L’ANGELO
NECESSARIO
“In un pomeriggio d’ottobre
pedalavo di lena (...) Canticchiavo e mi guardavo intorno, intenta alla rituale
ricognizione del paesaggio (...) quando d’improvviso sentii la Voce che mi
intimava: “Fermati e scendi.” Anche questa volta non c’era suono alcuno, ma
solo lettere dorate rapidamente stampate nella mia mente. Esterrefatta, ma
senza indugiare un secondo, saltai giù dalla bici e arrancai sul pendio erboso
ai lati della strada. Dal tornante dietro a me spuntò un camion, che si mise a
caracollare a gran velocità giù per la discesa. Sul lato opposto della strada,
in direzione inversa, un altro camion prese a salire di fretta, sbandando
vistosamente verso il centro della strada. Per evitarlo, il primo camion sterzò
repentinamente a destra, invadendo la proda ghiaiosa dove mi sarei trovata io
se avessi continuato a pedalare. Rimasi senza fiato (...)
Questa
breve testimonianza di Grazia Francescato – la ben nota ambientalista, già portavoce
dei Verdi – tratta dal suo In viaggio con l’Arcangelo, riassume e riaggomitola,
nel pathos del racconto (e nel suo ethos), quell’impercettibile filo di miriadi
d’incontri del terzo tipo che ciascuno di noi, prima o poi, ha avuto (o
avrà) nella sua esistenza terrena.
È
qualcosa che sempre accade a tutti noi, che ce ne accorgiamo o no, sia che in queste
(apparenti) casualità tu riesca a scorgere un principio d’ordine superiore sia
che, più prosaicamente, li declassi a banale frutto del caso, cioè a quel gioco
di circostanze che guiderebbe la danza della vita d’ogni giorno. Eppure, forse
a noi spesso sfugge (o la nostra voce laica interiore, figlia della
razionalità novecentesca, soffoca le nostre intuizioni), quante di
quelle volte, in occasioni, non dico di pericolo ma anche solo imbarazzanti,
abbiamo assistito a un capovolgimento insperato della situazione, al suo
svanire come bolla di sapone che improvvisamente scoppia senza lasciare più
tracce di sé! Casualità, coincidenze, oppure (sia pure una volta su mille!) una
Presenza Superiore?
“Molti erano abituati a credere che
gli angeli muovessero le stelle. Ora è chiaro che non lo fanno: come
risultato di questa e di consimili rivelazioni, adesso molta gente non crede
negli angeli. Molti erano abituati a credere che la ‘sede’ dell’anima fosse in
qualche posto nel cervello. Da che si cominciò ad aprire i cervelli con una
certa frequenza nessuno ha mai visto l’’anima’: come risultato di questa e di
consimili rivelazioni, adesso molta gente non crede nell’anima. Come si può
ritenere che gli angeli muovano le stelle, o essere così superstiziosi da
ritenere che l’anima non esiste solo perché non la si può vedere dall’altra
parte del microscopio?”
Sono parole di Ronald
Laing, psichiatra ‘radicale’ del '68, non certo sospetto di ‘bigottismo’, il quale aveva ben
messo in luce il perverso meccanismo, ammantato di razionalità e modernità
scientifica e ‘progressiva’, che ha ottuso la mente dell’homo modernus.
Eppure... “Invocati o no, gli dèi sono presenti”.
Jung
aveva scritto questa massima, in latino, all’ingresso della sua casa: infatti,
il famoso psicologo, uno ‘speleologo’ delle ‘caverne’ dell’interiorità umana,
aveva ben compreso che non tutto era riconducibile a coincidenze o a fantasmi
dell’inconscio. Già il suo concetto di sincronicità, ossia di
correlazione (coincidenza) tra fatti interiori ed esteriori che sfuggono a una
spiegazione causale e razionale, introduce una nota d’’irrazionalità’ in un
universo scientifico fin troppo razionale.
La
sincronicità mette in sintonia il tempo ‘umano’ con quello ‘oltreumano’ (sia
esso inconscio, superconscio, angelico...): in pratica, come nel
racconto autobiografico della Francescato, una coincidenza tra uno stato
psichico interiore (la voce che la intimava di fermarsi) e un evento
esterno contemporaneo (il camion, che se non avesse dato retta alla sua voce
interiore – o esterna? – l’avrebbe investita).
Certo,
Jung non si spinge a ipotizzare esplicitamente interventi soprannaturali, ma
ben sappiamo come le sue riflessioni siano al limite del teologico (a chi gli
chiedeva se fosse credente: “Se credo? Ma io so!”, questa
fu la sua risposta). Fu infatti proprio Jung a riaprire la porta verso il
soprannaturale, coniugando scienza e spiritualità, dopo decenni di razionalismo
‘duro’. Ormai il tempo era maturo per comprendere appieno quanto il pittore
preraffaelita (e liberty) Burne-Jones aveva confessato a Oscar Wilde: “Più la
scienza diventa materialistica, più io dipingo gli angeli: le loro ali sono la
mia protesta in favore dell’immortalità dell’anima”. E infatti, se è vero che, almeno nella sua essenza,
si è avverata la ‘profezia’ dello scrittore francese André Malraux (“Il XXI
secolo, o sarà spirituale o non sarà affatto”) – basti pensare che i soli
cristiani pentecostali e carismatici, pressoché inesistenti a
inizio ‘900, ammontano ora a circa settecento milioni (per questo e altro –
anche sulla non-religione e Nietzsche, oltre che a un antecedente di Ratzinger
e papa Francesco – va’ sul mio romanzo tuttifrutti Gocce
di pioggia a Jericoacoara).
Battistrada
di questa nuova (o antica?) spiritualità sono, per molti versi, proprio gli
angeli, grandemente rivalutati non solo dai predetti movimenti cristiani ma
anche dalla magmatica, o piuttosto ‘fluida’ (d'altronde, stiamo in una società
'liquida'), corrente New Age, e
dalle sue propaggini Next Age e da alcune intersezioni tra Fisica
quantistica e Spiritualità alla Secret o alla What the bleep do we know? (“Che c. – bip – sappiamo?”
– film cult all’estero ma, al di là di ogni giudizio di merito, totalmente sconosciuto
in una nazione come la nostra, che si dice spirituale ma a stento riesce a distinguere,
dalla copertina, il corano dalla Bibbia, e che, nonostante tutte le madonne –
senz’offesa per quella originaria – e tutti i santi, santini e processioni, e
processi, confonde l’anima con lo spirito e gli spiriti…).
Ma chi sono questi angeli, queste eteree
figure che hanno affollato l’immaginario di tutte le culture, e che
s’infilano nelle crepe del ‘velo’ divisorio tra spazio-tempo umano (chronos)
e spazio-tempo oltre-umano (aion) per dispensarci grazie insperate,
difenderci dai pericoli o dirigere i nostri passi verso traguardi voluti o
inattesi? Chi è questo daimon (nel senso greco, rivalutato dallo
psicologo cult James Hillman, di spirito che ci fa da compagno invisibile) che
ci guida verso il compimento del nostro cammino terreno?
Daimon
interiore o Angelo esterno (tra i
due ci può essere non solo armonia – né l’uno esclude l’altro – ma addirittura
coincidenza) che, come ricorda Hillman, era accettato e rispettato dagli
antichi, mentre noi, impregnati di scetticismo laico e moderno, preferiamo immaginarci
‘gettati nel mondo’ (per dirla con Sartre e Heidegger), senza protezione,
vigilanza, né collegamento alcuno con la ‘rete’ che collega e interseca il
mondo visibile e quello invisibile.
Il
Cristianesimo, e prima ancora l’Ebraismo, ha sempre creduto all’esistenza degli
angeli. Innumerevoli sono gli episodi in cui si manifesta questa speciale
manifestazione di Dio, sin dai tempi del Paradiso terrestre (i cherubini che
sbarrano l’accesso all’albero della vita dopo il peccato di Adamo ed Eva,
oppure i tre angeli - molto 'umani', uno di essi molto 'divino'... - che Abramo
invita nella sua tenda), per arrivare alla Rivelazione finale del piano
divino, quando (nell’Apocalisse di Giovanni) la ‘storia del mondo’,
iniziata dopo la caduta dei nostri progenitori, nella sua evoluzione conclusiva
sarà sorretta e guidata proprio dagli angeli (ovviamente, per chi ha una
visione cristiana 'fondamentale', più che 'fondamentalista' – altrimenti lo si
legga in chiave simbolica o 'strutturalista').
In
definitiva, gli angeli (e, per altri versi, la loro controparte negativa, i demòni
– per non parlare, ma qui stiamo alla 'ghianda' hillmaniana, dei démoni socratici),
questi illustri sconosciuti, hanno (ebbero e avranno), malgré le ragione
dei ‘benpensanti’, un ruolo fondamentale nell’esistenza umana, singola e
collettiva. Angeli e démoni: la dynamis contro l'angst (detto
alla buona: una 'dinamite' contro la depressione).
Diceva
Rilke: “Non voglio che siano eliminati i
dèmoni, perché si porterebbero via anche i miei angeli”. Anche se l’Uomo e la
Donna hanno un ruolo decisivo nello svolgere la ‘matassa’ della propria vita,
queste presenze spirituali ‘recitano’ una ‘parte’ importante nella ‘commedia’
esistenziale: “Noi preferiamo interpretarlo come un Teatro dello Spirito, di cui Dio è
regista, gli Angeli e i Demoni comprimari e l’Uomo o spettatore o attore,
dipende dalla sua libera volontà. Un attore la cui parte assume significato man
mano che Dio gliela svela, sempre se l’Uomo dà il suo consenso... La parte
viene scritta insieme, non è imposta dall’alto”. Così un personaggio
del libro della Francescato. Importante è notare che in quest’azione scenica
l’Angelo non può forzare l’Uomo, anzi gli è sottomesso. E per questo in molte
scuole esoteriche o magiche s’insegna a contattare l’angelo (tipiche le famose
‘invocazioni enochiane’) per renderlo famulus (servitore) dell’adepto.
Pratica però ben poco consigliabile, perché si potrebbero scambiare lucciole
per lanterne...
Naturalmente,
in pieno mondo secolarizzato (per quanto ci sia sempre più un Risveglio della
Spiritualità, sia pure spesso in forme ibride o confuse) certi
termini danno fastidio alla sensibilità laica e, al massimo, si parlerà di Energie
Positive o Negative, oppure di Archetipi Universali. Questi
termini, più consoni allo Zeit-Geist (Spirito del Tempo), non sono in sé
errati: illuminano una ‘faccia’ del mondo ‘invisibile’, ma non ne esauriscono
tutte le possibilità. Meglio comunque della teoria ‘riduzionista’ della
Psicoanalisi, secondo cui apparizioni, segnali, sogni (e, di conseguenza, gli
angeli), fanno parte del Teatro dell’Inconscio: anche questa
‘rappresentazione’ ha un suo valido fondamento, ma ancor meno spiega
esaurientemente il complesso dei fenomeni che sfuggono alla comprensione
diretta degli esseri umani (per aiutarti a comprendere il fenomeno, oltre ai
testi sacri e agli studi su teofanie e angelofanie, possono esseri utili Jung,
Assagioli e la sua Psicosintesi, nonché Henry Corbin e il mondo
immaginale. Ma anche scienziati
come Sheldrake, lo studioso dell’impatto dei campi morfici sul comportamento
umano).
Se
Dio non è ancora ‘morto’, anzi è ‘risorto’, è tornato dal suo momentaneo buen ritiro (a dir il vero, sono gli
uomini a essersene momentaneamente disinteressati...), è naturale come pure gli
angeli siano ‘riapparsi’, loro che sono gli agenti segreti di Dio (da un
libro di Billy Graham, famoso evangelista americano). Ma oggi, tra luci e ombre
(la 'seconda religiosità', quella che Aldous Huxley definisce “autotrascendimento
discendente”, opposto all’ ”autotrascendimento ascendente”, e che per
Julius Evola rappresenta qualcosa di promiscuo, di sfaldato e di
sub-intellettuale. Sono come le fluorescenze che si manifestano nelle
decomposizioni cadaveriche...) nasce l’esigenza di riproporre una visione
nuova dell’angelo, da affiancare a quella classica (ma sempre più attuale).
Ecco quindi che Massimo Cacciari, nel suo L’angelo necessario (del
1986), manifestava la necessità dell’esistenza, e della stessa presenza,
dell’angelo, come elemento ‘necessario’ per la realizzazione dell’uomo e per la
piena comprensione di sé. L’angelo, secondo Cacciari, aiuta l’uomo a
‘disvelare’ l’invisibile, a rendergli possibile l’accesso alle regioni (e
‘ragioni’) ‘nascoste’ della Realtà. Indipendentemente se sia reale o solo
‘simbolo’, con l’angelo la realtà nascosta dell’Assoluto (Dio) si svela e si
lascia intuire...
Ma
anche gli angeli di Wim Wenders, queste ali di Dio che nel film cult
“Il cielo sopra Berlino”: “... stanchi della loro costante e
monotona perfezione, volevano diventare uomini, imperfetti e difettosi comuni
mortali. Eppure conoscevano le angosce degli uomini perché li ascoltavano,
nascosti nelle biblioteche, nelle strade, nelle vetture della metropolitana. Non
importa, gli angeli diventavano uomini e la loro lucente e immacolata corazza
diventava poco più che un oggetto da rigattiere; buona al più a far contento un
bambino che l’avrebbe avuta in dono per la Befana o per il carnevale.” (Mario Antonio De
Cunzo, nella presentazione del catalogo della mostra Dietro le ali di Dio).
Da
Sant’Agostino a Massimo Cacciari, c’è necessità dell’Angelo!: “...l’individuo
da solo, in perenne competizione con tutti
gli altri per risultare vincente, non può andare da nessuna parte: è destinato
a perdersi nei meandri del proprio enfiato ego. Neppure la buona volontà laica
basta (...) Dunque bisogna chiedere aiuto, lasciare che l’anima ci venga in
soccorso con i suoi misteriosi poteri.”
Si
creda o no – ecco il perché di questo post, che riesuma uno dei miei primi post
– l’angelo è necessario. Specie in tempi come questi in cui c’è uno sbandamento
generale tra la maggior parte delle persone. Noi, se vogliamo (I can... I must)
e abbiamo fede, già ‘possiamo’
molto. Un intervento
esterno (gli angeli, le connessioni con il mondo quantico, quello spirituale, l’Universo,
il Pluriverso, Dio) ci facilita il
conto (ogni tanto smettiamola con le nostre certezze e con il voler fare sempre
tutto da soli! E se lo dico io, che insegno, e pratico, la PNL…).
D’altronde,
se c’è il corpo, se c’è l’anima (sia pur dis-animata), prendiamola almeno con
spirito.... (v. il mio manuale self-help Prendi la PNL con Spirito!).
Lo Spirito soffia dove e
quando vuole. Ma lo Spirito è dentro di te…