mercoledì 10 agosto 2016

UN SOTTILE SUONO DI SILENZIO





UN SOTTILE SUONO DI SILENZIO


Apri il tuo cuore. Scopri la tua voce… 

(citazione dal film Una canzone per Marion, con Vanessa Redgrave e Terence Stamp).

Voce, parola, logos… Specie sulle spiagge affollate di agosto (comunque, più vociare e parole al vento che logos). Eppure certi silenzi risuonano più di cento tuoni: echeggia più una voce di silenzio sottile che il rombo di un quadrimotore.

Silenzi che parlano: non silenzio freddo, triste, atono, ma un silenzio in cui tutte le parole si compendiano e compenetrano.

Il silenzio è un territorio, tanto interiore quanto esterno a noi. Mi piace il silenzio, ma quando scrivo ascolto musica (anche ora che batto le note della tastiera). Detesto l’inquinamento sonoro, ma è una lotta vana (come quella di Giacobbe contro l’Angelo – ma il suono non è sempre celestiale): il suono è diventato un sottofondo imprescindibile, ma lo sopporto, anzi neppure lo sento da quando, studiando tantissimi anni fa da universitario in una stanza in cui vigeva il rumore (canti, chitarre, politicolalia… era il ’68, anzi il ’69-70 in quel di Pisa), imparai, novello yogi (e fachiro), ad astrarmi dal ‘mondo’ (per aspera ad astra).


Silenzio, silenzi.  
In ebraico ci sono almeni quattro parole per definire il silenzio: sheqet, dom, demama, lishtok.

Sheqet è il silenzio della quiete, della serenità, della pace. È silenzio e basta: assenza di suoni, silenzio sommesso, pacato, silenzioso.

Lishtok è un infinito verbale. Indica il silenzio imperativo, drastico, brusco: è quello che si impone ai bambini in classe. È un silenzio ingiuntivo, quasi rabbioso, che fa seguito a un rumore molesto.

Dom, invece, è un silenzio abissale. Fa paura, come l’ignoto: è lo stato primordiale, del “caos oscuro”, prima che Dio infrangesse il silenzio parlando: nella Bibbia la creazione si fa parlando, tutto procede dalla parola (eccetto l’uomo, che è ricavato dalla “polvere del suolo”, ultimo “prodotto” divino prima che cali il sabato del riposo).

Dom è onomatopeico: è il rintocco sordo della campana, un’eco profonda ma silenziosa. Forse era il silenzio, fase finale di dom, qualche “attimo” prima che il mondo fosse creato con la voce divina (Sia la luce!).

Da questo silenzio cosmico, abissale, ne sorge un altro: Demamah, più soft, dolce, sottile eppur corposo, più alla portata di noi umani. È un silenzio “femminile”, più grazioso, conciliante... Indica il silenzio all'interno del quale il profeta Elia trova Dio (e anche noi troviamo Dio nel silenzio, nel deserto...): … Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo, da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, una voce sottile di silenzio. Come l’udì Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco, venne a lui una voce che gli diceva: che cosa fai qui Elia? (1Re 19,11-13).

Elia cerca Dio ma, diversamente dagli altri profeti, a lui il Signore quasi non rivolge la parola, né tanto meno si manifesta in modo plateale; anzi, al contrario, con un soffio di vento, una brezza leggera: una voce sottile di silenzio. Un silenzio che è rivelazione, stupore, certezza, pace...


Sì, pace, tranquillità, relax. Relax and do it!

Chiudo con un sottile suono di silenzio (tratto dal mio Prendi la PNL con Spirito! – Armando ed.).  
Fa’ in questo modo: mentre c’è il silenzio intorno a te e ti stai rilassando,  soffermati sulle sensazioni che stai provando, ‘esasperandole’: senti il contatto dei vestiti, della poltrona, delle palme delle mani sulle ginocchia…Chiudi gli occhi: è tutto nero. No, non tutto… ecco un puntino bianco formarsi al centro del buio…

Si allarga… è come un sole, sì, è il sole: e poi, il nero non è più tanto nero, anzi è blu, azzurro chiaro, con riflessi verdi nella parte inferiore.

Il buio è sparito: quello che tu vedi è l’azzurro del cielo, il mare blu dalle sfumature verdi. Lievissimo il suo sciabordio sulla battigia… dolce il suono nelle tue orecchie, leggera la brezza che ti sfiora il corpo, che accarezza la tua pelle: un sottile suono di silenzio…

Tu sei sulla riva, qualcosa emerge dall’acqua: la figura angelica sempre più emerge dalla vicina risacca… La sua visione ti ‘risucchia’. Il suo sguardo è il tuo sguardo… Sì, è lei, la tua amata (o il tuo amato), ma bella come un angelo!

È un angelo, ma fisico, palpabile… Esce dall’acqua, ti si avvicina: tu sei ancora seduto, addolcito fino a sdilinquirti per l’emozione, la dolcezza, il ‘satori’, l’estasi, il nirvana… non sai come definirlo.

Lei, lui, si inginocchia, ti prende la mano, ti guarda negli occhi… Non t’importa più di nulla…