sabato 28 dicembre 2019

NITE-LITE HI-FI – Pensieri di Fine Anno


NITE-LITE HI-FI
Pensieri di Fine Anno

Così vicina è la gloria alla nostra polvere
così vicino è Dio all’uomo
che quando il Dovere sussurra: Tu devi!
l’uomo risponde: Io posso…
(Ralph Waldo Emerson). 
Chiudo l’anno con questa citazione illuminante, cui aggiungo un pensiero dello skizzato Bukowski: 
È Natale da fine ottobre. Le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese.
Ma torniamo a noi e alla nostra fine anno: Così vicina è la gloria alla nostra polvere, così vicino è Dio all’uomo. È un augurio, ma anche un incentivo a risvegliare il nostro eroe interiore, il nostro Cristo dentro.

Felice il paese, che non ha bisogno di eroi! sono le parole di un personaggio di Bertolt Brecht (che, a dire il vero, hanno poco senso). Un altro replicava: Meglio avere le mani sporche che non le mani vuote (e qui cè maggior senso).
Bene, se non possiamo essere eroi (ma almeno nel nostro piccolo cerchiamo di esserlo…), proviamo almeno di non avere le mani vuote… Impegniamoci, quindi, stiliamo un  programma di azioni da fare l’anno venturo, buttiamo giù su carta qualche desiderio su cui focalizzarci, cerchiamo qualche libro, corso, spunto (anche su YouTube, su questo stesso blog; oppure, meglio, dentro di noi); insomma, qualcosa da cui partire per il nostro viaggio di miglioramento personale (interiore ed esteriore) – il nostro viaggio dell’eroe – e poi cominciamo, seriamente (ma con allegria ed entusiasmo) il nostro training, la nostra danza.

Ho detto entusiasmo (en Theos: Dio dentro): immergiamoci con la mente, le emozioni, il nostro corpo, insomma tutto il nostro essere, nel risultato già raggiunto:
chiudi gli occhi, estraniati da tutto il resto, entra in te stesso – è buio, stai scivolando in un tunnel, ti lasci andare, sempre più veloce… poi una luce in fondo, sempre più forte… ora sei fuori dal tunnel, nel tuo futuro desiderato, che è già adesso… Bello, pimpante, in ghingheri, sicuro di te, come ti vuoi, come tu vuoi, con le persone che vuoi, il lavoro che vuoi, se lo vuoi, le sensazioni che vuoi, i  pensieri, le emozioni, le sensazioni che vuoi, le tue passioni, la tua estasi…
Dai, corri, vola, e poi scendi giù a terra!
Sono fuori dal tunnel del divertimento
Sono fuori dal tunnel del divertimento
Quando esco di casa e mi annoio sono molto contento
Quando esco di casa e mi annoio sono molto più contento
Gli incontri, gli scontri, lo scambio di opinioni, persone che son fatte di nomi e di cognomi…
Venghino signori, che qui c'è il vino buono, le pagine del libro e le melodie del suono…
Si vive di ricordi, signori, e di giochi, di abbracci sinceri, di baci e di fuochi…

Sono tutto un fuoco, sei tutto un fuoco.
Tutto questo è un inno all’entusiasmo (en Theos: il Dio dentro…); per questo, sempre di Emerson (senza Lake & Palmer), ti cito quest’altra:
Ogni grande e importante momento negli annali del mondo è sempre il trionfo di un entusiasmo: il pensiero è il fiore, il linguaggio il boccio, l’azione il frutto.
Nel 2020 succederà tutto questo: fiore, bocciolo, frutto…
È una mia percezione, forse solo un desiderio, sta a te (e a me) farlo diventare realtà.
Quando le porte della percezione si apriranno tutte le cose appariranno come realmente sono: infinite. (William Blake).
Sì, ci saranno, forse, dei problemi, ma tu glissa sui problemi, fanne una glassa, saltaci su, scuotiteli di dosso e punta alle soluzioni:
Col complicarsi dei problemi, si vanno perfezionando anche i mezzi per risolverli. (Josè Ortega Y Gasset).

Sarà che sono un sognatore, ma io so che il 2020 sarà fatidico (oltre il fato, forse a casa delle fate – fate voi). D’altronde: la casa della poesia non avrà mai porte. (Alda Merini)
In ogni caso, sarà un anno sacro. E non potrà essere altrimenti, perché, per dirla con Nicolás Gómez Dávila: respiro male in un mondo non attraversato da ombre sacre.  
E non appena ti sveglierai il Primo dell’Anno devi tatuarti in mente e nel cuore queste parole –  e vedrai che qualcosa succederà (già dal due gennaio…):
Puoi essere più grande di qualsiasi cosa ti possa accadere. Rifletti: l’idea di successo è sempre nella tua mente. Trovala… (Norman Vincent Peale)
Ma ricorda questo, è sempre il buon Peale (che non perde mai il vizio) a dirlo: 
Chiedi a Dio ciò che vuoi, ma sii disposto ad accettare quello che Dio ti dà, perché potrebbe essere meglio di ciò che tu hai chiesto...
I doni: molto oro (ricchezza, in tutti i sensi), f(i)umi di incenso (successo) e tanta mirra (guarigione, fisica ed emotiva) – anche un po’ di birra e, volendo, del buon primitivo (a me piacciono anche lo zinfandel e il nero di Troia).
Su con la gioia: Sursum corda e… leviamo i calici!

martedì 24 dicembre 2019

CHRISTMAS SONG . Maschere, incenso e mirra


CHRISTMAS SONG
Maschere, incenso e mirra

Ventuno dicembre, solstizio d’inverno. Ventuno grammi: il peso dell’anima. "... se la psiche è l’anima, e l’anima è il mondo della nostra esperienza, come sostiene Aristotele, essa ci fa paura. Non ne vogliamo troppa o troppe varietà. La vogliamo ridotta a percezione e a immaginazione terrene, niente sogni a colori". (R. D. Laing).
Anima disanimata, parole senz’anima. Questo spesso è lo ‘spirito’ del Natale. Ma il Natale può essere altro, e ‘oltre’: anche ultra (o ultrà). L’importante è che dietro lo specchio delle parole ci sia un’anima. Meglio, anima e sangue.
Sì, bloody Christmas (anche un po’ blue & green). Natale rosso vitale – anche Babbo Natale si è tinto di rosso (prima era verde): che, sotto sotto, non sia anche lui un ultrà?  
Carne e sangue: non solo sangue dei vinti (come in molti siamo tuttora – ‘sconfitti’ all’interno della lotta, o teatro, o cosmo, o caos, dell’esistenza), ma sangue dei vincitori.
Natale al sangue (non ‘esangue’).  
Sang real. In attesa dell’instaurazione (o restaurazione), dopo tanta retorica, del modello di uomo e donna ‘persuasi’ – come direbbe Michelstaedter: la ‘persuasione’ dell’individuo (indiviso) autentico vs la ‘retorica’ dell’(in)dividuo (diviso) inautentico. Il Pensiero ‘diversificato’ vs il Bispensiero ‘unico’. 
E last but not least, un Natale eclar, cristico e solare, vs il Natale d’accatto e d’achat.
In sintesi (senza psicanalisi), una modalità di vita ‘vera’, pregna di senso e di valore, vs la falsità, la banalità, la massificazione. Vita totale, olistica, volta verso l’Alto e verso la Terra, contro il vivere pseudo-moderno, basato sulla platitude – piattezza, banalità, superficialità – di un sapere e di un vivere inautentico, impersonale, non creativo, come quello della tecnica, del consumismo e del mordi e fuggi su SUV imbizzarriti, con la protesi-cellulare incollata a orecchie sempre più insordite (e cuori sempre più esangui).
OK. Orecchio, occhio, good vibrations. Toti e Tata. Vi titillo, dopo tante quisquiglie, con una pinzillacchera, tratta dallo happy end del mio romanzo tutti frutti.

Blue in green. Kind of blue. L’atmosfera si fece rosé. Fuori, buio assoluto (la luna dormiva, le stelle erano in libera uscita). A frotte sciamarono dalla discoteca, danzando, cantando, urlando (eppure sembrava s’udisse solo un sottile suono di silenzio). Si sparsero nelle strade, corsero sui muri, scivolarono sui tetti… A piedi, in bici, in moto (le macchine, appiedate). Cristo e l’arte della manutenzione dell’anima.
Tutti furono toccati. Soprattutto, i cuori. L’aria fu tutta impregnata, saturata, ossigenata. Cominciò a piovere. Diluvio universale (per il momento solo un inizio di piovasco estivo. Ma quante nuvole all’orizzonte!). Nessuna sirena nella notte, solo musica e danze. Preparate il vitello grasso (anche solo un’insalatona).
Il cielo s’illuminò. Solo un lampo. Eclar. I lampioni, più luminosi del solito. La luna si affacciò al verone (ma Firenze continuava a dormire). Le stelle si precipitarono sotto di lei (non tutte: Florence sogna e c’era chi sognava con lei. Anche chi flirtava all’ombra dei portici – del cielo).
Pioggia a catinelle. Diana inciampò in un barbone (e le stelle a guardare. Anche la luna, ritrosa). Poco mancò che cadesse (il marciapiede, per di più, era scivoloso). Non si allontanò. Si avvicinò ancor più. Nessuno la trattenne. Volle dargli un po’ d’amore. Ma si limitò a carezzarlo con affetto, carità. S’inginocchiò, lo guardò negli occhi. Pianse. Lui sorrise. I suoi denti erano più bianchi delle perle.

domenica 22 dicembre 2019

SUNSET @ CAFÉ DEL MAR


SUNSET @ CAFÉ DEL MAR
Cool day, cold day, coldplay… Nelle mie ioniche lande il freddo tarda a manifestarsi: anche il cool a onor del vero. Tutto sembra stagnante, eppure il fuoco cova sotto la cenere. L’acqua però tarda a convertirsi in vino: continuiamo ad attingere al pozzo della samaritana in attesa dell’incontro fatale – scorreranno allora fiumi d’acqua viva? Prima le nozze di Cana: dalle enormi giare vuote (oppure litri e litri di acqua stantia) al vino novello in tintinnanti calici. Poi Nicodemo: dalla letargica notte soporifera al liturgico giorno della nuova nascita (acqua tonica e frizzantino a iosa). Quindi la caliente samaritana pronta a lasciare la brocca alla fonte, visto che ha trovato dentro di sé la sorgente inesauribile…
Questa la mia confidente speranza, certezza mia personale in vista del roundabout dietro l’angolo. Ma anche la tua fidente speme (se sei lettore di questo blog al di là del bene e del male): rileggiti tutti i post, spremili, centellinali, sorseggiali, ingoiali… e a fine mese avrai deglutito tutto il pasto (i post, paté compreso). Quanto all’effetto: meglio dell’aloe vera…
Come sottofondo, Hotel Costes, Café del mar, Vladi Strecker (quanto meno, ma less is more). Come letture di contorno questo mio tralcio, mai d’intralcio semmai pietra d’inciampo (non c’è cura migliore della scrittura – e lettura – creativa, ça va sans dire). Lo diceva lo stesso buon Jung, e io, da discepolo freelance (oltre ogni ossimoro e al riparo del sicomoro degli amori al café del mar), verso l’ambrosia ai samaritani di turno.
“…le parole agiscono solo perché trasmettono un senso o un significato; in ciò consiste la loro efficacia. Ma il ‘senso’ è qualcosa di spirituale. La si chiami pure ‘finzione’… Ma con una finzione noi agiamo in modo infinitamente più efficace che con preparati chimici (…) anzi agiamo perfino sul processo biochimico del corpo. Ora, sia che la finzione si produca in me sia che mi venga dall’esterno per mezzo della parola, essa può farmi sano o malato; le finzioni, le illusioni, le opinioni sono le cose più intangibili, più irreali che si possano immaginare, eppure da un punto di vista psicologico e perfino psicofisico sono le più efficaci.”

JERICOACOARA MON AMOUR
Guardiana del sogno, la brezza pomeridiana. My boo: Arianna, sospinta dai sospiri eterici di Alicia Keys, scavalcò flessuosa l’adone sdraiato sulla sabbia fine lambita dall’andirivieni di onde, tenue sospiro dell’oceano. La pelle brinata, e brunita, di Tomás raccoglieva golosa i gelosi raggi del sole tardo-invernale del Nordeste, caldi malgré tout. Rinviandoli rifratti e condensati a formare un’aura caleidoscopica, custode del suo corpo come in un sacro sarcofago. Uniche increspature, il vibrare della muscolatura tonica e il crogiolarsi sul bagnasciuga della spuma effervescente: lascivo invito al retrostante, desertico, Sertão a lasciarsi andare.
Brasile: legno di colore rosso. E rosso fuoco il colore (politico) e il calore di Arianna, specie quella ex ante. Il primo tuffo velvet underground dalle felpate sabbie di Praia das Fontes, nel febbraio del ’74: lo stesso anno, la stessa acquariana atmosfera dell’incontro con Lorenzo, solo un paio di mesi in anticipo.
“Quando soffia la brezza primaverile dell’amore ogni ramo, che non sia secco, si mette a danzare.” La poesia di Rumi, il bardo sufi che soffiava nel suo oceano interiore, aveva accompagnato il surfeggiare del suo cuore alla Prevert sulle onde dell’amore, prima cosmico, poi orgasmico. Un amore (quello pre-Lorenzo) sbocciato sulle dune di sabbia bianca e fiorito tra le scogliere e il labirinto stellare delle falesie.
Era la seconda storia importante di Arianna, una passione sbocciata sulle ceneri (e sbocconcellata sulla sabbia). La prima, invece, appassita, bocciata, scivolata sulla prima buccia di banana. Gialla ma annerita in più punti. Ma questo frutto della passione, passiflora sbucata dall’oceano, ben lontano da casa, era stato più profondo, eppure anch’esso fugace.
Nulla, però, in confronto alla terza, la liaison con Lorenzo. Questo amore così violento, così fragile, così tenero, così disperato. Bello come il giorno, cattivo come il tempo. quando il tempo è cattivo. Questo amore così vero, così bello, così felice, così gaio e così beffardo. Tremante di paura come un bambino al buio. E così sicuro di sé, come un uomo tranquillo nel cuore della notte. Questo amore che impauriva gli altri. Che li faceva parlare, che li faceva impallidire. Questo amore spiato. Perché noi lo spiavamo. Perseguitato ferito calpestato ucciso negato, dimenticato. Perché noi l’abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato, dimenticato. Questo amore tutto intero. Ancora così vivo. E tutto soleggiato...