mercoledì 22 gennaio 2020

FRANKIE GOES TO HOLY WOOD (In the sky with diamonds)


FRANKIE GOES TO HOLY WOOD
(In the sky with diamonds)
(cover)

Oggi mi piace recuperare un mio vecchio post in memoria di un collega d’ufficio, dalla vita travagliata, ma con sprazzi di sublime poesia e spiritualità. Fu lui che un giorno mi risvegliò da un sonno spirituale – eppure mi sembrava d’essere “sveglio” (ero su altri lidi spirituali: ne ho attraversati diversi), quando – mentre ero lì a esaltare un libro di spiritualità orientale, dicendogli pure: Altro che la Bibbia… (che lui vantava) – mi rispose: Ma tu l’hai mai letta la Bibbia, la conosci? E lì mi colse in fallo (come quelli che parlano male di un film senz’averlo mai visto). Fu un anticipo del mio “risveglio”, avvenuto poi, in modo palese, un paio d’anni dopo (nel 1991).
Ma ecco il mio post ad memoriam.
In memoria di un poeta. Un poeta absconditus, un cordon bleu dell’ars verbalia (pardon per lazzardo). Verba volant, ma lui, Francesco (Paco ai tempi d’oro, quando duettavamo verbis et orbis, tra l’ispanico e il teutonico, le nostre due nature), è sì volato in the sky with diamonds, ma qualche perla l’ha lasciata… (e l’ha pure lanciata). Francesco Fumarola, crispianese nato a Firenze, un po’ milanese, come tanti tarantini (a partire dal Raffaele Carrieri di “Se qualche poco di luce da lontano mi viene, è da te Jonio gentile, che le muse riconduci ai lidi degli Dei: fra l’uva e l’uliva Eros ancora versa vino agile e resina…”).
Autodidatta puro (quando più mi sento spirituale tanto più la carne brucia, amava dire), fu il mio primo mentore spirituale nel mio ritorno al cristianesimo (dopo un ‘viaggio’ a oriente, che comunque mi ha lasciato i suoi aromi speziati). ”Fuori delle mura delle città grigie camminiamo in bosco e in campagna; chi vuole vada alla malora – noi ci incamminiamo attraverso il mondo…” “Meglio il bosco che l’asfissia civile, meglio la battaglia che una pace da salotto” potevano ben essere i suoi motti, la sua ‘cifra’ profetica. Nondimeno, nemo propheta in patria: così fu per lui, vox clamans in deserto. E se non mi ha spianato la strada (non pretendo tanto…), di certo il mio spirito grezzo l’ha certo sgrossato… Alchimista delle parole e del pensiero, rhema e logos, talvolta logorroico, spesso illogico, poeta sempre, in tutti i luoghi e laghi…    
Suona la diana, corre la parola, e anch’io m’immergo nel Silenzio. Logos endiathos e logos prophorikos. “… è un ‘andare incontro alla luce’, è via che conduce verso l’alto, che porta l’uomo alla sapienza mediante una ‘visione’ diretta, una contemplazione…” Questo – cito dal ‘Viso verde’, di Meyrink – il senso, il ‘suono’, della sua parola interiore. Parola che lo ha proiettato in Alto: verbo sublime. Francesco è andato oltre, ha rotto, con la vibrazione giusta, con la frequenza shock, il soffitto di cristallo che ci separa dal Trascendente, dal Divino, dallo Spirito (per noi la barriera era ‘trasparente’, per la gente ‘comune’ – le persone ‘volgari’, fossero almeno brut… – è un solaio di cemento armato). Lui che andava alla radice, al suono della parola, lì dove c’è il suo senso profondo, l’essenza della cosa significata.
Di Francesco resta molto: di lui quasi niente (per il momento) per la planitude, ma da lui, il ‘celato’ (al mondo, e nell’ufficio in cui entrambi lavoravamo) è sortito il non-celato, quell’aletheia (verità) che illumina il sentiero di chi Francesco l’ha compreso (Ronnie Laing ne avrebbe fatto un suo ‘case study’: sì, Francesco/Paco, il borderline, sulla linea di confine 
l’’altro’, l’’oltre’, l’’ultrà’ del pensiero e del non-pensiero, oscillante tra ‘Paco’ Garcia Lorca e Paco Rabanne..).
Il deserto cresce, ma qualche radura, tra sentieri interrotti, pure c’è! E ora che è volato, give Paco a chance…
A proposito, anch’io gli ridò un’opportunità: quella di riascoltare due sue poesie (flos de floribus)
L’ANCESTRALE SASSOFONO
Lungo i raggi obliqui di una magica luna
e su fluttuanti note di un ancestrale sassofono
io m’oblio incantato in estasianti emozioni
nell’arcana alcova di una notte cosmica!
(fatal combinazione: su YouTube, nella playlist random, vibra il sax di Marion Meadows)
SE LA VITA È AMORE
E un vento nasce,
e un vento muore,
e poi rinasce.
E come vento alitoso,
la vita corre, corre, corre…
come treno nella notte,
vuoto e solo, perché non tocca
le proprie stazioni.
Ma se la vita è Amore,
dopo incrollabili paure
Amore diventa straripante fiume,
che  tutto tocca, tutto plasma,
tutto trasforma, tutto eleva.
… E un sole nasce,
e un sole muore, e poi rinasce.
Ma tu sei vivo! Francesco (almeno nella mia memoria).



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