COACH &
SCOTCH
Le cinque menti
(cover)
Pasqua è passata (is over) e, visto che, oggi, ho poca voglia d’inventarmi
cose nuove, vi regalo una cover (dell’anno
scorso).
Pasqua is over (è passata: d’altronde, in inglese, con un richiamo al
termine originario ebraico pesach, è
chiamata passover: passare oltre,
tralasciare, sorvolare – allo scopo di “liberare”, e di librarsi sopra le difficoltà,
i problemi e il tran-tran quotidiano).
Il concetto di liberazione –
compreso quello di libera-azione – è ancor oggi attuale, ma non ce ne rendiamo
granché conto: la liberazione che cerchiamo di ottenere altro non è che il
sollievo dopo una grattatina sulla spalla, un mordi e fuggi, una fugace
leccatina, un lecca lecca… un po’ di lacca su un vaso di creta crepato. Al massimo, un po’ di Crêpes
Suzette.
Ma la liberazione è
ben oltre…
Il “fattore Q”, l’indice di qualità della nostra vita, è, soprattutto, una
questione di “mente”. Cero, c’è il “cuore”, ci sono le emozioni, ci sono anche
altri fattori non sempre controllabili, ma qui voglio soffermarmi sulla
“mente”.
Che la mente menta è pacifico, come pure il fatto che la “mente è il campo
di battaglia”. Dentro di noi, come ricorda la Bibbia (e poi Gurdjieff) c’è una
“legione” fatta di tanti “mini-Io”, spesso contrapposti, ma, che, se concordi,
sono pronti ad affogare tutti insieme… Infatti, come notava Ronald Laing, il
fatto che i nostri pensieri confluiscano verso un obbiettivo, non significa che
la destinazione sia quella giusta. Ed è quello che accade quando ci incaponiamo
e andiamo a sbattere la testa contro il muro: la decisione c’è, i pensieri e
gli sforzi sono ben allineati, ma il burrone è lì sotto, pronto a riceverci… (e
infatti il più delle volte agiamo “incantati” dal pifferaio di turno).
Il discorso sui diversi “mini-Io” (le “subpersonalità” della Psicosintesi,
le “parti” della PNL e (studiate da Assagioli e la ‘sua’ Psicosintesi), ci
ricorda la teoria delle nostre numerosi “menti”.
Innanzitutto, le “cinque menti per il futuro”, di
Howard Gardner, secondo cui, per sopravvivere, occorre essere rigorosi e
creativi allo stesso tempo. E per questo, occorrerebbe avere una mente disciplinata
(che riceve i vari input, indirizzandoli poi in un campo ben specifico, che
sarà quello in cui eccelle), sintetica (raccoglie ogni genere di
informazioni, selezionandole e sintetizzandole in maniera originale), creativa
(coltiva nuove idee, si pone domande inusuali, giungendo a esiti nuovi, anche
del tutto inaspettati), rispettosa (accetta le differenze: è tollerante e collaborativa) ed etica
(s’interessa dei bisogni e dei desiderata della società: è “ecologica” e va
oltre i propri interessi, per abbracciare quelli degli altri e dell’ambiente).
Ma c’è un’altra suddivisione, sempre in “cinque menti”. In effetti, noi –
come sostengono Minninger e Dugan – non possediamo un unico sistema mentale,
ma cinque menti principali, che lavorano in équipe, in sintonia, ma più
spesso litigano tra loro fino a boicottarsi…
La mente esecutiva (direttiva) sorveglia, coordina,
giudica, dà ordini, insomma decide. È di supporto, educativa, talvolta
arrogante…
La mente esplorativa esplora,
scopre, impara, crea, deduce, intuisce, gioca… È la mente creativa, curiosa,
spiritosa, irriverente…
La mente organizzativa
analizza, selezione, organizza ed elabora le informazioni. È la mente razionale,
un po’ troppo ‘standardizzata’ sulle regole.
La mente reattiva
è sensibile alle emozioni: prova imbarazzo, collera, paura, amore, dolore,
piacere… È la mente emotiva, solare e lunare insieme, anche molto
terrestre…
La mente cognitiva
percepisce suoni, odori, gusti, è ‘tattile’ e cinestesica: raccoglie i dati
e li trasmette alle altre menti per la successiva elaborazione. È la mente mediatica.
C’è poi una sesta ‘mente’, che è sostanzialmente la parte funzionale,
benché ‘silenziosa’ del sistema mentale: è per l’appunto la mente silenziosa. Essa
controlla tutte funzioni corporali ed è sensibile alle sensazioni fisiche
(dolore, piacere, tensioni…).
Infine c’è la memoria che è una ‘funzione’ delle cinque
‘menti’. È una sorta d’immenso archivio in cui sono registrate tutte le
informazioni selezionate dalle cinque menti: un archivio cui si può accedere,
ma che, se conserva in buono stato gli ‘originali’ di informazioni e ricordi,
ce ne restituisce invece delle copie non sempre conformi all’originale, anzi
spesso più o meno falsate o ‘monche’.
Da cosa ti accorgi che le tue cinque menti non sono allineate, in sintonia,
sinergizzate? Dall’indecisione e da altri blocchi comportamentali, emotivi e
cognitivi.
Per eliminare il “blocco” occorre portare a livello conscio le
“conversazioni” tra le varie menti, ossia bisogna farle “dialogare”… Dopo di
che si deve far sì che la parte “esecutiva” (“direttiva”) del sistema mentale
dia un ordine appropriato al fine di elininare il blocco, “riconfigurando” la
situazione e dandole un nuovo significato positivo.
In pratica, occorre immedesimarsi nel modo di pensare di ciascuna delle
cinque menti – ossia, mettersi “nei panni” della parte “esplorativa”,
“organizzativa”, “reattiva”, “cognitiva” e “silenziosa” – in modo da impostare
un “dialogo” (anche un “dibattito”) tra le stesse, delegando poi alla mente
“esecutiva” (quella ‘direttiva’) il compito di tirare le somme e indicare –
anche in modo impositivo – le direttive che portino alla decisione finale.
By the way, ho parlato di “dialogo tra le ‘menti”. È interessante notare la
corrispondenza di queste ultime con le cinque “categorie” della “comunicazione
verbale” di Carl Rogers (il fondatore della “terapia non-direttiva”, ossia la
terapia centrata sul cliente):
del “giudizio”; questo è
giusto, questo è sbagliato (mente esecutiva)
dell’”interpretazione”: stai
parlando così perché intendi dire… (mente organizzativa)
del “sostegno”: mi sento in
una situazione di… (mente reattiva)
della “prova”: dove è
successo? Quando? (mente esplorativa)
della “comprensione”: capisco
che… (mente cognitiva).
Esercizio (sblocco e reset mentale)
Hai un “blocco mentale” derivante da un conflitto tra le cinque menti?
Quando parli in pubblico sei terrorizzato… sudi,
balbetti, ti senti mancare…
Visualizza questa situazione disfunzionale, con tutte le submodalità ‘accese’:
senti le gocce di
sudore che imperlano la fronte, i battiti del cuore accelerati, lo sguardo
sfocato, i tremiti, la confusione mentale… Tutti che ti guardano insofferenti,
infastiditi, in cagnesco…
Visualizza a una a una le tue menti: la
cognitiva, l’esplorativa, l’organizzativa, l’esecutiva, la reattiva… anche
la ‘silenziosa’ (la “sesta mente”,
quella “fuori sacco”). Mettiti nei panni di ciascuna di esse, ragiona e parla
come loro, esponi le ragioni di ogni ‘mente’, dibatti, prendi la parola, tira
delle prime conclusioni…
Immagina il tuo “occhio mentale” che continua a girare sulle menti come su
di una roulette… poi punta sulla… “mente
silenziosa” (non è la ‘fortuna’ che ti ha indirizzato, ma la tua
‘esperienza’, la tua intuizione, il tuo “sesto senso”: tutte qualità che stai
sviluppando in questo ‘cammino’ di “sette giorni”…).
Sì, dopo aver osservato dall’alto della “mente
esecutiva” il dibattito, individui nella “mente silenziosa” la colpevole del tuo blocco. Perché? Davanti a una situazione
‘imbarazzante’ – quale in questo il parlare in pubblico – segnalatele dalla “mente reattiva” (il ‘mandante’ del
‘sintomo’), la “mente silenziosa”
(ossia quella, apparentemente ‘invisibile’, che controlla le funzioni corporali
ed è sensibile alle sensazioni fisiche di dolore, piacere, tensione,
stress…) ha stimolato una scarica di adrenalina come reazione alla situazione: la mente
reattiva (sensibile alle emozioni –
psicofisiche, mentali – derivanti dalle sensazioni
– solo fisiche) ha ‘scelto’ di manifestare questa sensazione sotto forma di
paura. Quindi, il ‘blocco’ deriva
dalla ‘paura’ e questa fa capo in primis alla
mente silenziosa (sensibile alle
sensazioni fisiche) e, poi, alla mente
reattiva (emozioni psicofisiche).
Riepilogando, davanti a una situazione di “disagio” (più o meno grave), la mente silenziosa manda il segnale e la mente reattiva reagisce sotto forma di paura (ho scelto una ‘scansione’ tipica di causa-effetto, ma ci
possono essere delle varianti). La situazione è, ovviamente, disfunzionale: devi ristrutturare il processo.
Fa’ rigirare di nuovo il tuo occhio mentale e la pallina si ferma su… mente esecutiva (il ”dirigente”, il boss, dell’azienda mentale).
La mente esecutiva ordina alla mente reattiva (suo subordinato) di far
sentire l’emozione (la sensazione trasmessa dalla mente silenziosa), non più come “paura”, ma come entusiasmo ed energia… La mente reattiva obbedisce: la
scarica di adrenalina stimolata dalla mente silenziosa verrà ‘letta’ come
entusiasmo ed energia. Ora sei pronto a parlare in pubblico: sei il re del public speaking!
Prova a far questo per qualsiasi “blocco”: sei indeciso sul da farsi,
non sai come scegliere, hai paura di sbagliare?
Mettiti nella condizione precedente, rifai tutto il percorso sostituendo
alla paura di parlare in pubblico qualsiasi altra paura (anche la paura di
parlare a te stesso…), individuando quale parte della mente (o quale delle
cinque, e più, menti) sia la prima o maggior responsabile del problema e
decidendo su quale occorra agire per cambiare la tonalità dell’emozione e,
quindi, convertire (ristrutturare,
resettare, ri-decidere) la sensazione o l’emozione da “negativa” in
“positiva”. Tutto ciò grazie alle direttive della mente direttiva/esecutiva.
Una volta acquisito il metodo – valido per ogni circostanza
disfunzionale da resettare – si tratterà di individuare volta per volta la
mente “colpevole” e quella che dovrà risolvere
il problema (in genere la mente
esecutiva, eventualmente supportata da un’altra mente, per esempio quella cognitiva). In ogni caso rinvio a Fate lavorare la mente di Minninger e
Dugan, da cui ho tratto (da me “colorato”) l’esercizio, oltre, ovviamente, a tutte le mie pubblicazioni sulla PNL e la
“realizzazione” personale.
A proposito,
sto preparando un altro libro sul self-help e la “cura” (coaching e counseling).
Sarà una bomba (anche una bombetta…).