IL
"SET COACHING"
COACHING:
WHY?
(tratto dall’inizio di un mio scritto in “progress”)
Dal Che al coaching: shock in my town…
Scioccati? Penso proprio di no. Più sciolti? Forse…
Lo scioglilingua, apparentemente senza senso, è un modo per
sciogliere il ghiaccio spiazzando (per
Gurdjieff si tratterebbe di un primo “shock addizionale”; Bandler parlerebbe di
“interruzione di schema”, anche se stiamo solo all’inizio).
E proseguendo con i giochi di prestigio verbali: il mio
passaggio dalla passione sessantottina per Che Guevara a quella, da Terzo
Millennio, per il coaching è stata un’evoluzione o uno scivolone? Frutto del
caso, disimpegno politico, un voler épater le bourgeois – scioccare a buon mercato
– o
tanto per fare il guru (de’ noantri)?
Frutto della passione: da Che Guevara a Gocce di Pioggia a Jericoacoara (il mio romanzo ‘coach’) – chic e choc.
Stop. Per non infilarmi in vicoli senza uscita o labirintici
meandri, taglio la testa al toro e chioso (con Mishima, l’alter ego, a destra,
di Che Guevara): «chi è sicuro del valore
della propria causa non sente il bisogno della sua vittoria: il valore della
causa ne segna già il trionfo.»
Bene, partiamo dai valori e dalla causa, ma senza trionfalismi: non so se l’avete notato, ma in questo “shock in my town” alla Battiato sono disseminati gli elementi essenziali di questo mio contributo al SET Coaching (Spiritual-Existential-Transpersonal) – tra poco sarò più esplicito.
Tuttavia, non possiamo passare ad argomento più ‘tosti’ senza
prima chiederci: coaching why? Perché
a qualcuno dovrebbe saltare in mente di praticare un’americanata come il
coaching? Che importanza può rivestire in un contesto come il nostro, nel quale
i problemi superano di gran lunga le soluzioni e non si può più perder tempo
dietro a chimere e specchietti per le allodole?
E qui sta il punto! È
proprio questo il tempo. Non vorrei ripetermi, ma ritengo essenziale quanto scritto nell’incipit
del mio PRENDI LA PNL CON SPIRITO! Tecniche e strategie della
Programmazione Neuro Linguistica.
(Armando ed.):
(Armando ed.):
«Vere e proprie
malattie sono diventate ormai modi di vita: l’esaurimento, la depressione,
l’agitazione, i complessi d’inferiorità, l’impazienza, l’aggressività … la
paura, l’angoscia (…) È penoso constatare quanti uomini siano ridotti a niente,
rispetto a quello che potrebbero essere (…) La Folla e la Massa sostituiscono
l’individuo cosciente.»
Così Pierre Daco. Ancor prima Ronald
D. Laing, con il suo sempre attuale: «Nessuno oggi, uomo o donna, può mettersi a pensare, sentire
od agire se non partendo dalla propria alienazione (….) L’umanità è estraniata
dalle sue possibilità autentiche.»
Non solo: «… se la psiche è l’anima, e l’anima
è il mondo dell’esperienza, come sostiene Aristotele, essa ci fa paura. Non ne
vogliamo troppa o troppe varietà. La vogliamo ridotta a percezione e a
immaginazione terrene, niente sogni a colori…»
Fatto è che, per condirla alla
Cioran: «… la turba … è incapace di comprendere il rapporto
esistente fra idea di vuoto e sensazione di libertà (…) sempre confonderà
apparenza e sostanza.»
Ed è quel che capita spesso a
ciascuno di noi: ci sentiamo vuoti, inconcludenti, confondiamo le priorità… E
senza andare così nel ‘profondo’, basta masticare anche il semplice “pane
quotidiano”: «Non riesco ad incominciare … Non riesco a concentrarmi come
dovrei … Divento confuso e nervoso, mi sento oppresso … So che dovrei fare le
cose diversamente, ma mi sembra di non essere capace di cambiare…» (J. Minninger – E. Dugan).
Per non parlare poi di mancanza di
obiettivi, di carente messa a fuoco degli stessi, di desiderio e, insieme,
incapacità di passare dallo stato attuale (KO) allo stato desiderato (OK).
Insomma, la necessità di cambiare, il più velocemente possibile…
Quindi, il coaching, non solo è possibile, ma è, addirittura,
augurabile. Ancor più auspicabile se questo programma strategico di crescita,
cambiamento e autorealizzazione, specificatamente dedicato alla persona come
“essere speciale” (di cui il coach avrà
cura), assume anche tonalità transpersonali e spirituali: in questo
caso, il ruolo da protagonista l’avrà, non l’Io del coachee (il cliente), ma il
suo Sé, la sua essenza, il nucleo
vitale a cui la persona ha abdicato da troppo tempo.
Occorre tornare
bambini, fare sogni a colori, coltivare
lo stato di curiosità, il senso di libertà e la voglia di crescita: se non vi convertite
e non diventate come piccoli fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli!