sabato 23 ottobre 2010

SHOP SHAPE SHAKE SHARK… SHOT!

SHOP SHAPE SHAKE SHARK… SHOT!

"We shape our cities and thereafter they shape us" (Churchill). Nondimeno, "la forme d'une ville change plus vite …. que le cœur d'un mortel" (Baudelaire). Sì, diamo forma alle nostre città, ai nostri quartieri, alle nostre case, alle nostre ‘cose’… e poi loro danno forma a noi, ci conformano, ci deformano.

Form follows fiasco. Sì, è dal nostro insuccesso che si (de)genera la forma e i contenuti della nostra vita. Spesso presunti insuccessi (un fallimento non significa il fallimento: ogni difficoltà è un’opportunitàrepetita iuvant) ci condizionano. E come ormai, dopo Hillman (e non solo), tutti (o quasi) sanno: non è scavando nel pozzo del passato che si ‘guarisce’ e si inizia a ‘volare’. Dal pozzo si tira fuori solo la morte… Se si vuole la vita bisogna ‘cambiare canale’.

“Le città sono stati d’animo, stati emotivi, umori.” Con o senza John Steinbeck e Saul Bellow. Città da abbandonare, ma per andare dove? “When you leave New York you ain’t going nowhere.” Eppure, “Living in New York is never easy” (e nemmeno leaving). Vivi e lascia vivere. Da svegli, dormendo o in fase rem, New York è assolutamente da vivere, fosse anche “vedi New York e poi muori...” E Lorenzo, che pure mai come in quello scorcio esistenziale (uno squarcio di vita autentica) voleva vivere, si fece ‘prendere’ dal gorgo macro-metropolitano (e dal suo gergo). Dal vortice tritarifiuti, dalla fonderia di corpi e anime, dal laboratorio alchemico. Reading from New York. Città biblica. Come la Bibbia: puoi rileggerla infinite volte e ogni volta scopri un senso nuovo. Settanta sensi. Città fucina, laboratorio di un futuro charming. E il presente? Il sole che sbanda sui muri di vetro, le pareti di mattoni che si fanno rubizze… New York, città di rubino, cristallo e porcellana (cinese). Paradiso, inferno, purgatorio… (il limbo era passato di moda). Chiasso generale tra i silenzi individuali. La musica? From the beginning, di Emerson, Lake e Palmer. Così sentiva (come sintesi) il ‘suono’ della metropoli in quel particolare stato d’animo (alla Emerson: non il pop-singer, ma Ralph Waldo, sempre lui, il filosofo del ‘divenire’, quello per cui “le preghiere degli uomini sono una malattia della volontà e i credi una malattia dell’intelletto”). Sì, questo il suo preludio nuiorchese. Un po’ alba di Pugnochiuso un po’ notti al Cairo. Una malattia e una preghiera. Ma lui ora era in convalescenza. E una volta guarito, avrebbe vissuto d’altro: di architettura, forse di preghiera… (da Gocce di pioggia a Jericoacoara).

Architettura, preghiera… Il sole che sbanda sui muri, chiasso generale tra silenzi individuali… L’ambiente è sia ”fondo indefinito e informe”, spazio ‘vuoto’ da ‘riempire’ (con elementi ‘autentici’), sia “ente pervaso da forze generate dagli oggetti” interagenti con quelle prodotte dall’ambiente. E tra lo spazio dei pieni e dei vuoti ci sono gli interspazi, gli ‘spazi negativi’. E sono questi ultimi – l’’inframondo’ (mitwelt) – a generare il ‘pattern’ totale, ossia l'organizzazione funzionale della città e dell’uomo. L’holos, il tutto, superiore alla somma delle parti (almeno nella città 'organica'), è in grado di soddisfare all’obiettivo ‘città’ o ‘uomo’. La città e l’uomo: il macro e il micro (supra e infra. Talvolta, infradito…), la forma e la funzione che, unite, costituiscono l’organismo ‘città’ e l’organismo ‘uomo’.

La forme d'une ville… Sì, il cuore della città cambia più velocemente di quello dell’uomo. Le città mutano, invecchiano, fanno le grinze, subiscono amputazioni, mettono su pancia (e protesi), cercano un’improbabile eterna giovinezza sfoggiando vestiti sgargianti, all’ultima moda, trendy, trash… Qui e là qualche punturina, ma sì… botox a volontà, squarci e ricuciture, omogeneizzazioni, outing, yoghurt, transgenderizzazioni: sì, le città bene o male cambiano (o ci provano), ma lui (o lei…), il cuore dell’uomo, resta lo stesso. Capace, ora come allora, di slanci vitali e di scivolate suicide (e sudice). Eppur ancora fermo all’Adamo della mela e al Caino dei fagiolini. E non solo il sempre-adamo continua a mangiare la mela, ma si è ormai identificato con essa: è diventato un oggetto al servizio degli oggetti. Sempre più ci identifichiamo con e nelle cose, continuamente ci abbassiamo al loro livello e …scivoliamo (su di esse? su di noi? È lo stesso: ormai siamo tutt’uno con le cose. Siamo diventati una protesi del cellulare…). Malgré tout, c’è ancora vita sulla terra! Sì, Deo gratias (gratia sine gratis gratia non est...), c’è sempre più chi, dopo l’ubriacatura dell’Italia da bere, vuole tornare all’Itaca da centellinare (siamo o non siamo entrati nell'era dello Spirito?). Sì, c'è chi si ribella... e qui viene il bello: i ribelli non sono più d’un solo colore (ma non lo sono mai stati: c’era il Che – Guevara e c’era Jünger. E poi il Che batte anche a destra...). Insomma, c'è chi vuole disidentificarsi, uscire dalla platitude. Sì, in tempi di omologazione, anche eterologa, c’è chi vuole uscire dal coro, vuole fare outing (non che nel passato ci fossero più voci dissonanti: sì, c’era la pizzica, ma solo per i tarantolati; gli altri erano delle comuni lucertole. Poi c’è stato Re lucertola – Jim Morrison – ma non è che le cose siano andate meglio…). Ma per fare coming out occorre aprire la porta. E per i più timidi… passare sotto la soglia.

Per volare in alto l’ala si deve abbassare… Ultimamente forse abbiamo alzato troppo le ali… E come si sa, un battito d’ali ad Avetrana ha scatenato un cataclisma mediatico da Bressanone a Milazzo. Ma non è stato un battito d’ali: solo battiti (prima battiti live, poi ‘battipanni’: battute, botte, solo battiti… poi sempre meno, poi più nulla…). Le ali si sono spezzate, sono state mozzate. De profundis te clamo… In cantina, nel pozzo, in the cut. Cunto de li cunti, è possibile uscire dal fossato? O cambiare canale? Sì, siamo nell’epoca del ‘tutto è possibile’. Basta toccare il fondo (se non l’hai fatto, datti tu l’ultima spinta, ma poi, con tutta la rabbia possibile, alla Osborne, devi ri-decidere, devi risalire… possibilmente non dopo quarantuno giorni… By the way, vai al mio post del 3 dicembre 2008 sul numero quarantuno, in Tramonto dell'Occidente - Alba dell'Oriente (quello messianico, non massonico). Di tecniche per uscire dal pozzo ce ne sono tante, ma non ce le insegnano: a tal proposito, visto che ne parlo spesso (e qui passo dalla città agli stati d'animo: ma siamo lì...), la PNL ha potenzialità eccezionali: tecniche come quelle (pardon per l’argot) dell’ancoraggio, dello swish, dello squash, del reframing, della time-line, danno all’individuo ‘depotenziato’ (e chi in un certo senso non lo è?) quell’ego-drive capace di farlo catapultare dal girone ‘infernale’ al cosmodromo 'edenico' (un odeon in cui non si è solo spettatori, ma attori e registi).

Sono arrivato al pit-stop. Al prossimo post i prossimi step. Stop and go. La penna continua a tirare... Uso la scrittura per sopravvivermi… (per dirla con Corona. Non Fabrizio – e non lo dico per invidia, del Fabri o, già va meglio, di Belen ma Mauro: sì, Mauro Corona, quello del bosco antico). E soprattutto, per far di me stesso fiamma… (senza far la fine del sommo Michelstaedter, né del ‘minimo’ zi’ Miché).

domenica 17 ottobre 2010

SARAH IN THE SKY WITH DIAMONDS

SARAH IN THE SKY WITH DIAMONDS

“Vere e proprie malattie sono diventate ormai modi di vita: l’esaurimento, la depressione, l’agitazione, i complessi d’inferiorità, l’impazienza, l’aggressività … la paura, l’angoscia (…) È penoso constatare quanti uomini siano ridotti a niente, rispetto a quello che potrebbero essere (…) La Folla e la Massa sostituiscono l’individuo cosciente.” Così Pierre Daco. Ancor prima Ronald D. Laing, con il suo sempre attuale: “Nessuno oggi, uomo o donna, può mettersi a pensare, sentire od agire se non partendo dalla propria alienazione (….) L’umanità è estraniata dalle sue possibilità autentiche.” Non solo: “… se la psiche è l’anima, e l’anima è il mondo dell’esperienza, come sostiene Aristotele, essa ci fa paura. Non ne vogliamo troppa o troppe varietà. La vogliamo ridotta a percezione e a immaginazione terrene, niente sogni a colori…

Fatto è che, per condirla alla Cioran: “… la turba … è incapace di comprendere il rapporto esistente fra idea di vuoto e sensazione di libertà (…) sempre confonderà apparenza e sostanza”. Sì, quella che è sveglia in noi è la tua ‘persona’ (come tutti, o quasi, sappiamo in latino significa ‘maschera’ o ‘attore’), mentre ciò che dorme è la nostra ‘essenza’, la vera natura (l’essenza è sfaccettata come e più di un diamante, anzi, nella sua ‘essenza’ è pressoché ‘sferica’). Tu sei la maschera e sei l’attore, ma il regista chi è? Dovresti essere tu! E dovresti essere anche lo sceneggiatore, non dico il produttore (sì, lo so, ti mancano i soldi per finanziare il ‘film’ della tua vita: ma qualche talento ce l’hai, forse ancora sotterrato…).

Continuando con i ‘prestiti’ dai miei Prendi la PNL con Spirito! e Che cos'è la PNL? (quest’ultimo imminente per Sovera), ogni disfunzionalità cognitivo-comportamentale, il nostro stesso mal-essere (depressione, ansia, paure, fobie), deriva proprio dal (mis)fatto che siamo solo ‘persone’: attori che interpretano un preciso ruolo in questo mondo e passano gran parte della propria vita mentendo, fingendo e nascondendosi dietro la propria ‘maschera sociale’.

“Gli edifici sono malati, le istituzioni sono malate … Il mondo è diventato tossico … E nel suo modo folle, la terapia, enfatizzando l’anima interiore e ignorando l’anima che è fuori … continua ciecamente a credere di curare il mondo esterno rendendo migliore la gente.” È vero: cento anni di psicoterapia e il mondo va sempre peggio (e se lo dice Hillman...). E questo perché c’è l’anima individuale e c’è l’anima mundi: le cause del tuo mal-essere sono in te e fuori di te. Il tuo ben-essere non dipende solo dall’essere un individuo ‘realizzato’, ma anche da come ti relazioni agli altri e al mondo. Per dirla ‘con filosofia’, tre sono le strutture dell’esistenza: ‘essere-nel-mondo’ (Umwelt), ‘esserci-con’ (Mitwelt) e ‘mondo proprio’ (Eigenwelt); ossia, il tuo rapporto con l’ambiente, con gli altri e con te stesso. Ebbene, tutt’e tre queste strutture esistenziali (anima mundi, genius loci e anima sui) devono essere curate, riguardate ed, eventualmente, resettate.

“Siamo esseri gettati nel mondo”, per dirla con Sartre e Heidegger. Siamo da un lato liberi dall’altro schiavi. Schiavi, perché così condizionati (genetica, ereditarietà, ambiente, sliding doors…) da risultare quasi programmati: è come se nel nostro hardware – la mente – si fossero accasate decine di ‘file pirata’. Queste ‘configurazioni neurali’ diventano le nostre ‘mappe’, i modelli rappresentativi del mondo: ma sono piantine lacunose, non ci sono tutti i ‘luoghi’ (“la mappa non è il territorio”).

Non solo, ma tendiamo a generalizzare, focalizzare, cancellare o distorcere quanto vediamo, sentiamo e proviamo: usiamo dei ‘filtri’ con cui interpretiamo le nostre esperienze. Queste mappe, una volta archiviate nel nostro cervello, diventano le ‘carte stradali’ che utilizziamo per tracciare il ‘percorso’ della nostra esistenza. In definitiva – come scrivo nel mio “Prendi la PNL con spirito!” noi confondiamo il nostro “modello di realtà” con la realtà stessa.

Sì, è vero, spesso le cause sono esterne – ambientali (l’inquinamento atmosferico, l’ambiente di lavoro non ben illuminato e aerato, la vernice dei mobili…) o sociali (i tuoi interlocutori sono noiosi, opprimenti, stressanti, poco motivanti) – eppure qualcosa dal tuo ‘mare interno’ sta venendo a galla e, affiorando, ti provoca il disturbo, il disagio. E se le ‘bolle’ sono grandi fanno capovolgere la ‘barca’…

Sì, come ricorda Raffaele Morelli, il noto psicoterapeuta mediatico: “In realtà, qualcosa di sconosciuto mi manda l’ansia, la depressione, l’insonnia: qualcosa che proviene dalla mia profondità, dai miei abissi … Mentre io mi oppongo e cerco le cause, il disagio si amplifica … Qualcosa dentro di me non vuole i miei ragionamenti … Vuole solamente inondarmi di un’energia sconosciuta, vuole portarmi altrove…”

Sì, il tuo disagio è un sussurro (o un urlo lacerante…) dell’anima che vuole darti delle indicazioni circa una nuova strada da seguire. Oppure è una ‘via’ alternativa che il tuo inconscio (la coscienza è solo la punta dell’iceberg) ha dovuto trovare per far sfogare tutta la tua energia vitale (se il disagio è occultato dalla legge dell’omertà del clan familiare allora si ‘solidifica’ in ‘fissazioni’ e ‘ossessioni’ – quanto meno – e, se ‘minato’ da pregresse ‘violazioni invasive’ (abusi risalenti all’infanzia, magari persistenti e addirittura ‘accettati’), può ‘esplodere’ quando qualcuno (anche ‘vicino’ o ‘prossimo’, come Sara), invade il ‘territorio minato’.

Tutti noi abbiamo le nostre piccole manie e fissazioni, o una leggera saltuaria ansia. Ciò che fa la differenza, che le rende borderline (dal “vissuto emozionale eccessivo”), è la loro quantità: quando cominciano a limitare troppo le prestazioni quotidiane o darne (fosse anche per pochi momenti) una direzione troppo ‘particolare’. E poi, non sempre si può parlare di disturbo della personalità: spesso si tratta solo di tratti caratteriali un po’ troppo accentuati. Come osserva Michele Serra, il mass-mediologo: “Credo che ‘disagio’ sia la parola chiave. Nei nostri anni ogni normale sottozero invernale diventa ‘gelo polare’ e ogni normale canicola estiva diventa ‘caldo record’… Se ogni disagio diventa ‘emergenza’, ogni stato di malessere diventa ‘malattia’.” Magari è un semplice ‘brufolo’… in ogni caso, se vuoi ti toglierò il ‘neo’.

In ogni caso, come lo si giri, l’uomo non è un essere ‘univoco’.

«Il più grande errore è credere che l’uomo abbia unità permanente. Un uomo non è mai uno. Continuamente egli cambia. Raramente rimane identico, anche per una sola mezz’ora. Noi pensiamo che un uomo chiamato Ivan sia sempre Ivan, ma non è così. Ora è Ivan, un altro momento è Pietro, e un minuto più tardi Nicola, Sergio, Matteo, Simone, anche se tutti pensiamo che sia sempre Ivan. Sapete che Ivan non può commettere certe azioni, mentire per esempio, ed ora scoprite che Ivan ha mentito e siete tutti sorpresi che lui, Ivan, abbia potuto fare questo.

Infatti Ivan non può mentire, è Nicola che ha mentito e ad ogni occasione Nicola mentirà nuovamente, perché Nicola non può fare a meno di mentire. Rimarrete stupiti rendendovi conto della moltitudine di questi Ivan e Nicola che vivono in un solo uomo. Se imparerete ad osservarvi non avrete più bisogno di andare al cinema».

E ancora:

«Uno dei più gravi errori dell’uomo, quello che deve essergli costantemente ricordato, è la sua illusione riguardo al suo ‘Io’. L’uomo così come lo conosciamo, l’uomo macchina, l’uomo che non può ‘fare’, per il quale e attraverso il quale ”tutto accade”, non può avere un ‘Io’ permanente ed unico. Il suo ‘Io’ cambia velocemente come i suoi pensieri, i suoi sentimenti, i suoi umori, ed egli commette un errore profondo quando si considera come se fosse sempre una sola e stessa persona: in realtà egli è sempre una persona differente; non è mai quello che era un momento prima… L’uomo non ha un ‘Io’ permanente ed immutabile. Ogni pensiero, ogni umore, ogni desiderio, ogni sensazione dice: ‘Io’… (…) e la Totalità dell’uomo non si esprime mai, per la semplice ragione che non esiste come tale… Un attimo fa era un pensiero, ora è un desiderio, poi una sensazione, poi un altro pensiero e così via, senza fine. L’uomo è una pluralità. Il nome dell’uomo è ‘legione’».

Quindi, secondo Gurdjieff, l‘uomo, in quanto essere unitario (ma per molti versi plurale), non è un dato, ma un processo. Se non altro, assume vari ruoli, spesso in conflitto tra di loro: si tratta, quindi, di far ‘dialogare’ le varie ‘parti’ della personalità (Virginia Satir parla di “party delle parti”), liberandole da quella conflittualità abitudinaria che comporta un influsso inibitorio reciproco e una disfunzionalità complessiva. Guidandoti in questo processo di ‘realizzazione’, non solo produrrai ‘ruoli’ che rispondono funzionalmente ed efficacemente alle situazioni in cui ti vieni a trovare, ma soprattutto di tirare fuori la tua ‘essenza’. In questo modo, potrai realizzarti pienamente come uomo (e donna), con le ‘abilità’ necessarie per dispiegare tutte le tue facoltà e capacità: in grado, quindi, non solo di raggiungere il vertice della ‘piramide’, ma, addirittura, di andare oltre.

L’uomo è una folla di subpersonalità che scazzottano al suo interno (Assagioli), ossia (Gurdjieff) una ‘legione’ (ti ricordi del racconto dell’indemoniato di Gadara, nei Vangeli? Ne ha tratto spunto anche Ronnie Laing per delle riflessioni sull’uomo in ‘formazione’ – cioè facente parte di un gruppo, di una formazione – ma non necessariamente in ‘rotta’, ossia sulla direzione giusta: come i ‘porci’ di Gadara, nei quali finirono gli spiriti fuoriusciti dall’indemoniato. I porci, sia pure in ‘formazione’, finirono tutti annegati nel lago: non erano sulla giusta rotta…).

Ma se c’è lo stagno, la palude, l’inferno (anche mediatico… E poi l’inferno non sono solo gli altri: come nel caso di zi’ Michele e Sabrina, il diavolo si nasconde nei dettagli. E la discesa in cantina – pardon all’inferno – è lastricata di buone intenzioni), c’è anche il paradiso, anche in fondo al pozzo… The sky with diamonds (e sky – il cielo – non è una tivvù… ma un cinemascope in cui ciascuno diverrà attore, regista, produttore…).

Sarah in the sky with diamonds.