PISTIS SOPHIA
FEDE e SAPIENZA
(parte prima)
«Senti questa… – Gaia non attese il
verde di Lorenzo e ripartì stridendo, imboccando una strettoia – Lazzaro è in
fin di vita. Ecco allora che Maria e Marta – l’ideologia e il pragmatismo –
interpellano Gesù, con la mente e col cuore, ma lui tarda a venire, e quando
arriva è ormai troppo tardi. Troppo tardi per il loro, e il nostro, abito
mentale. Il mio e il tuo, Lorenzo. Abiti stretti. Ma quando interviene – e come
interviene! – mattafix …il problema è bell’e risolto. Gesù alla Babylon
umana contrappone la Gerusalemme celeste. La Gerusalemme ‘liberata’…
Ripassati Eckhart – ti dà i brividi – ma poi vai direttamente alla fonte, ai
Vangeli. E poi superali, cavalca lo Spirito. Ma nudo. Così sarai re… Svestiti
del tuo, logoro, abito mentale e corri, desnudo,
alla meta, verso la Verità: Così svestirai maya,
l’illusione. E se Dio non è lì ad attenderti? Aspetta! Egli spesso è in
ritardo perché vuole manifestare la sua potenza al di là della nostra piccola
fretta quotidiana. Lui ti vuole dare il meglio!»
Gaia cambiò posizione e, da figlia, si fece sorella. «Come dice Matthew
Fox, eretico nel cattolicesimo, gli psicologi dovrebbero, innanzitutto,
chiedere alle loro ‘vittime’: Dov’è la tua energia divina, e perché non
riesce a esprimersi? Lui, il Fox, vecchia volpe, sa che lo spirito, non
solo contiene la coscienza, ma la eccede, la supera. E poi – questo lo dico io
–, per superare te stesso e diventare un individuo assoluto, libero dai
legami, devi sciogliere il nodo tra anima e spirito; ma non puoi
farlo da te, devi usare la lama affilata della Parola di Dio e il laser dello
Spirito per tagliare il cordone ombelicale e portare alla luce il tuo spirito.
Per farlo uscire dal suo guscio, rianimarlo e riconnetterlo con lo Spirito
Santo, il ‘vento’ divino. E dopo il bagno nell’Assoluto …potrai fare cose ancora
maggiori!»
Un passo da majorette e relativi volteggi, poi di nuovo in marcia (trionfale).
«“Dio va trovato, contro ogni
parvenza, in un’abissale fiducia e audacia del cuore” – ti cito le parole di Hirsch, un teologo.
Sappi, se non lo sai già, ma è bene ribadirlo – faccio come Nietzsche, il
filosofo col martello (anche se qui non batte chiodo) –, che spirito e anima
sono realtà ben diverse. Anche, e soprattutto, quanto a essenza, a sostanza.
E poi, ricorda, la fede è emunah, certezza, sostanza di cose
che si sperano. Amen. È la forza dello Spirito per il tuo spirito, è il
potere creativo di Dio. È con l’innesco della fede – la miccia che fa
esplodere la dynamis – che le cose avvengono; al contrario – Daemon
Deus inversus –, è con il freno della paura, il laccio del Diavolo,
che vivi nella malattia, nel dolore, nella miseria d’ogni tipo. So
che a molti questo modo di pensare non piace, abituati a pensare al
cristianesimo come a una religione del dolore, degli schiavi, dei vinti, degli
invidiosi, della ‘moralina’… (e così spesso viene ‘tradotto’ e vissuto):
pensano che sia roba da fanatici, ignoranti, donnette. Insomma, il
cristianesimo come una ‘tradotta’ e non un TGV
o un Eurostar. In realtà, il vero Cristianesimo, robusto ma giocoso, è religiosamente scorretto per
il modo di pensare ‘conforme’, ma così è. Amen.»
Lorenzo, che sin dal debutto in scena aveva compreso di quale pasta
era fatta Gaia, non immaginava che potesse lievitare a tal punto. Ed è pur
vero che un granello di senape… «Quel che vale, dunque, è la fede, non
la religione. Quella che Panikkar (qui Lorenzo ebbe un sussulto: non solo
Laing, pure l’indiano: Gaia era davvero ‘global’) chiama ‘religiosità’, per
distinguerla dal ‘religionismo’ – l’appartenenza a ‘parrocchie’ e ‘campanili’ –
e dalla ‘religiologia’ – la riflessione filosofica e teologica. Infatti, una
stessa res, una stessa cosa,
è ‘sacra’, se consacrata agli dèi (parlo delle religioni in generale), ma è
pure ‘santa’, in quanto soggetta a sanzione (cioè, si è puniti se la si ‘tratta
male’); infine, è ‘religiosa’, perché nel violarla si offende la divinità.
Quindi, le religioni sono da trattare coi guanti, perché spesso sporcano le
mani… Non così la fede, nostra speranza (al limite ci si sporca i piedi… E c’è chi li lava). Anche se la fede è
di per sé un atto di disperazione (ancora l’ossimoro: mai affonda). La fede…
era il chiodo fisso di Karl Barth, il sommo teologo del secolo scorso, e io lo
ribadisco. Ma era, soprattutto, anche il ‘verbo’ di Gesù, l’uomo venuto ad ‘aiutare Dio’ (per dirla
alla Etty Hillesum – la ragazza che non sapeva inginocchiarsi),
‘disceso’ dal ‘monte’ per avvicinarsi agli uomini e alle donne per aiutarli
nella loro ricerca di senso e, perché no?, di gioia. Anche per ‘con-fondere’ le
loro sicurezze, fondere le incertezze e diffondere fiducia. Sì, non ha bussato
alla porta del mondo con in mano opuscoli religiosi, Gesù è venuto per cambiare
la vita, la tua, la mia… Per darle un senso. Per infondere un
significato, una prospettiva, una direzione all’essere-nel-mondo, all’esserci.
Per vivere bene, felici. Gaudium
et Spes. È la sua Cura… (sia come terapia sia alla Battiato,
non dimenticando l’’angosciante’ – in questo caso – Heidegger). Perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te… La fede accompagna
e guida questa ricerca sotto forma di ‘simpatia spirituale’: è una luce affine,
una grazia soprannaturale che partecipa al mistero stesso e lo rivela. Non
solo, ti permette di raggiungere lo shalom:
una pace vera, profonda, in cui
si coniugano la tranquillità dello spirito e la pace del cuore. La prima deriva
dalla certezza, parto della vera conoscenza (se credo? Io so!); la seconda è frutto dalla pazienza e scaturisce dalla
fede. Senza la fede, la conoscenza induce al dubbio; senza la conoscenza, la
fede porta alla superstizione. La fede è ipotesi ipostatizzata… Ma non è
statica, è tesa, ipertesa, iper… E ti porta al successo. Fides, non lex! La fede sarà la tua legge… And love is law. La ‘legge divina’, i comandamenti, sono uno
specchio che rivela il tuo fallimento, eppure non è correndo dietro a essi che
la tua vera immagine migliorerà. Sarà
solo per fede, per grazia, per misericordia divina, per amore… Conoscila e inebriati di essa…»
(Da Gocce di pioggia a Jericoacoara)
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