mercoledì 16 giugno 2010

LOOP & DOWNLOAD

LA SOLUZIONE

Loop & Download


Di nuovo (ex ante ex post) un post di Dalila-Orlane (realtà e avatar), una dal-caos-la-stella-danzante groupie, a dimostrazione (come se ce fosse bisogno) che il caos genera stelle danzanti (qui la diade solipsistica Dalila-Orlane balla da sola). Come sottofondo vi consiglio Gone di Kruder & Dorfmeister (nein problem: go on YouTube).

“E se fosse per sempre… mi stupirei”: Biagio Antonacci; o, se preferite, una citazione più arcaica: “Non può piovere per sempre”, da “ The Crow”. Il punto è (un’altra citazione?!): “non può essere mai come ieri, mai più la stessa storia…” by Mario Venuti and Carmen Consoli. Vale a dire che un giorno non è come un altro, o per dirla alla Rossella O Hara (questa è l’ultima, giuro!) “domani è un altro giorno”; ma allora perché spesso abbiamo la sensazione di essere entrati in un loop asfissiante e di non poterne più uscire?!

Pensiamoci: ci sembra di star male nella stessa modalità e nella stessa quantità di ieri, ma, a ben vedere, non è così. Le situazioni che si creano possono essere individuate come le medesime del giorno prima o, in molti casi, uguali a quelle di dieci anni fa, ma non è così. Questo semplicemente perché NOI siamo diversi; siamo esseri polimorfi e mutabili in ogni istante, e ciò avviene indipendentemente dalla nostra volontà. Rinasciamo ogni giorno, siamo diversi da noi stessi in ogni istante. Ciononostante, questo pare non essere una valida garanzia per ridurre gli stati di incertezza, di irrequietezza e di ansia che, soventemente, si impossessano di noi. Ci sembra di essere vittime di un circolo vizioso: qualsiasi azione compiamo o qualsiasi parola pronunciamo, ci riporta alle stesse re-azioni e conseguenze del giorno prima o dell’anno precedente o dei fatidici dieci anni fa.

Mi interrogo da un po’ di tempo sui meccanismi mentali e sulla labile linea che separa una sensazione dalla realtà e, per quanto non sia ancora giunta ad una conclusione, né ad una soluzione, non posso esimermi dal rivelare, se pur con una certa perplessità, dei dati, utili o meno che siano. Ebbene: il nostro cervello è infido e viscido, è un lombrico strisciante che si insinua all’interno della nostra “anima” e si fonde con essa, confondendo la nostra essenza con la congettura che esso stesso ha creato, nella quale ESSO STESSO SI E’ TRASFORMATO. A questa platonica e assolutamente opinabile posizione, opponiamo ora la mano dell’Aristotele verso la terra e forniamo delucidazioni concernenti la funzione cerebrale di quel malefico lombrico: i ricordi. Ah, i ricordi, quanto li odiamo! Si, perché anche quando sei lì, in un’altra città, con un’altra vita, un altro lavoro, un altro scopo per vivere, eccoli che vengono a galla e ci spiazzano, e la cosa più crudele è che non si fanno nemmeno vivi sotto forma di ricordi. Essi si travestono e, molto spesso, somigliano a mendicanti emaciati, madidi di sudore, dagli abiti sdruciti e sozzi… I lugubri abiti delle associazioni mentali. Una vera e propria piaga, mandata da Lucifero in persona. Eppure, siamo stati costruiti così perfettamente! C’è qualcosa che non va nelle stramaledettissime associazioni mentali, ma veniamo al dunque:

AZIONE----> SITUAZIONE ANALOGA---> RICORDO-->REAZIONE- > ANSIA. Ah, ecco, mi stavo stupendo che ancora non fosse saltata fuori la parolina magica di cinque lettere…Accidenti! Dunque: come fare per interrompere il flusso meccanico del lombrico strisciante che attiva la ruota che ci manda in loop?!

Io questo non lo so, ma sto cercando di capirlo ed ho giurato a me stessa che non posso morire senza aver combattuto, senza aver trovato una tronchese talmente possente da riuscire a spezzare questa catena infame. Però una cosa l’ho compresa: si possono eliminare le cause, almeno in un primo momento. Ma non si può operare per sempre così, poiché le cause ce le inventiamo noi o, per meglio dire, sempre quel verme del nostro cervello – che a dirla tutta assomiglia più ad un innocuo cavalluccio marino (ippocampo del cazzo!); quindi essendo quasi impossibile eliminare le innumerevoli cause auto-generanti (il processo di meiosi in tal senso rappresenterà un serio problema per l’umanità), ne deriva che l’unica cosa che possiamo fare, o cercare di fare, è quella di eliminare la conseguenze, gli effetti.

Con questa scoperta a dir poco eclatante e certamente risolutiva (mi sto antipatica da sola!) mi congedo, trastullandomi tra una aritmia cardiaca, un’emicrania tensiva e un simpaticissimo senso di soffocamento e, perché no, canticchiando che: “Forse è meglio dondolarsi tra l’estasi e la noia, cercando le risposte più plausibili…”

Per aspera ad astra! ( ci sta tutta).

OK, questa la lainghiana (nel senso di Ronnie Laing, l’antipsichiatra radicale) Dalila/Orlane, sempre più borderline. E io (con Kruder & Dorfmeister sempre on), non posso far altro che sperare (se io credo? Io so…) che questo scritto tiri il collo all’ansia…

Sursum corda!



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