CAN’T FIT IN (remix)
Fuori dal coro
e dentro la chorus line dei creativi culturali
«Per migliaia di anni gli esseri umani hanno incasinato e
insozzato e smerdato questo pianeta e ora la storia si aspetta che sia io a
correre dietro agli altri per ripulirlo.» (da Fight Club).
Dal caos la stella danzante… Dirty dancing, save
the last dance: fermate
il mondo voglio scendere!
In questo periodo di
apparente caos (caos apparente, forse appariscente, di fatto senza sostanza) quel che manca è l’anima:
«In ogni caos c’è un cosmo, in ogni disordine un ordine
segreto (…) È nel vortice del caos che dimorano gli eterni miracoli. Il tuo
mondo inizia a diventare magico. L’essere umano non appartiene solo a un mondo
ordinato, ma anche al mondo magico della sua anima (...) Ed è proprio
l’inaspettato, il caos inquietante, a rivelare un significato profondo; e
quanto più questo significato si fa manifesto, l’Anima perde il suo carattere
impetuoso e coattivo.» (Carl Gustav Jung).
Iniziamo qui un
percorso di coaching evolutivo, di ri-animazione*, dopo la dis-animazione: qualcosa
che sta maturando in sinergia con altri ‘cercatori’ e che prenderà forma in diversi
scritti (rinvio sempre ai miei: libri ‘cartacei’, ebook, post – v. in rete,
oltre che su questo blog). È giunto, infatti, il momento di creare una
rete (di Indra) di “creativi culturali” (gli interessati
possono riferirsi ancora al mio blog o a: nickperck@hotmail.com).
* «... l’Anima è l’essenza di un popolo, e una comunità umana privata della propria Anima è un’aggregazione morta, allora il termine etnocidio diventa indicativo nel definire la posizione dottrinaria sulle questioni legate alla depersonalizzazione e alla globalizzazione mondialista.» (Adriano Segatori, L’anima e le sue parole).
* «... l’Anima è l’essenza di un popolo, e una comunità umana privata della propria Anima è un’aggregazione morta, allora il termine etnocidio diventa indicativo nel definire la posizione dottrinaria sulle questioni legate alla depersonalizzazione e alla globalizzazione mondialista.» (Adriano Segatori, L’anima e le sue parole).
Ecco un possibile
incipit (a voi spetta continuarlo, integrarlo, chiosarlo). Naturalmente, in
quanto scrivo c’è sempre un bel po’ di giravolte linguistiche, frizzi e bazzecole, quisquilie e pinzellacchere (alla
Totò, non alla Renzi o chi per lui , secondo i vostri gusti). E voglia di far le fusa, alla Fusaro...
Dal Che al coaching: shock in my town…
Scioccati? Penso proprio di no. Più sciolti? Forse…
Lo scioglilingua, apparentemente senza senso, è un modo per
sciogliere il ghiaccio spiazzando (per
Gurdjieff si tratterebbe di un primo “shock addizionale”; Bandler parlerebbe di
“interruzione di schema”, anche se stiamo solo all’inizio).
E proseguendo con i giochi di prestigio verbali: il mio
passaggio dalla passione sessantottina per Che Guevara a quella, da Terzo
Millennio, per il coaching è stata un’evoluzione o uno scivolone? Frutto del
caso, disimpegno politico, un voler épater le bourgeois – scioccare a
buon mercato – o tanto per fare il guru (de’ noantri)?
Frutto della passione: da Che Guevara a Gocce di Pioggia a
Jericoacoara (il mio romanzo ‘coach’) – chic e choc.
Stop. Per non infilarmi in vicoli senza uscita o labirintici
meandri, taglio la testa al toro e chioso (con Mishima, l’alter ego, a destra,
di Che Guevara): «chi
è sicuro del valore della propria causa non sente il bisogno della sua
vittoria: il valore della causa ne segna già il trionfo.»
Bene, partiamo dai valori e dalla causa, ma senza trionfalismi:
non so se l’avete notato, ma in questo “shock in my town” alla Battiato sono
disseminati gli elementi essenziali di
questo mio contributo al SET Coaching (Spiritual-Existential-Transpersonal)
– tra poco sarò più esplicito.
Tuttavia, non possiamo passare ad argomento più ‘tosti’ senza
prima chiederci: coaching
why? Perché a qualcuno dovrebbe saltare in mente di praticare
un’americanata come il coaching? Che importanza può rivestire in un contesto
come il nostro, nel quale i problemi superano di gran lunga le soluzioni e non
si può più perder tempo dietro a chimere e specchietti per le allodole?
E qui sta il punto! È proprio questo il
tempo. Non vorrei ripetermi, ma ritengo essenziale quanto
scritto nell’incipit del mio “PRENDI LA PNL CON
SPIRITO! Tecniche e strategie della Programmazione Neuro Linguistica” (Armando
ed.):
«Vere e proprie malattie sono diventate ormai modi di vita:
l’esaurimento, la depressione, l’agitazione, i complessi d’inferiorità,
l’impazienza, l’aggressività … la paura, l’angoscia (…) È penoso constatare
quanti uomini siano ridotti a niente, rispetto a quello che potrebbero essere
(…) La Folla e la Massa sostituiscono l’individuo cosciente.»
Così Pierre Daco. Ancor prima Ronald D. Laing, con il suo sempre
attuale: «Nessuno oggi, uomo o donna, può mettersi a pensare, sentire od agire
se non partendo dalla propria alienazione (….) L’umanità è estraniata dalle sue
possibilità autentiche.»
Non solo: «… se la psiche è l’anima, e l’anima è il mondo
dell’esperienza, come sostiene Aristotele, essa ci fa paura. Non ne vogliamo
troppa o troppe varietà. La vogliamo ridotta a percezione e a immaginazione
terrene, niente sogni a colori…»
Fatto è che, per condirla alla Cioran: «… la turba … è incapace
di comprendere il rapporto esistente fra idea di vuoto e sensazione di libertà
(…) sempre confonderà apparenza e sostanza.»
Ed è quel che capita spesso a ciascuno di noi: ci sentiamo
vuoti, inconcludenti, confondiamo le priorità… E senza andare così nel
‘profondo’, basta masticare anche il semplice “pane quotidiano”: «Non riesco ad
incominciare … Non riesco a concentrarmi come dovrei … Divento confuso e
nervoso, mi sento oppresso … So che dovrei fare le cose diversamente, ma mi sembra
di non essere capace di cambiare…» (J. Minninger – E. Dugan).
Per non parlare poi di mancanza di obiettivi, di carente messa a
fuoco degli stessi, di desiderio e, insieme, incapacità di passare dallo stato
attuale (KO) allo stato desiderato (OK). Insomma, la necessità di cambiare, il
più velocemente possibile…
Quindi, il coaching, non solo è possibile, ma è, addirittura,
augurabile. Ancor più auspicabile se questo programma strategico di crescita,
cambiamento e autorealizzazione, specificatamente dedicato alla persona come
“essere speciale” (di cui il coach avrà cura), assume
anche tonalità transpersonali e spirituali: in questo caso, il ruolo da
protagonista l’avrà, non l’Io del coachee
(il cliente), ma il suo Sé, la sua essenza, il nucleo vitale a cui la
persona ha abdicato da troppo tempo.
Occorre tornare bambini, fare sogni a colori, coltivare
lo stato di curiosità, il senso di libertà e la voglia di crescita: se non
vi convertite e non diventate come piccoli fanciulli, non entrerete nel regno
dei cieli!
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