HEROES
Il viaggio dell’eroe
Concentrazione e irradiazione
Prima di continuare
col “viaggio dell’eroe”, ecco qui alcune domande potenzianti (seguo lo
schema dei “sei livelli neurologici”
proposto da Robert Dilts, esponente di spicco della PNL), da applicarsi al tuo
caso specifico (tu e il percorso di Peak Performance):
1) Ambiente: dove e quando?
Dove mi eserciterò? A casa? In ufficio (nei momenti di
pausa, ovviamente)? Di mattina o di sera? Quali gli impatti ambientali e
temporali?
2) Comportamento: che cosa?
Cosa devo fare per arrivare al mio obiettivo?
3) Capacità: come?
Come posso applicare al meglio le istruzioni del manuale?
4) Valori e credenze: perché?
Per quale motivo, una volta raggiunto l’obiettivo, mi
sentirò realizzato?
5) Identità: chi?
Chi sono io adesso… e che uomo, che donna, sarò, una volta
raggiunto l’obiettivo?
6) Spiritualità (Mission/Vision): per chi e per che cosa?
Sarò io il solo ad avere dei vantaggi da tutto questo… o
anche la mia famiglia, il mio ufficio, la società, il mondo…?
Ambiente,
comportamenti e capacità sono i presupposti.
Valori, credenze,
identità e spiritualità (sì, anche questa…)
determinano i nostri obiettivi (c’è chi vuole essere un leader spirituale, chi punta al
successo finanziario, chi alla semplice routine
lavoro e tivvù…).
Passo ora a un mio stralcio ‘teologico’ tratto da “Prendi la PNL con Spirito” (che è già un “viaggio dell’eroe” in sette giorni: dallo stato ‘loffio’
allo stato ‘loft’… Ma il vero percorso dell’eroe, in puro stille campbelliano-propp-hillmaniano
è quello di Gocce di pioggia a Jericoacoara, lì dove ‘eroi’, angeli, demoni, sponsor, ostacolatori,
draghi e… lupi mannari si sprecano). A sua volta si rifà a un tema di un mio
vecchio esame di un corso di Teologia.
Si può riunire solo ciò che è
separato… Stabiliamo una morfologia
del racconto – i discepoli di Emmaus (nel Vangelo di Luca,
cap. 24) – de-strutturando le
componenti, puntando essenzialmente su tempi, luoghi e funzioni dei
‘personaggi’.
La ‘struttura’ del
testo segue, significativamente (v. Richard Rohr, ma pure il Propp della “Morfologia della fiaba”), il tema del rituale d’iniziazione (ma qui il
processo è essoterico, cioè non segreto, per tutti, più che esoterico): ovvero,
l’’ingresso ufficiale’ del ‘ragazzo’ nella comunità degli ‘adulti’, dopo il
voluto abbandono nella boscaglia da parte dei ‘genitori’.
Qui ritroviamo tutti
questi temi:
– Separazione e partenza (v. 13):
l’’abbandono’, il ‘distacco dalla madre’ (fagocitante), ovvero da quella parte
di ‘femminilità’ negativa che spinge a: non sapere, non pensare, non
analizzare, non spiegare… (in questo caso, i due discepoli disillusi che si
allontanano, sia pur momentaneamente, dalla comunità).
Parlavano tra loro: la ‘discesa nel profondo’, l’’elaborazione del lutto’.
Lo stesso giorno: il processo di ‘riflessione’ e l’eventuale ‘decisione’ spesso non
ammettono dilazioni.
Due di loro – sessanta stadi: al di là della ‘lettera’, la portata simbolica (il
‘due’ come corpo e anima, …manca lo spirito, oppure come ‘dubbio’ e ‘negatività
in generale; il ‘sei’ come ‘umanità’ in cerca del ‘sette’: il ‘riposo’, lo shalom, il Cristo) arricchisce il contenuto semantico e interpretativo.
– Il viaggio (vv. 14-27): la ‘discesa’, la ‘spirale’. Continua il ‘viaggio’
introspettivo dei due discepoli (dall’Io verso l’inconscio).
Discorrevano: la parola umana che cerca un senso nella parola divina e un radicamento
nella ‘Grande Storia’.
Tristi: la ‘ferita’, il crollo delle certezze, l’’umiliazione rituale’: il ricordo
dell’insuccesso, il riconoscimento della ‘ferita’, la ‘delusione’, e la loro reintegrazione in un orizzonte di senso,
aiutano a ‘crescere’, a forgiare, fortificare.
Si avvicinò: l’incontro. “L’essere umano è smarrito, ma Dio viene a
incontrarlo nel bel mezzo del suo errare. Viene come sempre a cercarlo
all’interno delle sue stesse torsioni…” (“Torna alla vita”, Simone Pacot).
Gesù viene (ma nell’AT è appellativo di Dio!). Il Cristo rimane ‘velato’ per chi lo
segue ma non è “nato di nuovo”, sia esso un suo seguace noto (Cleopa) o anonimo
(l’altro ‘discepolo’).
Noi speravamo: l’’oppositore’, la disillusione che si oppone all’evidenza (delle
Scritture) e alla testimonianza oculare (della donna).
“O insensati”: l’’uomo con la spada’ (la spada dello Spirito che taglia il ‘velo’, il
‘due’ che si fa ‘tre’: corpo, anima e spirito), la “lancia insanguinata”
(“Non doveva il Cristo soffrire…”).
– L‘arrivo (v. 28 - 32): il ‘centro’.
“… egli fece come se volesse
procedere”. La tentazione, il gioco delle parti.
“Essi lo trattennero”. La svolta, la ‘luce’ che fa fuggire l’’ombra’ (pur necessaria, specie per
una ‘svolta’: è pericoloso trovarsi a un ‘trivio’ – sacro a Pan – a
mezzogiorno, quando l’ombra diventa invisibile. Può scatenarsi un attacco di
panico…), la necessità di ‘suturare’ la ferita con il ‘filo’ di Cristo e
l’’olio’ dello Spirito. L’affetto vince sulla ragione, il “lato femminile”
reintegra quello ‘maschile’, lo spirito si ‘separa’ dall’anima e, solve et coagula, rinnova la comunione
‘paolina’ corpo-anima-spirito.
“Allora i loro occhi furono
aperti”: il Cristo ‘svelato’.
Il Kairòs, il momento dell’’intrusione’,
l’esperienza ‘cosmica’, ‘oceanica’, delle
‘vette’. Fine del solo Chronos,
ingresso nella ‘soglia’ del nuovo Aion,
epifania del Divino, del ganz andere.
Unica nella sua
eccezionalità (“ma egli scomparve”), ma densa di prospettive…
– L’irradiazione (vv 33-35): “… tornarono a Gerusalemme.
Dal ‘solo Io’ al ‘Noi
siamo’ (attraverso l’’Io sono’). La trasformazione individuale porta dalla
“Piccola Storia” alla “Grande Storia”.
La “voglia di
vagabondaggio”, il “viaggio ai confini della notte”, la “traversata del deserto”
(dove s’incontra il diavolo, ma soprattutto Dio…) fa scavalcare il ‘recinto’ e,
pur tra ‘sentieri’ (heideggeriani), porta alla ‘radura luminosa’ (per qualcun altro,
al “porto delle nebbie”).
Dal caos interiore è nata la stella (anzi, la costellazione) danzante…
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