LE POST-VERITÀ
TRUTH & TRUST
«Quando
Tyler ha inventato il Progetto Caos, Tyler ha spiegato che lo scopo del
Progetto Caos non aveva niente a che fare con il prossimo. A Tyler non
importava se qualcun altro si faceva male o no. Lo scopo era far prendere
coscienza a ciascun partecipante al progetto del potere che ha di controllare
la storia. Noi, ciascuno di noi, possiamo assumere il controllo del mondo. È
stato al fight club che Tyler ha inventato il Progetto Caos.»
Forse non
ce ne rendiamo conto, ma il Progetto Caos
è già in fase di attuazione, sia pure camuffato da Progetto Cosmos. Tutto imbellettato, dolcificato, patinato (e
platinato): camouflage in
doppiopetto, bello siliconato. Valgono solo le cose “scientifiche” (a dire dei
presunti sapienti: la verità… ah se fosse
vera! direbbe l’ipervedente Borges), tutto il resto – scie chimiche, crollo “guidato”
delle torri, vaccini a prova non stagna
di meningite ecc. ecc – è noia, anzi post-verità (a dire il vero sono
ben più diffuse le pre-verità…)
Sia ben
chiaro, non c’è l’assoluta certezza nemmeno nelle “verità” dei “complottisti”,
dalle twin towers “suicidate” alle
scie chimiche spurgate dagli aerei, dall’Isis frutto di chissà quale diavoleria
yankee ai microchip 666, ma perché negare tutto a priori?
Non si fomenta così il sospetto, legittimo, che molti dei cosiddetti “antibufalari”
siano al soldo di chissà chi?
È vero, sì, che ogni asserzione tende a essere viziata dalla “pre-comprensione” e dal pregiudizio, ed è quindi facile favellare, o favoleggiare, con i paraocchi e i prosciutti sugli occhi, pensando di fare i “realisti” (più del re: il Grande Fratello) o gli anticonformisti e complottisti a ogni costo, ma non è
meglio vagliare ogni possibilità, senza cadere nella trappola, ormai disseminata,
dello scientismo radical-chic e prêt-à-porter?
D’altronde, chi non conosce la verità è uno sciocco, ma
chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente. (Bertolt Brecht).
Quanta
povertà, quanta avarizia è nelle vostre anime, voi uomini! Fango è nel fondo
della loro anima… Certo, costoro sono astinenti: ma la cagna sensualità guarda
con invidia da tutto quanto essi fanno. Lussuria mascherata da compassione.
Questi
molti degli “svelatori” delle post-verità: sempre patinati e pettinati (spesso a pettinare bambole e smacchiare giaguari).
E chi crede
nelle tanto vituperate post-verità e non si piega alle tanto osannate
pre-verità?
Si sente,
per dirla con un altro pensatore non-conforme, come un naufrago avvinghiato a quell’Io
che ancora non sa comprendere senza macchiarlo, ma che tuttavia intuisce essere
la sua unica certezza: senza religione né fede né entusiasmo, fra una scienza
che in sé stessa si sfascia e una filosofia esasperata in una formale, vuota
sufficienza; assetato di libertà eppure irrigidito nel contrasto con una
natura, una società e una cultura in cui ormai più non si riconosce.
In ogni caso, macchia o non macchia, avevo preconizzato il “progetto
post-verità” già un mesetto fa: ve lo riposto in parte, il resto lo trovate su TRUMP-RENZI: CHI HA PERSO
(PRESO) IL TRUMP? LE POST-VERITÀ.
Oggi, post-Immacolata,
vi voglio proporre – post-porre mi verrebbe da dire – un post sulle post-verità.
Si tratta di un neologismo derivante dall’inglese post-truth, che, peraltro, l’Oxford English Dictionary ha deciso di nominare parola dell’anno del 2016.
Si tratta di un neologismo derivante dall’inglese post-truth, che, peraltro, l’Oxford English Dictionary ha deciso di nominare parola dell’anno del 2016.
Post-verità? Ma che vo’
di’? È una notizia completamente falsa ma
spacciata per autentica, capace, grazie al suo indotto di rimandi ed
emozioni, di influenzare una parte dell’opinione
pubblica. Insomma, una balla.
Balla, sì, la
post-verità, ma capace di far ballare. Tuttavia, un dubbio fa capolino: si
tratta di notizie totalmente false, o le
post-verità non sono, piuttosto, delle verità posticipate?
Il dubbio si fa poi
(post)certezza: che siano verità, mezze verità o pseudo-verità, le post-verità si dimostrano “verità a
posteriori”, capaci di scalzare le presunte verità a priori: quelle
spacciate a spiccioli o a caterve e ca(s)cate da intellettualoidi
mezze-calzette e da mass-mediologi impreparati, pre(post)pagati o solamente
drogati di protervia e hybris (e qui rinvio all’azzeccato
termine – in memoria del nostro post-nonno Adamo – utilizzato da Marco
Travaglio per definire il “peccato di Matteo”). Questo a prescindere
dall’unghiata tigresca post-mortem dell’ultimo Renzi alla Baricco, dopo tanti
baloccamenti, profumi e balocchi (e con donna Agnese finalmente “al bacio” – l’ultimo
bacio?).
In ogni caso, per
illuminarvi sulle post-verità vi ri-posto un illuminante post sgorgato dai
fondali del web (www.loccidentale.it/articoli/143864/tenetevi-forte-la-vera-bufala-e-la-post-verita).
Un post fuori dal “luogo comune”: “... forse non lo dici però lo sai ... e
quindi sei un recidivo! Ti distingui dal luogo comune ... e vuoi rispondere
solo a te ... ti distingui dall’uomo comune.”
Ve lo ri-posto tutto
(d’altronde è breve). Ovviamente, per dirla con Vasco, non è per “uomini
comuni” (e “bipedi”), ma per uomini (e donne) differenziati – v. anche
la contrapposizione tra “persuasione” e “rettorica” in Michelstaedter.
Infine, onda su onda,
vi post-posto l’incipit di un mio romanzo inedito: qui le immaginarie
post-verità, alla Fight Club, potrebbero
diventare realtà metropolitane; e solo movimenti post-sistema, ma tutto
sommato nel sistema, quali i CinqueStelle e la Lega (a sinistra c’è ben poco),
riescono a frenare le derive post-sessantottine (nel senso di brigate rosse e
nere).
Da quando l'Oxford
Dictionary ha inserito il termine post-truth, insieme a Brexit, brexiteer,
tra le parole dell'anno, la “post-verità” è diventata un mezzo per
screditare Brexit e l’elezione di Donald Trump. La post-verità in
realtà esisteva anche prima del web: Ronald Syme in The Roman Revolution
ha descritto come, mettendo in giro bugie di ogni tipo, Ottaviano ottenne dal
Senato il mandato per fare la guerra in Egitto contro Antonio e Cleopatra, per
liberarsi così dell’ultimo rivale e prendersi Roma.
La post-verità è una
notizia falsa o una notizia non esatta che, veicolata dal web avrebbe, secondo
alcuni pasionari anti-brexit e anti-Trump, convinto masse di rozzi e incolti
abitanti delle zone rurali del Regno Unito a votare Brexit, come degli Stati
Uniti a votare Trump. Questa strategia del popolo bue, viene usata anche in
Italia contro la vittoria del NO al referendum: i radical chic considerano
Brexit, Trump, il NO del 4 dicembre il risultato del voto dei buzziconi. Invece
Niall Ferguson, storico dell’impero britannico, del capitalismo e della
globalizzazione, una star di Oxford e Harvard, il 6 dicembre ha dichiarato di
avere sbagliato a non sostenere Brexit e a non avere passato più tempo ad
ascoltare la gente nei pub.
Parlando al Milken
Institute a Londra sul futuro dell’Europa – come riportano il Daily Mail e
Breitbart del 7 dicembre – Ferguson ha dichiarato di avere sbagliato a non
sostenere subito Brexit, perché l’Unione Europa è stato il disastro che aveva
previsto fin dal 1999.
È stata un disastro
soprattutto per l’Europa Meridionale, visto che l’euro ha
funzionato solo per la Germania e l’Europa del Nord. Catastrofica è stata anche
la politica di sicurezza europea per l’Africa e il Medio Oriente, come quella
sull’immigrazione, e la Ue non ha capito niente dell’Islam radicale,
perciò è del tutto giustificata la rivolta della Brexit.
L’Europa in grave crisi
demografica – con un invecchiamento impressionante della popolazione per il
quale si prevedono costi sempre più alti per il welfare, con un’immigrazione
incontrollata, e comunque non in grado, anche se integrata, di essere
classe dirigente – è sull'orlo dell'abisso. Già nel 2015 Ferguson aveva scritto
come l’Europa, afflitta da una lenta crescita, dalla crisi demografica,
era destinata al fallimento. Sul Wall Street Journal del 19 novembre 2011, lo
storico aveva tracciato un quadro a tinte fosche dell’Unione Europea, con gli
inglesi felici in Britannia e italiani e greci a fare da camerieri e
giardinieri ai tedeschi in un nuovo Sacro Romano Impero.
“I media − ha detto Ferguson − hanno
preso Trump alla lettera, ma non seriamente. I suoi elettori lo hanno
preso sul serio, ma non alla lettera”. Trump, il nuovo Roosevelt secondo
Ferguson, ha infatti stracciato subito il TTP, ha telefonato al presidente di
Taiwan per fare capire ai cinesi che intende ridimensionare i rapporti
sino-americani, ha pure invitato Apple a tornare a produrre negli States: per
chi dà lavoro agli americani ci saranno sgravi fiscali, mentre le imprese
americane all’estero avranno dazi del 35% per le merci in
America. Ferguson sostiene quindi la politica di Trump per riportare il
lavoro in America, e la sua politica estera di alleanza con Putin in Siria e
Ucraina.
È cominciata un’età nuova, forse avremmo bisogno anche noi di un Niall Ferguson, ma non se ne vede
neppure l'ombra.
Bomba o non bomba (a Firenze dormimmo da un intellettuale, la faccia giusta e tutto quanto il resto. Ci disse: no, compagni, amici, io disapprovo il passo;
manca l’analisi e poi non c’ho l’elmetto: Ma bomba o non bomba noi arriveremo a Roma, malgrado te –
Venditti cantat), è giunto
il tempo di risvegliarsi e uscire dalle trappole mediatiche (Grillo non è poi
tanto grullo), utilizzando tutti e cinque i sensi (e oltre).
Ci vuole un salto di qualità: «La soprannaturalizzazione dei cinque sensi è la grande avventura del corpo a contatto con il divino. Un corpo vivente può diventare qualcosa di molto simile a un corpo glorioso.» (Cristina Campo).
Ci vuole un salto di qualità: «La soprannaturalizzazione dei cinque sensi è la grande avventura del corpo a contatto con il divino. Un corpo vivente può diventare qualcosa di molto simile a un corpo glorioso.» (Cristina Campo).
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