FIRE
FROM HEAVEN
Ormai nella stanza pioveva a dirotto. Julim schivò la sciabolata di Arianna
e continuò a cavalcare l’onda (pentecostale).
«Ma non basta quello che ti ho detto (per inciso,
condivido le tue affermazioni). Che il fenomeno sia ‘fenomenale’ se ne è
accorto pure Cox, il teologo d’assalto della ‘nuova frontiera’ kennediana. Sì,
Harvey Cox, il maggior rappresentante della Teologia della Secolarizzazione.
Forse tu non lo conosci, ma è ben noto anche in ambito filosofico, specie
con il suo “The Secular City. Secularization and Urbanization in Theological
Perspective”, del ’65, uno dei testi più originali e brillanti della
teologia (con riflessi nella filosofia e sociologia) del ‘900.»
«Ma qual è la sorpresa? – Julim anticipò, di
un soffio, Arianna – Enorme: il Cox, nel ’95, ha pubblicato “Fire from
Heaven: the Rise of Pentecostal Spirituality and the Reshaping of Religion in
the Twenty-first Century”. Ossia: Fuoco dal Cielo: il Sorgere della
Spiritualità Pentecostale e il Riconfigurarsi della Religione nel XXI Secolo.
(Julim non sapeva – o se n’era dimenticato, preso dal fuoco consumante – che
Arianna, thanks to mama Courtney, era bilingue, anzi, per motivi
tangenti e contingenti, bazzicava un po’ di francese, spagnolo e, manco a
dirlo, portoghese in versione carioca). Sì. un vero e proprio tributo al
pentecostalismo, quanto quello degli anni ’60 era stato l’esatto opposto. Basta
dare la scorsa a un paio di citazioni dalla Città Secolare: “Come dice
Bonhoeffer, Dio, in Gesù, vuol insegnare all’uomo a fare a meno di Lui, a
diventare adulto, libero da dipendenze infantili, pienamente umano”; o
ancora: “... la parola ‘Dio’ dovrà morire, confermando così il giudizio
apocalittico di Nietzsche, secondo cui ‘Dio è morto’.’’ Ma ecco l’ultimo
Cox parlare del pentecostalismo come di: “fuoco spirituale che ha infiammato
tutto il mondo, toccando centinaia di milioni di persone col suo calore e la
sua potenza.” Di più: “un uragano spirituale che ha già toccato quasi
mezzo miliardo di persone, una visione alternativa del futuro dell’umanità il
cui impatto è, ancora e solo, ai primi stadi.” Wow… i pentecostali
possono esultare: hanno ricevuto il riconoscimento ufficiale, non solo di Dio,
ma anche dell’’alta teologia’ (il che non è male...).»
Alta marea. Julim parlava come se Arianna
fosse una cristiana ‘rinata’ (ma lei era ancora al sesto mese…).
Sempre più in alto mare, il gringo: «Interessanti
poi le osservazioni di Cox (che, peraltro, non si definisce pentecostale: è,
infatti, battista), quando parla del pentecostalismo come della spiritualità
‘primaria’, originaria, o allorché riconosce nel ‘parlare in lingue’ la “trasformazione,
per l’amore di Dio, del linguaggio umano, inadeguato e corrotto, in una lingua
di angeli.” Ma non si ferma qui il nostro, parla apertamente
dell’esperienza pentecostale come di un “incontro ‘speciale’ con lo
Spirito Santo”. Sì, anche nei cuori ‘duri’ degli uomini di cultura
cominciano a manifestarsi crepe sotto i ‘fendenti’ dello Spirito. D’altronde,
anche un altro teologo di ‘frontiera’, l’ancor più noto Paul Tillich
(nient’affatto pentecostale), non diceva forse che “fuori della fede non ci
può essere speranza né salvezza vera”? E che “la Presenza spirituale – lo
Spirito Santo – vivifica perennemente la vita”? Quel Tillich che, dulcis
in fundo, con profonda cognizione di causa, osservava: “Dio risponde
all’uomo in base alla sua domanda e la domanda dell’uomo è condizionata
dall’aspettativa della risposta da parte di Dio.” Questo è il noto
‘principio di correlazione’ di Tillich. Come dire: l’uomo, se è fiducioso della
risposta di Dio, pone il Signore nelle condizioni (in un certo senso) di
rispondere affermativamente. Quasi quasi lo costringe… È un principio-guida,
forte (e discusso), del pentecostalismo più radicale (in cui la fede è certezza
assoluta), ma vicinissimo (ci risiamo) a tanti esiti della mistica medievale
(Eckhart, uno per tutti) e post-rinascimentale (Angelo Silesio).»
(Silesio. Angelo sì, ma Tomás le aveva porto il
volto luciferino…)
«Un’ultima ‘provocazione’: Cox ribadisce (cosa che
molti pentecostali hanno dimenticato...) che: “il Pentecostalismo
rappresenta una montagna che guarda dall’alto i confini delle singole denominazioni.”
E, aggiungo io, non solo la spiritualità pentecostale trascende questi
limiti umani (troppo umani...), ma supera le grette separazioni
(sottomissioni, in definitiva) di genere, di razza, di classe sociale,
vanamente giustificate da parziali, miopi e strabiche letture bibliche. E
infatti, come adempimento della profezia di Gioele e di Atti
2,17-18 (“...spanderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le
vostre figlie profetizzeranno...”), nella chiesa ‘primitiva’ di Azusa
Street, a Los Angeles (in questo caso, città degli ‘angeli guida’, non più dei lost
angels), c’era, sintetizzato, il fior fiore dell’oecumene cristiana.
E non solo fedeli provenienti da varie confessioni e denominazioni, ma tra i
dodici della ‘dirigenza’ spirituale (e materiale) c’erano sette donne e tre
neri (un’assurdità per quei tempi; e oggi?). Una chiesa ecumenica (e
democratica) ante litteram!»
Il risvolto black e woman sbloccò definitivamente
Arianna. Ruppe le barriere, transgender. E Julim diede l’ultima
pennellata alla tela. Alla Basquiat.
«Ma dobbiamo andare oltre, trasgredire le
frontiere… E riempire di graffiti i muri bianchi, o grigi, del
cristianesimo. La mission? Fare dell’Era Pentecostale l’età
dell’oro tanto agognata da ogni dove, e in ogni ora. L’Età dello Spirito Santo,
l’auspicio profetico di Gioacchino da Fiore. L’Era Pentecostale, la
Pentecostage. Meno Kali Yuga più Orso Yoghi…»
La testa pelosa di Julim (dalla folta chioma
riccioluta) rispuntò a fior d’acqua dopo il mal riuscito tuffo a pesce. Dopo il
piranha, il pesce-pilota.
«Diamo tutto lo spazio alla libertà dello spirito,
ma non trascuriamo la ‘carne’. Carne e sangue non erediteranno il regno dei
Cieli, perché è qui, sulla terra, e della terra, che debbono ‘acquisire’ la
proprietà! Se Dio ha dato a un uomo ricchezze e tesori, e gli ha dato potere
di goderne, di prenderne la sua parte e gioire della sua fatica, è questo un
dono di Dio! Se possiamo forse ritrovare motivi di tipo sciamanico nel
pentecostalismo, tanto che in alcuni suoi aspetti le ‘manifestazioni’
pentecostali e carismatiche – una sorta di ‘misticismo pratico-estatico-
democratico’ – potrebbero essere definite “rivalutazioni di antichi motivi
sciamanici, integrati in un sistema di teologia ascetica dove il loro contenuto
ha subito una radicale modificazione” (Mircea Eliade sostiene questo
riguardo a riti di tipo sciamanico rinvenibili in molte culture e religioni),
dobbiamo, in ogni caso, rivalutare e rivendicare l’appartenenza alla terra. Occorre
rifondare il cristianesimo: a te, Arianna, tocca un ruolo di primo piano, da primadonna.
Non da velina, eppure toglierai i veli… Profana, fuori dal tempio, ma nel
tempo. Nel mondo, fuori dalla religione, ma col fuoco rubato al cielo. I
violenti s’impadroniscono del regno dei cieli… Sì, gli audaci! Morte di Dio
come morte dell’immagine tradizionale di Dio e della religione. Eppure, se
non siamo fatti da Dio, siamo fatti di Dio… (o siamo solo ‘fatti’, avrebbe
pensato Arianna in altri tempi). Ma tu andrai oltre Nietzsche, porterai una
speranza nuova, veramente nuova. Terra e Cielo si ameranno senza più
nascondersi, alla luce del sole. Dio è morto come Dio statico, ma è vivo come
Dio dialettico, dinamico, dionisiaco (ma pur sempre apollineo). Le virtù pagane
trasfuse e trasfigurate dalle virtù cristiane… (parlava proprio come Lorenzo
quando il suo vecchio Odino s’incontrava col pischello Gesù –
‘pesce pilota’). Ed è stato proprio Gesù Cristo, sceso dal trono per prendere
il treno della vita, ad annunziare, con la sua morte (e la sua vita – uso qui
la minuscola per rafforzare il concetto), la morte di Dio – riprendo
concetti di Altizer e degli altri teologi della ‘morte di Dio’. Ma ci ha
lasciato, in cambio, lo Spirito, la dinamica della nuova vita. Il futuro
prossimo, alla Gioacchino da Fiore (fior da fiore), vedrà il profano confluire
nel sacro e il sacro nel profano. Cielo e terra si abbracceranno, non
saranno più ostili.»
Julim la guardò intensamente, con uno sguardo
lievemente corrucciato, poi scoppiò a ridere.
«Stammi ad ascoltare, buttati sui libri, scegliti
i maestri che vuoi, ma stattene a debita distanza…»
Arianna allora comprese. Tomás e Julim si erano
congiunti, baciati, abbracciati. Ai due, l’imperfezione (malgré Julim),
si era aggiunto Lorenzo, il primo. Il triangolo si era formato, aperto
allo spazio. Il messaggio era confermato: lei era predestinata.
(tratto da Gocce di pioggia a Jericoacoara)