lunedì 29 novembre 2021

SIGNS & SOULS

SIGNS & SOULS

 «Sulla tua strada Dio ha posto dei segnali, basta saperli leggere. Allegramente. Più hai gioia, più sei connesso con Dio. Ama te stesso in connessione con lo Spirito. Lasciati attrarre da Lui. Vale la legge dell’attrazione: ciò su cui puntiamo l’attenzione, quello che pensiamo, immaginiamo e sentiamo fortemente, lo attiriamo nella nostra esperienza e vita. Pensa a Giobbe: pensava a qualcosa di negativo e subito gli piombava addosso…»  

     Gaia si portò le mani in testa, fingendo di scrollarsi di dosso un macigno. Poi l’ombroso Sisifo si allontanò e tornò l’ambra drïade.

     Gaia: ninfa, amazzone, sirena. Forse, angelo. Comunque, donna.

     «Ciò su cui dirigiamo attenzione ed energia, lo portiamo alla forma. Ma solo, o soprattutto, se siamo sintonizzati con Dio, colui che genera e rigenera. Negli altri casi, spesso, è solo deformazione. Dovuta a disinformazione. Chi crediamo di essere, diventiamo. La legge dell’attrazione funziona sempre, che ne siamo consci o no. Il simile attrae il simile …vibrazioni analoghe. Come pensi, così agisci e così vivi. Già nell’Antico Testamento si sottolineava il nesso tra azione e condizione di esistenza, tra azione e destino. Quest’ultimo inteso, non come punizione, ma come ‘ritorno’, compimento/adempimento di ciò che si è fatto. Se getti la rete puoi trovarti intrappolato in essa… È nell’ordine delle cose, nel dharma.»

     Gaia scosse i capelli, charmante (era il suo karma), onda su onda (senza perdere la trebisonda).

     «Slegati la testa (al che Lorenzo si ricordò di un bel motivetto ‘rock-cristiano’), fa’ fluttuare il tuo cervello, fantastica nel profondo, concediti ogni tanto la meditazione: è discepolato della mente, ti rende intimo con te stesso, è un modo per evitare che tu giudichi o ti attacchi a ogni contenuto mentale. Tutto questo sviluppa distacco, consapevolezza, intuito. Soprattutto, empatia, intuizione emotiva. Ogni tanto, fa’ il vuoto nella tua mente: non è solo roba buddista o un invito al Diavolo a entrare nella tua mente, come molti cristiani erroneamente pensano. “Il deserto cresce: guai a colui che cela deserti dentro di sé.” Eppure, qualche volta il deserto riempie… Il deserto è vuoto, ma lì spesso s’incontra Dio (anche il Diavolo, con le sue tentazioni. Niente paura, basta sbattergli in faccia: Sta scritto…). Concediti di tanto in tanto il silenzio. Fermati e ascolta la voce dello Spirito. Fuori dal ‘mercato’ troverai quello che ti serve. Dio spesso lo incontri nelle strade vuote, nel silenzio, nella cameretta buia, nella tenebra ‘luminosa’… Lì dove il tempo s’interseca con l’eternità. E il tempio incontra la piazza. Ma fuori dal ‘mercato’ e dalla ‘moralina’… Lo spirito fermenterà e l’attenzione si sposterà sul divino. Sensibilizzati!»

     Lorenzo continuava a rimanere spiazzato. Una ragazza (per di più fisicosa) che parlava di Spirito, che in posizione yoga non parlava di Buddha (così di moda – un po’ meno, adesso) ma di Bibbia! E poi, non in modo chiesastico o devozionale. Piccole bionde crescono…

     «Molti sono desensibilizzati – Gaia continuava a battere il ferro finché era caldo – con il corpo schiavo dei desideri dell’ego. Esiliati dallo Spirito, hanno trovato rifugio nel corpo o, al massimo, nell’intelletto: sono dominati dalle emozioni o imprigionati in una rete difensiva su vari fronti. Non si rendono conto di abitare in un territorio vitale, in cui ci sono, sì, nemici, ma anche amici, angeli. Se realizzi questo, anche il corpo e le sue gioie avranno un senso. Anzi, la gioia sarà più inebriante.»

     Le mani a coppa si scontrarono in un brindisi virtuale, dopo di che la bionda ondina gettò in mare l’aereo flûte.

     «Chi ti visita può essere un angelo, talvolta Dio stesso. Ne seppe qualcosa Abramo, convalescente nella tenda dopo la tardiva circoncisione…»

     Gaia continuò a veleggiare, col vento in poppa (aveva in effetti le curve al posto giusto). Per niente concisa.

     «Abbiamo diritto alla felicità, ma la mente è il grande sabotatore. Non solo il grande inquisitore… Occorre per questo sviluppare la consapevolezza, ma wu-wei – agendo come se non si agisse… , e un’attitudine win-win. Devi poi lavorare coi (e sui) sogni (sia quelli che entrano dalle porte di avorio sia quelli, più incisivi, che entrano dalle porte di corno). Senza per questo trascurare – horny… le necessità del corpo. Fitness e joyness. E se c’è qualche barriera, qualche vuoto da superare: la fede sconfigge la paura. Avendo lei, la fede, come alleata, possiamo fronteggiare il ‘gran predatore’. Dopo di che, Lorenzo, passa oltre. Velocemente, senza soffermarti troppo sulle tue ‘rovine’. Sei indirizzato verso il risultato – solution oriented , non ‘collotorto’ come la moglie di Lot (che guardò indietro e diventò una statua di sale). “Passa in rassegna le gioie e i dolori, le pene e le esperienze, tutte le azioni come se fossero cose di un altro. Ognuno infatti guarda con chiarezza nella vita degli altri, e trova la giusta medicina per i mali che non gli appartengono.” Così parlò Rudolf (Steiner). Beviti questa medicina… Ma poi rivolgiti al Grande Medico. Se vai oltre l’Io diventerai (quasi) come Dio. Il salmo otto in questo è esplicito. Crescerai alla statura di Cristo. Non in senso devozionale, da bizzoche o baciapile, ma in modo creativo, eroico, mi viene da dire erotico. Cioè, forte, passionale, capace di attrarre e sedurre (nel significato nobile del termine). Non più tu, ma Cristo in te. E se proprio vuoi fare una sosta di riflessione, concediti solo un breve self enquiry per riscoprire la tua vera natura. E poi passa subito all’attacco. O forse vuoi scavare come un archeologo negli strati del tuo subconscio, e mettere a nudo le tue ferite? Se proprio vuoi, fallo, ma sii veloce. E se fai qualche cattiva scoperta? Accetta la tua ombra, ma portala alla luce! Ammetti la tua paura, amala! Ma non fossilizzarti sul passato: scopri i reperti e poi sotterrali (ma conserva i ‘fossili’ migliori). Cèntrati, focalizzati, sulla soluzione. E ricordati: vale più il cambiamento correttivo, la metànoia, del counseling o della terapia psicologica... In ogni caso sarò la tua coach.»

     Mentre ascoltava Gaia, zigzagante tra Cristo e Jung, Lorenzo decrittava, con l’aiuto dall’intuito, fecondato dall’incontro clandestino del suo superconscio con l’inconscio, i tanti segnali disseminati nel ‘progetto in bottiglia’. In particolare, complice l’inconscio collettivo (che faceva da padrino al suo subconscio), quei quarant’anni d’attesa da parte di elfi (angeli?) e umani. Tutto coincideva! Tout se tient avrebbe detto monsieur Gurdjieff. Il tempo era davvero maturo per il grande salto.

     Hip hop, no more drama, il girovagare nel deserto era ormai finito… La vecchia generazione era morta! 

Tratto da Gocce di pioggia a Jericoacoara.


 

giovedì 25 novembre 2021

MORULE

Un libro che non abbia Dio, o l’assenza di Dio,

come protagonista clandestino,

è privo d’interesse.

Nicolás Gómez Dávila

  MORULE

   C’incontriamo agli angoli delle strade. A coppie, a grappoli, a stringhe sempre meno sottili. Cresciamo all’ombra dei portici, come batteri, morule, embrioni di future miriadi: angeli sparsi in cerca di paradisi possibili.

Siamo le membrane plasmatiche del centro e delle periferie urbane, giunzioni occludenti il vuoto delle menti e delle anime, teurgi plastici in cerca di corpi da rigenerare. Col forcipe dello spirito recidiamo le sbarre dell’anima e liberiamo dai ceppi impazienti i dèmoni dormienti. I nostri e gli altrui.

Senza addomesticarli li mandiamo allo sbaraglio tra i ‘petits bourgeois’ della ‘comédie humaine’ (dèmoni versus demòni: slitta l’accentazione, cambia l’eone). Randomizzati vagano impacciati, ma indomiti, nelle piazze, nelle case, nelle menti, nelle paludi del caravanserraglio globale – dove sbuffa Behemot, gingillo degli dèi e trastullo dei titani, e striscia il Leviatano, un po’ biscione un po’ caimano.

Bariamo sui numeri (ma nel frattempo cresciamo a dismisura), saltiamo sui corpi, puntiamo sulle anime (e lo spirito? Sotto sale). Ci arrampichiamo sui muri, scivoliamo nei sottotetti, glissiamo sui salotti buoni. Ma verrà anche il loro turno – tour e retour.

E allora, che aspettate? Il turn-over? Tornite e guarnite le tartine al caviale: la pallina sta per fermarsi! Là bas.

Rien ne va plus. Il gioco si fa duro. E scivoloso. Ma dolce è l’attesa (meno le doglie). Arde il rovo, la voce chiama… “Siate caldi oppure freddi: ma i tiepidi li vomiterò nella Geenna.” Caos calmo, ciechi spasmi, miasmi cosmici: l’universo attende con ansia l’epifania teandrica – non sa cosa vuole, ma vuole qualcosa!

Alta marea: la terracquea arena è lì che aspetta, vociante, torbida, ondeggiante. Bassa marea: nella platitude vacua vaticina torpida la platea (e non è il Vaticano). Ogni tribuna e tribuno è in tiepida attesa di un messia o di una miss (tutto fa brodo – questa la voce del mondo). “Ah, se Erostrato il grande li ghermisse e facesse assaggiare a tutti i tiepidi il caldo estremo che raggela!” (la cultrea voce dal profondo).

E noi? Infine nudi nello spirito, ancora paludati nell’azione, palestrati nell’animo continuiamo a nasconderci nelle segrete latebre delle lubriche piazze affollate. Per poi sbucare alla Kubrik nelle strade bucate e imbucarci, zampillanti e ludici come eroine zompanti, tra gli zombi nei corridoi sussurranti – riservando ai gorgoglianti portici le nostre residue ore aliene (è lì, nelle gallerie urbane, il nostro brodo di coltura).

Tuareg nel deserto che cresce, effimeri panici al galoppo, ossimorici lunatici grondanti gelide passioni; cammelli sgobbanti, leoni reboanti, fanciulli vocianti investiti da folate di sottile silenzio: questi siamo noi. L’ultimo uomo è appena nato e una donna sta per ucciderlo.

Incipit del mio inedito: “Nietzsche: sneakers o tacchi a spillo?”

 

 


 

lunedì 22 novembre 2021

IL SEGRETO E L’IGNOTO

IL SEGRETO E L’IGNOTO

 Il getto d’acqua tiepida cominciò a distribuirsi generosamente ed equamente su dossi e curve. Scivolò, quindi, fin nelle cunette, non disdegnando le superfici piane (poche) e le valli fiorite. Toccò poi il fondo rugoso, deviando all’improvviso verso l’omphalos, per scomparire infine negli abissi. Acqua a fiotti, frettolosa, per masse fluttuanti. Acqua nei fiordi. Per Fiordaliso.

     Le pareti translucide, sia pur riottose, non poterono evitare il contatto bagnato che ne imperlava la superficie interna. E lo scontato scontro con le masse oscillanti. Anzi, queste parevano godere della situazione. E per ricambiare la cortesia, furono ben liete di fornire un esile ma volenteroso sostegno ai volumi dinamizzati. Diritti, flessi, combacianti, intricati. Il segreto e l’ignoto. Spazzolati. Cento colpi. Uno più, uno meno. Corpi scolpiti. Ben torniti. Vincolati, slegati, vincenti. Persi, costretti nel piccolo ambito, ma incuranti del contorno. Vibranti oltre i limiti di sicurezza (e della decenza). Bastevoli a se stessi, ma in procinto di tracimare.

     Silenzio prima di uscire, silenzio prima di entrare. In mezzo, una cascata di suoni. Il contatto delle masse e delle superfici, il fluire e il rifluire dell’acqua corrente, il perlage, l’aria vintage, il parlottio sincopato, quasi dopato. Forse metalinguistico. Tutto parlava. Tutto taceva nell’infittirsi dei suoni. E dei movimenti. Iniziali, al climax, finali. E al calare del sipario, ecco subentrare l’uscita trionfante dalla cabina della doccia e l’ingresso sottotono negli accappatoi impazienti…

 

     Es un sentimiento nuevo che mi tiene alta la vita la passione nella gola l’eros che si fa parola…

     Fu solo un accenno di giro di lancette nell’orologio di quelle giornata non banale, eppure il ricordo di quei dieci minuti subissò le ore seguenti (con Battiato che continuava a battere nella sua mente. Ah, Sgalambro Sgalambro…). Poesia metafisica sotto la pioggia. Ma poi svanì come nebbia al sole. Vanità delle vanità. Tutto è vanità. Strano, non ricordava nulla dei particolari, solo i tratti generali della scena, a flash, per di più confusi e sovrapposti.

     Lei: sempre lei, irripetibile. Ma Julim, no: solo alcuni tratti erano i suoi, i restanti (anche fisiognomici) quelli del Tomás ante-party. E specialmente quelli di Lorenzo (anche a livello di sensazioni sotto e a fior di pelle): loro due a vent’anni (in media) nella villa dei suoi a Capalbio; a quarant’anni (sempre in media) nel residence a Pugnochiuso.

     Lui, Lorenzo, tornato prepotentemente alla ribalta dopo la forzata quarantena nel limbo emotivo e passionale di Arianna. Lorenzo, la grande passione, lui che era riuscito a dominare il suo caos danzante facendola diventare una stella. Dal caos la stella danzante… Stella fissa, non cometa fuggitiva. E sfuggente. Fuga a mezzanotte (fuitine a mezzogiorno). Luna pronta a farsi sole e a non specchiarsi unicamente nel mare notturno della vita. Pronta, tuttavia, a tornare luna, pur di riscaldare il cuore degli amanti.

     Lorenzo, “Il solo che si salvi, in mezzo a tutta questa volgarità.” Qui le parole dell’ineffabile Anna K. Valerio sarebbero calzate a pennello (ed era, d’altronde, lampante che Arianna con-fondeva il reale – Lorenzo – con il virtuale, Julim). “…l’unico che mantenga il potere di turbare, di meravigliare, di illuminare, è lo ‘zòon erotikòn’: l’animale erotico, che va estratto con procedimento quasi alchemico dall’uomo della mercatura. Come una seduzione irresistibile ci viene incontro, unica espressione di gentilità di sapore arcaico, la sola forma umana capace di comunicare un sapore.”

     E Lorenzo, quando era in vena, sapeva comunicare. La sua era una vena filosofica, artistica, poetica. Un’arteria, un’autostrada (pure molto trafficata: ultimamente si era dato anche alla scrittura creativa. E senza il mentoring di Baricco. Aveva trovato qualcosa nell’area ONC radicale. Nessun insegnamento di base: ma lui veniva dal ’68 e negli anni ’70 aveva pasteggiato a pan di Tafuri, Heidegger e Lacan. E questo bastava).

     Lui e lei, entrambi affascinati dalla libertà, cercatori della felicità, dell’eudaimonia (ma non dell’happy end all’americana), al di là della morale degli schiavi (la ‘moralina’, così diceva Lorenzo, filologicamente imbeccato da qualche blogger). Indirizzati – turisti per caso? No, per volontà (ma col casco) – verso l’arte e la bellezza, loro veneratori. E ora, fuori vena.

     “Voi, che cercate quanto vi è di più alto e perfetto, nella profondità della sapienza, nel tumulto dell’azione, nel buio del passato, nel labirinto del futuro, nelle tombe e al di sopra delle stelle! Conoscete il suo nome? Il nome di ciò che è uno e tutto? Il suo nome è bellezza.” Sì, la bellezza mai morrà. Dio è bello. Impossibile? Forse, ma solo se decidi di rifiutarlo. Se lo metti nella spazzatura e ti siedi rabbiosamente sul coperchio. Invece, se non Lo cerchi, se addirittura lo neghi (o gli affibbi la ‘minuscola’), o se vai come un pazzo e invasato – dionisiaco o, montanista, come Maximilla e Priscilla, vestali pentecostali ante litteram – alla Sua ricerca, Lui si farà trovare. Lui è Verbo, Spirito e Potere! T’inseguirà, ti verrà incontro (anche alle spalle), forse ti farà lo sgambetto… Comunque, Dio rovescia i coperchi!

 Tratto da Gocce di pioggia a Jericoacoara.

 


 

domenica 21 novembre 2021

KISS KRISS CROSS

KISS KRISS CROSS

«In ogni boscaglia c’è una radura… Nel bosco ci sono sentieri che, sovente ricoperti di erbe, si interrompono improvvisamente nel fitto. Si chiamano Holzwege. Ognuno di essi procede per suo conto, ma nel medesimo bosco. L’uno sembra sovente l’altro: ma sembra soltanto. Legnaioli e guardaboschi li conoscono bene. Essi sanno che cosa significa trovarsi su un sentiero che, interrompendosi, svia”. Heidegger e Nietzsche, il legnaiolo e il guardabosco… Ma c’è un’altra via al di là del sentiero. È sul ciglio del burrone. Ogni risurrezione comporta una morte violenta. Se poi consideri che la nostra morte se l’è assunta su di sé il Figlio di Dio, sgravandoci dalla parte più difficile… A noi basta realizzare l’essenza del suo sacrificio!»

     Lorenzo, in continuità (metastorica) con i sermoni chilometrici (ma talvolta flash) di Gaia, passò il testimone (a se stesso):

     «Listening – powerful language – intuition – questioning – empowering – advising – relating – developing – strategizing – challenging – Holy Spirit... Il richiamare questi termini, sia pure in inglese – ma l’italiano non ha pari – mi è spesso stato d’aiuto. Specialmente in quest’ultimo mese. Sai, parlare o pensare in un’altra lingua rende più fluida e ricettiva la mente. E anche più positiva. Risveglia il cervello destro – quello in letargo (come la principessa). La positività (il cavaliere azzurro) esalta l’attenzione verso le realtà sottili, quelle che sfuggono a occhi distratti, contratti e ristretti solo sulla realtà empirica. Allora la positività si effonde nell’anima come una specie di beatitudine: Bliss…»

 

     Al sibilo (beato e benedicente) seguì, prima un kiss (attorcigliato come un kriss), poi un lungo sospiro, infine un soffio sottile, essenziale, quasi aromatizzato (Calvin Klein traspariva da ogni suo poro).

     «Galatea, richiama immagini piacevoli, ricordi che ti fanno sognare, vibrare, addolcire. Fa’ tintinnare, vibrare, il campanellino pavloliano. Cambiare la vita significa cambiare la vibrazione, volere una cosa significa mettersi sulla stessa vibrazione della cosa. Se due persone, o, in generale, due realtà, sono ‘innamorate’ l’una dell’altra, respirano la stessa stimmung, la stessa aria (e aura). Entrano così in comunicazione, in comunione. Il Tu e l’Io di due ‘comunicanti’ s’incontrano nel Mitwelt, nel mondo comune tra i due mondi, nell’intramondo. E lì suonano le campane… E soffia lo Spirito. La Dynamis sospira, ti fa respirare, riempie, ricuce, dopo aver ‘dato un taglio’. Ti fa rivivere… “To suffer one’s death and to be reborn is not easy.”

Sì, ha ragione Fritz Perls, il ‘ghestaltico’: è difficile, non è uno scherzo, morire per poi rinascere… In ogni caso, dopo la tua de-cisione, riaffacciati al mondo. Io, tu, qui, adesso… Anche a partire, come Abramo, da un piccolo ‘clan’. “Dove due o tre sono riuniti c’è Dio.” Nelle Scritture c’è l’auspicio che tutti i credenti “s’incoraggino gli uni gli altri.” Vai nel ‘corpus paolino’, a Ebrei 3,13, ma anche nella Seconda Lettera a Timoteo. ‘Incoraggiare’ è un altro modo per dire ‘coaching’. Galatea, hai fatto dunque bene a ravvivare il tuo dono in te e offrirlo agli altri. Anche se a pagamento. Il maestro, anzi la maestra, è degna della sua mercede. Tu sei stata pronta a investire il tuo tempo, la tua energia, le tue emozioni, la tua passione, per creare la vita dei tuoi sogni. “Chi guarda dentro sogna, chi guarda fuori si risveglia” – parole di Jung. E per stare sulla stesso flusso: “L’uomo saggio non dà le giuste risposte, ma pone le giuste domande.” Sono passato a Claude Levi-Strauss. E per concludere in bellezza, con Isaia: “Quelli che sperano nell’Eterno acquistano nuove forze, si alzano in volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano.” E scusami se è poco…»

 

     Lorenzo era nel suo pieno vigore logorroico (ma chi lo sentiva veniva immancabilmente trascinato dal ‘flusso’, e rimaneva a galla).

     «E poi, una volta appresa la tecnica, uccidi il maestro e passa al self-coaching (parlava come se non sapesse che Galatea fosse una coach, e di grido…). Predisponi una lista energetica ‘high vibration’: gente, oggetti, idee, fantasie, attività, location, eventi che ti entusiasmano e affascinano. Ti daranno energia al bisogno. Riallinea la tua fede (quella di Galatea era certamente ‘deragliata’). Prendi il mouse della tua vita e chiedi allo Spirito Santo che ti faccia da antivirus. Poi potrai andare su qualunque ‘sito’… Terrestre e ‘celeste’. Utilizza la  fede, la ‘moneta di scambio’ per ‘fare affari’ nel mondo spirituale e portarne i frutti qui, sulla terra. La fede apre prima le porte del cielo e poi i portoni della terra… E per ottenere questo (ma la fede è un dono che viene dall’Alto, un carisma), focalizza l’attenzione: l’intenzione concentrata dà forza alla fede, sposta le montagne… ma sii flessibile.  Non spezzare la canna, né spegnere il lucignolo. Considera l’intuizione come realtà. Deframmenta la mente confusa. E poi, di’: Dove mi trovo nel mio cammino spirituale? Ho un cammino spirituale?” Ricorda: “In Lui – Dio – viviamo, ci moviamo, e siamo.” Hai problemi a sentire la chiamata di Dio nella tua vita, hai blocchi sulla tua strada? Non fermarti, non tirarti indietro. Tiremm innanz… Affronta le sfide: ogni ostacolo, per dirla con Assagioli, sarà una benedizione. Ma specialmente con l’aiuto di Dio! Galatea, ricorda, Dio ha per te in mente qualcosa di più, di molto di più! Ti aiuterò a fare un tratto di strada con Dio, poi Lui, come a Emmaus, scomparirà e tu comparirai. Supererai i tuoi limiti – pensa alla preghiera di Iabez, nell’Antico Testamento –, raggiungerai obiettivi specifici, come insegna Yonggi Cho, un grande predicatore coreano. Potrai avere la bicicletta dei tuoi sogni, della marca e del colore e che tu vuoi…» 

 

Tratto da Gocce di pioggia a Jericoacoara.