WOMAN
WHO MAN?
In occasione dell'8 marzo verba volant... Anch'io, per stare al gioco, faccio correre delle parole, ma spero che non siano, come tante, fumus, vanità delle vanità.
La Donna non è (solo) vanità – sia nel senso di compiacimento di sé che di qualcosa di effimero. È qualcosa di cui menare vanto, di cui Dio stesso si vanta: è cosa molto
bella e buona!
Quindi, per rendere onore a chi vale, riprendo, lievemente ritoccato, il mio post sul tema di due anni fa, pensando di fare alle donne (e non solo) un regalo.
Tempo di regali e di falsi sorrisi… Per dirla con
Melissa P., questo per molti si (ri)vela l’8 marzo. Eppure, non se ne può velare l’esistenza (della
data e delle donne, velate anche quando sono senza veli): donne violate,
sviolinate, ma sempre più in volo.
A che scopo
negare l'Esistenza di Dio se c'è una cosa che La prova in modo assoluto: la
donna.
Per rimanere
ad Arno Mandelbaum (gli ho soffiato l’aforisma sostituendo “donna” a “musica di
Bach” – ma sono la stessa cosa, anzi la
donna ha più sfumature e sonorità… non solo 100 sfumature di grigio), ecco un altro ‘fiore’:
Il problema del Mondo non è la
falsità, facilmente smascherabile, ma una Verità a cui sia stata
impressa anche una minima torsione. Così il Male
agisce per ottenere risultati assoluti.
Sì, il problema del mondo non è la falsità, se sei sgamato (nel senso che ti sai muovere bene
nelle situazioni, che ti accorgi delle pastette, che non sei impastato, e
impestato, che sei fuori dal ‘game’, dai
giochi…) – il vero problema sono le verità ‘torte’, tortuose e distorte, di cui da sempre
c’intortano…
Sto forse tartagliando? No, la donna (e non solo per l’8
marzo) es un sentimiento nuevo che mi tiene alta la
vita, la passione nella gola, l’eros che si fa parola…
A proposito di eros (e agathos):
Lenzuola disfatte, guanciali stropicciati. Notte fonda a
Pugnochiuso: una trapunta di stelle sull’ampio letto della spiaggia. E la baia
a fare da guardian
angel. Troppi amanti avevano sgualcito la pungente alcova: un
materasso matrimoniale su un tappeto di uova. Della frittata era rimasta solo
aria fritta. Un po’ troppo oleosa. E niente frutto (nemmeno quello marcio, come
avrebbe voluto Galatea).
(dal mio “Gocce di pioggia a Jericoacoara”)
E
continuando con l’eros (quello della donna è ‘gentile’, ma a macchie di leopardo… By the way l'immagine di copertina è tratta da una ‘icon’ di un pezzo degli Slackwax):
Il getto
d’acqua tiepida cominciò a distribuirsi generosamente ed equamente su dossi e
curve. Scivolò, quindi, fin nelle cunette, non disdegnando le superfici piane
(poche) e le valli fiorite. Toccò poi il fondo rugoso, deviando all’improvviso
verso l’omphalos, per scomparire
infine negli abissi. Acqua a fiotti, frettolosa, per masse fluttuanti. Acqua
nei fiordi. Per Fiordaliso.
Le
pareti translucide, sia pur riottose, non poterono evitare il contatto bagnato
che ne imperlava la superficie interna. E lo scontato scontro con le masse
oscillanti. Anzi, queste parevano godere della situazione. E per ricambiare la
cortesia, furono ben liete di fornire un esile ma volenteroso sostegno ai
volumi dinamizzati. Diritti, flessi, combacianti, intricati. Il segreto e
l’ignoto. Spazzolati. Cento colpi. Uno più, uno meno. Corpi scolpiti.
Ben torniti. Vincolati, slegati, vincenti. Persi, costretti nel piccolo ambito,
ma incuranti del contorno. Vibranti oltre i limiti di sicurezza (e della
decenza). Bastevoli a se stessi, ma in procinto di tracimare.
Silenzio
prima di uscire, silenzio prima di entrare. In mezzo, una cascata di suoni. Il
contatto delle masse e delle superfici, il fluire e il rifluire dell’acqua
corrente, il perlage, l’aria vintage, il parlottio sincopato, quasi
dopato. Forse metalinguistico. Tutto parlava. Tutto taceva nell’infittirsi dei
suoni. E dei movimenti. Iniziali, al climax, finali. E al calare del sipario,
ecco subentrare l’uscita trionfante dalla cabina della doccia e l’ingresso
sottotono negli accappatoi impazienti…
(da “Gocce di pioggia a Jericoacoara”)
Donna alias Bellezza:
“Una bella donna non è colei di cui si lodano le
gambe o le braccia, ma quella il cui aspetto complessivo è di tale bellezza da
togliere la possibilità di ammirare le singole parti.”
(Seneca)
“Voi, che cercate quanto vi è di più alto e perfetto, nella
profondità della sapienza, nel tumulto dell’azione, nel buio del passato, nel
labirinto del futuro, nelle tombe e al di sopra delle stelle! Conoscete il suo
nome? Il nome di ciò che è uno e tutto? Il suo nome è bellezza.” (Nietzsche).
Torniamo a Melissa P.:
”Lo spirito d’Amore è ancora ostacolato dal nodo posto sul fianco
sinistro. Ecco allora che colui che ha slacciato la parte della Sensualità vedrà
in me solamente la donna, la bambina, o genericamente, la femmina, in grado
solo di ricevere sesso, niente di più (…) Quando poi qualcuno slaccerà solo la
parte dell’Amore anche in quel caso darò unicamente una parte di me, una parte
minima sebbene profonda. Poi, nella vita, un giorno qualsiasi magari arriva
quel carceriere che ti offre entrambe le chiavi per liberare te e i tuoi
spiriti: sensualità e amore sono liberi e volano.” Lorenzo, queste sono le
parole di Melissa (come faceva a ricordarle pedissequamente? – pensò Lorenzo) …ma
io ti dico: lo stesso è per la Carne e lo Spirito; noi aspettiamo il
liberatore che li faccia volare insieme, perché possano suggere non a un solo
tipo di fiore… Comunque – sono in vena, mi sento a briglia sciolta, era parecchio
che non mi capitava… – bisogna saper attendere!
Gaia si fece sempre più donna.
Ma le donne sono anche sante, sacre, portatrici del Divino:
«Cristo, sapienza
di Dio: il primo nome, esplicito, di Cristo – Sapienza/Sophia – è al
femminile. E chi, se non delle donne, sono state i primi testimoni del risorto?
Pensa, Lorenzo, questo avveniva in un tempo in cui la testimonianza femminile
non valeva nulla. Tra parentesi, questa è una delle ‘prove’ della veridicità
dei Vangeli: il fatto di aver riportato la ‘voce delle donne’… Di’ alla
Sapienza: tu sei mia sorella – così è scritto nei Proverbi: Gesù, tuo
fratello, tua sorella… Per rimanere nell’ambito del parentado, la Dea Madre –
risorta dalle ceneri tra l’undicesimo e il tredicesimo secolo – dà corpo,
invece, sotto le sembianze di Maria (o Maddalena, per essere più chic, e choc),
all’energia che promana dallo Spirito, quasi un’ipostasi al femminile di Dio:
lo Spirito Santo altra non è che la Ruah, la dynamis divina;
sullo stesso piano di Dio, e di Cristo, della stessa essenza, ousia ed exousia.
Dolce come una colomba, ma più esplosiva – dynamis – della tanto declamata Kundalini. Sono circa cinquecento le
cattedrali, i duomi, le chiese, di quel periodo, dedicate, involontariamente,
allo Spirito Santo (il diavolo faceva le pentole, Dio i coperchi…). E nelle
prime chiese, chi trovavi? Donne. Profetesse nell’Antico Testamento: Myriam,
Deborah, Hulda – la prima, capo-popolo; la seconda, giudice e condottiera;
l’ultima, profetessa e riformatrice religiosa. Ministre, diacone, apostole,
predicatrici, abbondano, nonostante quello che si pensi, nel Nuovo Testamento.
A cominciare da Tabita e la sua diaconia, poi le quattro figlie di Filippo,
profetesse. E non dimentichiamoci di Evodia e Sintiche, collaboratrici di Paolo
nel divulgare l’evangelo, di Priscilla e Febe, responsabili di chiese. Tutto
questo, come vedi, anche ai tempi di Paolo, e testimoniato proprio da lui,
presunto misogino (e qualche volta lo era). E che dire dell’episcopa – vescova
– Theodora, immortalata in antichi affreschi: hanno tentato di cambiarle sesso,
trasformandola in Theodorus… Come, del resto, hanno fatto per secoli con
Giunia, l’apostola compagna di prigione dello stesso San Paolo: solo ora il
‘maschio’ Giunio (così nelle vecchie versioni della lettera ai Romani – e ne
troverai di donne di potere, ‘dinamiche’, finanche ‘donne-pastore’, in
quest’epilogo epistolare ‘femminista’!), solamente ora, dico, Giunia, costretta
secula seculorum in abiti maschili, si è ripreso – ha strappato… – il suo vero
sesso.»
Gaia mimò platealmente l’ogiva femminista e chiosò: «In ogni caso, le donne vanno ben oltre lo stereotipo Maria versus Maddalena, oppure: vergine, madre, fata, strega, principessa in cerca del pisello…»
Gaia mimò platealmente l’ogiva femminista e chiosò: «In ogni caso, le donne vanno ben oltre lo stereotipo Maria versus Maddalena, oppure: vergine, madre, fata, strega, principessa in cerca del pisello…»
(da “Gocce di pioggia a Jericoacoara”)
Passo all'anti-Melissa, una che ha ben poca melassa, anzi ha il cultro come penna:
Passo all'anti-Melissa, una che ha ben poca melassa, anzi ha il cultro come penna:
“…l’unico che mantenga il potere di turbare, di meravigliare, di
illuminare, è lo ‘zòon erotikòn’: l’animale erotico, che va estratto con
procedimento quasi alchemico dall’uomo della mercatura. Come una seduzione
irresistibile ci viene incontro, unica espressione di gentilità di sapore
arcaico, la sola forma umana capace di comunicare un sapore.” (Anna K. Valerio)
Donna come pantera e come gazzella: chioso con una
poesia di Garcia Lorca (sarò loco, forse il carme non è indirizzato a una
mujer, ma che importa, c’è lo spirito
della donna, quello che nessun uomo può soffocare…).
Gazzella
dell'amore imprevisto
Nessuno
capiva il profumo dell'oscura magnolia del tuo ventre.
Nessuno
sapeva che martirizzavi un colibrì d'amore fra i tuoi denti.
Mille
cavallini persiani dormivano sulla piazza con la luna della tua fronte, mentre
per quattro notti io stringevo la tua vita, nemica della neve.
Fra i gessi
e i gelsomini, il tuo sguardo era un pallido ramo di sementi. Cercai, per
darti, nel mio cuore le lettere d'avorio che dicono sempre, sempre, sempre:
giardino
della mia agonia,
il tuo corpo
fuggitivo per sempre,
il sangue
delle tue vene nella mia bocca.
La tua bocca
senza luce per la mia morte.
Donna: sempre, sempre, sempre
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