WOMEN – OMEN – NOMEN
Ieri 8, oggi 9: il primo, numero ‘divino’; il secondo, simbolo dello
Spirito (ciò che rende divino il divino…). Ieri ho parlato di donne, oggi
proseguo, ma in maniera più ‘spirituale’:
in effetti, nelle donne la ‘materialità’
(mater) si coniuga in modo assai
speciale con la ‘spiritualità’ (ruah, femminile; pneuma, neutro; spiritus, maschile).
Ecco quindi, estratto dal mio precedente post e “messo a fuoco”, un ulteriore omaggio al ‘femminino’ (sacro), tratto, come al
solito, dal mio “Gocce di pioggia di Jericoacoara”.
Gaia si fece sempre più donna.
«Cristo, sapienza di Dio: il
primo nome, esplicito, di Cristo – Sapienza/Sophia – è al femminile. E chi, se non delle donne, sono
state i primi testimoni del risorto? Pensa, Lorenzo, questo avveniva in un
tempo in cui la testimonianza femminile non valeva nulla. Tra parentesi, questa
è una delle ‘prove’ della veridicità dei Vangeli: il fatto di aver riportato la
‘voce delle donne’…
Di’ alla Sapienza: tu sei mia sorella – così è
scritto nei Proverbi: Gesù, tuo fratello, tua sorella… Per rimanere nell’ambito
del parentado, la Dea Madre – risorta dalle ceneri tra l’undicesimo e il
tredicesimo secolo – dà corpo, invece, sotto le sembianze di Maria (o Maddalena, per essere più chic, e choc), all’energia che promana dallo Spirito,
quasi un’ipostasi al femminile di Dio: lo Spirito Santo altra non è che
la Ruah, la dynamis divina; sullo stesso piano di Dio, e di Cristo, della
stessa essenza, ousia ed exousia. Dolce come una colomba, ma più
esplosiva – dynamis – della tanto declamata Kundalini. Sono circa cinquecento le
cattedrali, i duomi, le chiese, di quel periodo, dedicate, involontariamente,
allo Spirito Santo (il diavolo faceva le pentole, Dio i coperchi…).
E nelle prime chiese, chi trovavi? Donne. Profetesse nell’Antico
Testamento: Myriam, Deborah, Hulda – la prima, capo-popolo; la seconda, giudice e condottiera; l’ultima,
profetessa e riformatrice religiosa. Ministre, diacone, apostole, predicatrici,
abbondano, nonostante quello che si pensi, nel Nuovo Testamento. A cominciare
da Tabita e la sua diaconia, poi le quattro figlie di Filippo, profetesse. E non
dimentichiamoci di Evodia e Sintiche, collaboratrici di Paolo nel
divulgare l’evangelo, di Priscilla e Febe, responsabili di chiese. Tutto
questo, come vedi, anche ai tempi di Paolo, e testimoniato proprio da lui,
presunto misogino (e qualche volta lo era). E che dire dell’episcopa – vescova
– Theodora, immortalata in antichi affreschi:
hanno tentato di cambiarle sesso, trasformandola in Theodorus… Come, del resto,
hanno fatto per secoli con Giunia, l’apostola compagna di prigione dello stesso San Paolo: solo ora il
‘maschio’ Giunio (così nelle vecchie versioni della lettera ai Romani – e ne
troverai di donne di potere, ‘dinamiche’, finanche ‘donne-pastore’, in
quest’epilogo epistolare ‘femminista’!), solamente ora, dico, Giunia, costretta
secula seculorum in abiti maschili, si è ripreso – ha strappato… – il suo vero
sesso.»
Gaia mimò platealmente l’ogiva
femminista e chiosò:
«In ogni caso, le donne vanno
ben oltre lo stereotipo Maria versus Maddalena,
oppure: vergine, madre, fata, strega, principessa in cerca del pisello…»
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