martedì 26 settembre 2023

Per aspera ad astra

                                    

                                            PER ASPERA AD ASTRA

“Vere e proprie malattie sono diventate ormai modi di vita: l’esaurimento, la depressione, l’agitazione, i complessi d’inferiorità, l’impazienza, l’aggressività … la paura, l’angoscia (…) È penoso constatare quanti uomini siano ridotti a niente, rispetto a quello che potrebbero essere (…) La Folla e la Massa sostituiscono l’individuo cosciente.” Così Pierre Daco. Ancor prima Ronald D. Laing, con il suo sempre attuale: “Nessuno oggi, uomo o donna, può mettersi a pensare, sentire od agire se non partendo dalla propria alienazione (….) L’umanità è estraniata dalle sue possibilità autentiche.” Non solo: “… se la psiche è l’anima, e l’anima è il mondo dell’esperienza, come sostiene Aristotele, essa ci fa paura. Non ne vogliamo troppa o troppe varietà. La vogliamo ridotta a percezione e a immaginazione terrene, niente sogni a colori…”

Fatto è che, per condirla alla Cioran: “… la turba … è incapace di comprendere il rapporto esistente fra idea di vuoto e sensazione di libertà (…) sempre confonderà apparenza e sostanza”. Ed è quel che capita spesso a ciascuno di noi: ci sentiamo vuoti, inconcludenti, confondiamo le priorità… E senza andare così nel ‘profondo’, basta masticare anche il semplice “pane quotidiano”: “Non riesco ad incominciare … Non riesco a concentrarmi come dovrei … Divento confuso e nervoso, mi sento oppresso … So che dovrei fare le cose diversamente, ma mi sembra di non essere capace di cambiare…” (J. Minninger – E. Dugan). Per non parlare poi di mancanza di obiettivi, di carente messa a fuoco degli stessi, di desiderio e, insieme, incapacità di passare dallo stato attuale (KO) allo stato desiderato (OK). Insomma, la necessità di cambiare, il più velocemente possibile…

Ebbene tutto questo è ora possibile con le tecniche dalla Programmazione Neuro Linguistica che, nell’ambito dei più moderni, efficaci e strategici “approcci brevi” (o terapie brevi strategiche), punta alla soluzione dei problemi (solution oriented più che problem solving) e alla ‘ristrutturazione’ della persona, in modo da potenziarne tutte le capacità o, ancor più, ‘elicitarne’ ulteriori ‘abilità’. La PNL ritiene infatti che il cambiamento sia qualcosa che debba avvenire rapidamente, al contrario di quanto sostiene (e accade: quando accade…) nella psicologia tradizionale, per la quale il cambiamento è necessariamente qualcosa di lungo e cadenzato.

Infatti, è ben noto che uno dei fondamenti della psicanalisi era l’assunto che l’analizzato, per superare e risolvere problematiche di vario genere e ‘spessore’, dovesse seguire un percorso rielaborativo, fondato sulla riscoperta (‘scavo’ nelle “profondità oscure” della psiche) di precedenti esperienze, rimosse nell’inconscio o latenti nel subconscio. Ma tutto ciò comportava tempi lunghi (e altrettanti costi), nonché esperienze negative, allorquando i ‘fantasmi’ del proprio passato riprendevano ‘corpo’. Invece con la PNL, che, salvo qualche ‘coincidenza’ o ‘convergenza’, è proprio l’antitesi della psicanalisi – in effetti la PNL nasce come disciplina psicoterapeutica; poi, dall’originario ambito di applicazione, ha esteso il suo campo d’azione su altri territori: da quelli personali ai rapporti interpersonali, fino alla comunicazione, agli ambiti professionali, quelli finanziari… (l’origine è americana…) –, partendo dalla modificazione dello stato emotivo, cognitivo e comportamentale, mediante l’utilizzo di una serie di strategie (anche ‘paradossali’), spesso sottilmente e dolcemente ‘ipnotiche’ e ‘suggestive’, si raggiungono in breve tempo (talora in una sola seduta…) risultati efficaci, se non eclatanti.

“Per ogni situazione ci sono molte soluzioni; la magia della programmazione neurolinguistica consiste nel sapere ogni volta ‘inventare’ la soluzione giusta per ottenere il cambiamento in modo originale, creativo ed efficace”. (R. Bandler). Ed è quello che si propone questo libro, in cui, oltre che le spicciole ed efficaci soluzioni, gli esercizi, la teoria e la pratica, quel che più vale e intriga (‘colorando’ tutta la tua nuova ‘persona’ – meglio ancora: una persona con un’essenza) è l’atmosfera (la stimmung) che avvolge e compenetra il lettore, fino a modificarne, in modo positivo, la sua “visione del mondo” (Weltanschauung).

Tutto questo, unendo teoria e prassi, ‘arte’ e ‘azione’: “… fondere arte e azione è unire il fiore che appassisce e il fiore che dura per sempre; come mescolare in un solo individuo i due contraddittori desideri della umanità, ed i rispettivi sogni di una loro attuazione.” (Y. Mishima). Diciamo pure che il lettore, passo passo, mano nella mano, di fiore in fiore, passerà da un low state a un peak state e, se le circostanze saranno favorevoli, e ci metterà impegno, attenzione e intenzione, sperimenterà anche le esperienze delle vette…

Per aspera ad astra!

mercoledì 21 giugno 2023

Jericoacoara mon amour

 

                                         Jericoacoara mon amour

Guardiana del sogno, la brezza pomeridiana. My boo: Arianna, sospinta dai sospiri eterici di Alicia Keys, scavalcò flessuosa l’adone sdraiato sulla sabbia fine lambita dall’andirivieni di onde, tenue sospiro dell’oceano. La pelle brinata, e brunita, di Tomás raccoglieva golosa i gelosi raggi del sole tardo-invernale del Nordeste, caldi malgré tout. Rinviandoli rifratti e condensati a formare un’aura caleidoscopica, custode del suo corpo come in un sacro sarcofago. Uniche increspature, il vibrare della muscolatura tonica e il crogiolarsi sul bagnasciuga della spuma effervescente: lascivo invito al retrostante, desertico, Sertão a lasciarsi andare.

Brasile: legno di colore rosso. E rosso fuoco il colore (politico) e il calore di Arianna, specie quella ex ante. Il primo tuffo velvet underground dalle felpate sabbie di Praia das Fontes, nel febbraio del ’74: lo stesso anno, la stessa acquariana atmosfera dell’incontro con Lorenzo, solo un paio di mesi in anticipo.

“Quando soffia la brezza primaverile dell’amore ogni ramo, che non sia secco, si mette a danzare.” La poesia di Rumi, il bardo sufi che soffiava nel suo oceano interiore, aveva accompagnato il surfeggiare del suo cuore alla Prevert sulle onde dell’amore, prima cosmico, poi orgasmico. Un amore (quello pre-Lorenzo) sbocciato sulle dune di sabbia bianca e fiorito tra le scogliere e il labirinto stellare delle falesie.

Era la seconda storia importante di Arianna, una passione sbocciata sulle ceneri (e sbocconcellata sulla sabbia). La prima, invece, appassita, bocciata, scivolata sulla prima buccia di banana. Gialla ma annerita in più punti. Ma questo frutto della passione, passiflora sbucata dall’oceano, ben lontano da casa, era stato più profondo, eppure anch’esso fugace.

Nulla, però, in confronto alla terza, la liaison con Lorenzo. Questo amore così violento, così fragile, così tenero, così disperato. Bello come il giorno, cattivo come il tempo. quando il tempo è cattivo. Questo amore così vero, così bello, così felice, così gaio e così beffardo. Tremante di paura come un bambino al buio. E così sicuro di sé, come un uomo tranquillo nel cuore della notte. Questo amore che impauriva gli altri. Che li faceva parlare, che li faceva impallidire. Questo amore spiato. Perché noi lo spiavamo. Perseguitato ferito calpestato ucciso negato, dimenticato. Perché noi l’abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato, dimenticato. Questo amore tutto intero. Ancora così vivo. E tutto soleggiato...

La domus padana

Era l’alba, il momento più degno per l’incontro cui tanto aveva anelato.

Si avvicinò al locus: il genio aveva ghestalticamente ricomposto le mille tessere in quarant’anni gelosamente serbate.

I have a dream si trasfigurò: la sua domus padana era lì, del sito proserpina, eppur ecumenica.

Nell’aura dai colori non ancora accesi, il portico audace tentò l’approccio, baroccamente giocoso, novecentescamente solenne.

Incuriosito, come bambino quarant’anni addietro, scartò la pur breve scalinata, infilò la rampa di sinistra, sospinse l’uscio ed entrò: una luce soffice lo accolse mentre s’incamminava incerto verso qualcosa che gli appariva un curioso dialogare tra reale e virtuale.

Scartò la scala di sinistra e acquisì la tattile consistenza cromatica che l’imago autre offriva di sé sulla flessuosa parete di destra: eterna diatriba tra essere e non essere, o forse qualcosa di più semplice? Scelse la prima ipotesi e, baldanzosamente attratto da sons et lumiéres, s’affacciò nella cavea ellittica.

Improvviso s’elevò un urrà di benvenuto: elfi e umani lo avevano per quarant’anni atteso e ora pubblicamente lo ringraziavano.

Ripresosi dallo stupore, gli parve persino di riconoscere figure settecentesche, perfettamente a proprio agio, così come cantava quel loro dialetto padano, così antico, eppur così vicino al suo.

Improvvisamente, vicino al camino, tra le griffe spuntò il figlio che se n’era andato appena grande, forse rientrato nei ranghi dopo anni di romitaggio esistenziale.

Lasciò le sequenze che l’ultimo videoclip affastellava sulla parete e, sentendo il desiderio di allontanarsi un po’ da quel clamore, volle ritirarsi nella stanza appena discosta dall’ingresso.

La porta era socchiusa; la sospinse, e si meravigliò assai vedendo lei, che l’aveva abbandonato, e i suoi vecchi, in un unico abbraccio.

Salutò con familiarità, quasi non avesse subito il distacco, prese lei per la mano e salì le scale; ma tale era lo stordimento, più di quanto volesse far credere, che salì per la rampa trompe l’oeil, accompagnato da chissà quale genio.

Superato l’ultimo gradino, si affacciò dall’alto sulla cavea ancor echeggiante e la immaginò vuota: in essa avrebbe potuto sistemare per sé, per la moglie e per il figlio, l’ufficio dell’operatore immobile, eppur collegato col villaggio ecumenico.

Per la sua intimità, e per i messaggi col villaggio cosmico, pensò invece a una sala al piano superiore, dove, nelle notti stellate, la cupola, una volta aperta dalla magia dell’elettronica, gli avrebbe dischiuso tutti i luoghi delle sue eterotopie.

S’immerse in queste digressioni, la mano di lei ancora stretta, la cupola ancora dischiusa sullo spazio irreale che virtualmente si apre oltre la coscienza, quando un improvviso temporale gl’inseminò il capo: pensò allora che forse una più stabile copertura, magari colorata d’azzurro, avrebbe garantito la pace domestica.

Tratto dal romanzo premiato Gocce di pioggia a Jericoacoara.

Il disegno e il racconto La domus padana si riferiscono al mio progetto per il concorso La casa più bella del mondo (1989).

 

 

sabato 8 aprile 2023

PASQUA CON LE STELLE


 

PASQUA CON LE STELLE

“E un giorno esce sul giornale di una squadra di uomini vestiti di nero che hanno fatto irruzione nel salone di un concessionario di macchine di lusso in un quartiere elegante sfondando a colpi di mazza da baseball i paraurti anteriori delle macchine per far esplodere gli airbag in imbrattanti nuvole di polvere nel fracasso spaventoso degli antifurto. E una notte nel giardino di una piazza cittadina un altro gruppo di uomini ha versato benzina sotto tutti gli alberi e da albero ad albero ha appiccato un perfetto piccolo incendio boschivo

Ci vengono addosso i fari, sempre più grandi e più grandi, clacson che strillano, e il meccanico allunga il collo nel riverbero e nel fragore e grida: «Tu non sei le tue speranze». Nessuno gli fa eco. Questa volta la macchina che ci sta venendo addosso sterza in tempo e ci salva. Ce ne viene addosso un’altra, lampeggia, abbaglianti anabbaglianti, clacson a tutta, e il meccanico grida: «Tu non sarai salvato». Il meccanico non sterza, ma sterza l’altra macchina. Ne arriva un’altra e il meccanico grida: «Tutti noi moriremo, un giorno o l’altro.»

(Chuck Palahniuk, Fight Club)

Sì, tutto sembra cospirare affinché la tomba sia la nostra destinazione, ma, come la Pasqua insegna, il sepolcro è solo temporaneo: ognuno di noi è un potenziale Lazzaro “risvegliato” (alla faccia del lazzaroni e dei caciaroni cianciaroni fancazzisti del can-can mediatico).

Bene, svestito l’uovo di Pasqua (il re è nudo), vediamo di romperlo: scartiamo il regalo.

Sì, perché un regalo c’è: dietro ogni piagnisteo, sia pure legittimo, ci dev’essere una risata (un fou rire, una risata folle alla Nietzsche): 

“Coloro che leggono Nietzsche senza ridere, e senza ridere molto, senza ridere spesso, colti talvolta da un fou rire, è come se non leggessero Nietzsche.” (Gilles Deleuze).

La Pasqua è anche questo: un Dio che, dopo un pianto a folle, si fa una risata folle della Sua morte… perché sa che, morendo, dà la vita.

L’angelo della morte sta passando davanti alle porte di tanti uomini, famiglie, aziende, città, nazioni, ma va oltre la porta di chi è “uscito dalla narrazione” imposta, dallo story-telling politicamente corretto, ed è passato a una nuova narrazione, anche se questa all’inizio può essere solo una finzione, un agire “come se” (fosse davvero così).

Se rompi l’uovo del “come è” imposto dai media (che puntano al “minimo”) e agisci “come se” – ossia agisci al massimo, sia pure solo nelle intenzioni – la tua Pasqua non sarà quella banalizzata delle masse e della stessa chiesa (quella della “moralina”, del mercato e del supermercato), ossia un rito senza profondità, né alterità, né altezza e profondità, ma si dimostrerà una Pasqua di Risurrezione (anche di insurrezione, nel senso di “rivolta ideale”).

 J'implore ta pitié, Toi, l’unique que j’aime, Du fond du gouffre obscur où mon coeur est tombé  (A te imploro pietà, a te, che sola io amo, dall’oscuro fondo d’abisso dove è affondato il mio cuore). (Baudelaire, Les fleurs du Mal)

Sì, c’è un chiarore oltre l’orizzonte (quello “orizzontale” della quotidianità). Che questa Pasqua sia, dunque, dopo il “de profundis”, un salto nella Luce: dagl’inferi al terzo cielo, e poi di nuovo giù, ma a metà strada, sulla terra, nell’acqua, nelle case, dentro e fuori di te.

Acqua e Spirito: il vento della Ruah (femminile), dello Pneuma (neutro), dello Spirito (maschile), comincerà a soffiare sull’Abisso. Sentirai sempre più il flusso della vera vita, le sue onde… perché la vita è “liturgia”, non quella esangue (talvolta da sanguisughe) propinata in questi giorni.

“La liturgia è come una grande onda del mare. Due sono i nuotatori. Uno, vedendo arrivare l’onda, raddoppia i suoi sforzi per restare a galla. E ci riesce anche; però si stanca e alla fine è contento di ritornare a terra. L’altro si abbandona all’acqua e si lascia portare dalle onde. Per lui non c’è nulla di più bello che un’onda grande che porta lontano. Egli ama la sensazione di essere portato, di essere tutt’uno con l’onda, la sensazione dei ruscelli di acqua fresca che massaggiano la pelle, la luce del sole che brilla e che si rispecchia in un mare di cristallo mescolato con fuoco... La liturgia è come una grande onda del mare.” 

(Dieter Kampen).

Lasciati andare, onda su onda… E mangiati l’uovo!

 

martedì 28 febbraio 2023

HEROES Il viaggio dell’eroe (remix)

HEROES

Il viaggio dell’eroe

                                          (remix)

 

Beato un popolo che non ha bisogno di eroi”, disse a suo tempo Bertolt Brecht (a ragione o non a ragione: dipende dalle circostanze). Fatto è, invece, che, invischiati come siamo nella melassa melliflua e reverenziale e nella “platitude” conformistica e consumistica (le “mosche al mercato”), più che mai abbiamo, invece, bisogno di veri eroi…

Il concetto di ‘eroe’ l’ho ritrovato tempo fa leggendo “Il risveglio dell’eroe con la PNL” di Robert Dilts e Stephen Gilligan, due guru della ‘trans-formazione’. Questo, tanto tempo fa (almeno due decenni), quando, ancora digiuno di PNL e “derivati”, mi crogiolavo tra le “uova del drago” di Joseph Campbell, Mircea Eliade, Richard Rohr, Vladimir Propp, gli stessi Jung, Hillman e Laing, con le loro scorribande nelle lande del mito, della fiaba, del sacro, della psiche, del simbolo, dello spirito, alla ricerca del sacro graal del “senso della vita” (quello vero, non quello veicolato dalla tivvu e dai vari media massificati e telecomandati).

 

Vorrei quindi iniziare su questo blog, un po’ “ballerino” un po’ “cercatore”, un “viaggio dell’eroe”, in cui, tra ‘sponsor’, angeli, dèmoni/demòni, principesse e briganti, vi possa portare, a partire da “sentieri interrotti”, verso la “radura luminosa” (Heidegger docet).

Ma è un viaggio già iniziato… direte voi. Sì, è vero, questo blog è una vera e propria promenade architecturale (più che altro, archetipica, o tipologica), ma questo è un nuovo inizio (senza tralasciare le quisquilie e pinzillacchere).

 

Bene, per introdurre la figura dell’’eroe’, ossia dell’uomo ‘risvegliato’, che riconosce la sua ‘vocazione’ (‘chiamata’ – talento disotterrato), comincio dapprima da Propp e la sua “morfologia della fiaba” (tratto, per celerità, da Wikipedia).

 

Personaggi

Propp individuò sette personaggi caratteristici delle fiabe:

1.      Eroe: protagonista che, dopo aver compiuto un’impresa, trionferà;

2.      Antagonista: l’oppositore dell’eroe;

3.      Falso eroe: si sostituisce all’eroe con l'inganno;

4.      Mandante: chi spinge l’eroe a intraprendere la sua missione;

5.      Donatore: la guida dell’eroe, colui che gli dà un dono magico;

6.      Aiutante: chi aiuta l’eroe a portare a termine la missione ricevuta;

7.      Persona ricercata: premio finale per l’eroe.

A volte il donatore può essere anche l’aiutante, come il mandante può essere anche antagonista, a seconda, naturalmente, della fiaba.

 

Schema

Lo schema generale di una fiaba, secondo Propp, è il seguente:

1.      Equilibrio iniziale (inizio);

2.      Rottura dell'equilibrio iniziale (movente o complicazione);

3.      Peripezie dell’eroe;

4.      Ristabilimento dell’equilibrio (conclusione).
  
Funzioni

Queste sono le 31 funzioni individuate da Propp:

1.   Allontanamento: uno dei membri della famiglia si allontana da casa – p. es. il principe va in guerra;

2.   Divieto (o ordine): all’eroe viene imposto un divieto (p. es. a Cappuccetto rosso viene proibito di passare per il bosco);

3.   Infrazione: il divieto è infranto (p. es. Cappuccetto rosso passa per il bosco);

4.   Investigazione: l’antagonista fa delle ricerche sull’eroe;

5.   Delazione: l’antagonista riceve le informazioni;

6.   Tranello: l’antagonista tenta di ingannare l’eroe;

7.   Connivenza: l’eroe cade nel tranello;

8.  Danneggiamento (o mancanza): l’antagonista reca danno all’eroe (oppure viene a mancare qualcosa) – p. es. la bella addormentata è punta a causa della maledizione di una vecchia fata;

9.   Mediazione: il danneggiamento o la mancanza vengono resi noti;

10. Consenso: l’eroe reagisce;

11. Partenza: l’eroe parte;

12. Funzione del donatore: il donatore mette alla prova l’eroe;

13. Reazione: l’eroe supera la prova;

14. Fornitura: il donatore dà l’oggetto magico all’eroe;

15. Trasferimento: l’eroe si trasferisce, o viene condotto sul luogo in cui si trova l’oggetto delle sue ricerche;

16. Lotta: l’eroe e l’antagonista ingaggiano direttamente la lotta;

17. Marchiatura: all’eroe è impresso un marchio;

18. Vittoria: l’antagonista è vinto;

19. Rimozione: l’eroe viene liberato dal danno o dalla mancanza iniziale;

20. Ritorno: l’eroe ritorna;

21. Persecuzione: l’eroe è sottoposto a persecuzione;

22. Salvataggio: l’eroe si salva;

23. Arrivo in incognito: l’eroe arriva in incognito a casa o in un altro paese;

24. Pretese infondate: il falso eroe avanza pretese senza fondamento;

25. Prova: all’eroe è imposto un compito difficile, una prova da superare;

26. Adempimento: il compito difficile è eseguito;

27. Identificazione: l’eroe viene riconosciuto

28. Smascheramento: il falso eroe (o l’antagonista) viene smascherato;

29. Trasfigurazione: l’eroe assume nuove sembianze;

30. Punizione: l’antagonista viene punito;

31. Lieto fine: l’eroe ottiene il premio finale; spesso si sposa o ottiene un regno.

 

Bene, se vi ritrovate, non dico in tutte, ma in molte di queste situazioni, avete fatto (o state facendo) un viaggio dell’”eroe”…