HEART
Il cuore oltre
l’ostacolo
Oggi, preso da studi di teologia e
counseling biblico (sì, c’è anche quello, non solo il counseling filosofico), mi sono
imbattuto in tre capiscuola cristiani del Pensiero Positivo: Robert Schuller, Norman Vincent
Peale, Harry Emerson Fosdick.
L’ultimo sinceramente non lo conoscevo, per cui, volendo approfondire, ho
pescato nel web questo suo articolo: ve lo voglio riproporre sic et simpliciter.
In mancanza di mie esternazioni – oggi sono al pit-stop – ve lo voglio proporre: nella sua semplicità è molto motivante. Chissà che qualcosa non si sblocchi – o si rimetta in moto,
oppure acceleri – nella vostra vita (e soprattutto
nella mia).
Uno
psicologo mi disse una volta che quasi tutti i casi di discordanza emotiva con
il proprio ambiente sono dovuti al fatto che gli uomini non vogliono
accettare se stessi quali sono.
Si
ribellano, cioè, contro le proprie limitazioni: vorrebbero essere qualcun altro.
Continuano a fantasticare su quello che farebbero se avessero la
personalità e le occasioni favorevoli di un
altro. E così, trascurando le proprie possibilità, non riescono a far nulla di
buono con se stessi.
Ebbene, chiunque può trovare motivi di
scontentezza nella propria sorte.
William
Wilberforce non era contento di sé. Era un uomo di proporzioni minuscole.
Boswell, il famoso biografo di Samuel Johnson, andò una volta a sentirlo
parlare e disse poi: «Appena lo vidi mi parve un gamberetto montato in
cattedra, ma mentre lo ascoltavo, crebbe tanto che alla fine il gamberetto era
diventato una balena, stracolmo di personalità».
Quel
nanerottolo di Wilberforce non godè mai buona salute. Per 20 anni, dietro
prescrizioni del medico, per tenere insieme anima e corpo, prese dell’oppio,
ed ebbe la forza d’animo di non aumentarne mai la dose.
Ma contribuì più di ogni altro Inglese a far cessare il traffico britannico
degli schiavi.
Nell’Abbazia
di Westminster, panteon delle glorie britanniche, soffermandoci davanti alla
tomba di quel “Procuratore Generale degli abbandonati e dei reietti”, vediamo
che quella vita sensibile e sofferente si tradusse in un amore incessante,
invincibile per i diseredati, amore che un uomo robusto, in perfetta salute,
non avrebbe mai sentito.
I successi più esemplari della storia sono venuti da persone che,
affrontando angustie e ostacoli, li considerano come parte del cimento della
vita e si danno da fare.
Una
volta, mentre Ole Bull, un grande violinista norvegese, dava un concerto a
Parigi, gli si spezzò la prima corda dello strumento; Ole Bull, senza perdersi d'animo, eseguì il pezzo su tre corde.
Questa è la vita: vedersi spezzare la prima corda e finire su tre corde.
Appena incominciamo ad adottare questa tecnica positiva per superare i
nostri svantaggi, questi ci si presentano come occasioni che ci invitano sempre al cimento, e talvolta ci
entusiasmano.
Ribellarsi contro le avversità, o compatire voi stessi e pensare di non
avere la personalità adatta, non serve a nulla.
Bisogna
avere l’audacia di considerarsi come un insieme di forze in potenza e
affrontare il cimento più interessante del mondo: sfruttare al massimo le
proprie qualità migliori.
In
una battaglia contro i saraceni in Spagna, così racconta la storia, gli
Scozzesi lanciarono oltre le loro file il cuore di Robert Bruce e poi
combatterono con tutte le loro forze per riprenderlo.
È così che si deve fare. Prendete
in pugno la vostra vita, lanciate avanti un ideale e una speranza e poi lottate
per raggiungerli: ordinate la vostra vita in funzione di uno scopo.
Molta gente non riesce a diventare qualcuno perché considera la vita una
cosa da trovare, invece di una cosa da creare. Ciò che si trova è soltanto l’esistenza, e il nostro vero compito è di
ordinarla secondo i nostri progetti e i nostri scopi, così che diventi una
vita.
Un
mio amico emigrò negli Stati Uniti più di cinquant’anni fa. Il suo vecchio
padre, che era uno scozzese, gli aveva detto che le sue capacità erano
inferiori alla media. Il mio amico cominciò la sua vita in America come operaio
di fonderia e prese alloggio sopra una bettola.
Tale
fu la sua esistenza, alle origini. Ciò che ne risultò alla fine, tuttavia, fu una grande
vita, perché divenne George A. Gordon, uno dei migliori dotti usciti dall’Università di Harvard.
Per
oltre 40 anni il suo ministero alla Old South Church di Boston fu, per l’alto
valore intellettuale e il vasto influsso spirituale, uno dei più notevoli negli
annali delle chiese americane. La sua esistenza fu quella che trovò, la sua
vita quella che creò.
Spesso
il migliore amico dell’ uomo non è l’agiatezza, bensì la sfida lanciata dall’
ambiente ostile.
Almeno tre fattori contribuiscono alla formazione d’una personalità di
questo genere.
Il primo è l’immaginazione.
Una grande vita comincia con l’immagine che qualcuno si forma, di ciò che vorrebbe fare o essere un giorno.
Una grande vita comincia con l’immagine che qualcuno si forma, di ciò che vorrebbe fare o essere un giorno.
Florence
Nightingale sognò di essere infermiera; Edison si immaginò inventore; tutti i
personaggi come loro dominarono le circostanze, immaginando il loro avvenire in
modo tanto vivido da procedere senz’altro in quella direzione.
Pensate
a John Keats, il poeta inglese dell’Ottocento: orfano fin da bambino, oppresso
dalla miseria, tormentato dalla crudeltà dei suoi critici letterari, deluso in
amore, colpito dalla tubercolosi ed infine falciato dalla morte a 26 anni.
Nonostante
tutte le sue disgrazie, la vita di Keats non fu sopraffatta dalle circostanze.
Dal
giorno in cui, giovanissimo, gli capitò fra le mani una copia di The Faerie
Queene di Spencer non dubitò più che anche lui era nato per essere poeta:
tutta la sua vita fu guidata da un proposito imperioso che gli dette un posto
durevole tra i grandi poeti. «Credo», disse una volta, «che dopo la mia morte
avrò un posto fra i poeti inglesi.»
Aveva fissa in mente questa immagine di sé, ed essa fu per lui quello che il cuore di Robert
Bruce era stato per i guerrieri scozzesi.
Tenete abbastanza a lungo ferma un’immagine di voi stessi davanti agli
occhi della mente, e sarete trascinati verso di essa.
Se vi figurate con chiarezza di essere sconfitto, basterà questo a rendere
impossibile la vittoria. Figuratevi chiaramente di essere vincitori e ciò
basterà per contribuire immensamente al vostro successo.
Non immaginatevi niente di voi, e andrete alla deriva come naufraghi.
Il secondo fattore è il buon senso.
Non
serve a nulla che un quadrato s’immagini di essere un circolo.
Non
serve a nulla fantasticare una improbabile vincita, per essere felici. Non
serve a nulla pensare in termini di “Se…” (Se mi capita quella occasione…).
Molti
brancolano pietosamente alla ricerca di incredibili occasioni, prima di
scoprire la direzione giusta della loro vita.
James
Whistler, il pittore americano, voleva diventare generale e fu dimesso dall’
Accademia Militare perché bocciato in chimica. «Se il silicio fosse stato un gas»
disse « sarei diventato generale di brigata.»
Walter
Scott voleva essere un poeta e si mise a scrivere romanzi solo quando Byron lo
superò nel genere che aveva prescelto.
Usate
il cervello nell’immaginarvi una meta. Ma, con o senza discernimento, scegliete
una meta, non abbandonatevi alla deriva.
Terzo fattore: il coraggio.
Le
vere personalità posseggono sempre quella fede che suscita il coraggio.
Sebbene
la sua generazione fosse contro di lui, Riccardo Wagner ebbe fede nella propria
musica, e soggiogò il mondo.
Dopo
che per molti secoli si era creduto alla invincibile virulenza della febbre
gialla, a Cuba un piccolo gruppo di medici confidò di poterla vincere e vi
riuscì.
Charles
Darwin lavorò 20 anni in un giardinetto inglese, riuscendo e fallendo, provando
e riprovando, perché aveva fede di aver trovato uno spunto, e vinse. È potere
creativo. È ispirazione più intrepidezza.
Immaginazione, buon senso e coraggio: anche un uso moderato di questi tre
elementi darà notevoli risultati.
Shakespeare era figlio di un macellaio fallito e di una donna che non
sapeva nemmeno scrivere il proprio nome.
Beethoven era figlio di una tisica, figlia a sua volta d’una cuoca e di un
ubriacone. Schubert era figlio di un contadino e di una donna che era stato a
servizio.
Faraday, uno dei più grandi scienziati sperimentali di tutti i tempi,
nacque in un’abitazione che era sopra una stalla: il padre, fabbro, era
invalido; la madre donna di fatica
Fatti simili sono alla base di molte personalità di successo.
Se un uomo insegue innanzitutto la ricchezza, il mondo può sferzarlo; se
cerca soprattutto il piacere il mondo può sconfiggerlo; ma se cerca soprattutto
di sviluppare la sua personalità, può far tesoro di qualunque cosa gli possa
infliggere la vita.
(Articolo di Harry Emerson Fosdick)
http://www.psicologodinunzio.com/insoddisfatto-tua-personalita-tre-rimedi-per-potenziarla/