IL (PER)DONO
Il perdono è un iper-dono. Ma per perdonare è necessario,
innanzitutto, donare. O meglio, saper donare… Il che è difficile, e per molti
impossibile. È un voler forzare la propria dignità e autostima, si sente spesso
dire; e poi è una questione di principio…
(principio de che?).
Fatto è che molti di
noi sono schiavi del passato e del futuro, e soprattutto delle proprie convinzioni
e presupposti: non solo influenzati, ma condizionati. E come ben sappiamo, lo
schiavo odia sempre (sotto sotto) il padrone – e noi tutti siamo sempre schiavi di
qualcosa… E
poi, l’oggi non sappiamo nemmeno cosa sia (anche se vogliamo vivere alla
giornata, godere l’attimo – carpe diem: spesso,
solo parole, niente fatti!).
C’è poi l’amore del
prossimo: “Ama il tuo prossimo come te stesso” è la regola d’oro del Vangelo, in forma
positiva oppure negativa (“non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”…). Come si racconta avesse risposto il famoso rabbino Hillel all’interlocutore
pagano che, provocatoriamente, gli aveva chiesto di riassumere la “Legge” nel
tempo in cui lui sarebbe riuscito a rimanere in piedi su una gamba sola : “«Ciò che ti è odioso, non farlo
agli altri. Questa è tutta la Torah. Il resto è commento. Va’ e studia…»
Nondimeno, come
asseriva Nietzsche (in Così parlò
Zarathustra – “Dell’amore del prossimo”): “Più elevato dell’amore del prossimo
è l’amore del remoto e futuro…” Invece, dobbiamo amare in primo luogo l’oggi (soprattutto, vivendolo), lasciandoci
dietro il passato (che è comunque il seme di quel che siamo oggi), senza
rancore e sensi di colpa o di vendetta – e senza la “sindrome della moglie di
Lot” (che, durante la fuga verso la salvezza – un futuro migliore – si voltò
indietro con nostalgia, diventando una statua di sale).
Solo allora sapremo anche perdonare – e donare – indiscriminatamente e
incondizionatamente, perché saremo padroni delle situazioni e di noi stessi.
Se sei padrone del tuo
passato , come “stato necessario”, e del tuo futuro, come “stato desiderato”, allora,
per dirla ancora con Nietzsche, il futuro sarà la causa del tuo oggi. Ma anche di questo sarai padrone, e potrai
cambiarlo, o viverlo. come vuoi.
E quindi, stando
nel ben-essere, che necessità c’è di giudicare e, conseguentemente, di non
perdonare?
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