PISA PIA MILANO MILORD
E la lady? Mora sì, lele forse, letizia assente
Siamo solo noi che non abbiamo più niente da dire
dobbiamo solo vomitare
dobbiamo solo vomitare
siamo solo noi che non vi stiamo più neanche ad ascoltare
siamo solo noi quelli che non han più rispetto per niente
neanche per la gente
neanche per la gente
siamo solo noi quelli che ormai non credono più a niente
e vi fregano sempre
siamo solo noi che tra Demonio e Santitá è lo stesso basta che ci sia posto
siamo solo noi…
Noi siamo uomini d’oggi.
Siamo soli.
Non abbiamo più dèi.
Non abbiamo più idee.
Non crediamo né a Gesù Cristo né a Marx.
Non abbiamo più idee.
Non crediamo né a Gesù Cristo né a Marx.
Che sia Vasco o che sia Pierre Drieu La Rochelle (le analogie ci sono, al di là della Destra e della Sinistra), il vasto sotterraneo (la terra d’Italia è ‘cava’) è immerso nell’oscurità. Killing me softly (anzi, hard). Ma bagliori di luce ci sono (Milano, Napoli…).
Fuori: le stelle audaci. Dentro: timidi baluginii. Strano per una chiesa pentecostale: di solito illuminata a giorno, anche quando i pochi attimi di preghiera silente consiglierebbero il risparmio energetico.
Aleggiava il silenzio, assoluto. Poi qualche increspatura. L’atmosfera: carica di emozione compressa, contratta, quasi distratta. Ice. Absolut. Sottili carezze vellutavano le pareti grezze, quasi sciogliendole. L’alfabeto dei suoni stentava a uscire dalla fase delta.
All’improvviso, sons et lumières: il tripudio, atteso e benvenuto, di voci salmodianti, urlanti, piangenti, balbettanti o fluenti nella lingua degli angeli.
L’atmosfera divenne di colpo carica. Hot. Sovraccarica. Absolutely. Da black-out. E da far impazzire pure YouTube.
Energia pura, barbagli di eternità che tubavano con spicchi di tempo rubati alla cronaca quotidiana; onde e vibrazioni dello Spirito scaturenti dall’Abisso. La vivencia sgommò e ripartì. Il silenzio era durato anche troppo, lo strip era al palo. Lap-dance dance dance…
Non solo Gocce di Pioggia a Jericoacoara ma tra poco un vero e proprio acquazzone… Basta con: “Sciami di bipedi che vanno al lavoro, che tengono famiglia, che vanno in gita il fine settimana, che leggono i giornali e, se capita, Selezione del Reader’s Digest, che litigano per una politica che manco li pensa, dove tutti i giochi sono già fatti e tutti sono giocati. Ieri come oggi. Automi senza ragione, braccia da fatica, occhi che non vedono, narici che non fiutano, cuori che non presentono…” (Anna K. Valerio). C’è un ritorno alla ‘politica’, dopo la poltiglia.
Pol Pot? Melting pot? Forse, ma c’è anche gente (nel senso di ‘popolo’, ‘comunità’: non solo ‘massa’ o ‘mass-mediatizzati’ al silicone e al botox – ahiahi Nip e Tuck, che guaio avete fatto! Ma voi due siete comunque meglio degli ‘snippati’ e ‘taccheggiati’ che tacchinano a ogni angolo e su ogni carreggiata: svampano pensando di vippeggiare e vampeggiare qui e là; ma sono solo vampirizzati, un po’ sailer moon um po’ moonlight: in ogni caso, cibo per la luna). Dico, c’è anche gente che sempre più si sveglia e si stacca dal corteo dei leccab… (i baciapile: loschi o lische, ma ormai sempre più alla berlina – e non se accorgono!)
Nel frattempo il bar palpitava ancora di scampoli di vita (gli scampi della cena al ristorante erano ormai al sicuro, nelle stive dei bonvivant). Tutti scalpitanti, anche quelli senza scalpo. Scapoli (gli scampati) e ammogliati (i sopravvissuti). Intellettuali scalmanati e sciampiste scompaginate. Vitaioli e mortadelle. Cicale e grilli parlanti. Sesso e politica. Aragoste e scampi. Qualche voce fuori dal coro. Uno spicchio d’umanità in cerca di se stessa, ma, soprattutto, di qualche attimo di gioia oltre lo stress. Adda passà ‘a nuttata! (con la D’Addario?).
Ok. Dopo il KO un po’ di brillii di Satya Yuga (l’età dell’oro – speriamo che il Kali Yuga, arrugginito, venga smaltito al più presto – ovviamente, parlo di raccolta differenziata). Basta con le ecoballe, parliamo di qualcosa di più ‘poetico’. Ma solo per tornare poi in azione, rinfrancati. Se è vero che non ci sono più i futuri di una volta, almeno qualche lampo di eternità ci può dare la spinta verso l’oggi.
Sì, è l’oggi che ci appartiene. Il domani è solo un segmento dell’oggi e può diventare un futuro desiderabile solo se si nutre di ciascun istante. Insomma, fermiamoci a riflettere (senza flettere). Fermati attimo, sei bello!
Sì, è l’oggi che ci appartiene. Il domani è solo un segmento dell’oggi e può diventare un futuro desiderabile solo se si nutre di ciascun istante. Insomma, fermiamoci a riflettere (senza flettere). Fermati attimo, sei bello!
Comunque, dopo la sosta e la siesta, ricominciamo il viaggio, ma con amore. C’è il secondo round. Dopo i ballottaggi, si ricomincerà a ballare. Ma non i soliti minuetti. Meglio un bel tango: se prima noli me tangere, ora a passi di tango. Sì, il tango, dio degli abbracci.
“Amare è sentire la pressione del corpo assente contro il proprio.” (Anna K. Valerio),
“Questi amanti incorporei s’incontrarono, un cielo nello sguardo, cielo dei cieli a ognuno il privilegio di contemplare gli occhi dell’altro (…) Vi furono mai nozze come queste? Un paradiso li ospitava e cherubini e serafini furono i rispettosi invitati.” (Emily Dickinson)
“Es un sentimiento nuevo che mi tiene alta la vita, la passione nella gola, l’eros che si fa parola” (Battiato)
“Non pretendete che gli altri comprendano l’unione dei vostri corpi nel piacere né la compenetrazione delle vostre menti e dei vostri spiriti. Chi non ha fatto questa esperienza non può capire: non cercate di spiegare perché le parole non servono…” (Ashley Thirleby – Tantra).
Infine, qualcosa di mio (da Gocce di pioggia a Jericoacoara):
“Il talamo li accolse a lenzuola aperte. Tra deliri ascendenti e dolori discendenti, solstizi ed equinozi. Amanti lontani, ora vicini. Mai distanti. (…) Pesanti gocce d’ardore e afrore sfiorarono le ardue tempie, rotolando, doce doce, sulle guance. Le dita, guadando sui rivi affioranti su ogni lembo di pelle, guadagnavano posizioni sulla terraferma (e sui corpi in movimento), tracciando segnature e marcando territori. Mischiati, uniti, complici (…)
La terra bruciava. Il vomere ricominciava a tracciare solchi, il terreno franava sotto i loro piedi. (…) Nessun freno, nessuna remora, nessuna esitazione: il treno del desiderio si lanciò a fari spenti nella prima galleria. L’universo fisico si fermò…
“Amare è sentire la pressione del corpo assente contro il proprio.” (Anna K. Valerio),
“Questi amanti incorporei s’incontrarono, un cielo nello sguardo, cielo dei cieli a ognuno il privilegio di contemplare gli occhi dell’altro (…) Vi furono mai nozze come queste? Un paradiso li ospitava e cherubini e serafini furono i rispettosi invitati.” (Emily Dickinson)
“Es un sentimiento nuevo che mi tiene alta la vita, la passione nella gola, l’eros che si fa parola” (Battiato)
“Non pretendete che gli altri comprendano l’unione dei vostri corpi nel piacere né la compenetrazione delle vostre menti e dei vostri spiriti. Chi non ha fatto questa esperienza non può capire: non cercate di spiegare perché le parole non servono…” (Ashley Thirleby – Tantra).
Infine, qualcosa di mio (da Gocce di pioggia a Jericoacoara):
“Il talamo li accolse a lenzuola aperte. Tra deliri ascendenti e dolori discendenti, solstizi ed equinozi. Amanti lontani, ora vicini. Mai distanti. (…) Pesanti gocce d’ardore e afrore sfiorarono le ardue tempie, rotolando, doce doce, sulle guance. Le dita, guadando sui rivi affioranti su ogni lembo di pelle, guadagnavano posizioni sulla terraferma (e sui corpi in movimento), tracciando segnature e marcando territori. Mischiati, uniti, complici (…)
La terra bruciava. Il vomere ricominciava a tracciare solchi, il terreno franava sotto i loro piedi. (…) Nessun freno, nessuna remora, nessuna esitazione: il treno del desiderio si lanciò a fari spenti nella prima galleria. L’universo fisico si fermò…
Bene, da oggi si ricomincia, un po’ Terra un po’ Cielo. D’altronde, “la radicale opposizione tra gli uomini si svela nel fatto che, parlando del piacere, gli uni decollano verso la metafisica e gli altri scivolano verso la fisiologia.” (Anna K. Valerio),
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