PASQUA
FUORI DAL CORO E CON LO SGUARDO VERSO L’ALTO
Sì, tutto sembra cospirare affinché la tomba
sia la nostra destinazione, ma, come
la Pasqua insegna, il sepolcro è solo temporaneo: ognuno di noi è un
potenziale Lazzaro risvegliato (alla faccia del lazzaroni e dei
caciaroni cianciaroni del can-can mediatico).
Bene,
svestito l’uovo di Pasqua, vediamo di romperlo: scartiamo
il regalo. Sì, perché un regalo c’è: dietro ogni piagnisteo, sia pure
legittimo, ci dev’essere una risata, un
fou rire, una risata folle alla
Nietzsche: “Coloro che leggono Nietzsche senza ridere, e senza ridere
molto, senza ridere spesso, colti talvolta da un fou rire, è come se non
leggessero Nietzsche.” (Gilles Deleuze).
La Pasqua è anche questo: un Dio che, dopo un pianto a folle, si fa una risata folle della Sua morte… perché sa che, morendo, dà la vita.
La Pasqua è anche questo: un Dio che, dopo un pianto a folle, si fa una risata folle della Sua morte… perché sa che, morendo, dà la vita.
L’angelo
della morte sta passando davanti alle porte di tanti uomini, famiglie,
aziende, città, nazioni, ma va oltre la porta di chi è uscito dalla
narrazione imposta ed è passato a una nuova narrazione, una nuova cronaca,
una bella storia (Vangelo). Solo così la tua Pasqua non sarà quella banalizzata
delle masse e della stessa “chiesa” (quella della “moralina”, del mercato e del
supermercato), ossia un rito senza profondità, né alterità, né altezza e profondità, ma si
dimostrerà una Pasqua di Risurrezione (anche di insurrezione, nel senso di
“rivolta ideale”).
De profundis clamavi… Sì, c’è un chiarore oltre l’orizzonte (quello
“orizzontale” della quotidianità). Che questa Pasqua sia, dunque, un salto
nella Luce: dagl’inferi al terzo cielo, e poi di
nuovo giù, ma a metà strada, sulla terra, nell’acqua, nelle case, dentro e
fuori di te.
Acqua
e Spirito: il vento della Ruah (femminile), dello
Pneuma (neutro), dello Spirito (maschile),
comincerà a soffiare sull’Abisso. Sentirai sempre più il flusso della vera vita, le sue onde… perché la
vita è “liturgia”, non quella esangue (talvolta da sanguisughe)
propinata in questi giorni.
“La liturgia è come una grande onda del
mare. Due sono i nuotatori. Uno, vedendo arrivare l’onda, raddoppia i suoi
sforzi per restare a galla. E ci riesce anche; però si stanca e alla fine è
contento di ritornare a terra. L’altro si abbandona all’acqua e si lascia
portare dalle onde. Per lui non c’è nulla di più bello che un’onda grande che
porta lontano. Egli ama la sensazione di essere portato, di essere tutt’uno con
l’onda, la sensazione dei ruscelli di acqua fresca che massaggiano la pelle, la
luce del sole che brilla e che si rispecchia in un mare di cristallo mescolato
con fuoco... La liturgia è come una grande onda del mare.” (Dieter
Kampen).
Lasciati andare, onda su onda… E
mangiati l’uovo!
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