PASQUA CON LE STELLE
“E un giorno esce sul giornale di una squadra di uomini vestiti
di nero che hanno fatto irruzione nel salone di un concessionario di macchine
di lusso in un quartiere elegante sfondando a colpi di mazza da baseball i
paraurti anteriori delle macchine per far esplodere gli airbag in imbrattanti
nuvole di polvere nel fracasso spaventoso degli antifurto. E una notte nel
giardino di una piazza cittadina un altro gruppo di uomini ha versato benzina
sotto tutti gli alberi e da albero ad albero ha appiccato un perfetto piccolo
incendio boschivo …
Ci vengono addosso i fari, sempre più grandi e più grandi,
clacson che strillano, e il meccanico allunga il collo nel riverbero e nel
fragore e grida: «Tu non sei le tue speranze». Nessuno gli fa eco. Questa volta
la macchina che ci sta venendo addosso sterza in tempo e ci salva. Ce ne viene
addosso un’altra, lampeggia, abbaglianti anabbaglianti, clacson a tutta, e il
meccanico grida: «Tu non sarai salvato». Il meccanico non sterza, ma sterza
l’altra macchina. Ne arriva un’altra e il meccanico grida: «Tutti noi moriremo,
un giorno o l’altro.»
(Chuck Palahniuk, Fight Club)
Sì, tutto sembra cospirare
affinché la tomba sia la nostra destinazione, ma, come la Pasqua insegna, il sepolcro è solo temporaneo: ognuno di noi è un potenziale Lazzaro “risvegliato” (alla faccia del
lazzaroni e dei caciaroni cianciaroni fancazzisti del can-can mediatico).
Bene,
svestito
l’uovo di Pasqua (il re è
nudo), vediamo di romperlo: scartiamo il regalo.
Sì, perché un regalo c’è: dietro ogni piagnisteo, sia pure legittimo, ci
dev’essere una risata (un
fou rire, una
risata folle alla Nietzsche):
“Coloro che leggono Nietzsche senza ridere, e senza ridere
molto, senza ridere spesso, colti talvolta da un fou rire, è come se non
leggessero Nietzsche.” (Gilles Deleuze).
La Pasqua è anche questo: un
Dio che, dopo un pianto a folle, si fa una risata folle della Sua morte… perché
sa che, morendo, dà la vita.
L’angelo della morte sta passando davanti alle porte di tanti uomini,
famiglie, aziende, città, nazioni, ma va oltre la porta di chi è “uscito dalla
narrazione” imposta, dallo story-telling
renziano, ed è passato a una nuova
narrazione, anche se questa all’inizio può essere solo una finzione, un
agire “come se” (fosse davvero così).
Se rompi l’uovo del “come
è” imposto dai media (che puntano al “minimo”) e agisci “come se” – ossia
agisci al massimo, sia pure solo nelle intenzioni – la tua Pasqua non sarà
quella banalizzata delle masse e della stessa chiesa (quella della “moralina”,
del mercato e del supermercato), ossia un rito senza profondità, né alterità, né altezza e
profondità, ma si dimostrerà una Pasqua di Risurrezione (anche di insurrezione, nel senso di
“rivolta ideale”).
J'implore ta pitié, Toi, l’unique que j’aime, Du fond du gouffre
obscur où mon coeur est tombé (A te imploro pietà, a
te, che sola io amo, dall’oscuro fondo d’abisso dove è affondato il mio cuore).
(Baudelaire, Les fleurs du Mal)
Sì, c’è un chiarore oltre l’orizzonte (quello “orizzontale” della
quotidianità). Che questa Pasqua sia, dunque, dopo il “de profundis”, un salto nella Luce: dagl’inferi al terzo cielo, e poi di nuovo
giù, ma a metà strada, sulla terra, nell’acqua, nelle case, dentro e fuori di
te.
Acqua e Spirito: il vento della Ruah (femminile), dello Pneuma (neutro), dello Spirito (maschile), comincerà a soffiare
sull’Abisso. Sentirai sempre più il flusso della vera vita,
le sue onde… perché la vita è
“liturgia”, non quella esangue (talvolta
da sanguisughe) propinata in questi giorni.
“La liturgia è come una grande
onda del mare. Due sono i nuotatori. Uno, vedendo arrivare l’onda, raddoppia i
suoi sforzi per restare a galla. E ci riesce anche; però si stanca e alla fine
è contento di ritornare a terra. L’altro si abbandona all’acqua e si lascia
portare dalle onde. Per lui non c’è nulla di più bello che un’onda grande che
porta lontano. Egli ama la sensazione di essere portato, di essere tutt’uno con
l’onda, la sensazione dei ruscelli di acqua fresca che massaggiano la pelle, la
luce del sole che brilla e che si rispecchia in un mare di cristallo mescolato
con fuoco... La liturgia è come una grande onda del mare.”
(Dieter Kampen).
Lasciati andare, onda su onda… E mangiati l’uovo!
Nessun commento:
Posta un commento