IL SAPERE È UNA FARFALLA NOTTURNA
È possibile uscire dall’impasse esistenziale lavorando solo sulla mente?
Sì, se si considera l’uomo come un olismo triadico, cioè un’unità organica corpo-anima-spirito.
E già sapere questo è un buon punto di partenza:
il sapere è una farfalla notturna.
Per fare questo, ossia ‘intuire’ (ci vuole il ‘terzo occhio’) la ‘gerarchia’ spirito-anima-corpo (dal ‘superiore’ – ma solo per ‘potenza’ – all’inferiore), occorre attivare l'attenzione e metterci l’intenzione.
Ciò permette di captare l’energia e carpire l’informazione e di ‘situarsi’ di volta in volta in uno di quei ‘nodi’ della trama energetica del cosmo in cui è possibile vivere al meglio il ‘momento’ (anche momentum, nel senso di ‘quantum’ energetico), approfittando così delle ‘contingenze’ che il kairòs – l’attimo propizio – offre al ‘fortunato’ (ma la fortuna aiuta gli audaci – o per dirla col Vangelo: i violenti s'impadroniscono con forza del regno dei cieli…).
Al di là dell’apparente cripticità, quanto detto sottende (che è più di ‘sottintende’) alcuni concetti essenziali, propedeutici a ogni cammino di psico-attivazione atto al miglioramento delle prestazioni in ogni campo esistenziale (sarebbe meglio chiamarla ilio-psico-pneumo-attivazione – lì dove il primo aggettivo si riferisce al corpo, il terzo allo spirito – ma forse pretendo troppo…).
Energia e informazione sono essenziali per la ‘vita’ dell’universo (e quindi, dell’uomo): come ormai è arcinoto, tutto è alla fin fine energia (la materia è energia ‘frenata’). E in tutto l’universo c’è sovrabbondanza di energia, che non aspetta altro che di essere attinta…
Se si è attenti, se si ha l’intenzione, si attirereranno ‘cascate’ di energia…
Coltivare l’attenzione significa ‘allontanare’ l’aspettativa del domani, l’attesa di un qualcosa che deve accadere e che forse non accadrà mai (e parlo non solo di attese positive, ma di paure, ansie, angosce…).
La ‘lampada al piede’ che fa luce sul cammino è l’attenzione cosciente (oltre alla Bibbia – ho trasposto in altro contesto le sue parole autoreferenziali), ossia l’essere completamente presente in ogni singolo momento. Occorre farsi ‘coinvolgere’ dal ‘momento’, ovunque uno sia – seduto, a passeggio, in macchina –, senza badare però alle sensazioni che si provano in quello stesso momento (piacere, fastidio, noia). In sintesi: consapevolezza senza giudizio.
Quindi, ripeto, due sono, in particolare, gli agenti favorevoli per ‘energizzarsi’: l’attenzione e l’intenzione.
Con l’attenzione si attira e s'infonde energia.
Con l’intenzione si ‘orienta’ l’energia e si favorisce il cambiamento.
Nel Libro di Giobbe c’è scritto: “Non appena temo un male, esso mi colpisce e quello che mi spaventa mi piomba addosso.” È la naturale, cosmica, legge d’attrazione, nel bene e nel male.
Intenzione e attenzione favoriranno quella concatenazione di eventi che coinvolgerà il mondo fisico e quello ‘spirituale’ in modo tale da permettere la realizzazione del risultato desiderato.
Tutto questo perché (e qui entrano in gioco anche le strategie della PNL – che vedremo in seguito, specie nella sua accezione ‘spirituale’: a proposito sto terminando un libro sull’argomento) l’uomo ‘attento’ si è disconnesso dai suoi automatismi psicofisici, che gli erano sino ad allora abituali, e ha preso (mediante la sua ‘essenza’ – il suo Sé spirituale) il comando del suo ‘modus operandi’: in definitiva, ha gettato via la maschera.
Per alleggerire la tensione… un ‘tralcio’ dall’Isola del Tonal, di Carlos Castaneda e uno stralcio dal mio Gocce di Pioggia a Jericoacoara. Due farfalle notturne, diciamo…
Aspettavo la sua risposta, quando in me qualcosa si spense. Mi sentivo come se fossi sospeso. Mi sembrò che dinanzi ai miei occhi fosse stato rimosso un ostacolo, e una miriade di rumori divennero udibili nel chaparral. Ce n’erano tanti che non riuscivo a distinguerli singolarmente.
Ebbi l’impressione di stare per addormentarmi, quando d’improvviso qualcosa attirò la mia attenzione. Non era qualcosa che riguardasse il processo del pensare; non era una visione, né un aspetto di ciò che mi circondava, e tuttavia la mia consapevolezza era stata toccata da qualcosa…
Qualcosa mi stava tirando nel chaparral. Riuscivo a distinguere davanti a me la massa buia dei cespugli. Non era però un’oscurità indifferenziata, come sarebbe stata normalmente.
Potevo vedere ogni singolo cespuglio, come se stessi guardandoli in un oscuro crepuscolo.
Sembravano spingersi verso di me; la massa del fogliame appariva come un lembo nero flottante verso di me, come se fosse spinta dal vento, ma non c’era vento…
Cominciai ad essere assorto nei suoi movimenti ipnotizzanti; c’era un’ondulazione pulsante che pareva spingere il fogliame sempre più vicino a me. Notai poi una sagoma più chiara che pareva sovrapposta alle forme scure dei cespugli.
Misi a fuoco gli occhi su un punto a lato della sagoma più chiara e potei scorgervi un’incandescenza verde pallida. Poi la guardai senza metterla a fuoco ed ebbi la certezza che la sagoma più chiara era un uomo nascosto nel sottobosco…
…Alla fine chiesi: ”Che cos’è successo là fuori, don Juan?”
“Avevate un appuntamento con il sapere”, disse, facendo un cenno col mento verso l’orlo oscuro del chaparral desertico.“ Vi ho portato là, perché prima avevo colto un indizio del “Sapere” che andava in cerca di prede vicino alla casa. Potete dire che il Sapere sapeva che sareste venuto e vi aspettava. Anziché incontrarlo qui, ho ritenuto meglio incontrarlo in un luogo di “potere”. Poi vi ho sottoposto a una prova per vedere se avevate sufficiente potere personale per isolarlo dal resto delle cose attorno a voi. Vi siete comportato bene.”
“Un momento!” protestai.“ Ho visto la sagoma di un uomo nascosto dietro un cespuglio, e poi ho visto un uccello enorme.”
“Non avete visto un uomo!” disse con forza.
“E neppure avete visto un uccello. La sagoma fra i cespugli e ciò che è volato verso di noi era una farfalla notturna. Se volete esprimervi in modo preciso secondo gli stregoni, ma in modo molto ridicolo secondo il vostro linguaggio, potete dire che stanotte avevate un appuntamento con una farfalla notturna:
IL SAPERE È UNA FARFALLA NOTTURNA”
Lorenzo non aspettava che il ‘la’ per continuare. Non gli era bastato il ‘sol’…
«La psicoanalisi, per sua stessa natura, non può essere una Naturwissenschaft (l’ex ‘ariano’ aveva sempre nella faretra la frecciata teutonica), cioè una scienza naturale, come la fisica e la matematica, anche se ha la pretesa di esserlo. È sì un lavoro, un arbeit, ma non rende frei, liberi. Piuttosto, si configura come una Spurenwissenshaft – una ‘scienza delle tracce' –, per dirla alla Vegetti Finzi, ma anche, in senso lato, come una Geisteswissenschaft. Diciamo, una disciplina umanistica, di tipo ‘intuitivo’, quasi ‘spirituale’. Ma a livello di intuizione personale, non certo in termini di leggi generali. Più che altro, ‘fatti’, non ‘premesse’. Promesse, non sempre mantenute. Parole al vento. E se c’è la tramontana… In definitiva, singoli casi individuali, quelli che si sono evoluti in senso positivo, da cui trarre conclusioni generalizzate. Questa la psicanalisi. Ma di qui a parlare di scienza…»
Il sole picchiava forte e Galatea ne approfittò per mettersi pancia a terra. Il top slacciato (ne avrebbe fatto volentieri a meno – e poteva permetterselo – ma il galateo…) rivelò un’abbronzatura uniforme. Il nero non aveva lasciato nessuno yin (o yang, secondo i punti di vista) di bianco.
«Sei un po’ cattivo. Ma io sono peggio… Non sono psicologa né psichiatra, per cui non mi arrogo il diritto di pontificare, ma per fare coaching ho fatto i miei studi: le varie correnti, fino ai mari esotici – la psicosintesi (ma era di un italiano), i vari mix esoterici alla Gurdjeff e Slavinski, la PNL ma anche Freud. Fino agli abissi…» (naturalmente Galatea non si era ancora troppo sbilanciata su certi altre sue profondità, Behemot e Leviathan. Soprattutto, Rahab.)
«Anch’io – subentrò Lorenzo –, perché, dopo i miei primi approcci alla filosofia, dal ’68 in poi, un po’ per motivazioni socio-politiche, un po’ perché ne trovava a bizzeffe di termini filosofici leggendo di architettura, specie negli ultimi anni mi sono interessato alla teologia e, per motivi contigui, agli studi sull’uomo, e non solo su Dio. Per questo la psicologia – cui alcuni riconoscono, specie nella psicanalisi, una radice ‘calvinista’ (ma dietro c’è pure Paolo) – mi piace: non solo Jung e Assagioli, ma lo stesso Freud. Ovviamente, Hillmann e, non ti sembri strano o modaiolo, pure Morelli… Certo, ne discuto, uso il bisturi. Per questo ti dico che la psicanalisi classica usa un po’ troppo il principio “post hoc, ergo propter hoc”, cioè riconduce spesso tutto a un mero condizionamento pavloviano, a un fascio di riflessi condizionati.. Ma non sempre è così. E poi basta con questa psicologia-bignami sulla bocca di tutti: complesso di Edipo, subconscio, fase anale… Tutto ridotto a cacca da chi a stento riesce ad articolare un semplice concetto. Merde d’artiste. Chissà perché si ritengono tutti psicologi e teologi, senza avere nemmeno la ‘licenza elementare’ in queste discipline. E senza essere nemmeno artisti, non dico Manzoni (Piero, ma anche Giacomo. Lasciamo in pace Alessandro…). Basti pensare che se da noi l’uno percento riesce a ottenere la sufficienza in ‘religione’ è già assai!»
Galatea mimò un segno della croce (ma lo fece al contrario) mentre Lorenzo, a braccia conserte, continuava imperterrito (glissando sul sacrilegio – forse non se n’era accorto).
«Comunque, bando alle ciance, fammi fare l’intellettuale: “… l’uomo non comincia e finisce in se stesso, ma va oltre le proprie condizioni corporee e spazio temporali per poter congiungersi con la potenza e la libertà dell’infinita potestas.” Che vor dì…? Che l’uomo vuole volare! Tornando a bomba (e dopo Evola – quello ‘impiedi tra le rovine’ – va proprio a fagiolo), ossia restando nell’ambito del coaching, ciò che più mi ‘attizza’ è il suo ‘lato’ cristiano, quello che aiuta a ‘liberare’ psicologicamente il credente. Come sai, e te l’ho appena ricordato – ma so che sei di buona memoria… –, sono eclettico: mi occupo di architettura e, sempre più, di psicologia, filosofia e teologia. M’interessa la mente (per il momento salto sui corpi…). Contrariamente a quello che si pensa, è più facile la ‘rigenerazione’ spirituale di quella ‘psichica’ (per non parlare di quella fisica). Ma per fare questo occorre squarciare il ‘velo’, diciamo ‘sverginare’, deflorare, impollinare la realtà. Solo così puoi entrare nell’’utero’ dell’universo. E farti inseminare (il contrario di quello che avviene nel mondo fisico). Ma doce, doce, con poesia…
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