bomba (anche una bombetta…).

sabato 20 aprile 2019

PASQUA. (FUORI DAL CORO E CON LO SGUARDO VERSO L’ALTO)


PASQUA
FUORI DAL CORO E CON LO SGUARDO VERSO L’ALTO

Sì, tutto sembra cospirare affinché la tomba sia la nostra destinazione, ma, come la Pasqua insegna, il sepolcro è solo temporaneo: ognuno di noi è un potenziale Lazzaro risvegliato (alla faccia del lazzaroni e dei caciaroni cianciaroni del can-can mediatico).
Bene, svestito l’uovo di Pasqua, vediamo di romperlo: scartiamo il regalo. Sì, perché un regalo c’è: dietro ogni piagnisteo, sia pure legittimo, ci dev’essere una risata, un fou rire, una risata folle alla Nietzsche: “Coloro che leggono Nietzsche senza ridere, e senza ridere molto, senza ridere spesso, colti talvolta da un fou rire, è come se non leggessero Nietzsche.” (Gilles Deleuze). 
La Pasqua è anche questo: un Dio che, dopo un pianto a folle, si fa una risata folle della Sua morte… perché sa che, morendo, dà la vita.
L’angelo della morte sta passando davanti alle porte di tanti uomini, famiglie, aziende, città, nazioni, ma va oltre la porta di chi è uscito dalla narrazione imposta ed è passato a una nuova narrazione, una nuova cronaca, una bella storia (Vangelo). Solo così la tua Pasqua non sarà quella banalizzata delle masse e della stessa “chiesa” (quella della “moralina”, del mercato e del supermercato), ossia un rito senza profondità, né alterità, né altezza e profondità, ma si dimostrerà una Pasqua di Risurrezione (anche di insurrezione, nel senso di “rivolta ideale”).
De profundis clamavi… Sì, c’è un chiarore oltre l’orizzonte (quello “orizzontale” della quotidianità). Che questa Pasqua sia, dunque, un salto nella Luce: dagl’inferi al terzo cielo, e poi di nuovo giù, ma a metà strada, sulla terra, nell’acqua, nelle case, dentro e fuori di te.
Acqua e Spirito: il vento della Ruah (femminile), dello Pneuma (neutro), dello Spirito (maschile), comincerà a soffiare sull’Abisso. Sentirai sempre più il flusso della vera vita, le sue onde… perché la vita è “liturgia”, non quella esangue (talvolta da sanguisughe) propinata in questi giorni.
“La liturgia è come una grande onda del mare. Due sono i nuotatori. Uno, vedendo arrivare l’onda, raddoppia i suoi sforzi per restare a galla. E ci riesce anche; però si stanca e alla fine è contento di ritornare a terra. L’altro si abbandona all’acqua e si lascia portare dalle onde. Per lui non c’è nulla di più bello che un’onda grande che porta lontano. Egli ama la sensazione di essere portato, di essere tutt’uno con l’onda, la sensazione dei ruscelli di acqua fresca che massaggiano la pelle, la luce del sole che brilla e che si rispecchia in un mare di cristallo mescolato con fuoco... La liturgia è come una grande onda del mare.” (Dieter Kampen).
Lasciati andare, onda su onda… E mangiati l’uovo!